Avvicinamento
Risalendo la strada statale n.13, Pontebbana, all’altezza di Dogna si prende a destra la deviazione che entra nel paese. Attraversato il ponte sul Fella si imbocca la lunga e tortuosa rotabile che taglia il versante di destra orografica. Il punto di partenza si trova presso la grande schiarita di Plan dei Spadovai (m 1130, parcheggio sulla destra).
Descrizione
Proprio di fronte al parcheggio si imbocca la pista che coincide con il Sentiero Naturalistico Plan dei Spadovai. Questa passa vicino ad un rudere e inizia a rimontare nel bosco fino ad una costa dove si intercetta il segnavia CAI n.605 che ora utilizzeremo per salire a destra. Con una serie di svolte si prende quota nel bosco di
faggio e
pino nero che cresce su un terreno povero e ghiaioso. Si continua così fino ad uscire alla base delle pareti che racchiudono il vallone del rio Cjanalot. Qui i
mughi prendono decisamente il sopravvento e ci accompagnano ad attraversare il greto principale (m 1428) oltre il quale riprende per un tratto il bosco ad alto fusto. Intorno a quota 1600 fare attenzione ad abbandonare il segnavia CAI per imboccare una deviazione poco marcata sulla sinistra. Ci troviamo alla base dei grandi ghiaioni che discendono dai
Due Pizzi mentre alla nostra destra si nota la parete dirupata che chiude a est la
forca di Cjanalot. Rientrando tra i
mughi il tracciato della originaria mulattiera si fa ora più evidente e, dopo il traverso, riprende a salire a svolte regalando qualche bella visuale sul fondovalle e sul vallone appena percorso. Dopo un breve tratto dove la pendenza si appiana il sentiero disegna ancora qualche svolta raggiungendo il bivio con la traccia che utilizzeremo per il ritorno (trivio su un sasso). Aggirato lo spigolo, ci attende una cengetta friabile che richiede attenzione per l'esposizione per la presenza di ghiaino (punto franato, cavetto passamano). Nel tratto seguente l'originario tracciato si è perso completamente ed è necessario rimontare faticosamente il pendio detritico cercando di sfruttare le poche zolle erbose addossate alla parete di destra. Poco sopra, il sentiero riappare sotto forma di varco aperto tra i
mughi che spesso ostacolano il passaggio. Cercando di non farsi sviare dalle tracce, si risale a svolte su terreno a tratti esposto e malagevole arrivando ai piedi della casermetta ancora ben conservata che si trova poco sotto la vetta. Seguendo gli sbiaditi bolli e qualche ometto ci si porta sopra il rudere per affrontare l'ultima difficoltà che consiste in una cengetta rovinata e attrezzata con un precario cavetto. Poco oltre ci si raccorda con il sentierino che arriva dal versante opposto e che in breve ci deposita sulla piccola vetta del
Gosadon (m 1968). Per la discesa, si ripercorre quanto fatto fino al trivio sotto la quota 1855. Da qui un sentiero recentemente sramato ci consentirà di scendere alla rotabile della
Val Dogna poco a valle del Plan dei Spadovai. Il sentiero è inizialmente buono e cala tra i
mughi passando nei pressi di un grande antro nel quale era stato costruito un ricovero in pietra (Loc. Tane dell'Orso). Con pendenza crescente si compie ora una larga ansa che porta ad un ripiano boscato dopo una discesa ripidissima. Attenzione qui a tenersi verso destra fino a ritrovare il tracciato originario che ora scende largo e comodo a piccole svolte nella pineta. Al successivo ripiano nel bosco di
faggio bisogna prestare nuovamente attenzione a non mancare i tornanti che si fanno ora più ampi. Nella parte inferiore si alternano tratti dove si cammina su un percorso largo e ben mantenuto con punti dove la traccia sembra mancare del tutto e occorre un poco di intuito. In ogni caso alla fine si arriva alla rotabile della
Val Dogna, circa 1,5 km a valle del parcheggio.
Avvertenze
L'escursione richiede cautela nei due punti menzionati nella relazione, poco sotto la vetta del
Gosadon e attenzione anche nella parte finale dove il tracciato da seguire non è sempre evidente.