Avvicinamento
Percorrendo la strada statale che da Tolmezzo sale al passo di Monte Croce Carnico, giunti all’altezza del ponte sul Chiarsò presso Cedarchis, si gira a destra in direzione di Paularo. Giunti al centro abitato lo si percorre fino al bivio presso il ponte dove si prende a sinistra attraversando di nuovo il Chiarsò. Imboccata via Marconi, in direzione di Villamezzo, la si segue fino ad una curva dove si piega a destra seguendo le indicazioni per la Stazione forestale. Circa 200 m dopo la Stazione possiamo parcheggiare utilizzando la piccola area di sosta lungo la strada (m 683).
Descrizione
L’inizio del sentiero CAI n.442 si trova sulla destra tra due abitazioni immediatamente prima del numero civico 8C. Una piccola scalinata in pietra accede ad un camminamento che passa tra le case e gli orti uscendo in breve su una ampia radura prativa leggermente inclinata. Qui si dovrebbe ritrovare un sentiero abbastanza marcato, anche se in parte nascosto dalle erbe, con il quale ci si allontana dalle abitazioni. Si passa accanto ad un fienile affacciandosi poi su una seconda radura che rimane in basso a destra dove si trovano un casolare ed alcuni orticelli. Sempre seguendo il sentiero andiamo ora a sinistra ad assecondare l’impluvio del rio Ruat passando sopra la briglia. Qui si può giungere direttamente con l’auto proseguendo lungo la strada dove abbiamo parcheggiato e deviando poi a destra (segnavia CAI n.456). Poco prima di una marcata curva, una strada sterrata scende sulla destra raggiungendo la briglia sul torrente.
Si segue la pista fin dove essa si esaurisce trasformandosi in sentiero, poi finalmente un evidente segnavia presso un crocefisso ci conferma che abbiamo imboccato la giusta direzione. Il sentiero interseca un altro rio secondario prima di entrare definitivamente nel vallone del Chiarsò, iniziando a percorrere un comodo camminamento sopraelevato e scavato nella roccia. Qualche varco tra la vegetazione, formata prevalentemente da
faggio,
abete rosso e
abete bianco, ci permette di dare un primo sguardo al corso d’acqua che rumoreggia più in basso. Alcuni ponticelli metallici consentono di superare agevolmente brevi tratti rovinati lungo il percorso che per il resto appare largo ed ancora ben conservato. Una targa risalente al 1917 ricorda la 6 Compagnia del Genio che contribuì alla realizzazione del percorso. In breve ci si ritrova ad incrociare l’impluvio del rio del Men (m 810) dove il camminamento è stato praticamente cancellato. Qui una buona traccia consente di passare agevolmente in mezzo ai tronchi abbattuti superando la zona franata. Il sentiero riprende subito sull’altro lato dell’impluvio, ora completamente scavato nella roccia a ridosso di alte pareti, giungendo ad una specie di pulpito quasi a picco sulla forra sottostante. Il tratto successivo è particolarmente ampio e ben conservato tanto che si ha l’impressione di camminare su una strada. Sempre in leggera salita si incontra una seconda targa che ricorda la 328 Compagnia Zappatori e poco dopo l’ultimo ponticello oltre il quale si arriva ad un bivio segnalato da cartelli. A sinistra si sale verso Cuesta Robbia mentre a destra la mulattiera scende verso il ponte Fuset. Ed è proprio questa seconda direzione che prendiamo calando a comode svolte fino ad incontrare la passerella metallica di ponte Fuset (m 841). Questa ci permette di attraversare la forra del Chiarsò che in questo punto scorre in una gola particolarmente stretta e profonda.
Il sentiero prosegue sull’altro versante con qualche tornante poi, ad un cartello che indica Las Calas, si abbandona il segnavia CAI n.442 per scendere a sinistra verso il greto. Uno stretto sentierino taglia in diagonale un ripido pendio boscato portandosi nei pressi delle rive dove incontriamo per la prima volta da vicino le acque del Chiarsò. Il sentiero si destreggia ora lungo la sinistra orografica procedendo a pochi metri dalle sponde ed aggirando in alto i pochi punti non direttamente percorribili. Le due rive sono per il momento ancora ricoperte dal bosco ma in breve, dopo avere oltrepassato una zona caratterizzata dalla presenza di schianti e grossi massi, ha inizio il tratto più spettacolare della traversata. Con un tornantino infatti si sale ad imboccare un aereo camminamento scavato nella roccia che percorre il tratto più suggestivo della forra dove questa appare rinserrata tra altissime pareti e larga solo pochi metri. In leggera salita si percorre questa cengia artificiale assecondando le numerose pieghe della roccia con visuali sempre diverse sulle piccole cascate ed i mulinelli che il torrente forma più in basso. Il camminamento si presenta sufficientemente largo e privo di interruzioni ed è stato recentemente dotato di un cavo passamano pressocchè continuo a protezione dell’esposizione sulla forra. Si cammina a tratti sotto autentici tetti di pietra poiché spesso la roccia è stata scavata solo per lo spazio necessario a far passare una persona. In vista ormai dello sbocco si giunge ad un punto in cui la forra assume un andamento più lineare. Dopo un ultimo sperone, che ci offre una vista d’infilata sul tratto appena percorso, la gola si allarga sensibilmente e le due sponde riprendono a ricoprirsi di bosco. Il sentiero piega ora a destra e prende a salire con pendenza decisa tagliando un ripidissimo versante boscato. Man mano che ci si innalza la traccia si fa sempre più agevole fino ad innestarsi su una pista di esbosco. Con questa in breve ci si ricongiunge alla strada asfaltata che da Paularo sale a
Cason di Lanza . Pochi metri alla nostra destra si trova l’osteria da Nelut (m 1102), ottimo punto di sosta prima di intraprendere la via del ritorno.
Tornando indietro per pochi passi lungo la strada incontriamo lo sbocco del sentiero CAI n.442 (cartello) che possiamo utilizzare per ridiscendere al ponte Fuset. La mulattiera cala ad ampie svolte con pendenza moderata all’interno di un bel bosco di
faggio,
abete rosso e
abete bianco. Si rasenta in breve una banconata calcarea quasi aggettante oltre la quale la mulattiera, con muretti a secco perfettamente conservati, prosegue a scendere verso la forra. Un’ultima svolta presso un
faggio secolare anticipa di poco l’incontro con il bivio che abbiamo lasciato in precedenza. Da qui fino a Villamezzo si utilizzerà poi lo stesso itinerario dell'andata.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri dell'Acqua