Avvicinamento
Da Montereale, presso Maniago, si imbocca la strada statale n.251 che risale Val Cellina entrando poi nella lunga galleria del
monte Fara che in pochi minuti esce nella conca di Barcis. Dopo essere entrati in paese imboccare a destra la stretta rotabile che sale alla frazione di Predaia. Al bivio presso la stazione forestale ci si tiene a destra fino a raggiungere le case di Roppe (m 574, cartello per
bivacco Molassa, parcheggio lungo la strada).
Descrizione
L'inizio del sentiero, poco evidente, si trova in mezzo al gruppo di case alle quali conduce una stradicciola con ancona. Individuata la mulattiera, si costeggia un muretto e quindi una recinzione raggiungendo un pulpito panoramico affacciato sull'imbocco della selvaggia val Molassa. Ha inizio qui il traverso che ci condurrà ad assecondare la lunga serie di rientranze che caratterizza il primo tratto della valle. Dopo un’ultima macchia di
faggio il sentiero esce su pendici brulle e scoscese che si percorrono su un esile sentierino, spesso scavato nella roccia. Si cammina agevolmente ma l’esposizione di alcuni tratti ha consigliato l’uso abbastanza esteso del cavo passamano. In diversi punti, inoltre, ai vecchi muretti di sostegno sono stati aggiunti rinforzi in legno. Alternando coste ed impluvi si assecondano così le prime rientranze della valle in un ambiente reso sempre interessante dalla presenza di cascatelle, rocce aggettanti e profondi dirupi. Un breve tratto malagevole è stato opportunamente attrezzato con un piccolo ponticello oltre il quale si arriva ad uno sperone. Da questo pulpito possiamo finalmente intravedere il bivacco: non sembra lontano ma ben presto ci si accorge che è necessario intersecare altre rientranze prima di poterlo raggiungere. Le prime due sono profonde ed articolate (Rug del Fier) mentre la terza è formata da un angusto canale incassato tra pareti rocciose. Ancora un piccolo impluvio poi le attrezzature finiscono e si giunge al minuscolo terrazzo boscato che ospita il
bivacco Molassa (m 700), edificato presso un grande
faggio. Strutturato su due piani, il bivacco comprende una stanza superiore con tavolati a castello e materassini per circa otto persone. Al piano inferiore si trovano invece tavolo con panca, caminetto ed armadietto.
Seguendo le indicazioni CAI, dal bivacco si scende a ripidi tornanti lungo una costa boscata fin dove il segnavia piega a sinistra verso il greto di un rio secondario. Dopo avere intersecato il piccolo corso d’acqua si rimonta su un costone erboso per poi scendere in diagonale verso il greto del torrente Molassa che ora si intravede più in basso. Oltrepassato un ripiano boscato si esce sul greto principale che si segue per pochi metri (qualche ometto) fino al guado presso una bella pozza. Il tratto successivo è quello che richiede la maggiore attenzione poiché la traccia si fa poco marcata e ci si ritrova spesso a traversare pendici inclinate e sospese sopra la forra. Si inizia risalendo il bosco sulla sinistra orografica per poi traversare una zona più aperta con bella visuale sul fondovalle dove si nota una briglia. Dopo un passaggio delicato sopra le sponde del torrente, il segnavia coincide nuovamente con il greto principale (ometti) che poi si abbandona definitivamente per salire ancora nel bosco. Una
faggeta inclinata richiede ancora attenzione poi la traccia perde qualche metro per andare a rasentare la base di una grande parete levigata dall’acqua. Si rimonta ora su una ripida rampa erbosa punteggiata da una rada vegetazione, salendo con buona pendenza fin dove il sentiero riprende a tagliare in diagonale alcuni spioventi erbosi. Da qui la visuale si apre sulla possente bastionata rocciosa del
monte Resettum e sulle caratteristiche cenge erbose che ne contornano la base. Sempre con attenzione si assecondano alcune rientranze ed un paio di piccoli impluvi rocciosi dove la traccia compie anche alcuni modesti saliscendi. Ci troviamo ora nel punto più selvaggio della forra: qui il sentiero sfiora spesso alti dirupi che offrono ad ogni svolta visuali sempre diverse sulla parete opposta della valle, rigata da impluvi e cascatelle e sul greto del torrente Molassa ormai lontano. Su terreno via via meno impegnativo ci si inoltra nella valle traversando ancora a mezza costa fino ad un greto secondario che si attraversa senza difficoltà (qualche ometto). Il segnavia che, dal
bivacco Molassa fin qua, si presentava alquanto sbiadito, risulta ora più visibile sui tronchi dei faggi. Ci troviamo alla base del pendio boscato che rappresenta il tratto più faticoso della escursione. La traccia infatti prende a salire grosso modo lungo la linea di massima pendenza all'interno di una
faggeta quasi pura. Un sentiero vero e proprio non c’è ma i segnavia indicano con certezza la direzione da prendere tra grandi alberi e roccette affioranti. Lungo la salita si incontrano di tanto in tanto alcuni enormi macigni che danno interesse al paesaggio altrimenti piuttosto uniforme. Intorno a quota 1100 si stacca a destra la deviazione per la
forcella dell’Asta (segnavia CAI n.976, cartello) mentre noi proseguiamo ancora diritti in salita. Il sentiero concede una breve tregua in corrispondenza di un traverso che ci porta a sinistra. Poi, con un ultimo strappo, la traccia esce su terreno più aperto a poca distanza da
forcella Giaveid. Qui i segnavia scompaiono di nuovo (qualche segno sulle rocce) ma è sufficiente punatare direttamente verso l’alto attraversando un ripiano invaso dalle erbe. Cercando gli sbiaditi bolli sui sassi affioranti si riprende a salire spostandosi progressivamente in diagonale verso sinistra fino a raggiungere la piccola
forcella Giaveid (m 1476) dove la visuale si apre verso il Domanzon ed il
Dosaip. Se non abbiamo predisposto un secondo automezzo in fondo alla Val Silisia è questo il momento di rientrare al punto di partenza ripercorrendo con la massima attenzione quanto finora fatto.
Volendo invece completare questa solitaria traversata si scende sull’altro versante seguendo per un buon tratto il piccolo solco di un rugo sassoso. La discesa non è difficile ma è resa malagevole dalle rocce bagnate e dalla presenza di piccoli salti che possono essere talora aggirati. Attenzione ora ad individuare il punto dove il segnavia esce dal solco per piegare a sinistra (segnavia poco visibile sulla sinistra). In diagonale si raggiunge un ripido pendio boscato lungo il quale la traccia prende a scendere con decisione. Si scavalca una caratteristica e sottile crestina, che non può essere aggirata, oltre la quale la discesa prosegue sul ciglio della parete che scende vericalmente verso il greto di destra. Su terreno via via migliore ci si abbassa sulla direzione indicata dai radi segnavia fino ad un piccolo ripiano dove la traccia si sposta ancora a sinistra. Qualche tornante mitiga finalmente la pendenza del sentiero che ora perde quota in direzione del greto del Rug de Tamarat, all’interno di un magnifico bosco. Giunti nei pressi del greto i segnavia tendono nuovamente a scomparire ed allora lo si segue per un breve tratto (ometti, qualche bollo) fin dove appare sulla destra la possibilità di uscire per portarsi sul pendio boscato dell'altro versante. In diagonale si riprende a traversare trovandosi ben presto nuovamente alti rispetto al greto. Il sentiero oltrepassa una profonda incisione ed un successivo greto asciutto raggiungendo una piccola radura dalla quale la visuale si apre sul tracciato della Strada degli Alpini, recentemente ripristinato. Ancora una ripida discesa e ci si innesta sul segnavia CAI n.966 (cartello). Lo si imbocca a destra proseguendo a scendere lungo il corso del torrente che dopo pochi minuti si guada senza difficoltà. Non rimane ora che percorrere il sentiero che scende lungo il versante di sinistra orografica guadagnando in breve i ruderi delle
Tronconere. Pochi minuti oltre il vecchio nucleo di case ha origine la strada della val Silisia dove avremo predisposto il secondo automezzo.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri del Silenzio