Avvicinamento
Da Montereale, presso Maniago, si imbocca la strada statale n.251 che risale Val Cellina. La tortuosa rotabile che un tempo percorreva la angusta forra del torrente è stata ora sostituita dalla galleria del
monte Fara che in pochi minuti esce nella conca di Barcis. Oltrepassato l'abitato si percorre la statale ancora per circa cinque km fino al ponte di Mezzo Canale. Immediatamente dopo questo si trova a sinistra il cartello CAI che segnala l’inizio del sentiero (m 435, parcheggio sul greto del Cellina, subito dopo il ponte).
Descrizione
Il sentiero sale subito molto ripidamente nella boscaglia lungo una rampa malagevole che raggiunge la sommità di un costone. Qui si apre una piccola schiarita affacciata sulle pendici del monte Cuvil che si erge proprio di fronte sull’altro versante della valle. Oltrepassato il dosso si cala per poco nell’altro versante attraversando un bosco misto formato da
nocciolo,
orniello ,
pino nero,
tiglio e qualche
faggio. Con andamento pressoché rettilineo ci si ritrova a camminare sulla sinistra orografica della valle piuttosto alti sul greto del torrente. Il sottobosco di aprile mette in evidenza le fioriture del
citiso purpureo e dell’
anemone a tre foglie mentre tra gli arbusti spiccano il
pero corvino ed il
sorbo montano . Si continua a traversare con qualche modesto saliscendi utilizzando l'alto camminamento che spesso si muove su speroni quasi a picco sul greto. Successivamente si scende qualche metro e ci si accosta a sfiorare il greto in un punto in cui esso si allarga. Anche l’esposizione cessa e ci si muove ora in maniera più tranquilla a ridosso del corso d’acqua. Oltrepassata un’ansa il greto si presenta intersecato da alcune fasce rocciose trasversali. Qui, a seconda della portata d’acqua, si possono rendere necessari alcuni guadi per evitare brevi tratti non percorribili su entrambi i lati del torrente. Riguadagnata la sinistra orografica si entra in una piccola macchia boscata alzandosi nuovamente rispetto al letto e percorrendo una serie di balze rocciose. In breve ci si riaccosta all’acqua nel punto in cui la sponda che stiamo percorrendo diviene impraticabile per la presenza di una parete rocciosa verticale, a stento colonizzata da qualche
pino nero. Con un guado ci portiamo sull’altro lato attraversando dopo poco un conoide di ghiaie grossolane che scende fino sul greto. Con alcuni lievi saliscendi si attraversa una rada boscaglia formata prevalentemente da
carpino nero e dagli immancabili salici di ripa mentre inizia a fare la sua comparsa anche il
pino mugo.
Siamo intorno a quota 500 m e con un ultimo guado ci si riporta definitivamente sulla sinistra orografica dove ha inizio la vera salita. Il sentiero, infatti, prende ad innalzarsi portandosi in breve alto sul fondovalle. Intersecati alcuni rivoli secondari si guadagna uno spallone dal quale il sentiero prosegue tagliando ripide pendici erbose sulle quali fioriscono la
genziana di Clusius ed il
rododendro nano. Si oltrepassa l’impluvio di un piccolo rio secondario poi si inizia a salire decisamente tramite uno stretto sentierino che aggira le ripidissime pendici di un costone innalzandosi con qualche stretta svolta. Appare ora chiaro che il sentiero abbandona la valle principale ed il corso del torrente Provagna per inoltrarsi a destra verso una diramazione secondaria: la valle dei Rosari. La parte iniziale della valle si mostra in tutta la sua selvaggia bellezza rinserrata com’é da alti dirupi dai quali l’acqua scende formando alcune cascate. Visto da qui l’ingresso nella valle appare complicato e viene spontaneo chiedersi come si svilupperà il percorso. Il sentiero riprende ora a rimontare faticosamente lungo un erto pendio di erba e ghiaia portandosi a ridosso delle rocce. Dopo averne rasentato la base, la pendenza concede un breve attimo di tregua con un traverso a sinistra che ci porta ad intersecare un piccolo impluvio. Con un successivo strappo si rimonta il costone roccioso che delimita a destra il salto iniziale della cascata. Il tratto è ricco di stillicidi ed è facile osservare le fioriture della
pinguicola alpina e della
biscutella . Dopo un ulteriore traverso che ci porta a rasentare la parete dove si forma una piccola cascata il sentiero sale di nuovo decisamente a svolte raggiungendo un costone dal quale la vista si apre sul greto principale della valle dei Rosari nel punto in cui questo forma un’altra cascata. La salita riprende ora all’interno di un bosco di
faggio che il sentiero ci conduce a percorrere in diagonale. Rimanendo ancora alti sopra la forra si sale attraversando alcuni ripidi pendii boscati che richiedono qualche attenzione a causa del salto sottostante. Si giunge infine all’incontro diretto con l’acqua nel punto dove da destra scende un piccolo rio tributario (m 900 circa).
Il sentiero piega ora a destra iniziando a salire a svolte lungo le pendici del
monte Provagna dove piccole radure si alternano a tratti di bosco. La traccia è ancora discretamente mantenuta anche se il fitto fogliame la rende in questo tratto un poco scivolosa. Più in alto il sentiero entra definitivamente nel bosco di
faggio sparendo praticamente nella lettiera: qui si procede seguendo i segnavia sugli alberi e qualche rado ometto. Faticosamente si rimonta l’ultimo tratto di bosco fino ad uscire sulla inaspettata radura che ospita il piccolo
bivacco Val Provagna (m 1123).
L’edificio è in muratura ed appare grossolanamente ristrutturato nel tetto e nei serramenti. Tre letti a castello, una piccola stufa a legna e qualche panca vanno a formare la spartana dotazione del ricovero. Dalle testimonianze del libro di rifugio sembra che una piccola colonia di ghiri abbia eletto il bivacco a propria dimora con tutte le conseguenze del caso.
Un cartello poco distante avvisa che il sentiero CAI 969, che da qui proseguiva verso la sella di monte Formica, è stato dichiarato inagibile e pertanto se ne sconsiglia la percorrenza. Osservando ad ovest del bivacco si possono riconoscere la forcella Tamais e più a destra la
forcella Giaveit, alla quale sale una traccia che successivamente conduce in vetta al
monte Provagna.
Per la discesa si utilizzerà il medesimo itinerario.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri dell'Acqua