28/10/2021 cjargnel Escursione di oggi 28/10/21 in una magnifica giornata di sole e grandi panorami. Il percorso non presenta mai problemi di un qualche rilievo. Volendo essere pignoli, l'unico punto in cui, per pochi secondi, ho cercato la prosecuzione, � stato pochi mt prima della stazione di arrivo dello skilift dove un paio di segni rossi erano occultati. Bastava peraltro tener presente che si deve passare tra i due piloncini dell'impianto e poi salire nella faggeta. Da l� in poi il sentiero prosegue sempre ben visibile e univoco essendo marcato da sufficienti bolli rossi e anche a volte gialli. Doveroso un grazie a chi nel vallone ha ripulito dagli arbusti la via. Dalla sella sul crinale alla cima la vista spazia libera in lontananza. Non ho resistito alla tentazione della breve prosecuzione fino alla cima SE ove si trova Croce e Libro di vetta. Foto e filmati si son sprecati. Solo in pianura la vista era impedita dalla foschia. Ritorno per la via dell'andata. Uscita molto appagante e meritevole della fatica profusa. Mandi e buine mont.
19/07/2021 laura.molinari 3 luglio 2021. Escursione effettuata come da relazione. Il percorso, bench� ?non ufficiale? � sufficientemente evidente e/o segnalato con bolli rossi e per un tratto anche gialli: prima si svolge lungo il margine destro (salendo) della vecchia pista da sci, nell?erba ancora non troppo alta, poi va su dritto per un breve tratto nel bosco di faggi (qui le segnalazioni scarseggiano, ma bisogna solo mirare in alto) e quindi esce nel ripido e umido canalone con vegetazione arbustiva, canalone che va rimontato faticosamente, ma senza possibilit� di errori, sino a portarsi in una boschetto di faggi, appena sotto il crinale e in corrispondenza dei primi paravalanghe. Il tratto erboso successivo sino sulla cima non � difficile, ma richiede attenzione, specie in discesa, perch� � piuttosto ripido e si sviluppa per lo pi� a breve distanza dallo scosceso versante sud. Ridiscendendo lungo il canalone, fangoso e insidioso nonostante il tempo asciutto, � necessaria un?attenzione continua per evitare scivoloni poco piacevoli. Escursione breve ma ?intensa?, pi� impegnativa di quanto possa esprimere il dislivello di soli 800 metri e da non prendere sottogamba. Da fare possibilmente con tempo asciutto e stabile. Mandi a tutti!
15/06/2021 lorenzo.cocianni Escursione del 15 giugno 2021...percorso in solitaria ad anello (in completa nebbia nella parte superiore) con partenza da Crous e per strada forestale a Malga Avrint, quindi n811 per il Monte Bottai e da qui Alta Via in discesa verso la sella sopra il Nevar di Avrint e risalita alla cima del Piombada, discesa con sentierino a fianco dei paravalanghe e quindi per bosco e canalone fino alla pista da sci e alla Sella Chianzutan,un po' di asfalto fino Crous...il sentiero che sale al Bottai è perfetto e ben segnalato...il sentierino che collega il Bottai al Piombada è ripido, faticoso e con qualche tratto roccioso esposto in cui aiutarsi con le mani ma bollinato e perfettamente percorribile, per escursionisti esperti (un grazie a chi ha ripulito nel tempo tutta la cresta dai mughi)...il sentierino che scende dalla cima è bollinato, ripido, scivoloso ma comunque evidente e ben percorribile (qualche nevaio) fino all'arrivo dello skilift...il giro merita veramente ma sconsiglio di farlo con la nebbia sia per sicurezza che per il panorama incredibile di cui non ho goduto...meno male che l'avevo già fatto da Sella Chianzutan a fine inverno in una splendida giornata di sole...
17/05/2020 daniele.moroldo Sentiero ben marcato ad oggi 17 maggio 2020. Vista la brevità è un'escursione consigliabile anche nei ritagli di tempo. Più avanti l'erba alta (al momento la nuova non è cresciuta) potrebbe rendere fastidiosa la progressione. Fantastico panorama. Da tornarci verso l'ora del tramonto!Fortunatamente la folla presente a Sella Chianzutan oggi ha preso la direzione opposta alla mia. Peccato per il baccano delle moto lungo la strada, ma ognuno ha le sue passioni; certamente sconsigliabile raggiungere Sella Chianzutan in bici...
11/06/2019 annalu97 Saliti sta mattina come da relazione, il tempo un po’ incerto ci ha accompagnati con qualche goccia di pioggia e a qualche dubbio se fosse il caso di proseguire. Fino in cresta infatti il terreno umidiccio non ci ha aiutato soprattutto in discesa, oltre, per fortuna, era asciutto. Sentiero sempre ben visibile, comunque i bolli rossi e alcuni ometti aiutano, splendide le fioriture di botton d’oro.Guardando il celo breve sosta nella prima cima e poi rientro veloce. Percorso breve solitario e selvaggio da rifare con il meteo a favore per apprezzarlo al meglio!Mandi a duç
19/06/2017 lucio.pontisso percorso ieri seguendo le segnalazioni del sito di s.n.Il sentiero è ben evidente anche se poco praticatoBolli rossi in evidenza e pendenza tosta che non molla maiL'unica attenzione in caso di umidità è in discesa sulla parte finale sotto la cima. Panorama a 360 gradi dal mare alle alpi austriache. Dalle alpi giulie alle dolomiti.
08/12/2016 massimocadel Percorso oggi con mia figlia di 13 anni. La stagione aiuta...erba a terra e traccia come un autostrada. Nulla da segnalare tranne un pochina di prudenza in discesa. Ah... doveva essere una cima secondaria e solitaria..abbiamo trovato un gruppo di 10 persone casiniste che hanno rovinato la poesia del tragitto
28/06/2016 loredana.bergagna Mi sono fatta ingolosire, sentiero ben percorribile... Già all'esaurirsi della pista di sci mi sorge il dubbio di non aver scelto il periodo migliore per salire questo monte, erbe, felci, fiori, rovi...tutto alto a coprire il sentiero che in realtà lo si intravede però' è necessario misurare ogni passo per verificare cosa ci sia sotto (io almeno ho pensato di fare così). Alla casetta dello skilift basta individuare qualche bollo giallo, sbiaditi ma provvidenziali e posti nei punti migliori per la salita, qualche raro piccolo ometto ed ho visto un unico segno rosso su una roccia a sinistra e questo fino all'uscita dal bosco. Poi ci si arrangia perché scompaiono anche le tracce di passaggio per ricomparire poi sulla dorsale della cima, non ho visto nulla che la contraddistingua a differenza della croce posta sull'antecima. Oggi gran panorama, velata la pianura, discesa prudentissima sull'erba umida, per quanto mi riguarda poco impegno fisico, non altrettanto quello mentale.
12/12/2015 rudy75 Escursione effettuata oggi. Poca neve e solo fino in cresta dove si sale poi su ripidi prati. Sentiero chiaro e ben segnalato. Percorso che sconsiglio vivamente con terreno bagnato per la ripidezza e sdrucciolevolezza del prato nel breve tratto che supera i paravalanghe per portarsi sulla più semplice e meno insidiosa cresta finale. Panorama davvero molto bello che spazia dal Montasio, Creta di Aip, Sernio, Amariana, Coglians, Croda dei Toni, Cridola, Antelao, Pelmo, Duranno-Preti... Fino al mare.
01/10/2015 askatasuna Il precedente commento convince la più dubbiosa della compagnia. Il destino fa il resto, con un incontro a sorpresa al ritrovo. Di quelli che ti fan scartare il regalo in un sol sorriso. Ma grande! Poi, senza saperlo, si diventa bastian contrari. Quel mare di auto che anima il parcheggio in sella è completamente rivolto al Verzegnis. Il troi sale come deve. Tra cavi e fantasmi che scendono a spazzaneve. Poi un piccolo labirinto vegetale, che impensierisce come quelle improbabili attrazioni per bimbi nei lunapark vecchio stile. Dietro l’arrivo dello skilift si sale sicuri. Breve il tratto nella faggeta. Ma splendido! Con tutti quei massi a ravvivarlo di forme e colori! Dei bolli gialli. Daspò, a tache l’aiar! Ogni sbuffo è una nota che si attacca su quei pentagrammatici paravalanghe. Potrebbe essere l’incipit di “Autumn Leaves”di Cannonball Adderley. Una sferzata e poi l’attesa della seconda, come un attacco felino. Fino alla vetta, con la dolcezza infinita di quella tromba che sconvolge l’inizio del pezzo: dita che sfiorano la pelle, per voi volare verso l’alto e ridiscender come piume, carezze che si fan panorama. Mi allontano dai tre compagni/e d’avventura. Dondolando d’immagini. Il catino di casera Teglara è l’ariete che sfonda la mia barriera emozionale eretta automaticamente dalla socialità. Le picche, i profili, che normalmente son nomi o ricordi, si fan abbracci. Senza prender forma, senza declinarsi in dettagli. Seguono le note dell’anima, sempre più sincopate. Più li ascolto, più non riesco a trattener le lacrime. Senza esser mosso da rimembranza alcuna. Senza che ve ne sia motivo. Come fosse amore. Per ogni cosa. Dai faiârs contorti che ci han accolto in cresta alle guglie, al susseguirsi degli stiracchiamenti. Dal vicino Verzegnis mai ammirato così largo e peloso alla base, fino alle Giulie. Le braccia stringon tutto. Anche le mie stesse spalle. E il vento continua a sussurrare le sue scale jazz. Poi mi riprendo. Torno al sociality mode. Con l’ungulata del gruppo puntiam alla cima con la croce, a salutare il Piciat con il suo crine di roccia ed erbe ben pettinato. Fino a non trattenere le risate di fronte alla fortunosa fortuna di chi ci ha preceduto, scorgendo sei o sette aquile volteggiar nel cielo (peak’s book dixit)! Poi puntando all’Arzino tornano i sospiri, quelli per il salvadi. Al ritorno come all’andata, mi faccio bodyguard contro un’altrui timor del vuoto che io stesso ho faticato a superare negli anni (almeno in parte). Fino alla sella. Poi ci dividiamo ancora. In due puntiamo verso il Corona Alta. Come non farlo? E’ lì. Così vicino che non lo è affatto. Con quella cresta che bluffa in ospitalità. E lo sai. E ti invoglia. Troviamo pure una traccia arrugginita di qualche altro folle che si dev’essere avventurato tra strapiombi e rivali verticali. Ma chest a sa par da bon di mont! Sposa la gola dei bimbi con il rispettoso incedere nell’ignoto. Giungiamo fino all’ultima selletta. Poi capiamo che ci metteremmo più del previsto. E allora giù a celebrar la giornata con quei muffin cioccolatosi ben nascosti nel bagagliaio, tutti/e insieme. La conoscenza con quella cimotta è rinviata. Va gustata come le persone, poco per volta.27.09.2015)
26/09/2015 agostino.malisani Tre anni fa, Adriano, Antonio, Cristina, Danilo, Enzo, Giuseppe e Tullio, salirono faticosamente sul M.Piombada, da Sella Chianzutan. Il sentiero era praticamente inesistente. Allora installarono una croce sulla Cima Sud del monte dopo che era stata benedetta da Mons. Gino Pigani di Bertiolo. Durante la discesa per agevolare la salita dei successivi escursionisti, contrassegnarono alcuni alberi con della vernice gialla. Martedì 22/9/2015, Antonino, Danilo, Fabio e Nino, sono saliti sulla cima del M.Piombada e con non poca sorpresa hanno trovato il sentiero bel che pulito dai volontari del C.a.i., i quali hanno fatto un gran bel lavoro. Adesso la salita è comoda ed agevole, resa piacevole dall'eliminazione della vegetazione che tre anni fa ostruiva il passaggio. Hanno riscontrato che la cima Sud é più alta di metri 2 rispetto alla cima Nord, contrariamente da quanto riportato sulle carte Tabacco, nelle quali si legge che la Nord è più alta di un metro rispetto alla Sud. Il riscontro è stato effettuato con due strumenti diversi.
10/12/2014 MauroGo Nuovo tentativo, riuscito oggi, due settimane dopo il precedente fallito. La situazione oggi è stata completamente diversa. Poche tracce di neve dura fino al crinale con le barriere paravalanghe. Più in alto maggiore quantità di neve e anche un po' di ghiaccio. La cresta esposta fra le due cime richiede particolare attenzione e ho usato i ramponi. Dalle due cime cielo terso in tutte le direzioni e panorama mozzafiato. Non ho incontrato anima viva durante tutta l'escursione. Mauro.
23/11/2014 MauroGo Questa mattina tentativo fallito di salire sul Piombada da sella Chianzutan. Mi aspettavo di trovare della neve dura o ghiaccio e mi ero anche attrezzato con i ramponi, invece la neve era morbida e si affondava fino alle ginocchia, per cui sarebbero state più indicate le ciaspole (che non avevo con me). Arrivato verso i 1350 metri mi sono arreso, troppo faticoso andare avanti. E' già la seconda volta che manco questa cima, toccherà tentare una terza ...
01/11/2013 giuseppemalfattore Monte Piombada da Sella Chianzutan:Da tempo meditavo di fare un escursione su questa bellissima montagna. Meno frequentata sicuramente rispetto al vicino Verzegnis .Dopo la scorpacciata di monti di questa estate, avevo bisogno di ritornare alle origini, solitario in compagnia del mio cagnetto(Magritte ). Arrivo a sella Chianzutan alle 07:00, bellissima giornata, cielo terso con temperatura mite. Visto che la prima parte del percosso è intuitiva, decido di risalire la pista passando sotto i cavi della funivia, che mi portano dritto fino alla fine della pista. Noto il grande faggio abbattuto sul margine sinistro dell’edificio terminale della funivia, e sopra di esso scorgo dei bolli gialli sugli alberi, intuisco la direzione la seguo .Il sentiero anche se non curato è ben tracciato e i bolli gialli sono abbondanti , e dove non ci sono bolli ci sono delle fettucce di plastica rosse e bianche appese agli alberi . La pendenza è moderata, l’unico pericolo sta nell’umidità del terreno, dovuta sicuramente alle recenti piogge e anche all’esposizione a nord .Verso quota 1550 mt, i bolli gialli spariscono deviando in modo ingannevole a sinistra, mentre il sentiero prosegue a destra fino a morire sulla sella, che divide il monte Piombada da Corona Alta .Dalla sella si segue un esile traccia su erba, con pendenza molto sostenuta che lambisce i paravalanghe , fino ad arrivare sulla prima cresta che ci porta sulla quota più alta del Piombada. Strano, nemmeno un tumulo di sassi ,mentre dalla cima si scorge l’antecima ( più bassa di un metro) con la croce. Lascio zaino e cagnetto, portando al seguito solo bastoncini e macchina fotografica ,e mi reco sull’antecima.Scendo per una trentina di metri dalla cima principale , e con attenzione supero un esile crestina che mi porta alla quota più alta dell’antecima. Qui è posta una croce con crocifisso su un tumulo di pietre , dove si trova un tubo di plastica con raccoglitore dentro con quaderno di vetta. Scatto con la le foto su un panorama da mozzafiato . In lontananza i monti più alti della regione sono sgombri di neve, e questo mi invita a pensieri ardenti sulle cime ancora non innevate. Della foschia si alza da sud, è tempo di rientrare , ricongiuntomi con il cagnetto, si fa una breve sosta per rifocillarsi. Zaino in spalle si rientra , spero di non scivolare, visto che il 70 % del percorso è bagnato fradicio .Nello scendere mi chiedo : come mai la vetta più alta non ha croce ,poi penso alla bellezza del percorso, selvaggio,dove nulla è banale, ai fiori nel mese di novembre,al silenzio del mio cane,ai colori dell’autunno, e arricchito interiormente termino l’escursione.
17/10/2013 carlo.davolio Escursione compiuta oggi, in una splendida giornata tersa che mi ha consentito di godere di un ampio panorama in ogni direzione (eccetto verso la pianura, dove già nella tarda mattinata si addensava una certa foschia); ho avuto anche l’onore di “inaugurare” il libro di vetta, sul quale ho appuntato la mia soddisfazione per essere finalmente giunto su una vetta di cui conoscevo il nome da quando, bambino, salivo per l’omonimo skilift (all’epoca il più lungo in regione) dalla sottostante Sella Chianzutan.Panorama (e ricordi) a parte: il sentiero mi è sembrato decisamente trascurato, in particolare sopra i mughi richiamati nella scheda descrittiva. Risultato: all’andata, invece di entrare nel “boschetto di faggi contorti”, mi sono trovato ad inerpicarmi sull’erto pendio erboso lungo il lato sinistro, superando (faticosamente) un paravalanghe dopo l’altro; al ritorno, invece, e sempre nello stesso punto dell’andata, ho erroneamente scartato a destra in direzione della faggeta dalla parte opposta riuscendo a ritrovare la traccia solo individuando, più in basso, i sopra citati mughi. Insomma, è’ un tratto dell’itinerario che secondo me richiede attenzione e senso dell’orientamento (anche se pericoli veri e propri non ce ne sono, ci si muove solo su terreno arbustivo assai malagevole). Consigli: all’andata orientarsi verso il lato destro del vallone; al ritorno, superato il boschetto suddetto, prestare estrema attenzione al terreno, ingannevole per la traccia, in quanto si sviluppa in una boscaglia rada. Speriamo che in futuro venga fatto qualche intervento di ripristino!Come detto all’inizio, è comunque un’escursione remunerativa per l’ampia visuale che si apre dalla cima e per l’ambiente “selvatico”, lontano dagli itinerari consueti.
02/09/2013 Michela Tentata salita odierna: nel vallone la vegetazione è invadente sia per lo stato di trascuratezza del sentiero sia per la stagione, e questo sarebbe niente se non fosse anche grondante d'acqua... dopo un po' sono ridotta come un'anatra, rinuncio al miraggio della cresta soleggiata e faccio dietrofront. Da apprezzare in condizioni ambientali più adatte.
19/05/2013 roberto.fabbro 15-05-2013 Percorso fatto il 15 maggio in una splendida giornata. Il sentiero... (così vogliamo chiamarlo) visibile... dalla casupola di legno solo seguendo i tanti ed essenziali bolli e segni gialli (ringrazio chi li ha fatti) che ci hanno aiutato fino all'uscita del bosco. Attraversato vari canali di neve, senza problemi. Bellissime e copiose fioriture di anemoni verso la cima. Scoperto con piacere croce e libro di vetta (non segnalati). Panorama da senza fiato che spazia a 360 gradi. Tempo per la salita ore 2,30.
09/10/2011 michele fatto stamattina presto. Molto freddo soprattutto in cresta e in cima. Gran panorama con totale panoramica sul mare da TS a VE. Neve presente da poco sopra la pista. L'itinerario non è proprio banale in quanto la traccia nel vallone è molto labile e inerbita, soprattutto in presenza di neve in più punti è facile perderla (La direzione è comunque intuitiva). Nota: arrivati alla baracca alla fine della pista da sci un grosso albero caduto tende a nascondere l'inizio del sentierino che è comunque lì dietro..