Avvicinamento
Dalla statale 13 Pontebbana si prende la deviazione per Moggio attraversando il ponte sul Fella. Senza raggiungere il centro del paese si devia a sinistra per Moggio Alto fino a raggiungere l'Abbazia poco oltre la quale si seguono le indicazioni per Travasans (via don Domenico Tessitori). La strada termina in corrispondenza delle ultime abitazioni presso una piazzetta con fontana (m 413, segnavia CAI n.420, possibilità di parcheggio).
Descrizione
L'escursione ha inizio sul fianco destro di una casa lungo il sentiero che, inizialmente quasi in falsopiano, corre alto sul rio Travasans. In breve si scende a toccarne quasi il greto per poi attraversarlo tramite un vecchio ponte in pietra. Da qui si prende a salire in maniera più decisa raggiungendo il punto dove la valletta piega moderatamente a sinistra. Seguendo i segnavia si tralascia la prosecuzione della mulattiera lungo il greto, innalzandosi all’interno di una fitta pineta. Si attraversa ancora per due volte il greto principale, ormai asciutto, continuando poi in diagonale all’interno di un bosco che si arricchisce progressivamente di
faggio. Superato un tratto franato che la traccia aggira a monte, la pendenza si fa più decisa e con una serie di svolte si raggiunge la piccola insellatura della
Forca. L’intaglio, punto più alto del percorso (m 922,
panorama limitato dalla vegetazione), ospita una piccola cappella ristrutturata di recente, che ci offre il pretesto per una breve sosta prima di calare nel versante opposto.
Tralasciare le due deviazioni a sinistra (per il monte Cesariis) e a destra (per il
Monticello) e proseguire in discesa sul segnavia CAI n.420 che perde quota in direzione nord lungo la cosiddetta Cengle dal Malar, una cengia erbosa ed in alcuni tratti esposta che corre sul fianco occidentale del
Monticello. E’ questo l’unico tratto leggermente impegnativo dell’escursione se, nel periodo invernale, il terreno si presenta gelato o innevato. Quando la pendenza sembra appianarsi si attraversano alcuni greti secondari e successivamente il canalone dirupato del rio Sfonderat oltre il quale in breve si raggiunge il fondovalle. Ad un bivio, seguendo le segnalazioni, ci si tiene a destra (il ramo di sinistra sale direttamente a
Morolz) e con una piccola risalita si raggiunge l’orlo del grande
pianoro erboso antistante a
Borgo di Mezzo (m 832, detto anche Poldos).
Da qui si imbocca verso sinistra la trattorabile che attraversa il piccolo abitato e raggiunge dopo poco una chiesetta. Distrutta dopo il terremoto, è stata riedificata da parte del gruppo Ana di Moggio nel 1999. La stradicciola, che ora coincide col segnavia CAI n.418, traversa in quota contornata a tratti da filari di alberi e muretti a secco ed in breve raggiunge anche il piccolo abitato di
Morolz (m 855). Oltre le ultime case la strada comincia a divallare decisamente fino a costeggiare per un tratto il greto di un torrente che più in basso si attraversa. La discesa prosegue tra piccoli guadi e cascatelle all’interno di un bel bosco sulle pendici del Cimadors basso. Tralasciate alcune diramazioni della pista con alcuni brevi saliscendi si raggiunge la piccola chiesa di
Moggessa di là (m 530). Il
borgo, decisamente più consistente degli altri visitati precedentemente, è ora quasi interamente disabitato e regala un autentico tuffo nel passato a quanti si inoltrano lungo i resti delle
strette vie e dei cortili. Uscendo dal paese verso ovest (segnavia CAI n.419) è possibile risalire il vallone del torrente Glagnò fino a
forca Nuviernulis.
Il nostro anello prosegue invece lungo la mulattiera che si stacca dalla chiesa, attraversa un esteso franamento che ha richiesto una grande opera di sistemazione e scende a toccare il greto del Riu dal Mulin (m 463) che viene attraversato su un ponticello in cemento. Qui fino al 1962 era funzionante un antico mulino ora quasi completamente distrutto. Un sentierino, ancora ben percorribile, scende, poco dopo il ponte, fino a ciò che resta dell'edificio. Da notare sul retro la grande ruota di legno che dava vita al mulino. Dopo avere riguadagnato la mulattiera, con una piccola ansa ed una breve risalita si arriva all'
ampio ripiano su cui sorge
Moggessa di qua (m 510) anch’essa
profondamente rovinata dal tempo e dagli eventi sismici del 1976. Prima di proseguire può essere interessante spingersi fin sull'orlo dei coltivi posti a meridione dell'abitato da dove si apre una bella visuale sulle impervie pendici che racchiudono il vallone del Glagnò. Dopo aver attraversato le case la mulattiera, contornata da muretti a secco, asseconda alcuni impluvi oltre i quali riprende a salire a svolte nella pineta a
pino nero e
pino silvestre. Con una lunga diagonale ci si porta quasi in falsopiano ad attraversare una zona molto erosa. Si passa così sopra il tormentato e franoso vallone del rio Moggessa dove la cengia su cui è ricavata la mulattiera è stata rinforzata con tratti cementati e passamani. La natura particolarmente friabile del terreno provoca spesso piccole frane come quella di fine 2008 che ha ricoperto per alcuni metri il camminamento e che si aggira in alto senza probemi. Ancora una breve risalita e si raggiunge la sella di quota 665 sulla quale è stata edificata una cappelletta votiva.
Ormai in vista di Moggio si inizia a scendere costeggiando il greto rovinato del Rio di Palis lungo una mulattiera scomoda in quanto “cementificata” in più punti. Si attraversa un paio di volte il greto principale immettendosi infine sulla strada asfaltata che scende verso il paese. Al primo bivio deviare a sinistra verso Borgo Costa e quindi a destra lungo una strada cementata. Giunti in prossimità del rio Travasans, alla fine del guard rail, si scende direttamente sul greto, lo si attraversa e si risale dalla parte opposta lungo un brevissimo camminamento che riconduce esattamente al punto di partenza.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri dell'Uomo