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    Monte Chiavals dalla Val Alba
    Alpi Carniche
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SentieriNatura
I percorsi di SentieriNaturaS29

Monte Chiavals dalla Val Alba

Avvicinamento

Da Moggio Udinese risalire la rotabile della val Aupa imboccando quasi subito a destra il bivio per Pradis poco dopo il primo ponte. Superata la piccola frazione si prosegue per Drentus e Virgulins facendo attenzione, dopo alcuni tornanti, alla deviazione a destra per il rifugio Vualt (segnalazioni). Dopo aver doppiato il costone del Masereit se ne risale il suo fianco orientale raggiungendo il termine del tratto consentito ai veicoli (m 1055, comodo parcheggio sulla destra).

Descrizione

Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume I Sentieri del Silenzio
Sentieri CAI
Escursione
Mese consigliato
Settembre
Carta Tabacco
018
Dislivello
1000
Lunghezza Km
11
Altitudine min
1053
Altitudine max
2098
Tempi
Dati aggiornati al
2017
I vostri commenti
  • 03/07/2021 Ancora una volta sul Cjavals, montagna che mi attrae e mi piace sempre di più. Questa volta ho seguito esattamente quanto suggerito da SN. Mi son concesso solo l'unica piccola variante costituita dalla verifica, prima di puntare alla cima, di un buon tratto della traversa che in cengia si indirizza verso la F.lla Fonderis. Quanto ho visto ricalca quanto già noto, con gli stessi punti critici già evidenziati negli ultimi anni. Tornando al Cjavals il percorso è nella buona normalità per tutto il suo sviluppo. Varie le fioriture anche se non completamente al passo con il periodo. Gran affluenza di escursionisti ma pochi in cima. Mandi a duç. (03/07/21).
  • 18/05/2020 17/5/2020 Monte Cjavals passando per il nuovo bivacco Bianchi.Partito con cielo nuvoloso ma che poi si è rapidamente schiarito.Assenza di neve nel tratto fino in cima.La cresta finale non è difficile ma va percorsa con attenzione.Bellissimo panorama dalla cima sui vicini Zuc dal Bor,Sernio e Grauzaria fino ai più lontani Montasio e Canin.Ridisceso al Bianchi nel frattempo molto affollato con successiva visita al rifugio Vualt .Buone montagne a tutti.
  • 12/06/2019 Escursione compiuta domenica 9 giugno, esattamente come indicato nella guida. Tantissima gente oggi in Val Alba, il parcheggio è strapieno … anche oltre il consentito. Ben affollato anche il nuovo Bivacco Bianchi, piccole processioni si avviano lungo la ripida alta via che conduce verso l’affilata cresta, ormai completamente libera da neve. In cima è stata allestita una rustica croce, molto bella nella sua essenzialità, in sostituzione del fascio di schegge consumate che avevamo trovato nel nostro precedente passaggio. Le diverse comitive prendono una alla volta la via del ritorno, noi ci tratteniamo a lungo a goderci la vetta, ritornata silenziosa. Per il rientro arrischiamo il versante occidentale: nella parte alta permane qualche lingua di neve (evitabile), l’estrema ripidezza e l’instabilità del terreno impongono comunque una marcia assolutamente prudente e la necessità di seguire il più fedelmente possibile i segnavia, che guidano verso i passaggi migliori sul friabile pendio detritico. I problemi si esauriscono alla forcelletta dove si interseca il comodo CAI 425 che, in tutto relax, ci riporta dolcemente al Bivacco Bianchi, dal quale facciamo ritorno al parcheggio per la stessa via di salita. Escursione di gran soddisfazione, facile fino al bivacco, oltre di tipo EE. Qualche preziosità botanica sotto al Bianchi (Ranuncolo di Traunfellner e ibrido) e sulla cresta (Saxifraga burseriana); il raponzolo invece è ancora “indietro”. Mandi a tutti!
  • 06/10/2018 Salito il Chiavals come da relazione in senso antiorario. La parte impegnativa ed esposta riguarda il tratto puntinato: la salita da sud è ripida ed esposta alle spalle e in cresta sopratutto sul lato sx, ma a mio avviso si riesce a gestire perchè il terreno è stabile. La discesa da ovest è più infida a causa del ghiaino e del sentiero non proprio evidente ed equivocabile con altre tracce presenti ed alcuni vecchi bolli sbiaditi che ingannano. Con quanto appena detto, mi associo ai commenti di Alessandro (2011) e cjargnel (2012) ed in particolare in riferimento a quest'ultimo "buttare un occhio sempre sulla dx" in vista dello sperone roccioso, perchè quella è la direzione da tenere (io invece mi sono tenuta a sx sbagliando!). In questo modo si scende relativamente tranquilli e senza grossi patemi. Un nuovo libro firme è stato postato in vetta il 7 luglio scorso, mentre una boccetta di inchiostro ed un tampone ben umettato fanno desiderare un timbro che non c'è più! 5/10/18
  • 01/06/2018 Nonostante previsioni meteo altalenanti decido di tornare ancora su questo anello. Salgo bene nel fresco bosco con la sola compagnia del canto degli uccelli e, nel tratto basso, il chiacchiericcio del Rio Alba. Il resto è un magnifico silenzio! L'arrivo alla conca del Biv. Bianchi non si smentisce: una distesa di bel verde acceso punteggiato da molti botton d'oro in parte in bocciolo e in parte già maturi. Le pulsatille fanno la loro parte in gran numero. Non mancano molte altre specie del periodo: camedrio, rododendro nano, orecchia d'orso, genziana e genzianella ecc. Nel tratto in cresta c'è da bearsi con le varietà presenti in simbiosi con la cornice rocciosa. Ecco, diciamo che oggi, c'è da farsi l'occhio con la botanica piuttosto che col paesaggio visto che sale la condensa e poco alla volta le cime circostanti spariscono e quella del Chiavals non fa eccezione. La croce di vetta in legno resiste come da anni fa e il libro sempre più contorto pure. La sentieristica si mantiene bene lungo tutto il percorso salvo la presenza di una lingua di neve residua, nel tratto in alto poco sotto la cima, che invade la traccia di discesa per un breve tratto. L'ho aggirata facilmente a Sx traversando poi sotto verso dx. per confluire sul prosieguo che porta poi più in basso a confluire sul 425 che riporta al Bianchi. Sulla traversa un altro paio di modesti residui di nessun ostacolo. Rientro molto tranquillo. Al park il sole picchia e fa un po' rabbia vedere solo le cime incappucciate. Beh, mi consolerò con le foto scattate nelle precedenti occasioni. Buine mont a duç.
  • 21/08/2017 Domenica 20 agosto, Anello del monte chiavals come descritto su questo sito.Nel bosco non sono presenti schianti tranne uno superabile senza difficoltà alcuna. Fioriture limitate alle genzianelle germaniche e a stelle alpine in alto. Acqua dalla fonte al tornante poco sotto il bivacco. Per il resto come descritto; fare attenzione ai passaggi esposti in cresta e alla discesa su terreno friabile. Qualche vecchio pezzo di legno segna la vetta; libro firme esaurito. Terso ma freddino e ventoso in cima dove si addensa qualche nube. In nicchia lungo la cengia si ricorda Luca di Moggio (2015).
  • 17/01/2017 Questa volta sior Mario vuol andare a salutare il Bianchi. E come faccio a resistere alla val Alba. Belli carichi, passiamo per il rifugio Vualt. Sede del Luna Park degli scout che si daranno il cambio in questi giorni. L’educazione spirituale che hanno ricevuto è inversamente proporzionale a quella ambientale. Gli schiamazzi si sentiranno dalla cima del Chiavals, profanando un santuario della natura che merita lo stesso rispetto di quelli pieni d’incenso e lumini. Raggiungiamo un bivacco che mostra sempre di più i segni dell’abbandono. Fa male. Il fissativo dato sulle pareti di amianto si sta sgretolando, ma i pannelli tengono. Un ricovero posto in un angolo così speciale meriterebbe maggior cura. Dopo pranzo punto al Chiavals, non so quanto vento soffierà domani e preferisco fare il bis piuttosto che perdermelo. In picca mi volto subito alla Cima alta di Gleris visitata l’ultima volta (che avevo erroneamente nominato come cima est). Mi ricordo le emozioni di quei pochi minuti via cresta e soprattutto i sorrisi. Poi una rapida e malinconica carrellata a quel mondo spoglio che mi circonda. Saluto la Zwölfer per Mario e mi concedo tutto, alla corona del Montâs. Da qui, solo le vertiginose pareti dello Zuc dal Bôr reggono il confronto. Non c’è Antelao in lontananza che tenga. Poi scendo per la cresta con calma. Un camoscio maschio fischia sul versante di ponente. Una sentinella. Guardiano della prole che bruca accanto alla sicurezza materna, su di una splendida e ripida pala erbosa nel versante opposto. Poi c’è solo tramonto. Condiviso con Mario. Ci incolliamo su quelle panche, continuando a sobbalzare ad ogni vibrazione cromatica. Il massiccio del Coglians ruba ogni incandescenza per poi restituirla al firmamento tutto. Le nuvole si gonfiano di luce, paion attirare tutto il calore possibile, fino ad esplodere. Il cielo si tinge di acquerelli mentre al suo epicentro, il pennino del giorno s’intinge nel fuoco. Il mare di nubi non fa che accentuare l’atmosfera e mano a mano che il sole vi s’immerge, l’orizzonte si colora, fino a sfumare in vaporosità rosate. Alla sua sinistra le piccole nubi semi-circolari sono preda degli eccessi della luce, si scuriscono per prime e sembrano delfini pronti a rituffarsi nella spuma che ricopre la piana. Quelle alla sua destra, di dimensioni e spessore maggiore, paion violacei vascelli intenti a fuggire dalla potenza centripeta del tramonto, nascondendosi dietro alla Grauzaria. Tutto è immoto, ma ogni cosa pare pronta a prender vita. Tutto ciò che non è terra si fa cangiante. Fino a che l’Amariana non cela l’immersione definitiva, la nuvolaglia s’ingrigisce e cala il sipario. La notte è terreno di gioco fertile per Eolo. Al riparo di sguardi indiscreti strattona le nubi, le compatta, per poi dargli altre forme ancora a suon di sbuffate. Si tiene stretta la luna e non la condivide. Allora conto le lucette del presepe di Moggio e m’infilo nel sacco a pelo. Appena sveglio esco e la notte si fa tenue e stellata. Colazione al buio come da copione, poi esco di nuovo e mi trovo davanti ad una muraglia grigia. Parto con la frontale mentre lievi fiocchi di neve, inermi prede del vento, mi svolazzano in faccia come moscerini, attirati dalla luce della frontale. Mi sposto sempre di più verso la bastionata del Livinal Lung. Al di là, il Föhn o chi per lui, ha ammassato tutte le sue bigie truppe. Il cielo è tutta una densa e cinerea armata pronta a muoversi. L’alba, un fioco riverbero sopra la catena del Plauris. Il manto s’abbassa sfiorando la punta della Baba grande. Rimane aperto solo un interstizio sopra il monte Guarda. Una piccola fessura. Come fosse la serratura d’una fucina. La finestrella di uno spolert. L’assenza di luce accentua l’eco delle braci, l’arancio pulsante che riempie quel vuoto tra il carbone dei monti che attendono il giorno e la cenere del cielo. Riprendo il sentiero calcando le ripide pale erbose di levante ove avevo sorpreso i camosci. Poi, in vetta, il vento s’appropria della fuliggine. Ed inizia a spargerla. I primi fiocchi son timidi e non hanno alcuna voglia di posarsi. Continuano la loro danza come se potessero quietarsi ovunque. Poi si fan più decisi. Le emozioni mi strattonano. Una parte di me è conquistata da quelle guglie rocciose, l’altra è già preda della prima nevicata dell’anno. Un bluff certo, ma il primo bluff a cui io assisto. Il primo candore che mi si poggia addosso. Che posso catturare con la lingua come un camaleonte, mentre il vento continua a farlo danzare sul viso. Quel tanto di neve, quello che basta a far sorridere il cuore, a far comparire le orme di un ungulato passato qualche minuto prima di me, a coprir le pietre d’un altro bianco. Durante la discesa le danze finiscono. Ma il vento non l’accetta. Quegli sbuffi violenti che l’han portata, ora se la riprendono, rabbiosi di gelosia. Nel canale del rio Alba si susseguono folate e turbini improvvisi. Quando la raggiungo, la strada è completamente bianca. La giornata è finita presto ma sono felice, in una dimensione leggera, cristallina. Ricompongo i pezzi al Vualt, aspettando Mario e godendomi un cielo che nel frattempo, come per magia, è tornato limpido. Ma lo capisci che la magia non c’entra, quando osservi le nuvole veleggiare veloci come fossero un filmato in time-lapse. Parsore a sufie di pôre! (04-05.01.2017)
  • 10/07/2016 Percorso effettuato oggi 10/07/16 in una bella giornata estiva, non eccessivamente calda, per la presenza di qualche nuvola di passaggio ed un po’ di brezza in cima. Fino al Rif. Bianchi è poco più che una passeggiata, poi, sia fatto in senso orario come il Cjargnel o in senso antiorario come ho fatto io, è un percorso per EE. La salita, arrampicandosi per roccette, su alcune passaggi un po’ esposti, richiede un non indifferente impegno fisico. La ripida discesa su terreno sdrucciolevole richiede piede fermo e molta calma; i due brevi tratti rovinati da slavine sono ben poca cosa. Percorso appagante che in breve porta dalla faggeta ai mughi, ed infine ad un ambiente alpino di alta montagna. Durante tutto il percorso per gli amanti dei fiori c’è di che riempirsi gli occhi! Buone camminate a tutti. Bepi (Cividale).
  • 29/06/2016 Escursione di ieri 28/06/16. Una giornata finalmente degna di essere definita bella, per cui decido di puntare ancora su questa meritevole mèta. Unica variante rispetto al solito, l'anello per la cima in senso orario anche per agevolare un po' l'avversione di mia moglie per le discese su ghiaino. Sentieri a posto. Unica modesta sbavatura l'esito di un paio di slavine che hanno appena un po' rovinato due brevi tratti prima di giungere alla nota selletta da cui si sale direttamente in cima, ma nulla di chè. Si nota fin da sotto che la sera prima deve aver piovuto parecchio considerato che anche un paio di piccoli rii hanno acqua (li troveremo in secca al ritorno). Abbondanza di botton d'oro in zona Biv.Bianchi. Qualche rarissimo raponzolo di roccia in prefioritura e versione mini in un paio di fessure. Stelle alpine piccole e ancora in fase di maturazione. Come sempre la conca del Bianchi e dintorni: una meraviglia. Sotto le rocce a ovest dello Zuc dal Bôr resiste una lingua di neve sulla quale due camosci, madre e piccolo, l'una riposa, l'altro si scatena in un continuo su e giù per la neve. La vista dalla cima ribadisce quanto descritto su SN e altri commenti. La temperatura, pur con sole battente, è mitigata da una piacevole brezza e si sta magnificamente. Silenzio totale per tutto il percorso salvo i cinguettii e lo scorrere del Rio Alba. Si può chiedere di più? Di ritorno al bivacco, l'incontro con un escursionista in età di pensione quanto me, giunto da F.ca Fonderis (aveva fatto l'anello del Crostis). Più sotto incroceremo una coppia di giovani. Bilancio più che positivo e sensazioni impagabili. Buone montagne.
  • 12/11/2015 Mercoledì 11.11.2015. Percorso l’itinerario esattamente come proposto da SN. Ennesima bellissima giornata di questo anomalo autunno, con temperature eccezionalmente calde. Nonostante il giorno infrasettimanale, troviamo il parcheggio della Val Alba strapieno, c’è perfino un’auto dei carabinieri. Un’attempata e numerosa comitiva sta prendendo la via del Rifugio Vualt, con cassette di viveri e pentoloni al seguito. Ci viene chiesto se diamo una mano a “portar su due meloni”, ma noi decliniamo e spieghiamo che siamo diretti altrove … il percorso fino al bivacco Bianchi è tranquillo, inizialmente si svolge nel bel bosco di faggi con una pendenza sostenuta ma non faticosa, poi il bosco termina e iniziano mughi e roccia. Il passaggio esposto sulla cengia è abbastanza breve ed in ogni caso molto largo e non crea problemi. Il bivacco Bianchi è un meraviglioso belvedere, ma l’interno sembra un po’ trascurato. Giunti al crocevia non abbiamo difficoltà ad individuare la traccia che si dirige verso la cresta del Chiavals, in quanto le segnalazioni sono state rinfrescate da poco con i segnavia giallorossi dell’Alta Via Cai di Moggio. In questo tratto il sentiero è estremamente ripido e – con la scusa di ammirare il panorama che si va via via aprendo verso le Giulie – le soste per rifiatare si fanno sempre più frequenti … raggiunta la cresta, la pendenza diminuisce un po’, ma ci sono un paio di passaggi aerei e piuttosto esposti. Giunti in cima, grazie anche alla splendida giornata, la visuale a 360° gradi lascia senza fiato! Troviamo il quaderno di vetta nella sua cassettina, nessuna traccia invece della piccola croce in legno, la vetta è segnalata da alcuni vecchi pezzi di legno infissi in un piccolo ometto di pietre. La discesa sul versante ovest del monte richiede molta attenzione per la ripidezza e la friabilità del terreno. Il tratto ripido e le difficoltà terminano giunti alla forcelletta dove ci si ricongiunge al sentiero CAI 425, oltre non ci sono altri problemi. Giro meraviglioso. Arrivare al Bivacco Bianchi è già di per sé un’escursione appagante e – se si eccettua la cengia esposta che potrebbe creare problemi a qualcuno – non presenta particolari difficoltà. Il tratto terminale richiede invece piede sicuro, assenza di vertigini e buon fiato. Tempi di percorrenza (con buon passo): 2.35 salita, 2.15 discesa per il versante ovest.
  • 04/06/2015 Escursione in solitaria davvero fantastica, percorso interamete come da descrizione in data 03.06.2015 nessuna segnalazione....
  • 23/08/2014 Ha iniziato a schiarire da poco quando parto dal Bianchi. Con la luce fioca prediligo il 425 per poi salire diretto, arrivando puntuale per lo spettacolo. Osservare una creatura che s’addormenta o si risveglia rapisce il cuore, ma qui è un mare di cime che si stiracchia al sol nascente! Raggomitolato in una coperta osservo le ombre ritirarsi verso valle mentre la punta del Sernio emerge infuocata dai primi raggi. Assaporo ogni sorso di caffé in momenti preziosi come il respiro. Lento. D’abbandonar la cima non se ne parla. Osservo stupito il mutar dell’orizzonte e le vicine guglie. Poi mi cade l’occhio verso nord. Un bollo rosso. Sbiadito. Lontano, un ometto di pietre. La cima est si rivela. Le coperte scivolano via e i piedi scodinzolano. Mi regalo un percorso di cresta breve ma vario ed intenso. Si sale e si scende aggrappati alla pietra ancora fredda, si tarano piedi assonnati su verdi che dir ripidi e delicati è un generoso eufemismo, si scopre ad ogni metro il percorso. Pian piano. Non vi sono grosse difficoltà tecniche se non un’esposizione a tratti seria. Però per un modesto escursionista è un limite che diverte, emoziona e fa centellinare i passi, concentrando i movimenti. Su quella cimetta tutto pare brillare ancor di più mentre attorno ogni cosa precipita. Al ritorno in cresta, come se avessi ancora spazio per altre emozioni, incrocio diversi camosci. Uno in particolare ad una ventina di metri. Restiamo entrambi per un paio di minuti incredibilmente immobili a fissarci. Ripartendo lentamente, entrambi. Scendo sospeso ed incredulo puntando al Crostis. Prima del famoso cavo divelto il troi è strato trascinato dalle lavine in tre punti con danni modesti e superabili. Anche quello osservato da Loredana dall’alto non impensierisce. Il punto più delicato e friabile resta sempre lui. Con quel cavo a penzoloni che chiede pietà. Basterebbe poco a metterlo in sesto e garantire la percorrenza in sicurezza di quel tratto infido. Dalla forcella saluto per l’ultima volta quel rosso puntino lontano ed in breve son sull’anonima cima del Crostis. Oggi le nuvole si fan presenze imbarazzate, cotonosi iceberg solitari che vagano in un mare d’azzurro. La sosta però non può esser generosa. Il ritorno è lungo e soprattutto spaccagambe. Fatto al contrario l’anello sostituisce la graduale discesa con un saliscendi impietoso, beffardo, interminabile. Ma la mia forza si chiama Ivo. Anche se non lo sa, abbiamo appuntamento a Riulade di sopra. Dopo mesi dal nostro incontro. Al solo pensiero la fatica scema e ritorno ad innamorarmi del bosco, dello scrosciar dell’acqua, fino all’ultimo tratto che ricordo al millimetro. Fatto d’abbracci di faggi, di giochi di luce e di enormi, quieti macigni. I reffoli del vento mi fan respirare tutte le emozioni di questi due giorni. Di botto. In un sol sorso. Saluto la val Alba profondamente commosso. La parentesi di Riulade è nicchia ben nascosta nell’animo. Fatta di uomini di pietra, parchi di parole e dai gesti lenti, di emozioni trattenute a stento che quasi esondano davanti ad una bottiglia di vino o al nuovo puzzle di monti che giunge dalla bassa, portato dai sorrisi. Ascolto tutto ciò che sussurra. Tutti quei nomi in lingue diverse, di quelle 35 cime dell’amicizia che fece con un anziano amico di monte. Toponimi pronunciati come parole magiche. Ogni nome un lampo nello sguardo, un sussulto di memorie, un dilatarsi d’anima. Poi, nuovamente, ritorna la quiete. Fino al prossimo incontro, fino al rubar altri ricordi, fino al mostrarsi di altri flebili sorrisi di roccia. (17.08.2014)
  • 11/08/2014 Finalmente dopo un anno di attesa è arrivato il giorno del Chiavals. Proseguiamo lenti nel silenzioso bosco di faggio,di buon mattino abbiamo visto anche un capriolo. Dove il sentiero diventa più "montanaro" iniziano le molte e varie fioriture.Arrivati al Bianchi i nostri occhi rimangono estasiati da tanta bellezza;conca colorata dalle tante fioriture cielo sereno.Ci siamo fermati per uno spuntino con una coppia che ha pernottato lì,il tempo per ammirare i 7 camosci e il cielo inizia a cambiare,le nuvole corrono veloci così ci diamo una mossa.Arriviamo alla forcella chiavals per dare un occhiata e lì mi sono persa ad ammirare e fotografare in lungo e in largo i mazzetti di stelle alpine così grandi le ho viste solo sulla montagna di casa...l'Amariana.Tornati sui nostri passi imbocchiamo il sentiero giallo-rosso che attraversa in cresta,purtroppo non abbiamo goduto del panorama visto che oramai la giornata si è fatta fumogena.Nessun problema sempre ben segnalato il percorso,quasi in cima troviamo 2 austriaci che arrivavano dalla forc. della pecora per proseguire alla forc.ponte di muro(visto dalla forc.chiavals qualche pezzo franato). Siamo scesi dal sentiero che parte proprio dalla cima(guardare a destra i segniavia)richiede un po di attenzione per l'infido ghiaino.Preso il sent 425 per il ritorno al Bianchi.
  • 12/06/2014 Da tempo meditavo di tornare in questo incantevole posto e ne osservavo il recedere dell'innevamento. Ieri l'ho ripercorso con piena soddisfazione. Non mi dilungo a descrivere, più di quanto non sia già stato fatto, questa perla tra le migliori, a mio parere, dei ns. monti per silenzio, bellezza impagabile della conca ove è il Rif. Bianchi, panorama dal crinale e vetta sulle cime anche lontane sebbene ieri un po' di foschia ne pregiudicasse solo un po' la portata d'occhio. La situazione neve è questa: Circa 3 tornanti prima del bivacco è necessario attraversare per un po' di mt. un impluvio innevato che richiede attenzione ma che molto a breve dovrebbe liberarsi proprio alla quota del passaggio sentiero (un'ampia apertura nel manto questo indicherebbe). La conca del bivacco è per una buona metà innevata ma facilmente "camminabile" senza ausili particolari se non i bastoncini. Mi ha fatto piacere osservare i famosi segni giallorossi che portano inequivocabilmente sul crinale e poi in cima senza essere troppo invadenti. Un paio d'anni fa non ricordo ci fossero ancora. Insomma dal Bianchi al Chiavals si calpesta poca e facile neve e poi più niente. Il sole battente in modo implacabile è stato molto mitigato dalla continua fresca brezza che, a differenza del Cuzzer e dei Malvuerich di alcuni giorni fa, mi ha letteralmente ristorato. Giornata magica completata dal verso particolare di due pernici che si son alzate in volo a un passo da me poco sotto la cima. Prima di chiudere e uscendo un attimo dal percorso di questa escursione, mi sento in dovere di segnalare che mentre stavo per giungere al Bianchi ho avvertito un grande e prolungato fragore provenire in direzione pareti ovest del gruppo Zuc dal Bôr, chiaro indizio di frana e rotolamento di molti massi. Giunto però sul rialzo del bivacco e a portata d'occhio il tutto era cessato. Dico questo per chi fosse intenzionato ad andare per il 425 verso F.lla Fonderis che presenta tutti i tornantini alti liberi da neve ma, sotto, il canalone ne è ancora pieno e, vista la frana, mi sentirei di sconsigliare almeno per ora avventure in quella direzione. Poi naturalmente ognuno è libero di regolarsi a piacere. Buone camminate.
  • 07/09/2013 Il tratto di bosco iniziale è uno spettacolo e i piedi van da soli, trascinando il resto del corpo e dell’anima. Il sentiero è curato e più in alto l’erba è addirittura tagliata. L’arrivo al Bianchi ha un’atmosfera particolare. Sopra, il bianco chiaro delle nuvole che dormon sulle cime, intorno, il verde,anzi, tanti verdi che si sfumano l’un l’altro. Le stelle alpine riempiono discretamente i prati e ci accompagneranno tutta la giornata (neanche fossero pulsatille…). Tutta la salita in cresta è immersa nel biancore, il sentiero è ben segnato, mai pericoloso, ma richiede attenzione. A mezza cresta una decina di giovani camosci ci osservano solo un attimo per poi tuffarsi senza fretta nelle nubi basse scomparendo come eterei spiriti del monte. La cima è un via vai di vaporosità che coinvolgono le vette vicine in un nascondino costante. Il silenzio è rotto dall’arrivo di una coppia padre/figlio con cui condividiamo biscotti e parole. Poi si riprende il cammino in direzioni opposte. Per il ritorno propongo un anello. Scesa la cresta puntiamo alla forcella della pecora. Pensando come da cartina che il troi per la discesa sia a quella altezza o poco dopo, ci imbattiamo nella salita della Cima della Pecora. Perché no, sussurra la curiosità felina. Breve. Intensa. Molto vicina al mio limite di adrenalina che rifugge ardimenti e spericolatezze. La vetta ospita a stento due persone e la sua piccola croce. Il sentiero per la discesa è poco prima della forcella, scende in direzione opposta e il percorrerlo concede un rilassamento mentale dopo la deviazione felina.. Campanule ovunque, qualche ricordo di raponzoli di roccia. Come non trovarli in un mondo a sé, fatto di guglie e pinnacoli? Prima di scendere speriamo in un ultimo sguardo dalla Creta dei Rusei, ma è immersa nel bianco e lascia pochi spazi. Il rientro segue ancora il sentiero fino al suo ricongiungersi con la strada. Una valle splendida, percorrerla dal Crostis pernottando al Bianchi per poi seguire il troi 425 vuol dire immergersi in un ambiente ove silenzio, bellezza e selvatichezza stordiscono i sensi. (06.09.2013)
  • 08/07/2013 Fatto 06-07-13 come da relazione SentieriNatura con variante lunga. Sentieri perfettamente segnalati e in ottime condizioni per tutto l'anello. Unica cosa notata sia in salita che in discesa della cima Chiavals, molte zolle di terra mosse e sassi instabili anche di grandi dimensioni, penso dovuto al disgelo e alle numerose precipitazioni piovose primaverili. Ambiente montano ideale per chi ama la montagna solitaria. Durante tutto il percorso incontrato solo due italiani e due simpatici Austriaci che per ringraziarmi per alcune info sul percorso mi ripagavono offrendomi un sorso di medizina (grappa). Nella conca del bivacco Bianchi fioriture molto belle,lungo l'Alta Via CAI Moggio che porta alla cima Chiavals numerose stelle alpine appena spuntate.
  • 17/11/2012 Dopo qualche settimana di forzata inattività oggi finalmente sono riuscito a salire sul Chiavals, seguendo esattamente le indicazioni di SN. La giornata è stata fredda e vicino alla cima anche piuttosto ventosa ma il panorama che si poteva ammirare oggi dalla cima era semplicemente eccezionale. Visti anche 5 camosci che si tenevano a distanza di sicurezza, un po' sopra il bivacco Bianchi. Per la discesa ho optato per l'anello largo, quello che rimonta sulla Creta dai Rusei. Ho incontrato solo qualche lingua di neve non troppo dura, qua e là, lungo il tratto di sentiero che porta dalla base della Crete di Gleris alla Creta dai Rusei. Nel complesso, un giro che dà molta soddisfazione e che si può fare, con qualche attenzione, anche in questo periodo dell'anno. Mauro.
  • 26/10/2012 Sulla carta Tabacco l'attacco dell'alta via è segnato a sinistra del bivio sopra il bivacco Bianchi, mentre in realtà i segnavia sono una decina di metri sulla destra.
  • 21/09/2012 Chiavals un anno dopo approfittando della bella giornata se pur frizzante, il cielo quasi terso e di un bell’azzurro intenso spazza via i dubbi della sera precedente. Mi immergo subito nel silenzio del sentiero, solo il rio Alba segnala sottovoce la propria presenza, ma per poco, poi solo i passi sul morbido terreno. Il bosco di faggio è luminoso, le foglie di un bel verde, sembrano foglie primaverili e non autunnali, mulattiera ampia e di facile percorrenza, poi esco dal bosco ed ecco che il sentiero assume un aspetto più montanaro, lungo le fessure della cengia cerco i raponzoli, ma oramai il loro tempo è passato, con qualche svolta su terreno umido arrivo ai ruderi di casera Chiavals (pochi sassi e una vasca) ed ecco il bivacco Bianchi. Lì mi fermo per uno sguardo alla mia meta e al panorama che già promette bene, forcella Chiavals raggiunta da Gleris con qualche batticuore, gli zig zag di Fonderis. Bivio 425-428 e mi vengono incontro grandi e colorati segnavia giallo-arancio, l’Alta Via Cai di Moggio che non si può non salire adesso che è così ben tracciata. Salitina divertente e senza difficoltà, cresta compresa, qualche aggiramento e a quota 1950 ca. trovo a tratti qualche mm. di neve, poche stelle alpine oramai sofferenti, qualche genzianella delle dolomiti in buona salute, qualche saliscendi ed eccomi sulla cima. Alla croce un lungo pezzo di ghiaccio, sembra incollato, mille sprazzi al sole. Il panorama è favoloso, qualche leggera nube che il vento muove velocemente, poco sotto, direzione N, qualche sbiadito bollo rosso e segnavia, scritta rossa su un masso CIME. Scendo lungo il versante O, anche qui sv ripassati ma attenzione alla ghiaietta umida, raggiunto il sottostante sentiero difficoltà terminate. Bellissimo percorso
  • 11/09/2012 Aggiorno che ad oggi,il sentiero dell'Alta Via CAI di Moggio, che attraversa il Chiavals dal crocevia 428/425 e scende dalla vetta al versante Ovest fino alla sottostante insellatura, è perfettamente tracciato con segnavia giallo/rossi. Per salire in cima,volendo evitare di percorrere la cresta sottile ed esposta, consiglio di seguire il sent.425 fino alla suddetta insellatura,da dove, sulla destra, sale l'Alta Via lungo il versante ovest del ChiavalsBuona vita a tutti
  • 22/06/2012 Tutto quanto di splendido si può dire di questa escursione è già stato detto su S29 e nei precedenti commenti. Ho percorso l'itinerario il 18/06/12 e per aggiornamento confermo: ottima percorribilità dei sentieri, pace assoluta lungo tutto il percorso, viste magnifiche, ambiente superbo, conca del Bianchi una meraviglia. Croce di vetta sistemata da qualcuno come possibile con un po' di scotch. Per la discesa dalla cima fino al visibile traverso sottostante serve prudenza unicamente per evitare scivolate su terreno con ghiaino. Non difficoltà tecniche. Segni ancora molto vecchi e probabilmente all'epoca dipinti privilegiando la vista in salita. Per questo tratto in discesa consiglierei, in caso di dubbio, di buttare un occhio sempre sulla dx: un segno quà o uno là lo si vede e non dimenticare di riferirsi all'inconfondibile sperone di cui a S29. Tutto meravigliosamente bello e vario. Andare per credere. Mandi.
  • 30/11/2011 Escursione quasi impeccabile, sempre varia, ripaga la fatica con un panorama come se ne vedono pochi. Eccezionale la mulattiera marcata col segn. 428, mentre la conca di casera Chiavals è veramente un'oasi di silenzio che si starebbe ad ascoltare per ore. Segnalo solo qualche piccolo problema a mantenersi sul - poco marcato - sentiero che scende ad ovest dal Chiavals, a causa dei segnavia radi e poco visibili; non si hanno però veri problemi di orientamento, poiché il sentiero 425 cui si mira è molto ben visibile fin dalla cima: anche perdendo il suddetto sentiero di discesa si tratta semplicemente di discendere il versante ovest della montagna, con direzione pressoché obbligata e ci si ritrova senz'altro sul 425. L'alta via CAI Moggio è ripida, ma tutto sommato semplice e divertente. Mi ripeto: gran bella escursione!
  • 05/08/2011 Segnalo che al park sul cartello in legno della Riserva Naturale Val Alba è indicato il segnavia 428a (come pure su un masso a sx all'inizio del sentiero) mentre in realtà è 450 fino al raccordo con la mulattiera. Nei pressi della Madonnina qualche raponzolo di roccia, l'attacco A.V. cai di Moggio è una decina di m. a dx del bivio sent.428-425. Lungo la salita estese fioriture di stelle alpine, aquilegia minore, genziana alata, qualche genzianella delle dolomiti e numerose varietà di sassifaghe. Sulla cima la croce è ormai a pezzi, dal vecchio libro di vettasi evince che la cima è abbastanza frequentata. La bellezza della salita in cresta, il panorama ineguagliabile, la giornata soleggiata e i colori dei fiori hanno fatto si che questa sia risultata una splendida escursione.Loredana
  • 13/07/2010 Confermo il giudizio dato dall'amico Kosta. Se pur non ho potuto godere di una bella giornata, quel poco che ho visto mi lascia immaginare che escursione risulterebbe in una bella giornata di sole. Un monte che meriterebbe più pubblicità, come meriterebbe una decente croce in cima, un decente libro di vetta e una più adeguata segnalazione sul tracciato che sale il pendio finale e che dovrebbe far parte dell'alta via cai di Moggio.Per il resto, fedele è la descrizione fatta nella presente pagina. Buona vita a tutti
  • 06/07/2008 Sentiero CAI: sentiero 425. dal bivacco Bianchi a forcella Fonderiiscomune di Moggio Udinese. sentiero franato. il sentiero che dal Bivacco Bianchi ( gruppo del Chjavalz Ciuc del Boor ) sale a Forcella Fonderiis è franato in più punti. Si riesce a passare ma bisogna fare molta attenzione ai massi instabili.. g.missoni@alice.it
  • 15/11/2004 spettacolo
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