Avvicinamento
Dalla località di Sella Nevea, raggiungibile da Chiusaforte attraverso la statale n.13 Pontebbana, scendere verso Cave del Predil per circa 3 km fino ad incrociare sulla sinistra l’inizio di una pista forestale poco prima del ponte sul rio Grantagar (indicazioni per il
rifugio Corsi, sentiero CAI n.628). E’ possibile lasciare l’auto qui o proseguire lungo la pista un poco dissestata fino ad un ampio spiazzo con successivo divieto di transito (parcheggio, m 1043).
Descrizione
Si inizia a salire lungo la pista sassosa guadagnando quota con una serie di ampie svolte sulla costa boscata compresa tra il rio Grantagar ed il rio Torto. Il bosco, formato prevalentemente da
abete rosso,
faggio ed
acero di monte, si dirada in corrispondenza dei tornanti lasciando intravedere il profilo delle vette che chiudono a sud la val Rio del Lago Intorno a quota 1300 la strada prosegue con un lungo rettilineo a pendenza più accentuata che si esaurisce sul ripiano alla base del pascolo di
malga Grantagar (m 1530). Senza bisogno di raggiungere l’edificio, si lascia il segnavia principale che verrà utilizzato per il ritorno e si devia a destra seguendo le indicazioni per il
rifugio Corsi, già visibile in alto. E’ questo il cosiddetto sentiero dei Tedeschi, una scorciatoia che costituisce la via più spedita per raggiungere il rifugio. Si perde impercettibilmente quota in corrispondenza di due piccoli corsi d’acqua che vanno guadati, poi il sentiero si impenna e, mantenendo una buona pendenza, riprende a salire all’interno di una bassa vegetazione. Ci si innalza lungo un costone intersecando alcuni rigagnoli e proseguendo grosso modo lungo la direttrice della teleferica, poi più in alto la pendenza si appiana ed il sentiero si affaccia sul vallone di destra. Senza necessità di scendervi si rasenta una fascia rocciosa percorrendo una breve ma esile cornice (cavo metallico). Si raggiunge poi terreno più comodo alla base di un grande zoccolo roccioso innestandosi sul segnavia CAI n.629, tramite il quale ci si sposta sulla destra risalendo per balze articolate tra i
mughi. Il sentiero interseca lame rocciose, placche e qualche salto che rendono accidentato il percorso ma ben presto esce sul pianoro superiore e con un paio di svolte raggiunge il
rifugio Corsi (m 1874,
splendido belvedere sulle vette di confine).
Dal rifugio si imbocca l'unico sentiero che sale dietro il rifugio lasciando subito a sinistra il bivio per il
passo degli Scalini . Oltrepassata anche la sorgente, il sentiero si accosta al grande zoccolo roccioso che costituisce il poderoso basamento dello
Jof Fuart . Dopo aver risalito le prime balze erbose si lascia a destra il segnavia principale (CAI n.625) diretto a
forcella Vallone e al
bivacco Brunner e, pochi metri dopo, un secondo bivio, sempre a destra, per la forcella di Riofreddo ed il
rifugio Pellarini . Tenendo dunque la sinistra (indicazioni per lo dello
Jof Fuart ) il sentiero compie un'ansa accostandosi ad un colatoio roccioso sul cui fianco risale, guadagnando la base di una paretina. Una freccia rossa indica di superare l’ostacolo per proseguire lungo la salita alla via normale dello
Jof Fuart , ma noi invece ignoriamo questa indicazione per scendere pochi metri sulla sinistra lungo un cengione detritico. Affiancata una parete si riprende a salire con l’ausilio di qualche sbiadito bollo arancione. Esaurita anche la rampa ci si ritrova alla base del pendio che scende dalla
forcella Mosè, sovrastata dal caratteristico monolite. Su traccia più marcata si supera una zona di grandi massi ed infine a svolte si raggiunge l’intaglio (m 2271), affacciato su una gola impervia che sprofonda verso la Alta Spragna. Sulla forca si possono riconoscere i resti di un caposaldo austriaco mentre una traccia si allontana verso destra raggiungendo alcune rientranze scavate che ospitavano i baraccamenti.
Dalla forcella ci si innesta sul sentiero Anita Goitan che proviene da destra e che utilizzeremo fino alla sua conclusione presso la
forcella Lavinal dell'Orso. Seguendo la freccia si piega a sinistra trovando subito un gradino roccioso con cavo e pioli. Oltre questo primo ostacolo, si sale affiancando un canale detritico, poi si prosegue con buona pendenza rimontando a svolte alcuni ripidi pendii erbosi intervallati da una breve cengetta attrezzata. Laddove il terreno si fa più detritico si incontrano i resti della teleferica e l’ingresso di una caverna, collegata con le postazioni in vetta da un camminamento gradinato ancora ben conservato. Percorsa una trincea si esce finalmente sull’erboso pendio meridionale (
ampia vista sulla val Rio del Lago) dove la pendenza concede una breve tregua. Prima di proseguire è consigliabile salire sulla destra, raggiungendo la cresta di una antecima dalla quale si possono apprezzare le fortificazioni della cima est da un punto di vista ottimale. Queste balze rocciose sono frequentate dagli
stambecchi che non sarà difficile osservare mentre si spostano con grande perizia sulle esili cenge sospese sopra i burroni settentrionali. Ripreso il sentiero, si contorna uno spigolo raggiungendo il punto dove si stacca a destra la traccia che conduce in vetta (ometto). Con una breve risalita ci si porta ad un intaglio proseguendo poi a sinistra sul versante nord dove una ardita scalinata conduce ad un ripiano posto circa a metà del cocuzzolo sommitale. Dal ballatoio ci si può addentrare nella grande galleria che si apre sul fianco e che trafora completamente la cima. Il cunicolo presenta due grandi aperture: una rivolta verso il
passo degli Scalini ed una seconda affacciata sulla cima occidentale, anch’essa sede di un presidio durante la Grande Guerra. Per salire in vetta dobbiamo superare un’ultima difficoltà costituita da un gradino roccioso non esposto che richiede l’uso delle mani poi, per tracce di camminamenti, si arriva senza altri problemi sulla
Cima Castrein est (m 2502,
panorama grandioso).
Dopo essere ridiscesi alla forcellina ed avere riguadagnato il sentiero Anita Goitan, si perde quota velocemente lungo un ripido pendio. Il sentiero piega poi a destra raggiungendo un costone dal quale si apre una bella visuale sulla lunga cresta del Cregnedul. Man mano che ci si abbassa la pendenza degli spioventi erbosi si fa sempre più marcata costringendo il sentiero a cercare i punti migliori per scendere. A piccole svolte si cala così alla
forcella Lavinal dell'Orso forcella Lavinal dell'Orso (m 2138), stretto ed incassato intaglio che separa le
Cime Castrein dalla Cima de la Puartate. Dalla forcella si piega a sinistra lungo il segnavia CAI n.626, traversando agevolmente le ghiaie di un valloncello che poi si allarga a vasto pendio erboso. Poco più sotto si incontra il segnavia CAI n.625 che dal
passo degli Scalini conduce al
rifugio Corsi e lo si segue a sinistra perdendo ancora quota a svolte in direzione del Campanile di Villaco. Al successivo bivio ci si tiene a destra imboccando definitivamente la via del ritorno lungo una buona mulattiera che scende a tornanti verso il pianoro di
malga Grantagar (CAI n.628). Dalla casera, recentemente riammodernata, si utilizzerà poi il medesimo percorso dell'andata.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri della Memoria