Avvicinamento
Da Maniago ci si dirige verso Montereale lungo la strada che conduce anche al ponte di
Ravedis dove le acque del Cellina sono state sbarrate dalla recente diga. Un chilometro circa dopo le ultime case si vede a destra l'inizio del sentiero CAI n.967 mentre per il parcheggio possiamo fare affidamento su un comodo spiazzo posto dall'altro lato della strada (m 314, evidenti segnalazioni).
Descrizione
Imboccato il sentiero lo si segue per un tratto, quasi in falsopiano, alzandosi gradatamente proprio sopra la diga di
Ravedis. Il fondo della mulattiera si mostra ampio e lastricato e prosegue comodamente a mezza costa mentre sulla sinistra il pendio è, in alcuni punti, abbastanza ripido ed esposto. La percorrenza invernale evidenzia in questa prima parte le poche piante sempreverdi quali l'
edera, il
ginepro ed il
pungitopo. Due ampie svolte portano ad addentrarsi maggiormente nella silenziosa Val di Sant'Antonio, allontanandosi finalmente dai rumori stradali del fondovalle. Con pendenza costante e sempre per comoda mulattiera si giunge così alla piccola schiarita su cui sorge la chiesetta di S. Antonio (m 580). Un vecchio cartello in loco ci informa con dovizia di particolari su tempi, materiali e persone che il piccolo edificio è stato completamente restaurato nel 1989 a cura del gruppo ANA di Maniago.
Il tratto successivo, pressoché rettilineo, attraversa una vera e propria galleria naturale di arbusti. Qui, negli inverni non troppo rigidi, è possibile osservare già i primi
bucaneve ed alcune precoci
primule mentre sui grossi massi ricoperti di muschio vegetano la
felce dolce, l'
erba rugginina e la
lingua cervina. La maggiore presenza del
faggio ci annuncia la ormai imminente
forcella La Croce (m 756) a cui si perviene con un ultimo tratto in falsopiano percorrendo la Val di Crous. Era questo l'antico valico che metteva in comunicazione i paesi della Val Cellina con la pianura prima della costruzione della strada tra Montereale e Barcis. L'importanza del passaggio è sottolineata anche dalla presenza di una targa che ricorda le fatiche delle genti locali.
Lasciata a sinistra la deviazione per il
monte Fara si seguono le indicazioni di destra (sentiero CAI n.983) e si inizia a salire, con pendenza ora più decisa, il lungo crinale occidentale del
monte Jouf. Seguire in questo tratto con attenzione le segnalazioni CAI tralasciando alcune tracce più evidenti che portano verso la forcella di Pala Barzana. Il sentiero si mantiene inizialmente sul versante nord il cui sottobosco umido offre ospitalità alla
salamandra pezzata. Raggiunto poi il crinale, si passa definitivamente sul più assolato versante sud guadagnando un
panoramico spallone erboso affacciato sulla pianura. Si prosegue ora con un lungo traverso in un bosco misto che oltre al
faggio comprende anche
abete rosso,
acero di monte,
pino nero e
sorbo montano passando a ridosso delle pareti rocciose della quota 1224. Con un ultimo tornante si raggiunge l'
insellatura erbosa posta tra la quota citata e la vetta tradizionale del
monte Jouf (m 1212) a cui si perviene con una ultima risalita passando presso le numerose installazioni di tralicci e ripetitori .
Alla croce (m 1203) ci attende un
panorama estesissimo verso la pianura. L'importanza che il monte aveva un tempo per gli abitanti di Maniago è testimoniata dalla cava, che ancora si scorge sul suo versante orientale, e dalla
malga Jouf che oggi è invece meta di piacevoli escursioni. Oltre al percorso descritto, la salita al monte può avvenire più direttamente salendo dalla forcella di Pala Barzana attraverso la pista di servizio a
malga Jouf.
Per la discesa abbassarsi nell'opposto versante per mulattiera tenendo poi la destra una volta che ci si immette nella mulattiera che scende a
malga Jouf. La costruzione, sempre aperta, è in grado di offrire un discreto punto di appoggio e viene spesso utilizzata grazie anche alla presenza della pista sterrata che sale dalla forcella di Pala Barzana. Anche da qui la visuale è assai interessante tanto che nel piccolo stagno accanto alla casera si specchia la cresta del
monte Raut. Oltrepassata la casera e costeggiato il piccolo laghetto si attraversa una prateria secca punteggiata da cespugli di
ginepro,
pino nero,
pino silvestre e qualche piccolo
abete rosso. Sempre seguendo le segnalazioni CAI si abbandonano i prati sommitali per piegare a destra iniziando la discesa che non si presenta affatto monotona. Una quantità di ambienti, infatti, si susseguono lungo il sentiero: boschetti di
nocciolo, una piccola lingua di ghiaia, la fitta ed alta abetaia e, da ultimo, il bosco di
faggio e
pino nero. Dopo una marcata svolta a sinistra il sentiero si trasforma in una sorta di trattorabile sassosa che poi, per un tratto, coincide con un solco torrentizio. Dove questo diventa impraticabile il sentiero lo abbandona tagliando a destra ed immettendosi dopo poco nella carrareccia principale in corrispondenza di un tornante.
Seguire la strada in discesa fino a raggiungere un punto di sosta attrezzato. Qui è possibile abbandonare la strada proseguendo in rapida discesa verso
Maniago lungo la continuazione del sentiero CAI n.983. Per avvicinarsi maggiormente al punto di partenza si consiglia tuttavia di proseguire ancora lungo la strada fino al tornante successivo. Pochi metri dopo questo imboccare una traccia, inizialmente poco marcata, che scende sulla destra. Tenendo la medesima direzione si scende ancora lungo una ampia mulattiera che costeggia la sinistra orografica di un rio. In ogni caso si raggiunge la stradina asfaltata che porta verso le case più ad ovest di Maniago Libero. In corrispondenza dell'ultimo marcato tornante, subito prima delle abitazioni, imboccare la pista che si stacca sulla destra. Ad alcune biforcazioni successive mantenere sempre questa direzione ritrovandosi infine su un sentiero parallelo alla strada asfaltata che si ricongiunge esattamente al punto di partenza.
Variante in salita dal Castello di Maniago (E)
Volendo salire direttamente sul
monte Jouf partendo dal paese è possibile lasciare l'auto nell'ampio parcheggio che si trova lungo la via che dalla piazza principale sale al
Castello (m 293). Con qualche tornante, la rotabile asfaltata si porta sul ripiano del
Castello (m 357) dove possiamo visitare quel che resta del maniero. Si prosegue ancora lungo la strada fino ad incontrare la deviazione a destra sul segnavia CAI n.983 che risale decisamente le pendici soprastanti, ricoperte da un rado bosco. Seguendo il tracciato più diretto o tramite la variante che disegna comodi tornanti si sale alla pista sterrata nel punto in cui questa traversa sopra i dirupi del versante orientale (m 659). Qui si incontra il percorso già descritto che ora seguiremo a ritroso fino sulla vetta del
monte Jouf.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri del Bosco