Avvicinamento
Da Pontebba, raggiungibile percorrendo verso nord la statale 13 Pontebbana oppure utilizzando l'autostrada A23 fino all’uscita omonima, si seguono le indicazioni per Studena Bassa. Dalla piccola frazione la strada segue il corso del torrente Pontebbana poi se ne discosta per risalire lungamente la parte alta della valle. Il punto di partenza è situato nei pressi del ponticello a quota 1465, circa 800 m dopo
casera Caserute (piccolo spiazzo presso il ponte, cartello segnavia CAI n.435).
Descrizione
Dalla strada si imbocca il segnavia CAI n.435 che si allontana in falsopiano, poco discosto del greto del rio Pontebbana, ancora giovane. Ben presto ci si orienta verso sud iniziando un costante saliscendi nel rado bosco di
faggio,
abete rosso e
larice. Il
rifugio Pezzeit si trova alla stessa altezza del punto di partenza ma i tratti effettivamente orizzontali saranno pochi e ce ne accorgeremo soprattutto al ritorno. Il versante che stiamo attraversando è infatti solcato da numerosi impluvi evidenziati ad inizio stagione dalle fioriture gialle della
calta palustre. Poco dopo avere intersecato un rio di maggiori dimensioni, il sentiero sale a raggiungere la piccola radura dove si trova il
rifugio forestale Pezzeit (m 1474). L’edificio risulta aperto e una scala all’esterno porta al sottotetto dove si può usufruire di un vano disadorno.
Poco oltre il Rifugio si tralascia il segnavia verso Forca Pizzul per continuare sul 435; si prosegue in salita raggiungendo un orizzonte un poco più aperto dal quale iniziamo a scorgere il profilo della nostra meta. Il sentiero passa sopra una grande radura inclinata ma subito dopo rientra in una fitta abetaia caratterizzata dalla presenza di piccoli avvallamenti dove la neve permane a lungo. Seguendo le segnalazioni si perde nuovamente quota fino ad affacciarsi su un ambiente completamente diverso. Il sentiero infatti inizia a traversare le pendici settentrionali del monte Salinchiet, ricoperte da lingue di ghiaia colonizzate dalla
mugheta. Si prosegue a salire a mezza costa lungo un pendio detritico che va progressivamente facendosi più inclinato. Si arriva così ad un tratto un poco esposto che è stato attrezzato con il cavo passamano a cui fa seguito un doppio tornante. Il sentiero infine entra in una macchia di
faggio guadagnando con qualche svolta l'insellatura che separa il
monte Salinchiet dalla piccola elevazione del Cuel Mat (m 1639).
Sulla forcellina un cartello CAI indica la discesa nel versante opposto verso
casera Pradulina, percorso che utilizzeremo al ritorno. Ora invece ci teniamo a destra, iniziando a risalire la cresta orientale del monte Salinchiet tra splendide fioriture di
orecchia d'orso e
genziana di Koch. Il sentiero corre inizialmente a fianco di una linea di trincee parzialmente interrata. Ci si destreggia sui due lati del crinale percorrendo un tratto suggestivo dove la magnifica visuale si unisce all’interesse storico dato dai numerosi resti bellici. In corrispondenza della quota 1747 vi è l’occasione per una breve sosta non solo per ammirare il panorama che ora si apre a 360 gradi ma anche per osservare le numerose fortificazioni sparse nei dintorni e lungo il crinale che scende verso sud. Diverse gallerie, in parte crollate, si aprono nel pendio sottostante mentre ancora più in basso si notano i resti di una grande costruzione che sta purtroppo cedendo sotto i colpi del tempo. L’edificio è raggiungibile con qualche attenzione scendendo lungo i resti di quella che doveva essere la mulattiera di collegamento con la cresta. Il sentiero prosegue ancora per un breve tratto lungo il filo del crinale poi la traccia si infila a sinistra tra i mughi. Con un ripido strappo ci si riporta nei pressi di una antecima uscendo infine su un pendio erboso piuttosto inclinato, a poca distanza dalla cima. Facendo attenzione alla ripidezza ed al dirupo che prende corpo alla nostra sinistra, si risale tra balze erbose e roccette guadagnando la minuscola vetta orientale del
monte Salinchiet (m 1857,
splendida visuale sulle montagne del Pontebbano).
Il ritorno può essere effettuato lungo la via di salita oppure allungando un poco l'itinerario per visitare anche casera Pradulina. In questo secondo caso si ritorna sui propri passi fino ad una indicazione in giallo sulle rocce poco sotto la vetta. Si tratta dei segni bianco gialli dell'Alta Via val d'Incarojo che ci accompagneranno fino a forca Pradulina. Cercando i segnavia si inizia così a scendere lungo un ripido pendio erboso. Man mano che si perde quota si incontrano macchie di mughi tra i quali dobbiamo cercare i passaggi più convenienti (qualche ometto). Più in basso la traccia migliora sensibilmente e con una serie di svolte esce nei pressi di
forca Pradulina (m 1492). Dopo avere dato uno sguardo al grande
dirupo rossastro che sprofonda nel versante opposto, si cala piacevolmente per prati alla vicina
casera Pradulina (m 1436), recentemente trasformata in bivacco e dotata di camino, tavolo e panca. Dalla casera si faccia attenzione ad un paletto in legno che sorregge un vecchio cartello, individuabile nel pascolo a poca distanza. Questo indica la direzione da prendere per risalire alla selletta presso il Cuel Mat. Dopo questo inizio incerto, il sentiero prosegue ben marcato e con pendenza costante, in diagonale, ci riporta alla quota 1639 da dove chiuderemo utilizzando il medesimo percorso dell'andata.
Variante ad anello con salita da Paularo
E' possibile compiere l'ascesa al
monte Salinchiet anche da Paularo, aumentando sensibilmente il dilslivello che si porta sui 1500 m.
Da Paularo salire alla frazione di Misincinis ed imboccare la strada forestale che costeggia il rio Turriea parcheggiando dove la strada scende a lambire il greto (m 734). Superato un rio secondario si incontrano le indicazioni per il sentiero n.441 (cartello CAI). Il percorso, inizialmente ampio e lastricato, si sviluppa in un fitto bosco di
faggio ed
abete rosso, che nelle schiarite si arricchisce anche di
nocciolo e
maggiociondolo. Nel sottobosco spiccano le strane infiorescenze del
raponzolo plumbeo. Successivamente il sentiero attraversa una zona franosa attrezzata con comode passerelle in legno. Proseguendo in salita si passa in prossimità di un piccolo gruppo di stavoli oltre i quali il percorso si trasforma in trattorabile. Seguendo le segnalazioni, abbandonare la pista ed iniziare a traversare in una abetaia ricca di piccoli corsi d'acqua. Un'ultima salita conduce fuori dal bosco in corrispondenza di una radura acquitrinosa dove fiorisce in abbondanza la
calta palustre. Senza percorso obbligato risalire il pascolo soprastante fino a raggiungere la carrareccia che sale da Ravinis. Seguirla verso destra ed al successivo bivio prendere a sinistra guadagnando l'ampio ripiano di
casera Pizzul (m 1532,
ampio balcone sulla conca di Paularo).
Dalla casera il sentiero rimonta un costone per poi proseguire a tornantini. Continuando con la salita il rado bosco di
larice cede il posto al
sorbo degli uccellatori e all'
ontano verde. Lasciata a sinistra la deviazione per la forca di Lanza si raggiunge così
forca Pizzul (m1708). Sul crinale, dove fiorisce la
genziana di Koch, lo sguardo può finalmente
spaziare anche verso i monti della val Pontebbana.
Dalla forca scendere incontrando, dopo breve, un altro bivio. Prendere ora a destra attraversando una zona acquitrinosa dove le tracce si perdono tra le erbe. Più avanti il percorso si fa nuovamente evidente e si cominciano a notare i radi segnavia dell'Alta Via Val d'Incarojo. Si cala nel bosco attraversando piccoli corsi d'acqua che contribuiscono non poco ed erodere il sentiero. Si giunge così alla radura che ospita il
rifugio forestale Pezzeit (m 1474, aperto (2017)).
Immettendosi nel sentiero CAI n.435 si risale lievemente nel bosco iniziando poi una lunga traversata in discesa che ci porta a raggiungere l'ampia zona detritica alla base del versante nord del
monte Salinchiet. In questo ambiente, colonizzato dal
pino mugo, trovano ospitalità un gran numero di specie amanti dei terreni calcarei quali la
genziana di Clusius, il
rododendro nano, ed il
camedrio alpino. Superato il ghiaione si passa alla base delle rocce dove un punto un poco esposto è stato attrezzato con funi metalliche. Esaurita la cengia detritica, il sentiero guadagna ancora quota rientrando in un bosco di
faggio e compiendo una fitta serie di tornantini che terminano su un crinale. Abbandonare ora il sentiero CAI n.435 che scende direttamente a
forca Pradulina e proseguire a destra lungo la linea di cresta. In questo tratto fioriscono a giugno la
biscutella, la
globularia piccola e la profumata
dafne striata. Il sentiero utilizza i resti di alcuni camminamenti militari della Grande Guerra rimanendo sul versante sud. Un breve passaggio sul versante nord, esposto sui dirupi sottostanti, richiede maggiore attenzione. Ancora una salita su ripidi verdi e detriti e ci ritroviamo finalmente sulla esile vetta orientale del
monte Salinchiet ( m 1857,
ampio panorama).
Dalla vetta si ritorna sui propri passi fino ad incontrare alcuni segni gialli sulle rocce. Scendere ora lungo il canale erboso sottostante seguendo con attenzione i radi segnavia bianco gialli. Sfruttando i punti migliori per gradoni e balzi erbosi si perde rapidamente quota raggiungendo la fascia di mughi sottostante. La traccia, ora più marcata, con una ampia svolta cala definitivamente verso
forca Pradulina (m1492,
spettacolari fenomeni di erosione sul versante occidentale).
Senza scendere alla sottostante
casera Pradulina (m1436), ora adibita a ricovero sempre aperto, si prosegue aggirando in leggera salita il monte Turrion. Si perviene così all'ampio crocevia di
forca Turriee (m 1555,
ricovero casera Turriee sempre aperto), ravvivato da estese fioriture di
botton d'oro.
Proseguire lungo il sentiero che scende in direzione ovest (è il segnavia CAI n.438 ma non vi sono indicazioni). La comoda mulattiera dapprima rientra nel bosco, attraversa poi una zona ghiaiosa che è stata opportunamente gradinata e termina sul greto del rio Cullar al di là del quale inizia una pista forestale. Dopo un tratto quasi pianeggiante si perviene al bivio per il
rifugio forestale Chianeipade (m 1248, un locale sempre aperto, sorgente d'acqua). Al successivo bivio tenere la destra e proseguire lungamente fino dove la pista si tramuta nuovamente in sentiero. Aggirate le pendici settentrionali del monte Zouf, con una fitta sequenza di ripidi tornantini si raggiunge infine la stradina asfaltata che sale da Casaso.
Per ritornare al punto di partenza vi sono due possibilità. Se il rio Turriea consente il guado è possibile calare verso il greto per prati senza percorso obbligato. Più semplicemente è possibile scendere a Casaso e poi a Paularo e risalire fino a Misincinis.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri della Memoria