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    Anello del monte Salinchiet dal passo del Cason di Lanza
    Alpi Carniche
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    Anello del monte Salinchiet dal passo del Cason di Lanza
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SentieriNatura
I percorsi di SentieriNaturaM16

Anello del monte Salinchiet dal passo del Cason di Lanza

Avvicinamento

Da Pontebba, raggiungibile percorrendo verso nord la statale 13 Pontebbana oppure utilizzando l'autostrada A23 fino all’uscita omonima, si seguono le indicazioni per Studena Bassa. Dalla piccola frazione la strada segue il corso del torrente Pontebbana poi se ne discosta per risalire lungamente la parte alta della valle. Il punto di partenza è situato nei pressi del ponticello a quota 1465, circa 800 m dopo casera Caserute (piccolo spiazzo presso il ponte, cartello segnavia CAI n.435).

Descrizione

Dalla strada si imbocca il segnavia CAI n.435 che si allontana in falsopiano, poco discosto del greto del rio Pontebbana, ancora giovane. Ben presto ci si orienta verso sud iniziando un costante saliscendi nel rado bosco di faggio, abete rosso e larice. Il rifugio Pezzeit si trova alla stessa altezza del punto di partenza ma i tratti effettivamente orizzontali saranno pochi e ce ne accorgeremo soprattutto al ritorno. Il versante che stiamo attraversando è infatti solcato da numerosi impluvi evidenziati ad inizio stagione dalle fioriture gialle della calta palustre. Poco dopo avere intersecato un rio di maggiori dimensioni, il sentiero sale a raggiungere la piccola radura dove si trova il rifugio forestale Pezzeit (m 1474). L’edificio risulta aperto e una scala all’esterno porta al sottotetto dove si può usufruire di un vano disadorno.
Poco oltre il Rifugio si tralascia il segnavia verso Forca Pizzul per continuare sul 435; si prosegue in salita raggiungendo un orizzonte un poco più aperto dal quale iniziamo a scorgere il profilo della nostra meta. Il sentiero passa sopra una grande radura inclinata ma subito dopo rientra in una fitta abetaia caratterizzata dalla presenza di piccoli avvallamenti dove la neve permane a lungo. Seguendo le segnalazioni si perde nuovamente quota fino ad affacciarsi su un ambiente completamente diverso. Il sentiero infatti inizia a traversare le pendici settentrionali del monte Salinchiet, ricoperte da lingue di ghiaia colonizzate dalla mugheta. Si prosegue a salire a mezza costa lungo un pendio detritico che va progressivamente facendosi più inclinato. Si arriva così ad un tratto un poco esposto che è stato attrezzato con il cavo passamano a cui fa seguito un doppio tornante. Il sentiero infine entra in una macchia di faggio guadagnando con qualche svolta l'insellatura che separa il monte Salinchiet dalla piccola elevazione del Cuel Mat (m 1639). Sulla forcellina un cartello CAI indica la discesa nel versante opposto verso casera Pradulina, percorso che utilizzeremo al ritorno. Ora invece ci teniamo a destra, iniziando a risalire la cresta orientale del monte Salinchiet tra splendide fioriture di orecchia d'orso e genziana di Koch. Il sentiero corre inizialmente a fianco di una linea di trincee parzialmente interrata. Ci si destreggia sui due lati del crinale percorrendo un tratto suggestivo dove la magnifica visuale si unisce all’interesse storico dato dai numerosi resti bellici. In corrispondenza della quota 1747 vi è l’occasione per una breve sosta non solo per ammirare il panorama che ora si apre a 360 gradi ma anche per osservare le numerose fortificazioni sparse nei dintorni e lungo il crinale che scende verso sud. Diverse gallerie, in parte crollate, si aprono nel pendio sottostante mentre ancora più in basso si notano i resti di una grande costruzione che sta purtroppo cedendo sotto i colpi del tempo. L’edificio è raggiungibile con qualche attenzione scendendo lungo i resti di quella che doveva essere la mulattiera di collegamento con la cresta. Il sentiero prosegue ancora per un breve tratto lungo il filo del crinale poi la traccia si infila a sinistra tra i mughi. Con un ripido strappo ci si riporta nei pressi di una antecima uscendo infine su un pendio erboso piuttosto inclinato, a poca distanza dalla cima. Facendo attenzione alla ripidezza ed al dirupo che prende corpo alla nostra sinistra, si risale tra balze erbose e roccette guadagnando la minuscola vetta orientale del monte Salinchiet (m 1857, splendida visuale sulle montagne del Pontebbano).
Il ritorno può essere effettuato lungo la via di salita oppure allungando un poco l'itinerario per visitare anche casera Pradulina. In questo secondo caso si ritorna sui propri passi fino ad una indicazione in giallo sulle rocce poco sotto la vetta. Si tratta dei segni bianco gialli dell'Alta Via val d'Incarojo che ci accompagneranno fino a forca Pradulina. Cercando i segnavia si inizia così a scendere lungo un ripido pendio erboso. Man mano che si perde quota si incontrano macchie di mughi tra i quali dobbiamo cercare i passaggi più convenienti (qualche ometto). Più in basso la traccia migliora sensibilmente e con una serie di svolte esce nei pressi di forca Pradulina (m 1492). Dopo avere dato uno sguardo al grande dirupo rossastro che sprofonda nel versante opposto, si cala piacevolmente per prati alla vicina casera Pradulina (m 1436), recentemente trasformata in bivacco e dotata di camino, tavolo e panca. Dalla casera si faccia attenzione ad un paletto in legno che sorregge un vecchio cartello, individuabile nel pascolo a poca distanza. Questo indica la direzione da prendere per risalire alla selletta presso il Cuel Mat. Dopo questo inizio incerto, il sentiero prosegue ben marcato e con pendenza costante, in diagonale, ci riporta alla quota 1639 da dove chiuderemo utilizzando il medesimo percorso dell'andata.

Variante ad anello con salita da Paularo

E' possibile compiere l'ascesa al monte Salinchiet anche da Paularo, aumentando sensibilmente il dilslivello che si porta sui 1500 m.
Da Paularo salire alla frazione di Misincinis ed imboccare la strada forestale che costeggia il rio Turriea parcheggiando dove la strada scende a lambire il greto (m 734). Superato un rio secondario si incontrano le indicazioni per il sentiero n.441 (cartello CAI). Il percorso, inizialmente ampio e lastricato, si sviluppa in un fitto bosco di faggio ed abete rosso, che nelle schiarite si arricchisce anche di nocciolo e maggiociondolo. Nel sottobosco spiccano le strane infiorescenze del raponzolo plumbeo. Successivamente il sentiero attraversa una zona franosa attrezzata con comode passerelle in legno. Proseguendo in salita si passa in prossimità di un piccolo gruppo di stavoli oltre i quali il percorso si trasforma in trattorabile. Seguendo le segnalazioni, abbandonare la pista ed iniziare a traversare in una abetaia ricca di piccoli corsi d'acqua. Un'ultima salita conduce fuori dal bosco in corrispondenza di una radura acquitrinosa dove fiorisce in abbondanza la calta palustre. Senza percorso obbligato risalire il pascolo soprastante fino a raggiungere la carrareccia che sale da Ravinis. Seguirla verso destra ed al successivo bivio prendere a sinistra guadagnando l'ampio ripiano di casera Pizzul (m 1532, ampio balcone sulla conca di Paularo).
Dalla casera il sentiero rimonta un costone per poi proseguire a tornantini. Continuando con la salita il rado bosco di larice cede il posto al sorbo degli uccellatori e all'ontano verde. Lasciata a sinistra la deviazione per la forca di Lanza si raggiunge così forca Pizzul (m1708). Sul crinale, dove fiorisce la genziana di Koch, lo sguardo può finalmente spaziare anche verso i monti della val Pontebbana.
Dalla forca scendere incontrando, dopo breve, un altro bivio. Prendere ora a destra attraversando una zona acquitrinosa dove le tracce si perdono tra le erbe. Più avanti il percorso si fa nuovamente evidente e si cominciano a notare i radi segnavia dell'Alta Via Val d'Incarojo. Si cala nel bosco attraversando piccoli corsi d'acqua che contribuiscono non poco ed erodere il sentiero. Si giunge così alla radura che ospita il rifugio forestale Pezzeit (m 1474, aperto (2017)).
Immettendosi nel sentiero CAI n.435 si risale lievemente nel bosco iniziando poi una lunga traversata in discesa che ci porta a raggiungere l'ampia zona detritica alla base del versante nord del monte Salinchiet. In questo ambiente, colonizzato dal pino mugo, trovano ospitalità un gran numero di specie amanti dei terreni calcarei quali la genziana di Clusius, il rododendro nano, ed il camedrio alpino. Superato il ghiaione si passa alla base delle rocce dove un punto un poco esposto è stato attrezzato con funi metalliche. Esaurita la cengia detritica, il sentiero guadagna ancora quota rientrando in un bosco di faggio e compiendo una fitta serie di tornantini che terminano su un crinale. Abbandonare ora il sentiero CAI n.435 che scende direttamente a forca Pradulina e proseguire a destra lungo la linea di cresta. In questo tratto fioriscono a giugno la biscutella, la globularia piccola e la profumata dafne striata. Il sentiero utilizza i resti di alcuni camminamenti militari della Grande Guerra rimanendo sul versante sud. Un breve passaggio sul versante nord, esposto sui dirupi sottostanti, richiede maggiore attenzione. Ancora una salita su ripidi verdi e detriti e ci ritroviamo finalmente sulla esile vetta orientale del monte Salinchiet ( m 1857, ampio panorama).
Dalla vetta si ritorna sui propri passi fino ad incontrare alcuni segni gialli sulle rocce. Scendere ora lungo il canale erboso sottostante seguendo con attenzione i radi segnavia bianco gialli. Sfruttando i punti migliori per gradoni e balzi erbosi si perde rapidamente quota raggiungendo la fascia di mughi sottostante. La traccia, ora più marcata, con una ampia svolta cala definitivamente verso forca Pradulina (m1492, spettacolari fenomeni di erosione sul versante occidentale).
Senza scendere alla sottostante casera Pradulina (m1436), ora adibita a ricovero sempre aperto, si prosegue aggirando in leggera salita il monte Turrion. Si perviene così all'ampio crocevia di forca Turriee (m 1555, ricovero casera Turriee sempre aperto), ravvivato da estese fioriture di botton d'oro.
Proseguire lungo il sentiero che scende in direzione ovest (è il segnavia CAI n.438 ma non vi sono indicazioni). La comoda mulattiera dapprima rientra nel bosco, attraversa poi una zona ghiaiosa che è stata opportunamente gradinata e termina sul greto del rio Cullar al di là del quale inizia una pista forestale. Dopo un tratto quasi pianeggiante si perviene al bivio per il rifugio forestale Chianeipade (m 1248, un locale sempre aperto, sorgente d'acqua). Al successivo bivio tenere la destra e proseguire lungamente fino dove la pista si tramuta nuovamente in sentiero. Aggirate le pendici settentrionali del monte Zouf, con una fitta sequenza di ripidi tornantini si raggiunge infine la stradina asfaltata che sale da Casaso.
Per ritornare al punto di partenza vi sono due possibilità. Se il rio Turriea consente il guado è possibile calare verso il greto per prati senza percorso obbligato. Più semplicemente è possibile scendere a Casaso e poi a Paularo e risalire fino a Misincinis.

Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume I Sentieri della Memoria
Sentieri CAI
Escursione
Attrezzature
A - Passamani
Mese consigliato
Giugno
Carta Tabacco
018
Dislivello
800
Lunghezza Km
12
Altitudine min
1428
Altitudine max
1857
Tempi
Dati aggiornati al
2017
I vostri commenti
  • 23/07/2017 Saliti al Salinchiet dal passo di cason di Lanza. Abbiamo apprezzato l'erba falciata fino al rifugio Pezzeit che oggi è aperto, il vano a piano terra è arredato con tavolo, sedie e cucina economica, caminetto, acqua corrente. Il basamento su cui poggia l'edificio presenta una profonda e sinistra crepa come anche la parete interna. Più oltre, lungo la salita del pendio nord, nei pressi del cavo passamano, fare attenzione all'esposizione: il sentiero è sempre presente ma è ristretto e corre su pendio piuttosto ripido. Mughi tagliati in cresta. Oggi trovata molta frequentazione: due coppie -fra cui due nostri amici-, un escursionista solitario e una comitiva di 12 sloveni, niente male per una cima così piccola. Al ritorno la prevista pioggia arriva dal rifugio Pezzeit in poi. Tenuto conto dei sudori per l'afa odierna, è proprio il caso di dire che è piovuto sul bagnato...
  • 19/06/2016 18/06/2016 Un piacevole percorso segnato,(pure alla partenza)animato da numerosi saliscendi,penalizzato solo da erba alta e privo di segnavia in prossimità di un paio di impluvi,anche se il proseguo è intuitivo,(meriterebbe un pò di manutenzione).Dopo il Ricovero Pezzeit (aperto)diversi schianti "datati",parzialmente risolti non ostacolano il semplice sent.435...panoramica e prudente la salita alle pendici del monte, con le prime timide fioriture di rododendri.Dalla selletta inizia il suggestivo percorso di cresta tra resti di fortificazioni e gallerie,dove genziane e coloratissimi fiori fanno bella mostra sulle candide roccette,l'ultimo tratto con traccia poco evidente e un pò franato, è guidato con sicurezza da evidenti segnavia G/B per la piccola cimetta dalla visuale mozzafiato a 360°.Ci raggiungono "su" due esc.Stefano e Giordana Santin e assieme condividiamo allegramente escursioni e quotodianità....poi il tranquillo rientro per lo stesso percorso...Bello...dopo tanta acqua ci voleva !!! Mandi
  • 31/08/2014 Il 29/08/2014 ho raggiunto la cima orientale del Salinchiet (l’altra che sta a cento metri di distanza in linea d’aria sembra irraggiungibile, anche se qualcuno vi ha posto una croce) utilizzando il sentiero CAI 438. Percorrendo la strada della Val Pontebbana che porta a Cason di Lanza, Il sentiero ha inizio dove si trova il cartello "Loc. Carbonaris" (quota m 930 circa; piccolo parcheggio). Si scende lungo una strada forestale fino al torrente Pontebbana. Per guadarlo conviene togliere gli scarponi e bagnarsi i piedi. Seguire sulla riva opposta la traccia nell'erba traversando a sx fin dove il sentiero diventa finalmente evidente e sale deciso nel bosco. I segnavia sono piuttosto radi e molto sbiaditi. Arrivati ad un piccolo crocifisso, il sentiero continua meno ripido, fino ad interrompersi in prossimità di un piccolo rio che si supera con un po’ di perizia. Si prosegue nel bosco fino al rio Pradulina. Anche qui l’attraversamento non è molto agevole e si deve risalire un po’ il tormentato alveo tra massi e ghiaioni fino ad intravvedere sulla riva opposta il proseguo del sentiero (qualche ometto). C’è ancora qualche tratto malevole da superare, ma ben presto la traccia si fa comoda fino a sfociare nella parte bassa dei prati di Malga Pradulina (alcune mucche al pascolo). Da qui per risalire alla forcella del Cuel Mat (sentiero CAI 435) non c'è inizialmente né segnavia né traccia evidente. Dalla stalla superiore guardare in direzione del Cuel Mat e andare via in leggera diagonale su una flebile traccia di calpestio. Arrivati ai margini dell'abetaia si trova un sentiero ben marcato (bisogna superare alcuni schianti), che conduce alla selletta del Cuel Mat. Da qui, lungo l’Alta Via Val d’Incarojo, il tracciato passa in mezzo ai pini mughi. In prossimità di una breve galleria seguire a dx i segnavia gialli. Solo l’ultimo tratto, per salire in cima, è parzialmente dirupato e franato. Per il rientro non ho trovato la traccia (né segnavia gialli) che doveva chiudere l’anello e portare a Forca Pradulina, sono quindi ripassato per la forcella del Cuel Mat per ridiscendere a Casera Pradulina e da qui alla Loc Carbonaris rifacendo i due guadi sul Rio Pradulina e sul T. Pontebbana. Buone camminate a tutti. Bepi, Cividale.
  • 10/06/2014 Nel pradulinico pomeriggio mi faccio prendere dalla tentazione di godermi il tramonto dal Salinchiet, salendo dalla direttissima dell’alta via e scendendo per il Cuel Mat, lungo il crinale orientale, rientrando alla casera con il 435. Per evitare sorprese notturne tento di individuare la discesa ma non trovo segnali, solo una traccia che seguo nei prati, quasi subito ostacolati dagli schianti. Scarto l'ipotesi per evitare un nascondino con la lampada frontale tra tronchi orizzontali e verticali. Tra una farfalla e un libro giunge l'ora. Dalla forca, l'inizio dell'alta via Val d'Incarojo è precario nei segnali, ma basta tener la linea della sella senza spostarsi troppo sulla destra. Poco dopo compaiono tranquillizzanti segnavia che rendono sicuro l'incedere fino a quota 1650. Da qui il troi scompare, proprio nella massima verticalità dell’ascesa, con un terreno instabile, insicuro e scomodo. Fino alla cima. Pare che il Salinchiet si sia voluto togliere del peso superfluo di dosso, come se una mastodontica zappa ne avesse dissodato le pendici. La salita è dura, senza respiro o troppe possibilità di zigzagare comodamente. Però, ostinato come un mulo, senza pensare ad un ritorno in penombra su di un terreno del genere, continuo deciso. La cima si sgretola al solo guardarla. Sono solo quando la luce trasfigura in ombre i monti a occidente, rendendo i fianchi linee omogenee avvolte nella nebbia. Dall'altra parte il Montâs, finalmente a favor di luce, che mostra orgoglioso la sua enorme venatura rosastra. Lunga e sorridente l'attesa in quella cima così stretta, intima da far spavento, impreziosita da delicate fioriture rupestri. Poi, di colpo, il sole inizia a correre, si conta alla rovescia, esplode l'incendio, poi la quiete. Scendo alle nove mentre i camosci riempiono la valle col loro vociare. Ogni passo è ponderato, pur esausto mi concentro fino a ritrovare il troi. Tra gli alberi, al riflesso della luna, decine di sarte e sarti cuciono indaffarati trappole d'argento per il giorno dopo. Un pipistrello svolazza attorno a Pradulina, rimango fuori con lui, a leggere sul piccolo tavolo di legno aspettando una ad una, quelle schegge di luce che oggi rimarranno in gran parte nascoste. Tirando le somme: il lato meridionale del monte è privo di neve, permangono lavine nel versante nord all'altezza degli ultimi ghiaioni da attraversare giungendo da Pezzeit. Sconsigliata la percorrenza dell'alta via da forca Pradulina (a meno di passo sicuro) e da tenere in considerazione le possibili difficoltà nella salita del 435 da Carbonarie.(07.06.2014)
  • 29/09/2013 Il sole e la sua ubicazione ben nascondono la freccia che indica un sentiero con una buona traccia ma poco segnalato. Si capisce subito che è un outsider rispetto alle autostrade che percorrono Lanza in lungo e in largo. Non certo per la sua bellezza. Il dolce saliscendere nel bosco ammalia i primi passi condizionandone la frequenza. Al ricovero Pezzeit è d'obbligo una curiosata.. La scala esterna conduce al sottotetto dove reti e materassi sono accatastati. apro la doppia porta.. Mangime ovunque. In terra una busta di ratticida vuota ha sterminato indistintamente roditori e ghiri, i cui cadaveri sono un pugno allo stomaco che toglie il fiato. Scendo con gli occhi sbarrati tentando di far finta di niente, per fortuna lo zio settantenne m'incalza con i suoi discorsi. Oggi, evitando la deviazione a Casera Bregolina, vorrei fare anche il Pizzul (usando il 641 per un anello). L'avvicinamento al Salinchiet sembra più lungo del previsto, gli ambienti sono vari e cambiano repentinamente fino ad arrivare ai sottili tornanti che portan alla sella. Il Cullar fa bella mostra di sé e si fa ammirare spavaldo, da dietro timidamente spuntano il Sernio da un lato e dall'altro sorella Grauzaria. Sulla cresta che porta alla cima celebriamo la scelta di libertà di una sessantenne austriaca che gira da sola per monti col suo camper nuovo. E' salita a stima dalla casera, segnalando come il sentiero fosse poco evidenziato. La salutiamo con torta, sorrisi e biscotti e raggiungiam la cima. Traumtag! Passiamo un’ora cibandoci d’orizzonti. Poi la discesa. Sulla cresta ritroviamo l’austriaca. Segnata da una battaglia persa coi mughi e stremata dalla ricerca di tracce. La tranquillizziamo, invitandola a scendere con noi. Giunti all’auto le offriamo un passaggio e un rifocillamento alla malga di Rio Secco. Un lungo e poliglottico ritorno che fa svanire il Pizzul dal programma, per arricchirlo con dell'umana conoscenza. Gli occhi della rinfrancata Helene risarciranno oltre misura il progetto iniziale. (24.09.2013)
  • 25/06/2013 22/06/2013Il percorso è quello descritto. Dò un po' di aggiornamenti e tempistica. La partenza è subito dopo il ponticello a sinistra, non c'è nessun cartello, seguire la traccia. Al Rif. Pezzeit in circa 30 min. Al bivio sulla selletta del Cuel Mat altri 60 min. Il tratto descritto come strappo per l'antecima è invaso dai mughi, bisogna passarci in mezzo. Alla cima in ore 2,20 complessive. Il bivio per la discesa a casera Pradulina è segnato e c'è traccia di sentiero. Consiglio di puntare giù dritti, ci sono segni gialli sbiaditi, poi arrivati alla vegetazione tenersi a destra e seguire l'evidente traccia di sentiero che è ben segnalata in bianco/rosso. Alla casera in 25 min. Casera veramente bella. Da qui per risalire alla forcella del Cuel Mat (25 min.)non c'è il paletto indicatore nel pascolo, descritto nell'itinerario (o io non l'ho visto. Consiglio di portarsi all'altezza della stalla superiore guardare in direzione del Cuel Mat e andare via in leggera diagonale su una flebile traccia di calpestio. Arrivati ai margini dell'abetaia si intravvede il sentiero ben marcato, non segnalato per un lungo tratto. Dalla selletta in 1 ora e mezza di nuovo alla macchina. Naturalmente i tempi sono indicativi. Oggi è la mia prima uscita stagionale (sic) e sono più veloce in salita che in discesa (le ginocchia ormai protestano). Percorso remunerativo.
  • 03/07/2012 Percorso il 30 giugno; sentiero particolarmente nervoso causa erba alta, presenza di mughi e poco segnalato; il saliscendi iniziale compensa il poco dislivello e la lunghezza del percorso rende la gita piuttosto faticosa. Attenzione ad intraprendere in maniera giusta il sentiero che si diparte da casera pradulina e si immette nel bosco verso cuel mat
  • 18/04/2005 Strada o carrareccia: Carrareccia per casera Chianeipade. Da Dierico a C.ra Chianeipade. Alla quota di 1.000 - 1.050 Mt. appena sotto il M.te Chiastilirs una frana con un fronte di 20 - 25 Mt. ha letteralmente asportato il sentiero. Per poter superare la frana la traccia è stata fatta sulla stessa in continuo movimento franoso ed essendo molto ripida il suo superamento richiede la massima cautela. Ritengo comunque che sia molto rischioso attraversarla.. Attraversamento pericolosissimo.. giorgiobraidotti@tin.it
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  • la cresta dalla cima
    19/06/2016 la cresta dalla cima
  • la cima del Mt. Salinchiet
    19/06/2016 la cima del Mt. Salinchiet
  • la mucca di casera pradulina con le corna storte
    03/07/2012 la mucca di casera pradulina con le corna storte
  • Casera Praduline. Ci vuole la pala. . miziomuec@libero.it
    19/03/2009 Casera Praduline. Ci vuole la pala. . miziomuec@libero.it
  • Casera Praduline. Tutto liscio. . miziomuec@libero.it
    19/03/2009 Casera Praduline. Tutto liscio. . miziomuec@libero.it
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