Il monte Krn è sicuramente una delle cime che più affascinano gli alpinisti: il suo profilo inclinato (non per niente i friulani lo chiamano "Lavador") lo rende immediatamente distinguibile tra le molte vette delle Alpi Giulie. Con i suoi 2.245m svetta imponente sopra Kobarid (Caporetto), facendo quasi da sentinella alla media valle dell'Isonzo. Partendo da Gorizia, si prende la strada che costeggia il fiume color smeraldo e si arriva fino all'abitato di Kamno dove si svolta sulla destra: si continua su strada asfaltata a tratti stretta ma assolutamente ben tenuta (davvero una rarità per le strade slovene in montagna!). Superato l'agglomerato di Vrsno si lascia la macchina in un ampio parcheggio fuori dal villaggio di Krn. L'escursione inizia a 1000m e finirà in cima, dopo un dislivello positivo di 1200m. Il ridotto sviluppo planimetrico e l'importante dislivello da affrontare, rendono il Krn un'escursione non scontata già in estate, figuriamoci in inverno dove con la copertura nevosa lo sforzo fisico aumenta esponenzialmente. Tuttavia, causa le poche nevicate e la temperatura insolita per la stagione, il sentiero è sgombro da quantità di neve importante almeno fino ai 1800m. Nel primo tratto (1000-1400m) saliamo agevolmente: della neve neanche l'ombra. Arrivati a 1400m sulla traccia del sentiero una lunga e pericolosa lingua di ghiaccio ci accompagnerà per un bel po': calziamo i ramponcini e iniziamo a usare i bastoncini da trekking per mantenere l'equilibrio. Superata la quota di 1400m la neve si fa via via più continua e dopo i 1800m anche la pendenza diventa marcata. Per la progressione da questo punto in poi usiamo picozza e ramponi per avere passo più fermo e sicuro, potendo così anche godere di un ampio panorama sulla pianura friulana, sulla valle dell'Isonzo e sulle prime propaggini del Canin che iniziamo a intravedere in lontananza. Raggiungiamo il rifugio parzialmente sommerso da metrate di neve. Decidiamo di proseguire direttamente fino la cima. Gli ultimi metri, dal rifugio alla cima, si rivelano i più insidiosi: cornici di neve, pendenza importante, manto nevoso compatto rendono d'obbligo picozza, ramponi e caschetto, passo sicuro e molta attenzione. In poco meno di 15 minuti si guadagna la vetta, irriconoscibile rispetto al periodo estivo, ridotta ormai solo a un cucuzzolo di neve. Dalla cima sul versante orientale vedo anche dei lastroni di ghiaccio: sembrano molto compatti e ci fanno desistere dal prioseguire verso la Batognica. Rientro per il sentiero fatto in salita. |