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25-06-2016 18:20 |
loredana.bergagna |
Rifugio chiuso, ristrutturazione tetto, impianti sciistici oramai dismessi per sempre minor innevamento e quando la neve c'è, ci pensa "il marino" a scioglierla, cannoni venduti, seggiovia vecchia di 30 anni. Il lago Verdarolo sta diventano una semi palude, al lag Scuro solo qualche plip-plop di pescetti guizzanti. E poi si sale di brutto e a vista da un segnavia (raro) all'altro (sbiadito) fino all'incrocio con il percorso GEA. Ancora ripida salita fra piccoli faggi contorti e terreno scivoloso, non poche difficoltà a trovare il sentiero, fatto avanti e indietro più volte e poi individuato un ramo tagliato alla base e a terra un cartello del Parco, dopo tutto si è fatto più semplice. In questo tratto di percorso la boscaglia ha oramai preso il sopravvento, è tutto un intrico fino a che non si esce sul crinale con lo spettacolo del sottostante lago Paduli luccicante al sole. A destra si giunge in breve al Monte Malpasso e subito anche alla Cima Canuti est, la Canuti ovest non è proprio dietro l'angolo. Ho sudato un po' (e non per il caldo) per arrivare alla Cima della Pitturina, lì ho fatto un bel sospiro avendo alle spalle le difficoltà degli aggiramenti rocciosi e verticali. La foce di Branciola è contraddistinta da due vecchi cippi, uno simile l'ho trovato anche sul soprastante monte Bocco (ometto grande quanto un nuraghe). Lì, sulla cima nessun cartello indicante la mia via, un aiutino dalla bussola e anche l'Uomo Morto è raggiunto con un percorso fra erba alta e terra smossa, sole caldo ma oggi fortunatamente c'è un venticello gradevole. Alla mia destra vedo la capanna Cagnin e poi finalmente il passo Giovarello, giù al lago Martini come ieri e via di Prato Spilla a chiudere l'anello. (24.06.2016) |
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