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Anello della Val Preone
N. record trovati: 5
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02-08-2021 00:00
laura.molinari laura.molinari
18 luglio 2021. Piano B deciso su due piedi al mattino, causa meteo incerto e peggiore del previsto: uno sguardo alla Tabacco e si decide per la zona del Monte Rizzat, elevazione minore tra il gruppo del Verzegnis e la Val di Preone. Lasciata� l auto in uno slargo prima di Sella Chiampon, imbocchiamo la pista forestale diretta a Malga Palis e coincidente con il segnavia CAI 807. La pista sale lungamente con pendenza molto regolare nel bosco sino a sbucare, attorno quota 1250, nel pascolo della malga, che offre un primo scorcio panoramico verso il fondovalle e il cocuzzolo del Monte Rizzat. Lasciata piu� in alto sulla destra la malga vera e propria, si transita davanti al Ricovero della Casera Palis (aperto e ben attrezzato, dispone anche di una buona tettoia esterna) e poi, proseguendo in leggera salita sulla pista ormai inerbita, si raggiunge velocemente Forchia Rizzat. Da qui la salita per la cima � breve ma non molto evidente. All?andata, oltrepassata una piccola zona erbosa sulla sinistra della forca, abbiamo cercato di seguire il sentiero CAI 804, che pero tende a perdersi una volta arrivati nei prati; compiuto un tornante, si traversa in salita nell erba sino a portarsi al limite est della cresta (boscosa e pi� ripida sull altro versante ? segnavia biancorosso su un albero), che si percorre facilmente destreggiandosi un po� tra la vegetazione sino ad arrivare al� suo limite occidentale, in una zona con faggi contorti. Bella la vista verso il vicino versante occidentale del Verzegnis e verso Sella Chiampon, mentre la visuale nelle altre direzioni � preclusa dalla vegetazione. In discesa dalla cima, ripercorsa la dorsale sino al suo termine, anziche scendere per i prati, ci caliamo direttamente e liberamente nel bosco verso la Forchia Rizzat, visibile poco piu in basso. A conti fatti, questo percorso sarebbe stato senz altro preferibile anche in salita. Dalla Forchia, visto che il tempo tiene, decidiamo di proseguire per il CAI 807 sino a Casera Lovinzola di Sopra: il sentiero � in buone condizioni, prima sale a svolte nei prati e poi, doppiata la dorsale che scende dal Cormolina (da qui con una breve deviazione per tracce si puo raggiungere un pulpito panoramico con una grande croce), inizia un panoramicissimo traverso che conduce alla Casera Lovinzola di Sopra, offrendo scenari molto vari. Il Ricovero � piuttosto spartano, all interno un fuggi fuggi di topolini. Per il ritorno abbiamo ripercorso a ritroso la stessa via. L escursione ha avuto una durata complessiva di 5.30 ore, di cui 1.45 per il Monte Rizzat, 3.15 a Casera Lovinzola di Sopra e 2.15 per il rientro. In totale il Garmin ha misurato 1040 metri dislivello per uno sviluppo di 18,6 km. Mandi a tutti!
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17-11-2017 18:30
michele michele
Percorso oggi. Decisamente ripida la salita alla forca e alla fine anche un poco disagevole e con traccia evanescente. Comunque molto ben segnato. Sella Chiampon totalmente deserta.. trovato neve (che non impensierisce)sopra i 1200 mt.
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16-07-2015 20:55
loredana.bergagna loredana.bergagna
Alla partenza tante coccole ad un micio nero che vuol curiosare nel bagagliaio, e si strofina e poi mi segue fino all'avvio, è un buon inizio penso fra me. Oltre il guado la musica cambia subito, tira su di brutto questo bosco, lo guardo piegando la testa all'indietro e stando ben attenta a dove posare lo scarpone; e si, come ha detto Askatasuna, sul sentiero/sentierino/traccia ci sta un piede scarso per volta e occhio alle foglie che non aspettano altro che farti scivolare. Tabacco alla mano (ma non da fiutare) guardo quel sentiero puntinato e capisco, tutti quei puntini se li merita tutti e anche qualcuno di più..Nell'ultimo tratto fino alla forca non c'è più nemmeno la traccia ma basta puntare in alto...la discesa non ha storia, lunga e monotona su pista e poi la rotabile. A mio parere la parte migliore del percorso è il sentiero che si stacca a destra dopo l'omino e che scende a fondovalle.
Tutto l'anello è percorribile (anche se talvolta si sgarfa) grazie al notevole lavoro di taglio dei tanti alberi caduti, i segnavia visibili ed in più punti ripassati.
Tanta fatica a percorrerlo e non mi ha entusiasmata, ma credo che ogni montagna meriti una visita anche per mantenere vivi i suoi sentieri
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11-07-2015 18:38
alessandro.cella alessandro.cella
Ciao a tutti! Io e alcune persone abbiamo ripulito il sentiero 804 dalla maggior parte degli alberi caduti e ripassato con la vernice i bolli CAI.
A Preone è stato messo un nuovo cartello per indicare l'inizio del sentiero, quello vecchio è misteriosamente scomparso assieme al palo che lo sosteneva. Ora è il momento di venire qua a camminare!!
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17-05-2014 11:19
askatasuna askatasuna
Il bosco porta con sé i segni dell’inverno e il sentiero è ostruito di continuo. Nulla di insormontabile ma il troi che tira già di suo, spesso obbliga a tagli ancor più verticali. Per fortuna dura poco. Una volta entrati nella maestosa faggeta l’unico problema è camminare con gli occhi in su. L’effetto cromatico è d’una bellezza ipnotica, una costante, carezzevole trance che non lascia scampo. Al suolo, un letto di foglie marrone sfuma nel tormentato grigio dei tronchi, esplodendo in un verde intenso che cela il cielo. Da nord soffia bene, il vento corre scatenato per il bosco, infilandosi in ogni pertugio. Il traverso è delicato. Sarebbe stata dura senza i bastoncini a far da zampe supplementari. Il troi, reso scivoloso dal corposo strato di foglie, è esile, tanto da garantire l’appoggio a una scarpa per volta. Il pericolo è relativo in quanto i ripidi canaloni non portano verso dirupi ma in condizioni invernali o umide tutto si farebbe più serio. L’ultimo tratto è interessato da altri schianti che rendono il troi un fai da te, preferisco la direttissima. In forca le fronde incorniciano Vile e il Vas da un lato, il Coglians dall’altro. Il paesaggio ci entusiasma, eppure è “limitato” alla val Preone e al gruppo del Valcalda. Sarà che salendo per troi ripidi e stancanti lo senti ancor più tuo, più meritato, come se la fatica non fosse solo il giusto “prezzo” ma un mezzo per poter appagare l’anima, per rendersi pienamente conto dell’incantesimo che ci circonda. Goloso di uno spicchio di nord continuo per la cresta. Dree si ferma a mangiare e scuote la testa. La Bugj la coda. Oggi anch’io sono dotato di fiuto canino. Scendendo di 50mt di dislivello, proprio quando s’è persa ogni speranza, la visuale si apre netta, mozzando il fiato. Dalle Dolomiti friulane l’occhio prosegue incredulo fino al Col Gentile. Ritorno sui miei passi controvoglia, trascinato da un’aiaron gelido e rabbioso. La discesa porta con sé amare sorprese. I lavinali trascinano a valle i nostri sorrisi, i prati sono intersecati da enormi corridoi di distruzione. La neve è ricoperta d’erba e terra. Non sembrano movimenti valanghivi ma unghiate che han raspato il suolo con inaudita violenza, trascinando via ogni cosa. Una visuale che ostacola il sentire ma non l’incedere. Alla casera Dree si sofferma su grandi mucchi di fatte ungulatesche. Attaccati alle pareti, testimoniano la disperazione che ha portato queste bestie a stringersi alla dimora dei loro unici predatori. A quota 1050 una carrareccia non segnata sulla carta scende verso nord, tagliando il percorso, sarebbe interessante seguirla ma optiamo per un rientro lungo ma piacevole. Bel giro, con una salita per mateatori incalliti. (15.05.2014)
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