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18-10-2020 00:00 |
stefano.andorno |
Percorso oggi 18/ 10/2020: Itinerario ben segnalato. Oggi, dai circa 1500 metri di quota, presenza di neve bagnata che, sul ripido, risultava decisamente scivolosa. Deciso quindi di non avventurarci lungo la "variante". Splendido il panorama sul Crep Nudo, Col Nudo e sulla Valcellina. |
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28-12-2018 23:21 |
Pierpa2787 |
Percorso oggi ottimo il sentiero fino in cima...percorso anche la variante in discesa da forcella Giaveit...Attenzione!!! Dopo le piogge di fine settembre il sentiero è franato e per la variante in discesa lo consiglio ad escursionisti veramente esperti...meglio ridiscendere dalla via normale |
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25-11-2016 00:22 |
denismitri |
Escursione effettuata il 20/11. Il sentiero CAI 696 è in ottime condizioni poichè è stato pulito da alberi e pini mughi nell'estate 2016 da volontari del CAI Pordenone e CAI Claut (come si legge nel libro di vetta). Siamo saliti e scesi utilizzando il sentiero CAI 696, senza effettuare la variante di discesa per forcella Giaveit. In condizioni di sentiero bagnato porre attenzione alla discesa, resa più difficoltosa dalla presenza di molte foglie. Tempo indicativo (escluse soste) 4h20m |
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09-12-2015 09:58 |
massimocadel |
Percorso fatto ieri 8 dicembre 2015. La strada della Val Chialedina è completamente ghiacciata, perciò l' auto si deve lasciare poco dopo la svolta da Cellino e proseguire a piedi fino all' imbocco del sentiero. Tutto è perfettamente segnalato , nessun dubbio sul percorso che comunque ora varia tra neve ghiacciata a foglie bagnate e , vista la pendenza risulta abbastanza "impegnativo", comunque in poco più di un ora si arriva alla cima. La visuale è splendida ...catena del cavallo fino al Crep Nudo a sud-ovest , a nord-ovest Duranno,Frati e dietro Civetta,Pelmo e Antelao. Al ritorno provata variante per forcella Giaveit ma il percorso che riporta in valle è da scartare assolutamente (almeno per me) ripido su sassi bagnati e neve ghiacciata...ritorno fatto lungo la Val Provagna ,che ha portato la passeggiata a 20km totali. Provante 'sto Provagna ma merita assolutamente la fatica..la vallata una gran bella scoperta con un torrente dalle acque meravigliose che vi accompagnano fino alla fine del tragitto. |
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31-10-2014 18:18 |
askatasuna |
La val Chialedina è operosa fin dal mattino. Le motoseghe cantano chissà dove. Il troi tira gli ultimi colpi di colore con qualche Poligala ritardataria. Il bosco è già spoglio. Poi, tra i faiârs, appaiono le dispensatrici di luce. Sparute betulle che acuiscono l’arrivo del sole anche in questo versante. Sotto le cime che si stagliano verso le Dolomiti friulane il mare di nubi è una labile striscia fumosa. Un’isoipsa statica e quasi trasparente a delimitar un confine immaginario. Sull’antecima finalmente li incontro. Sono tre, i camosci. Con le pance tonde, per affrontar le durezze che li attendono. Li sorprendo in un pendio ripido. Normalmente i loro balzi son tuffi diagonali verso valle, connotati da uno sfiorar di zoccoli, impercettibile e silenzioso, attimo che prelude al successivo volo. Qui la verticalità e l’affollamento mughesco cambia la tattica. Si slanciano orizzontalmente per poi lasciarsi andare qualche metro, quasi in verticale. T’aspetteresti che aprano il paracadute. Paion precipitare. Buffi nella loro maestria diversamente sfuggevole! Poco prima della cima s’oltrepassa un ceppo di mugo che ha pagato il prezzo di trovarsi nel bel mezzo di un troi mantenuto a regola d’arte. Enorme, rivela tutta la sua ostinatezza. Pare un polpo che lancia in ogni dove tentacoli scheletriti che fuoriescono dalla cupola terrosa. Il panorama che s’apre dalla cima è mozzafiato. Oltre alle vette monumentali da questa strategica elevazione lo sguardo si perde dietro le svirgolate delle bianche serpi di ghiaie che alimentano il Cellina. Chialedina, Settimana e Cimolaiana son valli ma prim’ancora giacigli di lacrime stagionali, talvolta rabbiose e vocianti. La discesa a forca Giaveit è breve ma varia. Il confine tra il grigiore desolato dei faggi e il verde cupo dei mughi colpisce. Poi i prati che accecano e quell’ultima conca di faiârs ove paion riposare tutte le foglie del crinale. La discesa è ben segnalata da innumerevoli bolli rossi ma l’attacco non è speculare alla discesa del troi Cai. E’ necessario avvicinarsi alla parete che s’alza impervia. Ripida, come il resto dell’itinerario, è sconsigliata con terreno ghiacciato o bagnato. Ogni passo è ripagato dalla vicinanza di stratificazioni rocciose che si fan delizie. Superata l’illusione di discese friabili si torna al bosco. A giocar con le foglie. Ad ascoltar che han da dire sollevandole con dei calci o adagiandosi su di loro come fossero piume. Ultimo colpo d’occhio son le faggete della valle. Senza veli, evidenziano la gran quantità di massi erratici che dopo un rotolìo impensabile, han deciso di fermarsi, a punteggiar di bianco, quel mare di foglie brune.(25.10.2014) |
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14-11-2013 19:14 |
r.pagu |
Fatto oggi con il fido compagno di camminate Luca. Salita che "non molla" almeno fino al secondo bivio, poi due antecime ti illudono di essere arrivato. In cima panorama bello, oggi reso vario dal continuo accumulo e diradamento di nuvole. Fatta la discesa per forcella Giaveit. Sentieri in ordine, segnavia in salita ripassati da poco e recente opera di pulizia dalle ramaglie. Bolli rossi ben distribuiti per la discesa dalla forcella. Prudenza se si scende per la variante per le pendenze sostenute. RP |
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08-11-2013 19:23 |
marco.raibl |
Ieri,solamente io e i camosci.Nel tratto sommitale,con cautela,dopo averli visti,mi sono avvicinato a sei-sette di loro,che si godevano il sole e quel panorama vastissimo.Breve attimo.La loro naturale predisposizione a prevenire il pericolo,li ha portati ad individuarmi.In vetta,comunque,rimanendo in silenzio vicino alla croce,ho atteso il loro ritorno.E infatti,dopo circa un quarto d'ora,un bel maschio si è fatto vivo.Ci siamo guardati negli occhi e poi lui,con grande tranquillità,è tornato tra i mughi.Venti metri ci hanno divisi.Sono attimi che valgono una giornata.Il resto:sentiero scivoloso.In alto perché il sole asciuga la lettiera.Sotto perché la sua mancanza la fa marcire.Col ghiaccio meglio evitare,vista la pendenza.Ciao a tutti |
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05-05-2013 22:37 |
stefano |
Salito il venerdì 3 maggio ,sentiero abbastanza in buone condizioni ,neve nel canale di salita alla forcella giaved e dopo la forcella nel tratto vicino al bivio (anello salita discesa)e nella cresta finale (seconda antecima) |
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16-09-2012 18:34 |
Fausto_Sartori |
Mi chiederò sempre come ha fatto quel signore che ho incontrato alle nove e trenta scendere dal Provagna quando io avevo appena cominciato a salire. “Ho poco tempo” mi disse il gentile escursionista “ma su è bellissimo e c’è leggera brezza”. Sentiero, come dice Loredana, da stare concentrati, sottile e ripido sui ripidi, all’andata; al ritorno chissà perché la sensazione è diversa. Non è poi così ripido, e neanche così esposto. Mah! Si sale con l’impressione di camminare un po’ in bilico, su costola sottile. Salita che non molla mai, e con una serie di anticime che ti fa un po’ venire il nervoso. Certo panorama credo dei migliori, ma non me ne intendo, tra tante cime, valli che entrano, si intersecano, direi molto frastagliato e vario nell’insieme. Il Provagna ha la cima tonda tonda, e fa un po’ ridere. Manca la penna al quaderno di vetta, le firme si fermano ad aprile. Anch’io mi son goduto più il ritorno. Ho incontrato per la via la Regina del Provagna, immensa lumaca in tubino di diamante nero, tempestato di paillettes, con due cornetti leggermente maculati; la tempestai di foto obbriobrose come un vero paparazzo (vedi foto). Ella si girò sdegnata, drizzando i cornetti altrove. |
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27-09-2011 00:00 |
loredana.bergagna |
E' appena giorno quando esco dalla galleria e una fitta nebbia sovrasta, come sempre, il lago di Barcis ma già all'uscita dal paese vedo nitidamente il Crep Nudo bianco, rosato illuminato dal primo sole; mi incanta l'incredibile colore delle veloci acque del Cellina. Proseguo fino a Cellino di sopra, giro a sinistra eproseguo per circa 3 km lungo una stradina incassata fra la val Chialedina. Ad una curva, nei pressi di un guado, ecco il segnavia Cai ed un vecchio cartello in legno. Già ad una prima occhiata il sentiero mi si presenta per quello che poi potrò constatare: selvaggio è dir poco. Mi inerpico, il sentiero è una ripida traccia fra erbe alte ed intrecci di mughi, i segnavia sono sempre presenti. Cammino, qualche foglia cade dagli alberi, sembra non esserci vita animale: non uccelli farfalle mosche, niente di niente. Esco dal bosco presso la forcella che sale alla cima del Provagna, mi accorgo di quanto ripidi siano gli strapiombi verso la val Cellina. Risalgo l'ultimo tratto, è una traccia che si perde fra l'erba, mugli e ginestre, dev'essere uno spettacolo vederle fiorite. Giungo alla cima, grande ometto, libro di vetta e piccola croce costruita con due rami secchi. Il panorama è grandioso, sotto, perpendicolare, intravedo Cellino di sopra, il nastro del Cellina che si snoda fino al lago di Barcis e tutti gli innumerevoli orizzonti: Una firma e ridiscendo per la stessa via della salita, massima attenzione, il sentierino è ripido e spesso si snoda sul bordo dei ripidi verdi. Mentre scendo mi sento leggera, libera come se il mio corpo mi camminasse avanti ed io, la sua essenza, dietro, attenta ai profumi, ai suoni, alle emozioni. Percorso catartico.
Loredana |
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