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Monte Zita dalla val Zemola
N. record trovati: 12
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29-09-2021 00:00
cjargnel cjargnel
Mi mancava il M.Zita dal ripasso della Val Zemola e ieri, 28/09/21, mi son tolto lo sfizio in una giornata meteo molto buona. Il percorso non presenta segni di degrado, la salita alla F.lla Zita chiede il giusto dazio, la traccia che porta in cima � ben percorribile e solo nell'ultimissimo tratto si sale a naso. I panorami sono magnifici e non mi faccio pregare a soffermarmi lungamente in cima. Son ridisceso poi per la via dell'andata salvo una veloce puntatina alla C.ra Bedin di Sopra. Escursione molto gratificante che invita a pascere gli occhi del bello che specie, ma non solo, verso le Dolomiti, questo balcone offre. Mandi e buine mont. (28/09/21).
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12-11-2020 15:21
loredana.bergagna loredana.bergagna
Fallo, dice il compare, ma solo se la giornata è perfetta, fallo, ripete il compare, è alla tua portata e inevitabile il pensiero corre agli ultimi due fallimenti/rinunce che evidentemente mi hanno fatto perdere punti. Mancano pochi minuti alle 8 che due comari s'incamminano lungo la pista che sale dietra a casera Mela, gran via vai di traffico pesante, vedremo poi che sono in atto lavori di consolidamento del terrapieno su cui sorge il rifugio Cava Buscada, ci sorpassano velocemente anche Giampiero e consorte, i gestori del rifugio. Senza troppa fatica raggiungiamo la deviazione che sale a sinistra alla forcella di Zita, traccia quasi sempre ben evidente fino alla forcella (cartelli di legno comodamente sdraiati) e poi per zolle seguendo la traccia che ogni tanto si nasconde oppure salire “di brutto”. Seguendo la traccia si incontrano delle lingue di neve (circa 40 m) ben ghiacciata e terreno altrettanto ghiacciato, noi ci siamo tenute poco più in alto camminando sugli arbusti, più a monte, quasi nei pressi della cima, delle fettucce bianche chiariscono ogni dubbio sulla via da seguire. Che dire, da lassù in una giornata come quella di oggi, dell'estate di San Martino, la vista è incomparabile e mentre rosicchiamo qualcosa arriva una coppia di Belluno con festosa cagnolina al seguito; noi si scende questa volta seguendo le fettucce bianche, facciamo visita a casera Bedin e poi saliamo a Cava Buscada dove si lavora alacremente, un saluto ai gestori ricordando altri momenti conviviali lì trascorsi e poi rientro lungo la pista essendo attualmente sconsigliabile, a causa dei lavori, la discesa lungo il sentiero dei cavatori
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30-10-2019 21:41
laura.molinari laura.molinari
Escursione di sabato 26 ottobre, in una giornata tiepida, asciutta e limpida, senza neanche una nuvoletta all’orizzonte. Per la salita seguiamo fedelmente le indicazioni della relazione, il tratto sulla pista di Cava Buscada è abbastanza lungo, ma gli squarci panoramici che si aprono verso il Duranno e i caldi colori autunnali lo rendono comunque piacevole, non ci si annoia. Una sosta a Casera Bedin, e poi la salita riprende con bel altra pendenza … i segnavia sono scarsi, ma non ci si può comunque sbagliare, si procede seguendo la traccia, che guida sostanzialmente in verticale verso la Forcella. Dopo l’insellatura, si continua verso nord per la ripida traccia intagliata tra i mughi; più su, dove il terreno è più aperto, in mancanza di altre segnalazioni, è qualche timido ometto ad indicare la giusta direzione. In cima ci attende un panorama indescrivibile, che ci fa ben presto dimenticare tutti i pallini sputati durante la salita! Piccola, rustica croce piuttosto malconcia, alla base contenitore in plastica da vivande a chiusura ermetica, con libro di vetta tagliato a misura e portato su da poco da Mauro Corona & C. In cima oggi si sta divinamente bene e la sosta è particolarmente prolungata e comprensiva di pennichella rigenerante. Per il rientro, anziché scendere per Bedin di Sotto e Casera Ferrera come consigliato dalla guida, torniamo sui nostri passi fino al bivio con la carrareccia e poi, in blanda salita e attraverso il passaggio della galleria, raggiungiamo il bellissimo Rifugio di Cava Buscada, dove approfittiamo della splendida ospitalità di Roberta e Giampietro. Discesa finale tramite il ripido sentiero dei Cavatori, che in meno di un’oretta ci riporta a Casera Mela. La bellezza del luogo, i colori autunnali, gli amplissimi panorami e le condizioni meteo ottimali hanno reso questa giornata indimenticabile! Mandi a tutti!
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01-11-2016 09:24
roberto.fabbro roberto.fabbro
30/10/2016 Con una variante alla relazione di S/N, tramite il vecchio sentiero, che parte dal primo tornante della pista forestale (ometto) la salita verso Casera Bedin di Sopra, un percorso ben marcato e segnalato da vistosi bolli gialli e da occasionali ometti.Dalla panoramica Casera,dopo aver solcato il Gè di Bedin e guidati da un seminascosto paletto sagnavia, nei mughi una ripidina traccia inerbita (visibile) per Forc. Zita,godendo già di una bella panoramica sulle Dolomiti Bellunesi, all'ombra del roccioso Mt. Palazza.Seguendo poi il percorso fino ad una forcellina da dove, finalmente si scorge la meta, l'ultima risalita poi è facilitata da "sbiaditi"bolli rossi e minuscoli ometti. Dalla cima una visuale imponente su infinite cime che elencarle tutte sarebbe impossibile, facile, solo il Mt.Duranno maestoso compagno di tutta l'escursione. La discesa verso la carrareccia, sent.381 passando per la buia galleria per un caldo brulè al Rif. Cava Buscada,in atmosfera di allegra castagnata...il rientro poi al (P)di Cas. Mela con l'emozionante sentiero dei Cavatori, uscendo sulla pista. Mandi
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20-10-2016 18:51
askatasuna askatasuna
A casera Bedin, la sveglia alle quattro e mezza è amplificata dal vento e dal continuo ticchettio della pioggia. Bastan due tocchi di pollice sul cellulare e si ritorna incoscienti per un’altra oretta. Il tempo di far sfogare il cielo, di recuperare i pezzi e mettersi in moto. Io, Marcio e Michele, sembriamo tre formichine. Ognuna col suo compito preciso. Chi mette su l’acqua a bollire, chi si chiede quanto ha bevuto la sera prima, chi inizia a rassettare. In breve siamo sul sentiero. Discreto e celato dall’erba alta. Non mi ricordavo fosse a tratti così terrazzato. Sospetto che la ripidezza sia direttamente proporzionale ai bagordi. Trattasi di percezione tanninica alterata. Il Borgà è lontano e statuario, mentre lo Zita pare la Cenerentola di turno. Una timida piramide erbosa, quieta ed in disparte. Ben lontana dall’invalicabilità severa delle sue pareti occidentali. Ma la bellezza delle montagne è che rispecchiano le nostre anime. Diamanti lasciati in mano ad un tagliatore folle, rifrangono molteplici profili a seconda di dove e come decidiamo di osservarle. Nessuna di esse rivela il proprio carattere e la propria essenza. Sono schegge di una molteplicità che raramente si possono carpire in una giornata. Perché oltre al profilo, molto dipende dall’altezza da cui l’amante sospira all’amata. Così ogni viaggio si trasforma in un’ulteriore avance, in una nuova e disperata ricerca di legare le difformità, le dissonanze caratteriali, affinché finalmente compongano quel volto e quella personalità che tante volte ci han chiamato a sé. Ma conoscere e conoscerci è un’impresa che avrebbe messo a dura prova Caboto e Magellano. Così rubiamo degli spicchi di orizzonte, sempre pronti a stupirci al prossimo incontro. In cui, di certo, sia noi che lei, saremo diversi. In un autunno di quattro anni fa, una volta in cima, la mia compagna di viaggio d’allora notò due ombre sulla Palazza. Uniche forme animate prive di fogliame di tutta la giornata. Solo dopo aver consumato il desco ci è venuto un dubbio sulla loro identità, scoprendo come da mezz’ora, i dirimpettai che osservavamo erano ungulati e non bipedi! Questo ricordo la dice lunga sul carattere di queste picche, almeno quando cadon le foglie. Ma anche oggi, il temibile ferragosto, le uniche forme di vita incontrate prima del ritorno non erano umane, bensì rondonevoli o fugaci presenze ungulate. Mi chiedo come sia possibile che in un’oretta, un cielo in tutto simile al vello ovino, batuffoloso, denso ed arricciato, si sia liberato e riempito d’azzurri. Rimangono solo sprazzi di quei grumi cotonosi, che giocano con la luce. Vista la brevità della salita e la giornata restiamo per delle ore a perderci negli orizzonti. In una continua partita a ping pong tra Serva e Antelao, Pelf e Tofane, Pelmo e Duranno, Talvena e Col Nudo. Poi, lentamente, scendiamo. L’incantesimo si rompe al cospetto d’un parcheggio affollatissimo. Nell’auto accanto a me, un guidatore disteso, ascolta, a generoso volume, una stazione radio che trasmette solo musica anni sessanta.(15.08.2016)
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22-09-2015 11:38
francesca francesca
Fatto il Monte Zita domenica scorsa come da relazione SN, partendo però a piedi da Erto Nuova (mt 805) ed utilizzando il vecchio sentiero risistemato, transitante per le casere Bedin di Sotto (ruderi, mt 1562) e Bedin di Sopra, sia in salita che in discesa. Questo bel sentiero nel bosco, anche se ripido, segnalato con ometti e bolli gialli sugli alberi, in alternativa alla carrareccia, consente di accorciare di un bel po' il percorso. Da segnalare che il tratto sul greto del Gè de Bedin mt 1350 ca (trovato asciutto, ometti) è un po' eroso, si passa tuttavia senza difficoltà. Dalla casera Bedin di Sopra, 1711 mt, con il sentiero 381 verso ovest, si trovano due paletti, il secondo con segnavia bianco-rosso s'intravede nell'erba ed indica l'inizio della traccia, in alcuni tratti ripidissima e un po' inerbita, che porta alla Forcella de Zita,1958 mt. Da qui la traccia che prosegue verso la cima risulta inizialmente evidente, ma poi sotto l'antecima si perde, viene logico salire direttamente e ripidamente verso l'antecima, dalla quale si può anche scendere per traccia alquanto scomoda e un po' esposta (protetta da mughi) verso una forcelletta per poi salire senza via obbligata in cima. Io, una volta riletta con più attenzione la relazione di Ivo, ho preferito andarmi a cercare la traccia che aggira l'antecima da sotto, una volta individuata la salita risulta molto più facile, si compie un traverso in erba, si passa sotto un grosso masso affiorante ed infine con un ultimo strappo ripido (bolli rossi sbiaditi, ometto, nastri verdi sui mughi) si raggiunge la panoramica vetta. La discesa anche se ripida è risultata facile, visto che la traccia dall'alto si vede bene, sempre che il terreno sia asciutto come domenica, altrimenti si rischia veramente di cadere e farsi male. Per questo motivo e per la difficoltà di individuare la traccia sopracitata, valuterei il tratto di percorso da Pian de Tamaria sent 391 alla forcella e da quest'ultima alla cima per escursionisti esperti. Nel mio caso ho trovato l'escursione impegnativa, sicuramente anche per il dolore alle ginocchia, usurate da tante gite fatte in questa splendida estate. Ulteriori info: la casera Ferrera è monticata da tre anni (capre e vacche) e vi si può acquistare per gli amanti dei prodotti di malga formaggio e caciotta di capra, misto, ricotta e salame. Domenica si svolgeva anche una gara di corsa in montagna da Erto al rifugio Maniago, inoltre diversi escursionisti in zona (altri tre in cima oltre a noi due) e ciclisti lungo la Val Zemola in questa ultima domenica di fine estate.
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13-06-2015 18:13
andrea.bruno andrea.bruno
Salito a Maggio. sentiero pulito e praticabile fino in forcella. Dalla forcella alla cima piegare a dx salendo sul versante Val Zemola. L'anello in cima è di difficile individuazione. Salita nel complesso facile e di grande soddisfazione dal punto di vista del panorama che regala dalla vetta

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08-06-2014 19:32
andrea.bruno andrea.bruno
Tentativo a vuoto fatto di raggiungere la cima. Subito alla partenza non si riesce ad attraversare i mughi per salire alla forcella causa slavine che hanno abbattuto ramaglie e mughi. Non si passa. Bisogna chiedere se ci sono possibilità di aggirare i mughi a Casera Mela o Buscada.
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20-05-2013 20:05
Bruno.99 Bruno.99
Salito il 18/05/13 Purtroppo abitando abbastanza lontano, il tragitto in macchina è stato piuttosto lungo, e con poco tempo a disposizione siamo riusciti solo a raggiungere l'antecima più che la cime vera e propria. Era una giornata a momenti nuvolosa, e il paesaggio non era eccezionale. Prima di andar via, il Duranno per fortuna si è liberato dalle nuvole che lo avvolgevano per un paio di minuti. Nonostante questa assenza di panorama ci sono stati un paio di passaggi molto belli: affascinante il paesaggio della salita a forcella Zita e spassosissima la discesa da Casera Bedin di Sopra fatta di corsa a massima velocità. Nel corso della giornata abbiamo visto diversi animali: un falco da venti metri di distanza e un gruppo di quattro cervi.
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28-11-2011 00:00
Vaentina.luis@gmail.com Vaentina.luis@gmail.com
Salve, scusa del disturbo ma anche io son caduta e rotti legamenti della caviglia. Quanto tempo ti hanno diagnosticato? A me40 giorni stampelle e tutore...e poi forse si inomincia a pensarealla fisioterapia...auguri
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22-11-2011 00:00
pier.colussi pier.colussi
fatta il 13-11-2011; bella passeggiata, magnifico panorama dalla vetta! la parte finale del percorso (s. 391) fino a f.lla Zita e poi verso la vetta, si svolge non su di un vero e proprio sentiero, ma seguendo una traccia su terreno che può risultare scivoloso...anche molto scivoloso...a me è costata la caviglia... Non vedo l'ora di togliere il gesso, riabilitarmi e rifarla. mandi
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20-11-2010 00:00
Mike@Vero.it Mike@Vero.it
Ottimo panorama.Come si raggiunge tale località'?
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