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Elenco commenti

Anello di Sauris
N. record trovati: 7
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31-10-2021 00:00
daniele.russo daniele.russo
Senza la neve questo percorso diventa una piacevole passeggiata nel bosco, con i colori dell'autunno ancora pi� bello. Nessun problema fino alla partenza della seconda tratta della zipline: da li' il sentiero 1A che dovrebbe riportare al parcheggio e' segnalato inagibile e sbarrato. Non ce la siamo sentiti di proseguire; siamo tornati indietro di qualche centinaio di metri fino ad incrociare il primo cartello e le indicazioni del sentiero 1H che discende ripido verso Sauris di Sotto, e sbuca sul sentiero 1B. Arrivati alla segheria si puo' quindi proseguire per la strada asfaltata fino a La Marina. La deviazione non e' eccessiva
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03-06-2021 12:53
lorenzo.cocianni lorenzo.cocianni
Escursione effettuata in data 2 giugno 2021: il tratto tra lo Stavolo Pront e lo Stavolo Oubneker presenta parecchi schianti comunque superabili, la discesa dal Monte Cavallo (seconda stazione zip line) allo Stavolo Sbont Troiero si presenta ripida ed impegnativa con segnali sbiaditi e deviazioni varie tra i numerosi schianti (soprattutto dopo aver passato la stazione intermedia dello zip line), inoltre la pioggia è iniziata proprio nel punto peggiore...per il resto gita rilassante tra prati e stavoli intorno Sauris
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02-05-2018 22:12
matteo.pauletto matteo.pauletto
Percorso il 01/05/18. Tutto come da descrizione, non ci sono particolari difficoltà, solo la discesa dal monte Cavallo è un pò ripida ma basta porre attenzione a dove si mettono i piedi. Piacevole escursione per iniziare a sgranchirsi le gambe dopo l'inverno.
Mandi
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19-02-2016 16:39
askatasuna askatasuna
La strada che porta a Sauris denota un risveglio canuto. Brizzolata e scivolosa, ma per fortuna deserta. Tutto sonnecchia, tranne il cielo che implode d'azzurri. Subito un sospiro va a quel catino tra il Bivera e lo Zauf. A quel litigio cromatico tra clap e nêf. Partiamo dal secondo cartello del troi del Gruagno, passando per gli stavoli Sbont. Al raccordarsi con esso la prima sorpresa: un'ombrellifera rinsecchita che mi sfida in altezza! Poi solo bosco. La neve inizia ad aumentare ma i piedi affondano comodi, un primo strato soffice è seguito da una croccantezza che non t'aspetti. Una dozzina di centimetri che non richiede l'uso delle ciaspe che, per me, rimangono solo un mezzo non certo un fine. Troppo rumorose e scomode per esserlo. Il troi si districa in un bosco sospeso. Tutto pare immobile. Le gemme dei faiârs spuntano appena dagli esili rami su cui la notte ha ricamato un vestito che sta stretto. I pini più alti iniziano a scrollarsi di dosso il peso. E così sarà. Tutto il giorno. Una danza postuma. Falische ghiacciate che si tuffano tornando acqua, brillando come comete grazie ad un sole prepotente. Su alcuni faggi la neve non s'è adagiata solo sopra, ma pure intorno. Così quegli intirizziti braccini diventan nervature di strani alberi color latte. Sulla carrareccia incontriamo un giovane cervo, faceva l'anello al contrario! Lo vediamo fuggir nel bosco, in salita, sbuffando di fatica. Poi ritorna anche un Bivera da cartolina e la carrareccia mostra la scia delle motoslitte. Sulla strada del Ruke incrociamo diversi turisti per poi riperderci in una fiabesca solitudine. La discesa del monte Cavallo a tratti pare una pista di biglie. Ti viene da rotolare e correre anche quando si fa esile! Breve, troppo breve il nuotar con gli occhi in quel bosco. Le nevicate si fan veli di seta. Qualche foglia galleggia mostrandosi tutta, altre, immerse ed opache, si fan ombre. I fusti degli alberi salgon esili e spogli come fossero fiammiferi, per poi riempirsi di braccia, spingendosi l'un l'altro. Il biancore sottolinea ogni fuga di ramaglia! Un bosco come tanti, ma che porterò con me a lungo. Non tanto per le diverse palle di neve con cui mi ha bersagliato in piena nuca, nascondendo il ramo e fischiettando come nulla fosse, ma perché ha ridisegnato il sorriso sul volto di chi m'accompagnava. Sussurrandole il proprio inno alla vita e lasciando liberi quegli occhi di scintillare, affamati nuovamente di quel nutrimento per l'anima che ci circonda. Nota tecnica: la discesa del monte Cavallo in presenza di neve necessita di un minimo di esperienza in ambienti innevati, striminzita e ripida è invisa alle ciaspe. Con forte innevamento è poco consigliabile, fatta in salita poi, risulterebbe faticosa e non sempre di facile individuazione.(13.02.2016)
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22-12-2010 00:00
beltrame.alessandro@libero.it beltrame.alessandro@libero.it
Se io facessi quasto sentiero in quasto periodo dell'anno dovrei avere delle ciaspole? o dei Ramponi? non sono molto esperto a camminare d'inverno ma quaste informazioni mi serebbero utili per sapere che attrezzatura portarmi via
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12-06-2006 00:00
ivo.sentierinatura ivo.sentierinatura
Alla persona che ha scrito il commento qui sotto se per cortesia mi può indicare un indirizzo EMail a cui scrivere per avere maggiori info. Grazie... Ivo Pecile - SentieriNatura
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12-06-2006 00:00
Aldo TUNTAR Aldo TUNTAR
Annotazioni relative al percorso da voi segnalato “Anello di Sauris”. Ieri 11 giugno 2006, abbiamo tentato di percorrerlo. Alcune note relative il giro: la descrizione da voi segnalata è datata dicembre 2004, ma da allora qualcosa è cambiato in peggio e ve lo segnaliamo. Dopo l’attraversamento del torrente, sono praticabili circa 10 metri perchè una frana ha cancellato il sentiero ed il terreno cede continuamente sotto i piedi per cui il passaggio è impossibile. Siamo ridiscesi nel letto del torrente e risaliti tra alberi e sterpaglia, con foglie secche e terriccio umido sotto, per cui molto scivoloso, riprendendo il sentiero non senza difficoltà. Si procede bene per qualche tempo ma la “ben visibile carareccia” non si vede ed arrivati alla selletta, ci si trova in mezzo ad un bosco dove stanno tagliando alberi d’alto fusto, uno dei quali, centenario, enorme sia per la lunghezza che per il diametro del tronco, sbarra completamente il passaggio. Ci si ritrova alla nostra sinistra una frana con un dirupo di un centinaio di metri e alla nostra destra, questo ammasso di alberi abbattuti che impediscono di trovare il sentiero, un pino con un tronco già tagliato ma ancora in piedi e con la speranza che non cada proprio al nostro passaggio, vista la sua altezza e il suo appoggio su vicini alberi secchi. Districandosi e graffiandoci in mezzo a questa vera e propria giungla, a stento troviamo poi una traccia di sentiero (linee gialle e celesti ma molto sbiadite e rare). A questo punto, della succitata “ben visibile carrareccia” non si vede ancora l’ombra ma indietro ci rifiutiamo di tornare: bisogna fare in discesa, su quel terreno scivoloso, il percorso che ci porti ad attraversare il torrente. Nel costante peregrinare in mezzo al bosco, tra scivoloni, graffi, rovinose cadute e sfiorate rotture di gambe e braccia, risalendo un altro pendio, riusciamo finalmente a scorgere la carrareccia. L’intenzione era di fare tutto il giro ma dopo questa avventura, decidiamo di interrompere quella che avrebbe dovuto essere una piacevole escursione, scendendo a Sauris di sotto, non appena ci si presenta la possibilità; sul resto del percorso non possiamo quindi segnalare nulla. Speriamo sia in condizioni migliori di quanto trovato in questo primo tratto. Non siamo dei pivelli alla prima uscita, facciamo molte escursioni anche in Alto Adige dove i sentieri son ben segnalati, camminate che durano molte ore, quindi non passeggiatine da tacchi a spillo ma un sentiero in questa condizione non ci era ancora capitato pur avendo già avuto almeno altre tre simili esperienze alle spalle. Riusciamo a capire quando poi si sentono notizie di escursionisti che si perdono, che si infortunano se non ci lasciano la pelle. Noi d’ora in avanti sceglieremo di percorrere solo sentieri ben segnalati perché una tranquilla escursione non si tramuti in disgrazia.
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