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Via degli aggetti rocciosi da Casso

28-04-2019 16:24
billiringo billiringo
27-04-2019 – La via degli aggetti rocciosi (Segnavia 380-Troi dei sambughi-395-394 – cartina Tabacco 021). Salendo da Longarone o lungo la val Cellina (SR251), raggiungiamo il bellissimo paesino di Casso, possibilità di parcheggio all’inizio del paese, di fronte al bar (940 metri – Coordinate GPS 46.27194, 12.33268). La nostra escursione inizia attraversando il particolare paesino di Casso verso sinistra, seguiamo le indicazioni per il “Troi de Sant’Antoni”, usciamo dal paese sulla strada che porta al cimitero, lo raggiungiamo e prendiamo la bellissima mulattiera alla sua sinistra, la seguiamo in falsopiano dando uno sguardo alla ferita del monte Toc, da lì ben visibile in tutta la sua grandezza. Sotto di noi la diga del Vajont, i pensieri vanno a quel 9 ottobre 1963 e a tutti i morti causati dall’ingordigia umana, ora si scende leggermente ed in breve raggiungiamo la deviazione, a destra, per il “Troi dei Sambughi”, si inizia a salire ed in breve raggiungiamo la parete di roccia e ci incamminiamo in falsopiano sotto gli aggetti rocciosi(sporgenze della roccia sopra di noi). Inizia lo spettacolo della natura, in breve raggiungiamo un primo nucleo di abitazioni letteralmente incastrate sotto le rocce, un vero mondo abbandonato dal sapore antico, subito iniziamo a discutere su come vivevano in questi posti, cosa facevano, ma non è facile capire e immedesimarsi nelle genti che qui hanno vissuto. Proseguiamo ed arriviamo in località Sedesela a quota 900 metri circa, dove c’è un bivio, da sinistra sale il sentiero 395a da Codissago, ma noi proseguiremo diritti su quello che diventerà il sentiero 395, superata una radura con alcune abitazioni abbandonate, riprendiamo a salire ed in breve ritorniamo sotto gli aggetti, troviamo una casa in pietra incastrata sotto le rocce e una sorgente d’acqua, siamo in località Landre de l’acqua. Si va ancora dritti, superiamo i ruderi di casera Smei e, dopo una breve salita a destra, raggiungiamo casera Polla-Dogarei a 940 metri circa, una stanza con tavolo, panche, stufa e brande è sempre aperta per gli escursionisti. Ora continuiamo sul 395 che inizia a salire ripidamente, iniziano anche gli schianti di alberi dell’ottobre scorso, per superarli dobbiamo aggirarli od inventarci qualche atletico passaggio in mezzo o sotto, comunque si combina, per un attimo perdiamo di vista la traccia, ma basta salire verso le rocce, leggermente a sinistra e il nostro sentiero ricompare con segnavia e ometti. Superato anche qualche salto di roccia, arriviamo in località I Pont, a quota 1150 metri, saliamo ancora, superando schianti ed un esposto traverso in roccia, ancora alcune svolte e aggiramenti rocciosi e siamo a Pian Malatia, 1200 metri, si sale ancora per svolte e aggirando rocce e finalmente raggiungiamo località Pian dei Sass a quota 1225 metri. Qui c’è l’incrocio con il sentiero 394 che, a destra, ci riporterà a Casso, i numerosi schianti non ci permettono di capire dov’è il sentiero, ma con un po' di attenzione, seguendo parallelamente un muro a secco, gli ometti e le incisioni sulla corteccia degli alberi schiantati che un’anima buona ha fatto per segnare la via, non abbiamo grossi problemi. In breve gli schianti hanno termine, i pochi che troveremo ancora si superano facilmente, il sentiero si allarga ed iniziamo un bellissimo tratto in mezzo ai faggi, alcuni anche notevoli, dopo una salita che ci porta alla quota massima di 1250 metri, si prosegue con tratti in falsopiano e altri brevi in discesa. Un pezzo che merita attenzione è il superamento di un rio, si scende su tratto ripido e scivoloso, dall’altra parte il sentiero fangoso, eroso dalle piogge richiede parecchia calma e valutazione, quasi era meglio indossare i ramponcini, per fortuna il tratto è breve, dopo il sentiero ritorna buono e ci fa raggiungere in breve la Cava di Cepe, 1195 metri. Sosta per il pranzo in mezzo ai ruderi della cava con di fronte a noi il bellissimo Bosconero, sotto di noi la valle del Piave, non vediamo gli stambecchi, custodi della cava, quando ripartiamo, subito dopo i silos usati per il caricamento di materiale, grande sorpresa, un bellissimo esemplare di stambecco ci sta guardando da pochi metri più in basso, si lascia fotografare, e poi, mentre noi proseguiamo, si allontana saltando sul ripido pendio con un’agilità ed eleganza incredibili. Mentre continuiamo a scendere, i faggi vengono sostituiti dai noccioli, poi il sentiero si trasforma in mulattiera, tra muretti a secco, il Toc si ripresenta con la sua grande ferita a forma di “M” e riappare anche il cimitero di Casso, non ci resta che raggiungerlo, riattraversare i borghi del paesino e ritornare così al punto di partenza. Escursione bellissima, appagante in tutti i sensi, le cose da vedere e i panorami non mancano, di per se non è ne lunga ne faticosa ma ha alcuni tratti ripidi e/o esposti che richiedono piede sicuro e attenzione, specialmente se bagnato come oggi. Se vogliamo evitare gli schianti e i tratti impegnativi, possiamo limitarci a raggiungere casera Dogarei e poi fare ritorno per lo stesso itinerario. Sviluppo totale 9 Km. - dislivello totale 500 metri circa – tempo di movimento, escluse tutte le soste 3 ore e 10 minuti – quota minima 896 metri, massima 1268
Allegato: DSC01378.JPG
Via degli aggetti rocciosi da Casso
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