il portale dell'escursionismo montano
  • Traduci questa pagina con Google Traduttore
  • Traduci questa pagina con Google Traduttore
  • Traduci questa pagina con Google Traduttore
CommunitySentieriNaturaIscrizione feed RSS - Richiede LogIN
Lista forum  ->  Le vostre relazioni   Precedente Successivo
N. record trovati: 44
Messaggio

Cima della Vezzana e il Nuvolo dalla val Gares (3192 e 3075m)

07-03-2017 18:29
askatasuna askatasuna
Condivido un anello che, nella seconda giornata, accoppia la salita a due facili tremila dolomitici. Il pregio di questo anello (ed il prezzo relativo da pagare) è il lungo avvicinamento dalla splendida val Gares. Nonostante le ampissime vedute dalle cime e la stupenda visuale sull'altopiano delle Pale, la magia delle valli che si percorrono è tale da rendere il viaggio stesso, la meta e le vette, un ampio sospiro di passaggio tra atmosfere complementari e contrastanti. A dispetto del versante meridionale delle Pale, raggiungibile anche nel periodo estivo tramite gli impianti, questo lungo avvicinamento promette solitudine e silenzi, ingredienti indispensabili in ambienti integri e di rara bellezza come le valli che si calcheranno all'ombra di verticalità aggettanti e difformi. (23-24.08.2016)
Allegato: Cima della Vezzana.jpg
Cima della Vezzana e il Nuvolo dalla val Gares (3192 e 3075m)
Messaggio
07-03-2017 18:30
askatasuna askatasuna
Difficoltà: EEA
Dislivello: 2100 metri
Tempo di percorrenza: 12/13 ore
Cartografia: 22 Pale di San Martino, Tabacco 1:25.000
Allegato: Tramonto sulle Moiazze.jpg
Difficoltà: EEA<br />Dislivello: 2100 metri <br />Tempo di percorrenza: 12/13 ore <br />Cartografia: 22 Pale di San Martino, Tabacco 1:25.000
Messaggio
07-03-2017 18:32
askatasuna askatasuna
LATO A (pragmatic side)

Raggiunta la succursale vaticana di Canale d'Agordo si seguono le indicazioni per la val di Gares e quindi Capanna Cima Comelle con l'unico (ed amplissimo) parcheggio gratuito in valle. S'imbocca il troi 704 (per ora sotto forma di ampia carrareccia) che porta a visitare le due cascate. Fin dall'inizio, per rendere più accessibili i due piccoli ma spettacolari salti d'acqua, il sentiero mostra diversi scalinamenti, rafforzamenti con diversi tronchi e cavi passamano.
Allegato: La cascata superiore.jpg
LATO A (pragmatic side)<br /><br />Raggiunta la succursale vaticana di Canale d'Agordo si seguono le indicazioni per la val di Gares e quindi Capanna Cima Comelle con l'unico (ed amplissimo) parcheggio gratuito in valle. S'imbocca il troi 704 (per ora sot
Messaggio
07-03-2017 18:32
askatasuna askatasuna
Proseguendo s'esce di colpo da un'atmosfera bucolica e fiabesca per infilarsi nell'orrido delle Comelle. I passaggi più “scabrosi” sono stati addomesticati con un paio di scalette metalliche e dei cavi di sicurezza. Si ritorna alla luce uscendo sul pian delle Comelle, con un ribaltamento dell'equilibrio luce-tenebre ed una dilatazione spaziale inaspettata. Si percorre questo giaciglio glaciale mantenendo la sinistra orografica. Dopo qualche passo, girandosi nella direzione in cui s'è sbucati, si nota la variante di ritorno, il famoso Viaz del Bus. Una parete a forma di sette contornata dai mughi, sottolinea il percorso della cengia.
Allegato: Il Viaz del Bus.jpg
Proseguendo s'esce di colpo da un'atmosfera bucolica e fiabesca per infilarsi nell'orrido delle Comelle. I passaggi più “scabrosi” sono stati addomesticati con un paio di scalette metalliche e dei cavi di sicurezza. Si ritorna alla luce uscendo sul pian d
Messaggio
07-03-2017 18:34
askatasuna askatasuna
Continuando verso sud ci si trova di fronte ad un salto attrezzato con dei cavi molto laschi ed arrugginiti (Lastedel), utili in caso di ghiaccio. Successivamente si volta a destra al primo bivio, prendendo il troi 716 ove le pietre vengon sostituite dalle erbe e il falsopiano alla ripidezza. Qualche cavo è inspiegabilmente presente anche qui. Si sale rapidamente tra il campanile delle Comelle e la Torcia di Val Grande per conquistare la balconata meridionale della Val Strut.
Allegato: Il Pian delle Comelle.jpg
Continuando verso sud ci si trova di fronte ad un salto attrezzato con dei cavi molto laschi ed arrugginiti (Lastedel), utili in caso di ghiaccio. Successivamente si volta a destra al primo bivio, prendendo il troi 716 ove le pietre vengon sostituite dall
Messaggio
07-03-2017 18:35
askatasuna askatasuna
Le briciole candide mano a mano divorano le rade erbe. Si continua a risalire il fantasma del ghiacciaio senza farsi deviare dal sentiero 703, proveniente dal passo delle Farangole e diretto al rifugio Rosetta. Il bivacco Brunner, addossato a nord sotto le pareti verticali delle Zirocole, rimarrà nascosto fino all'ultimo, facendo tirare un sospiro di sollievo alla sua apparizione. La prima giornata pretende solo dislivello positivo, 1300 i metri da risalire fino al bivacco in quattro orette.
Allegato: Le Zirocole.jpg
Le briciole candide mano a mano divorano le rade erbe. Si continua a risalire il fantasma del ghiacciaio senza farsi deviare dal sentiero 703, proveniente dal passo delle Farangole e diretto al rifugio Rosetta. Il bivacco Brunner, addossato a nord sotto l
Messaggio
07-03-2017 18:38
askatasuna askatasuna
Il giorno successivo si risale la parte alta della valle, utilizzando un troi dai segnavia spesso evanescenti o digeriti dal pietrame. Ciò non rappresenta un problema, si può infatti risalire a piacere cercando la traccia migliore, facendo solo attenzione a tenersi sulla sinistra nel superare il modesto salto roccioso. Si punta quindi al passo di Val Strut.
Allegato: Salendo al passo di Val Strut.jpg
Il giorno successivo si risale la parte alta della valle, utilizzando un troi dai segnavia spesso evanescenti o digeriti dal pietrame. Ciò non rappresenta un problema, si può infatti risalire a piacere cercando la traccia migliore, facendo solo attenzione
Messaggio
07-03-2017 18:39
askatasuna askatasuna
Qui, delle tracce invoglierebbero a prender subito la via delle rocce, ove si sviluppava un sentiero dismesso. E' necessario quindi superare, tagliandolo orizzontalmente, ciò che resta del fu-ghiacciaio. Un tratto facile e di breve durata, ma che consiglia la presenza dei ramponi nello zaino anche a stagione inoltrata.
Allegato: Il complesso Bureloni-Val Grande-Zirocole.jpg
Qui, delle tracce invoglierebbero a prender subito la via delle rocce, ove si sviluppava un sentiero dismesso. E' necessario quindi superare, tagliandolo orizzontalmente, ciò che resta del fu-ghiacciaio. Un tratto facile e di breve durata, ma che consigli
Messaggio
07-03-2017 18:40
askatasuna askatasuna
Rimesse le zampe sulla nuda roccia si è all'imbocco di quella che più che una ferrata è un sentiero attrezzato discontinuamente, in cui l'imbrago si rivela un peso inutile nello zaino. La via alla cima della Vezzana (3192m) è un susseguirsi di tornantini e di facili passaggi. Le mani possono rimanere sui bastoncini sino alla vetta. Anche la discesa sull'altro versante non comporta difficoltà particolari, svolgendosi su facili roccette.
Allegato: La Civetta e le Moiazze.jpg
Rimesse le zampe sulla nuda roccia si è all'imbocco di quella che più che una ferrata è un sentiero attrezzato discontinuamente, in cui l'imbrago si rivela un peso inutile nello zaino. La via alla cima della Vezzana (3192m) è un susseguirsi di tornantini
Messaggio
07-03-2017 18:41
askatasuna askatasuna
Prima di scender al passo del Travignolo (2925m) è d'obbligo risalire quella cinquantina di metri di dislivello che ci separano dalla cima del Nuvolo (3075m - proposto come Nuvovo sulla Tabacco). Discesi al passo si lascia il sentiero che prosegue verso il bivacco Fiamme gialle ed il Cimon della Pala, prendendo il 716 che si getta nella val dei Cantoni. Qualche salto di roccia, il terreno friabile e dei risicati nevai contraddistinguono questo angusto corridoio guardato a vista dalle pareti nord del Nuvolo, messe a piombo.
Allegato: Il Nuvolo.jpg
Prima di scender al passo del Travignolo (2925m) è d'obbligo risalire quella cinquantina di metri di dislivello che ci separano dalla cima del Nuvolo (3075m - proposto come Nuvovo sulla Tabacco). Discesi al passo si lascia il sentiero che prosegue verso i
Messaggio
07-03-2017 18:41
askatasuna askatasuna
Poi la verticalità s’attenua e lo sguardo rimbalza morbido tra i primi prati. Non appena il sentiero bollinato inizia timidamente a salire (quota 2450 circa), puntando al rifugio Rosetta, lo si saluta puntando a sinistra, cercando qualche ometto e labili tracce.
Allegato: Laltopiano delle Pale dal Nuvolo.jpg
Poi la verticalità s’attenua e lo sguardo rimbalza morbido tra i primi prati. Non appena il sentiero bollinato inizia timidamente a salire (quota 2450 circa), puntando al rifugio Rosetta, lo si saluta puntando a sinistra, cercando qualche ometto e labili
Messaggio
07-03-2017 18:42
askatasuna askatasuna
Non troverete una traccia netta ma sarà la valle stessa, col suo estinguersi, a convogliarvi sulla via giusta. Unico consiglio è tenere la sinistra orografica del torrentello asciutto. Esso, scendendo, si da alla pazza gioia con diversi salti che sarebbero difficoltosi se i prati non fossero così ben terrazzati da adagiarci senza patema alcuno, nella valle delle Comelle.
Allegato: Scendendo da passo del Travignolo.jpg
Non troverete una traccia netta ma sarà la valle stessa, col suo estinguersi, a convogliarvi sulla via giusta. Unico consiglio è tenere la sinistra orografica del torrentello asciutto. Esso, scendendo, si da alla pazza gioia con diversi salti che sarebber
Messaggio
07-03-2017 18:43
askatasuna askatasuna
S'incrocia prima il sentiero 703 che punta anch'esso al rifugio (lo noterete scendendo e guardando in alto sulla sinistra), e qualche passo dopo, il nostro 704. Sulla carta pare una placida linea tratteggiata, quasi retta. Ma ciò non vuol dire che sia l'allegra passeggiata nei prati Heidi. Il sentiero imita e segue lo sviluppo del rio. Non vi sono difficoltà tecniche particolari ma diversi tratti di cavo e qualche staffa per superare i punti più ripidi o esposti. All'ultimo pulpito prima di scendere al Pian delle Comelle, consiglio d'abbandonar la traccia per lasciarsi scivolare tra le ghiaie e rilassare per un attimo le articolazioni in vista dell'ultima risalita. In realtà una piccola chicca, come ogni Viaz.
Allegato: La Val delle Comelle.jpg
S'incrocia prima il sentiero 703 che punta anch'esso al rifugio (lo noterete scendendo e guardando in alto sulla sinistra), e qualche passo dopo, il nostro 704. Sulla carta pare una placida linea tratteggiata, quasi retta. Ma ciò non vuol dire che sia l'a
Messaggio
07-03-2017 18:43
askatasuna askatasuna
Quello del Bus richiede altri 150 metri abbondanti di dislivello. Ma li merita tutti! Per raggiungerlo risalire il letto minerale (segnalato e bollinato come 756a), scorgendo il cavo che permettere di percorrere l'esile cengia con maggior sicurezza (anche se, a dire il vero, la ferraglia mina l’essenza stessa d’ogni Viaz che si rispetti). Al suo termine è necessario passare sotto ad un triangolare tettuccio di pietra, inchinandosi ai fantastici capricci della natura. Una volta raggiunto il bosco ci si può rilassare ed immergersi nel suo silenzio.
Allegato: Il Viaz.jpg
Quello del Bus richiede altri 150 metri abbondanti di dislivello. Ma li merita tutti! Per raggiungerlo risalire il letto minerale (segnalato e bollinato come 756a), scorgendo il cavo che permettere di percorrere l'esile cengia con maggior sicurezza (anche
Messaggio
07-03-2017 18:44
askatasuna askatasuna
Si confluisce in breve nel 756 che va preso in direzione di malga Valbona. In seguito, presso l'ultimo bivio della giornata, si lascerà sulla destra la traccia che sale verso forcella Cesurette o Campigat, scendendo i numerosi tornantelli che ci depositeranno ove tutto è iniziato il giorno prima. Questa seconda, lunga giornata consta di meno di 800 metri di salita ma oltre 2000 in discesa. Difficile quantificare il tempo di ritorno che comunque difficilmente sarà inferiore alle otto ore di cammino.
Allegato: Aguzzità.jpg
Si confluisce in breve nel 756 che va preso in direzione di malga Valbona. In seguito, presso l'ultimo bivio della giornata, si lascerà sulla destra la traccia che sale verso forcella Cesurette o Campigat, scendendo i numerosi tornantelli che ci depositer
Messaggio
07-03-2017 18:45
askatasuna askatasuna
Punti d'appoggio:
Il bivacco Brunner (2667m) è il classico e sanguigno Fondazione Berti. A semi-botte, può ospitare nove persone. Presenti ovviamente oltre a tavolo e panche, reti materassi e coperte. L'acqua è necessario portarsela a spalle a meno di non risalire la val Strut ad inizio stagione e poter così approfittare del disgelo. Il tramonto da qui è limitato dalle anguste navate che proteggono il bivacco ma permette di godere l'alba dalla Vezzana oltre a farsi soggiogare come in pochi altri luoghi da signora Verticalità. L'affollato rifugio Rosetta, raggiunto dagli impianti, non è inviso a questo itinerario per questioni logistiche ma perché incarna la nemesi dei silenzi e dell'integrità degli ambienti che si percorrono. Altri punti d'appoggio come il bivacco Fiamme Gialle o la vecchia malga Valbona, hanno poco senso nel suddividere lunghezza e dislivello delle due giornate.
Allegato: San Brunner dei Pagani.jpg
Punti d'appoggio:<br />Il bivacco Brunner (2667m) è il classico e sanguigno Fondazione Berti. A semi-botte, può ospitare nove persone. Presenti ovviamente oltre a tavolo e panche, reti materassi e coperte. L'acqua è necessario portarsela a spalle a meno d
Messaggio
07-03-2017 18:45
askatasuna askatasuna
Note a margine:
Ho già ampiamente esaltato un itinerario talmente vario ed emozionalmente coinvolgente da far sobbalzare ad ogni cambio d'atmosfera. Qualche nota sul “prezzo da pagare” è quindi doverosa. Non vi sono difficoltà tecniche particolari. Le attrezzature disseminate nelle Comelle superano di gran lunga i pochi cavi della ferrata. Esse si trovano in condizione non ottimale e spesso a livello del terreno, ma ciò non pregiudica la sicurezza o l'ausilio per cui sono state predisposte. Certamente trattasi di un giro per escursionisti esperti e discretamente allenati che tocca tutte le sfaccettature dell'andar per monti tranne l'arrampicata.
Allegato: Traverso innevato nella valle dei Cantoni.jpg
Note a margine:<br />Ho già ampiamente esaltato un itinerario talmente vario ed emozionalmente coinvolgente da far sobbalzare ad ogni cambio d'atmosfera. Qualche nota sul “prezzo da pagare” è quindi doverosa. Non vi sono difficoltà tecniche particolari. L
Messaggio
07-03-2017 18:46
askatasuna askatasuna
Un passo sicuro è necessario per la friabilità del terreno che s'incontra sia in salita che in discesa. L'assenza di vertigini è d'obbligo per i pochi metri del Viaz del Bus. La lunghezza dell'anello è mitigata dalla suddivisione nelle due giornate, che comunque obbliga ad un ritorno bello tosto, attenuato dalle soste sulle cime e dall'incredibile bellezza del paesaggio. L'ampia forbice sulla durata della camminata presenta la solita mediazione tra soste, foto, fatica dello zainone e diversità soggettiva del passo.
Allegato: La Vezzana allalba.jpg
Un passo sicuro è necessario per la friabilità del terreno che s'incontra sia in salita che in discesa. L'assenza di vertigini è d'obbligo per i pochi metri del Viaz del Bus. La lunghezza dell'anello è mitigata dalla suddivisione nelle due giornate, che c
Messaggio
07-03-2017 18:47
askatasuna askatasuna
LATO B (emotional side)

Prime zornade

Scopro la val Gares per caso.. l'ennesimo consiglio di sior Mario per salire alla Vezzana calcando le vie meno frequentate, forse anche per l’avvicinamento dal bivacco Brunner, più lungo e faticoso di quel che la mappa rivela. Il parcheggio di Capanna Comelle è ancora semivuoto. Da l’idea del posteggio dei laghi di Fusine, un acceleratore di particelle mal funzionante, pieno di atomi la cui maggioranza non s’allontanerà molto dal nucleo. Molti s’avventurano fino alle cascate, quella bassa e quella alta. Il percorso è addomesticato da scalette di legno con passamano, ingentilito per chi s’accontenta di contemplare lo sfogo della valle. La cascata pare disegnata a tavolino, con quel taglio colorato nelle grigie pareti, a sottolinearne l’entusiasmo. E’ il suo eco organico. Il cromatismo non segnala solo una roccia madida, ma la vita stessa che essa genera col suo passaggio.
Allegato: Le cascate della val Gares.jpg
LATO B (emotional side)<br /><br />Prime zornade<br /><br />Scopro la val Gares per caso.. l'ennesimo consiglio di sior Mario per salire alla Vezzana calcando le vie meno frequentate, forse anche per l’avvicinamento dal bivacco Brunner, più lungo e fatico
Messaggio
07-03-2017 18:47
askatasuna askatasuna
Poi, il silenzio. O meglio, l’assenza di suoni riconoscibili a parte quel vociare sempre più prepotente. Mi giro un’ultima volta per sorridere alle Cime dei Vanediei ed alla cresta erbosa percorsa in primavera. Poi, tutto si fa notte. Il calore, già così accentuato di prima mattina, viene travolto da una brezza che si fa alito d’abissi. Le ombre divorano la luce. In pochi metri si cambia di stagione, atmosfera e protagonisti. Due ponti di legno segnano il definitivo spartiacque. S’entra nell’Orrido delle Comelle!
Allegato: Il meraviglio delle Comelle.jpg
Poi, il silenzio. O meglio, l’assenza di suoni riconoscibili a parte quel vociare sempre più prepotente. Mi giro un’ultima volta per sorridere alle Cime dei Vanediei ed alla cresta erbosa percorsa in primavera. Poi, tutto si fa notte. Il calore, già così
Messaggio
07-03-2017 18:48
askatasuna askatasuna
Il percorso è facilitato da una serie di scalette metalliche e cavi. Incontro due giovani della terza età. Uno di essi pare portare lo zaino sul davanti. Partito da poco, s’apre la prima birra da mezzo litro. Fanno il Viaz del Bus, mi dicono. Un nome che si fa ronzio nella mia testolina.. Viaz! Quattro lettere che dicono tutto e che segneranno il mio ritorno. L’orrido copre roboante ogni passo ma pare inghiottire la sua stessa boria. E’ surreale. Mi addentro nella sua trincea naturale, addomesticando i sensi alle sue pareti, alla penombra, a quel gelido sbuffar che sveglia il corpo.
Allegato: Il Pian delle Comelle e la cima omonima.jpg
Il percorso è facilitato da una serie di scalette metalliche e cavi. Incontro due giovani della terza età. Uno di essi pare portare lo zaino sul davanti. Partito da poco, s’apre la prima birra da mezzo litro. Fanno il Viaz del Bus, mi dicono. Un nome che
Messaggio
07-03-2017 18:48
askatasuna askatasuna
Poi, di colpo, ne rimonto la schiena, uscendo sul Pian delle Comelle. Un altro balzo emozionale. Qualche passo e si viene catapultati in un altro mondo. Le pareti s’apron di colpo, come in uno di quei film di Indiana Jones. La fiumana di ghiaia, rispetto agli anfratti appena percorsi, pare un lago. Senza esser sfiorato dai raggi del mattino, sembra quasi innevato! Il Pian delle Comelle, oasi glaciale stupenda, inghiotte suoni e pensieri. La Cima omonima invece, fa già mostra delle sue sfumature, rosee, che s’amalgano a quei ripidissimi prati e boschi.
Allegato: Il Catinaccio.jpg
Poi, di colpo, ne rimonto la schiena, uscendo sul Pian delle Comelle. Un altro balzo emozionale. Qualche passo e si viene catapultati in un altro mondo. Le pareti s’apron di colpo, come in uno di quei film di Indiana Jones. La fiumana di ghiaia, rispetto
Messaggio
07-03-2017 18:49
askatasuna askatasuna
Il cammino coincide col percorrere a ritroso del letto del rio. Fino a raggiungerne il primo, capriccioso salto. Il Lastedel. Facilitato da uno dei tanti sporadici tratti di cavo. In realtà quello che doveva essere un tranquillo avvicinamento bucolico (e sarà ancor più chiaro il giorno seguente) si trasforma nell’assoggettarsi ai colpi di coda della valle. I metri di ferraglia risulteranno ben più abbondanti di quella ferrata, la Gabitta d’Ignoti, che m’aspetta l’indomani. Moltissimi fittoni paion girasoli settembrini. Chinati ed appassiti sotto il peso di enormi rocce che, inafferrabili, devono aver continuato la loro corsa a valle. Il cavo spesso s’appoggia sulle pareti stesse, risultando comunque utile a causa delle manto minerale scivoloso. Indispensabile in caso di piogge o vetrato.
Allegato: La cresta della Barba.jpg
Il cammino coincide col percorrere a ritroso del letto del rio. Fino a raggiungerne il primo, capriccioso salto. Il Lastedel. Facilitato da uno dei tanti sporadici tratti di cavo. In realtà quello che doveva essere un tranquillo avvicinamento bucolico (e
Messaggio
07-03-2017 18:49
askatasuna askatasuna
Poi si passa ai prati, a volte risicati e popolati anch’essi da inutili ed invasivi cavi. Dietro di me, quel profilo seghettato che termina con la perfetta obliquità, incarnata dal Lastei di Pape, alle sue spalle, profili Civettuosi. I verdi son animati dal violaceo delle Genziane. A valle di questi balconi erano già apparse le bluastre cugine d’Esculapio. Fuochi artificiali rubati al firmamento. Che come ogni spettacolo pirotecnico che si rispetti, san d’agrodolce. Ultimi sbuffi floreali a salutar una stagione fatta di meraviglie e coriandoli, per finire in bellezza. La salita si fa ripida e s’attenua solo in corrispondenza di un’oasi di Vulparia. Gli steli ritti, mimano rocciose dita che indicano un’ascesa impossibile, verso prati celesti.
Allegato: Verticalità.jpg
Poi si passa ai prati, a volte risicati e popolati anch’essi da inutili ed invasivi cavi. Dietro di me, quel profilo seghettato che termina con la perfetta obliquità, incarnata dal Lastei di Pape, alle sue spalle, profili Civettuosi. I verdi son animati d
Messaggio
07-03-2017 18:51
askatasuna askatasuna
L’ambiente cambia continuamente, non solo nelle forme, ma anche negli orizzonti. L’altopiano delle Pale si mostra, screziato ed immobile, scontrandosi con il vicino accorrere di spuntoni e cime aguzze. Salendo ancora, si percorre l’uscio per l’ennesimo microcosmo. E’ il momento d’abdicare per le verdeggianti chiome che scompaiono man mano che il testone dell’Agner spunta dietro il placido pianoro. E davanti a quelle navate che segneranno tramonto ed alba, tutto si fa guglia. Il loro lacrimatoio si presenta tanto sfumato quanto lunare, apparentemente privo di vita. Come se quella tinta d’acquerello gli fosse stata scippata via da millenni di piogge.
Allegato: Laltopiano delle Pale dalla val Strut.jpg
L’ambiente cambia continuamente, non solo nelle forme, ma anche negli orizzonti. L’altopiano delle Pale si mostra, screziato ed immobile, scontrandosi con il vicino accorrere di spuntoni e cime aguzze. Salendo ancora, si percorre l’uscio per l’ennesimo mi
Messaggio
07-03-2017 18:51
askatasuna askatasuna
La stanchezza si fa sentire ed il venticello oramai non accentua più le sferzate del sole. L’altimetro pare schernirmi. Ci sono quasi, ma il bivacco non si degna d’apparire. Ti verrebbe da pensare che l’abbiano trasferito la sera prima in elicottero, che si sia nascosto sotto le pietre, che si sia spostato per godere meglio del panorama. Poi lo vedi. Quando non te lo aspetti, così vicino da sembrare un miraggio. Fosse solo un po' scolorito, parrebbe la riproduzione della chiesetta di San Michele dei Pagani di Braulins. Un eremo incastonato nella roccia. O meglio al suo interno. Tanto da chiedersi come mai non abbia fatto la fine dei fittoni più a valle. Piegati dal continuo sgretolarsi di quelle montagne.
Allegato: La pinna del Duranno nel mar di vette.jpg
La stanchezza si fa sentire ed il venticello oramai non accentua più le sferzate del sole. L’altimetro pare schernirmi. Ci sono quasi, ma il bivacco non si degna d’apparire. Ti verrebbe da pensare che l’abbiano trasferito la sera prima in elicottero, che
Messaggio
07-03-2017 18:52
askatasuna askatasuna
Non è il Bedin. Non tanto per la mancanza della lussuosa veranda, ma per l’assenza di ampi spazi. Ne è la nemesi pura. L’assenza d’infinito. Anche spostandoti al centro del canalone, l’orizzonte, per quanto ampio, è totalmente sovrastato, appiattito, schiacciato letteralmente da quegli stipiti verticali, da cui riescon a far capolino solo le Moiazze e l’Agner.
Allegato: Moiazze Tamer e altro ancora.jpg
Non è il Bedin. Non tanto per la mancanza della lussuosa veranda, ma per l’assenza di ampi spazi. Ne è la nemesi pura. L’assenza d’infinito. Anche spostandoti al centro del canalone, l’orizzonte, per quanto ampio, è totalmente sovrastato, appiattito, schi
Messaggio
07-03-2017 18:53
askatasuna askatasuna
Il tramonto è una scheggia di fuoco, l’Agner un cerino che s’infiamma senza falische. Un sussulto breve ed effimero. La tana della notte è uno scrigno. Un sassolino sotto le scarpe di una muraglia impressionante. Una briciola rossa ai piedi d’una cattedrale. Non rappresenta una delusione, ma un altare da cui diparte l’essenza della verticalità. Il sacrificio che esige è composto da cielo, vette e colori, ma ripaga con un freddo abbraccio. Intenso, aggettante e totalitario. Lo sguardo è sempre puntato verso l’alto. In attesa che quelle canne d’organo emettano la loro ultima, soffusa melodia, la vibrazione d’una nota di contrabbasso che s’allontana per consegnarti al silenzio. Claustrofobica potenza che travalica il finito degli spazi.
Allegato: LAgner.jpg
Il tramonto è una scheggia di fuoco, l’Agner un cerino che s’infiamma senza falische. Un sussulto breve ed effimero. La tana della notte è uno scrigno. Un sassolino sotto le scarpe di una muraglia impressionante. Una briciola rossa ai piedi d’una cattedra
Messaggio
07-03-2017 18:53
askatasuna askatasuna
Seconde zornade

Mi sveglio per primo. Sopra le altre reti riposano una coppia polacca che aveva sottostimato la via del ritorno ed un giovane veneto. Non sono abituato ad esser in compagnia, mi sento di troppo. Per non disturbare scelgo di far colazione all’esterno. Buio e freddo sono i compagni con cui attendo l’animarsi del cielo. Da questa guardina naturale capisci subito come l’alba tu non te la debba aspettare di fronte, ma alle tue spalle. Verso levante c’è solo qualche lieve sfumatura pastello ed io m’incammino, al flebile chiarore amplificato dalle ghiaie.
Allegato: Lui allalba.jpg
Seconde zornade<br /><br />Mi sveglio per primo. Sopra le altre reti riposano una coppia polacca che aveva sottostimato la via del ritorno ed un giovane veneto. Non sono abituato ad esser in compagnia, mi sento di troppo. Per non disturbare scelgo di far
Messaggio
07-03-2017 18:54
askatasuna askatasuna
La traccia è incerta e a metà strada la perdo. Ma la direzione è univoca. Finalmente appare il pulpito che mi separa dal passo di Val Strut. So che devo aggirarlo alla mia sinistra e questo basta. Nel frattempo gli echi del risvegliarsi del giorno trasformano il catino in un paesaggio marziano. Tutto si fa rosso! Colate di lava luminosa che scendono lentamente, divorando di luce le ghiaie! La poca neve dell’antico ghiacciaio prende vita, pare quasi ondeggiare dinanzi a quella palla infuocata che finalmente supera la cima dell’Agner. Le pareti delle Zirocole fanno impressione! La parte a destra, verso il bivacco oramai invisibile, appare più oscura della notte stessa.
Allegato: Il passo di Val Strut.jpg
La traccia è incerta e a metà strada la perdo. Ma la direzione è univoca. Finalmente appare il pulpito che mi separa dal passo di Val Strut. So che devo aggirarlo alla mia sinistra e questo basta. Nel frattempo gli echi del risvegliarsi del giorno trasfor
Messaggio
07-03-2017 18:55
askatasuna askatasuna
Quella più vicina al passo, un bouquet di spine aguzze, cangia rabbiosa e con prepotenza il proprio abito, per poi placarsi ed affievolire i colori, con il dolce affrancarsi degli azzurri. Una traccia parte dal passo su cenge esili e naturali. La seguo per un pò ma non ne vedo la sua prosecuzione verso il troi che dovrebbe garantirmi il cambio di versante. La giornata è lunga, io ancora mezzo addormentato e preferisco tornare indietro e seguire i bolli per vedere dove portano. Superata la lingua di neve dura, mi trovo di fronte alla ferrata, o meglio, a qualche tratto di cavo arrugginito che assicura nei confronti della friabilità della roccia.
Allegato: Il fu ghiacciaio.jpg
Quella più vicina al passo, un bouquet di spine aguzze, cangia rabbiosa e con prepotenza il proprio abito, per poi placarsi ed affievolire i colori, con il dolce affrancarsi degli azzurri. Una traccia parte dal passo su cenge esili e naturali. La seguo pe
Messaggio
07-03-2017 18:55
askatasuna askatasuna
Ma chiamarla ferrata! Ci sarà un minimo di metri attrezzati, di verticalità o difficoltà per usare tale termine! Sennò anche l’Amariana potrebbe rivendicare tale altisonante vocabolo per il suo timido canalino! Ma si sa, ferrata fa più chic! E poi così, puoi pure associargli un nome. Una volta raggiunto il pulpito appare anche il morbido profilo del Nuvolo. Che strano! Certe forme così dolci te le immagini solo ricoperte di verde. Cespi di Miosotide Nano rallegrano una pietraia che ingoia ogni colore. E intanto il panorama s’apre.
Allegato: Laltopiano delle Pale.jpg
Ma chiamarla ferrata! Ci sarà un minimo di metri attrezzati, di verticalità o difficoltà per usare tale termine! Sennò anche l’Amariana potrebbe rivendicare tale altisonante vocabolo per il suo timido canalino! Ma si sa, ferrata fa più chic! E poi così, p
Messaggio
07-03-2017 18:56
askatasuna askatasuna
Ma io continuo a testa bassa, solo qualche sbirciata sull’altopiano delle Pale, immaginandole come dune candide, per un’uscita che sa di promessa, col sior Mario che già mi ha proposto di visitarle facendo base al ricovero invernale del rifugio Rosetta. Una di quelle frasi che si trasformano in visioni, che cullano profili immaginari, che ti rigano le labbra pensando all’inverno che verrà. E senti già il pizzicorio del gelo, sulla pelle e che poi t’entra dalle narici.
Allegato: Conturines Fanes e Tofane.jpg
Ma io continuo a testa bassa, solo qualche sbirciata sull’altopiano delle Pale, immaginandole come dune candide, per un’uscita che sa di promessa, col sior Mario che già mi ha proposto di visitarle facendo base al ricovero invernale del rifugio Rosetta. U
Messaggio
07-03-2017 18:57
askatasuna askatasuna
L’attesa del piacere non è solo piacere come diceva il buon Lessing, è fucina di sogni, cibo per la mente, una fantasia che veste la realtà, sdoppiandone i contenuti. Quel carezzevole regno di dossi fra qualche mese si trasformerà in armonia pura. E gli do appuntamento. Ma questi sospiri d’avvenire vengon presto sovrastati dal presente.
Allegato: La vetta della Vezzana.jpg
L’attesa del piacere non è solo piacere come diceva il buon Lessing, è fucina di sogni, cibo per la mente, una fantasia che veste la realtà, sdoppiandone i contenuti. Quel carezzevole regno di dossi fra qualche mese si trasformerà in armonia pura. E gli d
Messaggio
07-03-2017 18:57
askatasuna askatasuna
Sono in cima. E tutto mi si spiega dinanzi. Come se il venditore ambulante del tutto avesse aperto di colpo la sua coperta, mostrandomi i suoi gioielli. E non sai dove guardare o cosa acquistare, tutto brilla ma non è bigiotteria, sono sculture venate di luce! Chincaglieria titanica! Ogni oggetto è posto su quel telo affinché risalti. Marmolada, Latemar, il gruppo del Sassolungo, le Tofane.. fino a quelle più ammassate, come Sorapiss, le Dolomiti di Sesto, Pelmo, Civetta e Antelao.
Allegato: Catinaccio Sassolungo e Marmolada - in primo piano il Castellaz.jpg
Sono in cima. E tutto mi si spiega dinanzi. Come se il venditore ambulante del tutto avesse aperto di colpo la sua coperta, mostrandomi i suoi gioielli. E non sai dove guardare o cosa acquistare, tutto brilla ma non è bigiotteria, sono sculture venate di
Messaggio
07-03-2017 18:58
askatasuna askatasuna
Ma ciò che mi sta vicino spesso mi distoglie. Da un lato, accanto al bivacco Fiamme Gialle, lo stupendo Cimon della Pala le cui cicatrici arancioni delle frane brillano al mattino, o il piccolo Castellaz a metà tra un torrione diroccato ed un vulcano da cui deborda magma verde. Dietro, il gruppo del Catinaccio, trasfigurato dalla luce, tanto da meritare d’esser chiamato nella sua variante germanica, Rosengartenspitze. Accarezzo il profilo pallido del Sasso Vernale che m’attende fra qualche settimana. Alle spalle del catino che ospita il lago di Calaita, l’orizzonte s’appiattisce.
Allegato: Il bivacco Fiamme Gialle ed il Cimon dellaPala.jpg
Ma ciò che mi sta vicino spesso mi distoglie. Da un lato, accanto al bivacco Fiamme Gialle, lo stupendo Cimon della Pala le cui cicatrici arancioni delle frane brillano al mattino, o il piccolo Castellaz a metà tra un torrione diroccato ed un vulcano da c
Messaggio
07-03-2017 18:58
askatasuna askatasuna
Ed è forse questo uno degli aspetti che più mi straniscono della Vezzana, gli amplissimi spazi che schiacciano le cime. Abituato ad esserne circondato, qui le osservo far calca, lontane, minuscole. Mentre qualcuno inizia a salire, riparto, incrociando un giovane trio, seduto. L’unica ragazza, il cui parco vestir mi fa venire i brividi di freddo, mi chiede “ma la Marmolada è alta 3500 metri?”, mentre un suo amico suona uno scacciapensieri.
Allegato: Latemar e Catinaccio.jpg
Ed è forse questo uno degli aspetti che più mi straniscono della Vezzana, gli amplissimi spazi che schiacciano le cime. Abituato ad esserne circondato, qui le osservo far calca, lontane, minuscole. Mentre qualcuno inizia a salire, riparto, incrociando un
Messaggio
07-03-2017 19:00
askatasuna askatasuna
Sul Nuvolo ritrovo la solitudine. Da qui il profilo migliore lo mostra il Cimon. La schiena su cui siedo è pacifica e si lascia percorrere come prato minerale, un prato sospeso, che cola verticalmente a picco nella valle dei Cantoni. La mia prossima meta. Il primo tratto è un pellegrinaggio, anzi una via crucis di decine di escursionisti che si muovono dal Rosetta, risalendo le ghiaie verso la forcella. Abbigliamento ed attrezzatura da “Cuarnan” fan il pari con le facce sofferenti. Ghigni e smorfie, risultato non solo della fatica ma d’un mezzogiorno di fuoco che si scontra con un cartello “Attenzione ai crepacci!”.
Allegato: Il Cimon della Pala.jpg
Sul Nuvolo ritrovo la solitudine. Da qui il profilo migliore lo mostra il Cimon. La schiena su cui siedo è pacifica e si lascia percorrere come prato minerale, un prato sospeso, che cola verticalmente a picco nella valle dei Cantoni. La mia prossima meta.
Messaggio
07-03-2017 19:01
askatasuna askatasuna
Abbandono il cordone ombelicale del Rosetta non appena il troi inizia a risalire. Sulla sinistra appare qualche ometto. La scorciatoia verso la valle delle Comelle è una sorpresa. Superati i placidi stagni di ghiaia, si costeggia un impluvio asciutto. I suoi continui salti, scomodi e poco praticabili, sono addomesticati da pale erbose terrazzate, ripide ma agevoli. Ancora un altro paesaggio, il respiro si fa lungo e sospirante, tutto si fa dolce.
Allegato: Uscendo dalla valle dei Cantoni.jpg
Abbandono il cordone ombelicale del Rosetta non appena il troi inizia a risalire. Sulla sinistra appare qualche ometto. La scorciatoia verso la valle delle Comelle è una sorpresa. Superati i placidi stagni di ghiaia, si costeggia un impluvio asciutto. I s
Messaggio
07-03-2017 19:02
askatasuna askatasuna
Poi quel laghetto di eburnee ghiaie che rifrange la luce. Al suo termine un masso, o meglio uno scoglio dello stesso grigiore delle rocce che circondano quella pozza candida. Un contrasto che mi lascia senza fiato, con lo sguardo che inizia a dare input fallaci al cervello, tentando di tradurre quel colore accentuato dal sole, prima in latte e poi in neve. Solo la razionalità lo riporta alla sua forma minerale.
Allegato: Sassolungo e Marmolada.jpg
Poi quel laghetto di eburnee ghiaie che rifrange la luce. Al suo termine un masso, o meglio uno scoglio dello stesso grigiore delle rocce che circondano quella pozza candida. Un contrasto che mi lascia senza fiato, con lo sguardo che inizia a dare input f
Messaggio
07-03-2017 19:03
askatasuna askatasuna
Il ritorno doveva essere una lunga passeggiata rilassante, ma dimenticavo come il mio filo d’Arianna fosse il letto di quel torrente. Così è necessario accondiscendere alla sua esuberanza: ancora salti, ancora cavi e qualche staffa. Dall’ultimo pulpito si può scegliere se costeggiare la parete verso sinistra o lasciarsi andare per le ghiaie.
Allegato: Stones Lake.jpg
Il ritorno doveva essere una lunga passeggiata rilassante, ma dimenticavo come il mio filo d’Arianna fosse il letto di quel torrente. Così è necessario accondiscendere alla sua esuberanza: ancora salti, ancora cavi e qualche staffa. Dall’ultimo pulpito si
Messaggio
07-03-2017 19:03
askatasuna askatasuna
Mi ritrovo al Pian delle Comelle, protetto dal severo Sasso Todesco e dal Col Alto. Già dalla mattina la parte felina aveva scelto d’allungare il peregrinar... galeotto fu quel Viaz! E lo vedi chiaramente, poco prima che l’acqua che non c’è, precipiti idealmente verso l’orrido. E’ un sette perfetto. L’asticella superiore del numero è sottolineata dai mughi, la gamba che tocca terra è il confine tra parete e verdi. Eccolo il Viaz del Bus! Una meraviglia che perde un pò della sua magia a causa dell'addomesticamento, nemico mortale d'ogni Viaz che si rispetti, ma salire quella breve ed esile cornice, passando forzatamente sotto quel triangolo di roccia, ripaga d'ogni sforzo! Poi tutto si fa Larici e silenzio.
Allegato: Il Pian delle Comelle col Sasso Todesco e il Col Alto.jpg
Mi ritrovo al Pian delle Comelle, protetto dal severo Sasso Todesco e dal Col Alto. Già dalla mattina la parte felina aveva scelto d’allungare il peregrinar... galeotto fu quel Viaz! E lo vedi chiaramente, poco prima che l’acqua che non c’è, precipiti ide
Messaggio
07-03-2017 19:04
askatasuna askatasuna
Il brevissimo tratto che conduce al bivio verso malga Valbona pare un angolino dimenticato da tutti, anche dai rumori. In lontananza la gentile cresta erbosa che conduce a Cima Caoz. Riconosco l’altare dei Vanediei, anche se da qui, il dettaglio che impressiona maggiormente è la perfezione lineare del Lastei de Pape, sua maestà, l’Obliquo. Malga Valbona ha una doppia faccia. Quella del ricovero personificato dalla vecchia casera, con stufa, lavandino, spolert, “scaldabagno” a legna ed un tavolato con qualche coperta.
Allegato: Gares e il Cimon della Stia.jpg
Il brevissimo tratto che conduce al bivio verso malga Valbona pare un angolino dimenticato da tutti, anche dai rumori. In lontananza la gentile cresta erbosa che conduce a Cima Caoz. Riconosco l’altare dei Vanediei, anche se da qui, il dettaglio che impre
Messaggio
07-03-2017 19:05
askatasuna askatasuna
Più in basso le vecchie stalle hanno subito una recente ristrutturazione votata ad un minimalismo moderno, squadrato ed essenziale, ammorbidito solo dal materiale ligneo utilizzato e dalle ampie vetrate protette da grandi portoni scorrevoli. Sicuramente concepite da un architetto devoto all’unire passato e futuro in ambienti che uniscono l’accoglienza al carattere delle segrete. Vuoti e disadorni, i quattro moduli aspettano ancora un gestore che se ne faccia carico, sperando non facciano la fine di altri buchi neri di fondi pubblici, sprofondati nell’abbandono. Io sprofondo nel bosco, di corsa, con quella stanchezza che pretende che i piedi riportino il corpo a casa il prima possibile. Supero un gruppo di scout polacchi e mi sciolgo in un’affollata val Gares.
Login
Iscriviti Password dimenticata ?
Nome:
Password:
Elenco Forum
Quiz
In evidenza
© Redazione di SentieriNatura - Udine, - Ivo Pecile & Sandra Tubaro - Sito ottimizzato per una risoluzione di 1024x768 - Privacy & Cookies - Powered by EasyDoc - Webdesign by Creactiva