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Monte Mulaz (2906m) da passo Rolle

11-01-2017 10:46
askatasuna askatasuna
Condivido una delle salite più emozionanti degli ultimi anni grazie ad una visibilità a dir poco eccezionale. Augurandovi di spaziare com’è capitato a noi, dal Krn al Bernina, dal Montasio al Zebrù, mentre a sud, facevano la loro comparsa, sotto forma d’ombre, gli Appennini. Questa relazioncina e le foto ad essa allegate, vogliono essere un invito anche solo ad un’ascesa estiva, priva di difficoltà eccessive e con il rifugio aperto e gestito. (07-08.12.2016)
Allegato: Il Mulaz.JPG
Monte Mulaz (2906m) da passo Rolle
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11-01-2017 10:48
askatasuna askatasuna
Difficoltà: EE-AI
Dislivello: 1300 metri
Tempo di percorrenza: 8/9 ore
Cartografia: 22 Pale di San Martino, Tabacco 1:25.000
Allegato: Cima del Focobon.JPG
Difficoltà: EE-AI<br />Dislivello: 1300 metri <br />Tempo di percorrenza: 8/9 ore <br />Cartografia: 22 Pale di San Martino, Tabacco 1:25.000<br />
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11-01-2017 10:49
askatasuna askatasuna
LATO A (pragmatic side)

Per l’ascensione al Mulaz si possono scegliere due vie di salita negli opposti versanti. La più lunga e con seicento metri di dislivello in più da affrontare, parte da Falcade. Ombrosa per quasi tutta la giornata, l’abbiamo scartata per la pessima qualità della neve (tipo cartonata) trovata dal mio compagno di viaggio che la settimana precedente aveva bivaccato a casera Focobon. La seconda possibilità è partire da passo Rolle (1972m) parcheggiando nell’ampio spazio in corrispondenza dell’ultimo e pronunciato curvone prima delle costruzioni. Da qui si prende la via verso nord, calcando la carrareccia battuta dai gatti delle nevi che servono i piccoli impianti sciistici del passo. Si superano prima il rifugio Capanna Cervino e quindi la baita Segantini.
Allegato: Bureloni Vezzana e Cimon della Pala.JPG
LATO A (pragmatic side)<br /><br />Per l’ascensione al Mulaz si possono scegliere due vie di salita negli opposti versanti. La più lunga e con seicento metri di dislivello in più da affrontare, parte da Falcade. Ombrosa per quasi tutta la giornata, l’abbi
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11-01-2017 10:51
askatasuna askatasuna
A questo punto, a seconda dei gusti e dell’innevamento, si può scegliere di continuare a seguire la forestale o la via consigliata dal percorso sci-alpinistico tracciato in azzurro sulla carta. Senza raggiungere il fondo della val Venegia, porre attenzione a quota 2000 circa, al troi 710a che taglia più in alto il circo roccioso tra il Cimon della Pala e Cima di Val Grande. Ovviamente il ricalcare il troi, soprattutto quando confluisce nella parte alta del 710 (il ridisegnato sentiero Quinto Scalet) dipende dalle condizioni del manto. Noi abbiamo trovato una condizione quantitativamente “primaverile” che non ha mai superato il mezzo metro ed il troi battuto fino alla cima.
Allegato: Calcando il sentiero Scalet.JPG
A questo punto, a seconda dei gusti e dell’innevamento, si può scegliere di continuare a seguire la forestale o la via consigliata dal percorso sci-alpinistico tracciato in azzurro sulla carta. Senza raggiungere il fondo della val Venegia, porre attenzion
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11-01-2017 10:53
askatasuna askatasuna
In caso di buon innevamento invece, è impossibile procedere per quei tornantini, a volte esili e provvisti di cavo di sicurezza, compiendo quindi un’ansa più larga per raggiungere il passo, al centro del canalone. Il troi, al contrario, punta deciso verso le balconate rocciose che chiudono a nord il vallone per risalire rasentandole in direzione sud-est e virare poi decisamente verso nord-est, quindi raddrizzare il tiro, fino a raggiungere passo Mulaz (2619m).
Allegato: Salendo a forcella Mulaz.JPG
In caso di buon innevamento invece, è impossibile procedere per quei tornantini, a volte esili e provvisti di cavo di sicurezza, compiendo quindi un’ansa più larga per raggiungere il passo, al centro del canalone. Il troi, al contrario, punta deciso verso
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11-01-2017 10:54
askatasuna askatasuna
Da qui, dopo il tramonto, siamo scesi al rifugio Volpi perdendo una cinquantina di metri, ove abbiamo pernottato nel ricovero invernale. Per chi volesse salire in giornata, poco oltre il passo s’inizia a salire il vallone in direzione nord-ovest. Quella che vediamo in alto non è la cima vera e propria, da cui lo separa un -per ora invisibile- salto roccioso, profondo ed ampio. I segnavia sono puntuali anche se sbiaditi, e molti paiono posizionati in modo da reggere anche a buoni innevamenti.
Allegato: Salendo dalla forcella.JPG
Da qui, dopo il tramonto, siamo scesi al rifugio Volpi perdendo una cinquantina di metri, ove abbiamo pernottato nel ricovero invernale. Per chi volesse salire in giornata, poco oltre il passo s’inizia a salire il vallone in direzione nord-ovest. Quella c
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11-01-2017 10:55
askatasuna askatasuna
Ovviamente quando si descrive una salita in questa stagione così mutevole, non si può che raccontarla limitandosi alla propria esperienza, totalmente soggettiva e variabile da una settimana all’altra. Nelle giornate precedenti alla nostra ascesa, un vento decisamente forte deve aver spazzato il versante sud della montagna, lasciando pochi e contenuti accumuli e facendo emergere del pietrame. Il trovar la traccia battuta poi, è stata una fortuna. Non solo per la fatica in se, ma per l’inaspettato prosieguo del sentiero stesso. Esso s’alza fino a quota 2800, per poi iniziare l’aggiramento del Mulaz nel versante rivolto a est, superando quella che, dal passo, potrebbe sembrare la cima.
Allegato: Traverso.JPG
Ovviamente quando si descrive una salita in questa stagione così mutevole, non si può che raccontarla limitandosi alla propria esperienza, totalmente soggettiva e variabile da una settimana all’altra. Nelle giornate precedenti alla nostra ascesa, un vento
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11-01-2017 10:55
askatasuna askatasuna
Questo è il punto critico per seguire pedissequamente gli indizi sbiaditi, che si spostano verso levante seguendo un ampio cengione sovrastante un gran salto. Non sarebbe piacevole alzarsi troppo e dover scendere, ma tecnicamente non vi sono tratti particolarmente difficili, almeno fino a questo punto. Poi, a seconda delle condizioni, bisogna valutare se l’ascesa sia possibile o meno. Si passa su delle cenge larghe ma ben strapiombanti, che il manto rende più o meno inclinate.
Allegato: La piche.JPG
Questo è il punto critico per seguire pedissequamente gli indizi sbiaditi, che si spostano verso levante seguendo un ampio cengione sovrastante un gran salto. Non sarebbe piacevole alzarsi troppo e dover scendere, ma tecnicamente non vi sono tratti partic
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11-01-2017 10:57
askatasuna askatasuna
Girato l’angolo ci aspetta l’ultimo traverso, sempre esposto, che porta in vetta. Ovviamente i ramponi sono assolutamente necessari, mentre la neve sprofondante che abbiam trovato noi, preferiva i bastoncini alla piccozza. Dai 2906 metri del Mulaz il panorama è semplicemente sbalorditivo. Il ritorno ricalca la via dell’andata.
Allegato: Cristallo Sorapiss Pelmo e Civetta.JPG
Girato l’angolo ci aspetta l’ultimo traverso, sempre esposto, che porta in vetta. Ovviamente i ramponi sono assolutamente necessari, mentre la neve sprofondante che abbiam trovato noi, preferiva i bastoncini alla piccozza. Dai 2906 metri del Mulaz il pano
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11-01-2017 10:58
askatasuna askatasuna
Punti d’appoggio:

Il rifugio Volpi di Misurata (2571m) dispone di un accogliente ricovero invernale, situato al primo piano ed accessibile grazie alla scala esterna, è posto sulla destra dell’edificio principale, scendendo dal passo. All’interno troviamo un piccolo tavolino, un telefono d’emergenza ed una decina di comodi posti letto, corredati di materassi, cuscini e coperte. Come sempre non posso che consigliare di approfittare di questi punti d’appoggio.
Allegato: Lagorai a la mañana.JPG
Punti d’appoggio:<br /><br />Il rifugio Volpi di Misurata (2571m) dispone di un accogliente ricovero invernale, situato al primo piano ed accessibile grazie alla scala esterna, è posto sulla destra dell’edificio principale, scendendo dal passo. All’intern
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11-01-2017 10:59
askatasuna askatasuna
A volte lo sforzo di dividere in due giorni l’ascesa, trascinandosi il guscio da bivacco, è molto più faticoso che risolverla in giornata. Ma “il prezzo” da pagare è un nonnulla se comparato allo spettacolo del cambio turno della volta celeste. Dal passo si può godere di un tramonto mozzafiato sul Lagorai da un lato e sul massiccio del Civetta, dall’altro. Mentre partendo poco prima del chiarore, ci si può lasciar ardere al cospetto dell’alba durante l’ascesa al Mulaz, quando la luce pare cosa viva e la visibilità è la migliore della giornata.
Allegato: Il rifugio Volpi allalba.JPG
A volte lo sforzo di dividere in due giorni l’ascesa, trascinandosi il guscio da bivacco, è molto più faticoso che risolverla in giornata. Ma “il prezzo” da pagare è un nonnulla se comparato allo spettacolo del cambio turno della volta celeste. Dal passo
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11-01-2017 11:00
askatasuna askatasuna
Note tecniche:


Come detto ogni escursione in ambiente innevato fa storia a se. Quindi il dislivello ed il tempo diventano variabili che possono comprimersi o dilatarsi in un’ampia forbice. La salita può essere fattibile o scontrarsi con una realtà che può obbligarci ad un dietro front. Le condizioni del manto devono essere buone ed il pericolo valanghe basso, soprattutto per la prima parte dell’ascesa, dal canalone verso il passo, via empirica che si sostituisce al sentiero estivo in caso di innevamento normale, fatto che in questi anomali finali di autunno non è per nulla scontata.
Allegato: Imboccando il cengione.JPG
Note tecniche:<br /><br /><br />Come detto ogni escursione in ambiente innevato fa storia a se. Quindi il dislivello ed il tempo diventano variabili che possono comprimersi o dilatarsi in un’ampia forbice. La salita può essere fattibile o scontrarsi con u
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11-01-2017 11:01
askatasuna askatasuna
Dal passo è necessario procedere seguendo i segnavia, se visibili, e con un manto se non “grippante” almeno solido una volta pressato. Se nelle stagioni fredde bisogna portar con sé un pizzico d’esperienza, in estate la cima è classificata come E. I pochi passaggi leggermente esposti sono affrontabili con cautela da tutti/e, inoltre v’è la possibilità di pernottare nel rifugio Volpi. Di certo, a meno di non programmare tatticamente la salita dopo un temporale coi fiocchi, la superba vista si troverà inficiata dalla foschia stagionale.
Allegato: Senes Fanes Tofane e Cristallo.JPG
Dal passo è necessario procedere seguendo i segnavia, se visibili, e con un manto se non “grippante” almeno solido una volta pressato. Se nelle stagioni fredde bisogna portar con sé un pizzico d’esperienza, in estate la cima è classificata come E. I pochi
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11-01-2017 11:02
askatasuna askatasuna
LATO B (emotional side)

Prime Zornade

Sior Mario butta lì tre scelte, ovviamente corrispondenti a tre bivacchi: nelle Giulie slovene, nel catino delimitato dalle Pale Candele o Dolomiti. L’ultima di queste proposte vede protagonista il ricovero invernale del rifugio Volpi e, soprattutto, la possibilità di arrivare insieme sulla cima del Mulaz. Le quasi quattro ore di viaggio non sono un ostacolo, condividere la vetta con Mario è un’occasione che non posso, ne voglio perdermi.
Allegato: Il Mulaz ed il suo canalone.JPG
LATO B (emotional side)<br /><br />Prime Zornade<br /><br />Sior Mario butta lì tre scelte, ovviamente corrispondenti a tre bivacchi: nelle Giulie slovene, nel catino delimitato dalle Pale Candele o Dolomiti. L’ultima di queste proposte vede protagonista
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11-01-2017 11:03
askatasuna askatasuna
Da tre giorni sono percorso da un’adrenalina che non mi scuoteva da tanto. In realtà è gioia. Autoprodotta in quantità eccessiva e compressa mano a mano all’interno del mio animo. Non fantastico sui panorami che mi si apriranno davanti, non avrei mai potuto immaginarli così ampi, ma sull’avventura in sé, sul ritorno in Dolomiti, sulla neve che finalmente potrò di nuovo mordere coi ramponi, su di una picca condivisa.
Allegato: Castellaz.JPG
Da tre giorni sono percorso da un’adrenalina che non mi scuoteva da tanto. In realtà è gioia. Autoprodotta in quantità eccessiva e compressa mano a mano all’interno del mio animo. Non fantastico sui panorami che mi si apriranno davanti, non avrei mai potu
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11-01-2017 11:04
askatasuna askatasuna
Le previsioni promettono un cielo terso, il che garantisce una nottata ricolma di luccichii, quelli veri, non quelli a led su case, vetrine e centri commerciali da cui fuggo, pestando sull’acceleratore in autostrada. A San Martino di Castrozza c’è la sagra delle beffe. La pasticceria artigianale illuminata e con le inservienti al lavoro, ci accoglie con la porta chiusa. Leggendo il labiale capisco “riapriamo domani!”. Poi mi giro e spicca un grande striscione. Recita “Benvenuto inverno!”. Mi guardo attorno e inizio a ridere. Mi sa che la festa sarò rimandata di qualche mese.
Allegato: Masse robe.JPG
Le previsioni promettono un cielo terso, il che garantisce una nottata ricolma di luccichii, quelli veri, non quelli a led su case, vetrine e centri commerciali da cui fuggo, pestando sull’acceleratore in autostrada. A San Martino di Castrozza c’è la sagr
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11-01-2017 11:05
askatasuna askatasuna
A passo Rolle il parcheggio inizia a popolarsi. Tutt’intorno solo ocra. La carrareccia invece è leggermente innevata e pressata da escursionisti ed automezzi. Pare uno di quei tappeti rossi, srotolati per dare un’atmosfera chic al locale. Gli skilift penzolano sopra i prati bruciati. Le piste da sci percorse da qualche mountain biker.
Allegato: La muraglia delle Pale.JPG
A passo Rolle il parcheggio inizia a popolarsi. Tutt’intorno solo ocra. La carrareccia invece è leggermente innevata e pressata da escursionisti ed automezzi. Pare uno di quei tappeti rossi, srotolati per dare un’atmosfera chic al locale. Gli skilift penz
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11-01-2017 11:06
askatasuna askatasuna
Per fortuna le Pale esondano nel cielo, occupandolo con tutta la loro maestosità e portando i miei pensieri altrove. Il dentone del Cimon della Pala, la Vezzana, i Bureloni e cima Val Grande. Infine eccoti la cima del Focobon, protagonista della notte. Una sfilata ravvicinata di bestioni, inframmezzati da campanili aguzzi e forcelle quanto mai anguste. Almeno qui la neve c’è. Come nel vallone che ci attende. Passata la baita Segantini fa la sua comparsa il Mulaz. Spolverato di zucchero a velo, ma con le pareti verticali spoglie e la base che pare l’incartamento di un panettone. Bello marrone. E’ strano. La malinconia si mischia al fascino. La tristezza, alla felicità. Senti che non tutte le cose sono al proprio posto. La stessa neve che ci attende all’ombra, pare sparata dai cannoni.
Allegato: South view.JPG
Per fortuna le Pale esondano nel cielo, occupandolo con tutta la loro maestosità e portando i miei pensieri altrove. Il dentone del Cimon della Pala, la Vezzana, i Bureloni e cima Val Grande. Infine eccoti la cima del Focobon, protagonista della notte. Un
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11-01-2017 11:07
askatasuna askatasuna
La val Venegia diventa così una processione gondoleggiante di escursionisti settembrini. Avvicinandoci alle pareti, appaiono una serie di pinnacoli a bassa quota. Dietro di loro, il cavo della teleferica che raggiunge il passo e quindi il rifugio. Ogni scalino roccioso è occupato da una coniferosa presenza. Come fosse una scala mobile. Come fossero sentinelle. Un classico un-due-tre stella che da un momento all’altro è pronto a riprender moto.
Allegato: Clap.JPG
La val Venegia diventa così una processione gondoleggiante di escursionisti settembrini. Avvicinandoci alle pareti, appaiono una serie di pinnacoli a bassa quota. Dietro di loro, il cavo della teleferica che raggiunge il passo e quindi il rifugio. Ogni sc
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11-01-2017 11:08
askatasuna askatasuna
Ognuna di quelle forme di vita ha trovato il suo micro spiazzo su cui rifiatare. Come fossero delle sagome. La picchetta più alta ne vede una manciata abbarbicata a sé. Striata d’un arancio fortissimo, larga quanto una scheggia, ospita conifere spaurite che paiono abbracciarsi l’un l’altra. Oltre la cresta presenta un salto e riparte pinnacolante più in basso. In mezzo un macigno. Incastrato. Sospeso. La prospettiva inganna e ti chiedi da dove possa esser precipitato.
Allegato: Costazza e Castellaz di guardia alla val Venegia.JPG
Ognuna di quelle forme di vita ha trovato il suo micro spiazzo su cui rifiatare. Come fossero delle sagome. La picchetta più alta ne vede una manciata abbarbicata a sé. Striata d’un arancio fortissimo, larga quanto una scheggia, ospita conifere spaurite c
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11-01-2017 11:09
askatasuna askatasuna
Poi mi giro. Il Castellaz che pareva un torrione paffuto, qui mostra il bluff, come quelle case dei villaggi cinematografici del West. Belle legnose fuori e dietro delle assi in diagonale a sostenere una scenografia bidimensionale. Anche il Costazza cambia aspetto. I versanti che si calano in val Venegia, in un punto, paiono creati da un gigantesco rastrello. Cinque canali paralleli ed imbiancati, lambiscono la strada, separati nettamente dal verde della vegetazione.
Allegato: Il passo delle Farangole.JPG
Poi mi giro. Il Castellaz che pareva un torrione paffuto, qui mostra il bluff, come quelle case dei villaggi cinematografici del West. Belle legnose fuori e dietro delle assi in diagonale a sostenere una scenografia bidimensionale. Anche il Costazza cambi
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11-01-2017 11:10
askatasuna askatasuna
Cosa impensabile per il periodo, riusciamo a seguire l’inerpicarsi del sentiero estivo che punta diritto ad una parete verticale, salmonata e striata di grigio, per poi virare d’improvviso, come scia di una talpa che ha trovato un ostacolo che non si riesce a scavare. Il talpide ostinato commette poi lo stesso errore, puntando, come falena, ad un’ulteriore parete screziata, poco sotto il passo, per poi cambiare nuovamente rotta. Nel frattempo lo spessore del candore aumenta. I ramponi non tengono e fuori dalle orme si sprofonda.
Allegato: Geyser.JPG
Cosa impensabile per il periodo, riusciamo a seguire l’inerpicarsi del sentiero estivo che punta diritto ad una parete verticale, salmonata e striata di grigio, per poi virare d’improvviso, come scia di una talpa che ha trovato un ostacolo che non si ries
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11-01-2017 11:10
askatasuna askatasuna
Prima di giungere al passo guardo in alto. Una nuvola verticale, esce spruzzante da dietro uno spallone innevato. Pare un geyser! Poi eccolo il Mulaz, o meglio il suo fratello minore. Ancora non so come quelle rocce verticali e spoglie siano da aggirare. A destra appare il campanile Quattro Dita. Lo scoprirò a casa. Son lì e puoi contarle tutte, accanto alla cima Val Grande. L’ultimo tratto nella neve lo facciamo in compagnia del tramonto.
Allegato: Lagorai al caer del sol.JPG
Prima di giungere al passo guardo in alto. Una nuvola verticale, esce spruzzante da dietro uno spallone innevato. Pare un geyser! Poi eccolo il Mulaz, o meglio il suo fratello minore. Ancora non so come quelle rocce verticali e spoglie siano da aggirare.
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11-01-2017 11:11
askatasuna askatasuna
Il sole inizia ad esplodere, scendendo verso il Lagorai. Una di quelle punte ha forato quel pallone scintillante ed il suo contenuto inizia a fuoriuscire. Non è aria. Ma fuoco! Luce che prima irradia timida la neve e poi la usa come comburente, tingendola d’arancio, trasfigurandola. Poi la luna. Appare come una fetta di limone tagliata esattamente a metà. Per giunta essa si pone alla sommità di quel bicchiere da cocktail conico ed immaginario, formato dal vuoto che le disegnano i campanili delimitanti forcella delle Farangole. Da un lato le Quattro Dita, dall’altro il dito mancante, quello del campanile del Focobon.
Allegato: Vampe.JPG
Il sole inizia ad esplodere, scendendo verso il Lagorai. Una di quelle punte ha forato quel pallone scintillante ed il suo contenuto inizia a fuoriuscire. Non è aria. Ma fuoco! Luce che prima irradia timida la neve e poi la usa come comburente, tingendola
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11-01-2017 11:12
askatasuna askatasuna
Dopo aver infiammato le pareti, il tramonto ne sfiora le sommità, accarezzandole con una luce violacea, prendendosela con le nuvole che, sopra il Lagorai, paion incendiarsi, come anime d’Icaro. L’orizzonte è una pennellata d’arancio che si va quietando. La luna esce dall’orlo del bicchiere ed inizia la sua risalita. Le tenebre guadagnano lo spazio a loro dedicato e, col buio, iniziamo a scendere verso un rifugio così vicino quanto invisibile. Prima di lui appaiono Pelmo e Civetta. Poi la notte, che si fa cena. Temprato dai meno dieci abbondanti di casera Focobon, Mario mi consiglia di lasciar la porta aperta per far girar l’aria, mentre io mi procuro acqua scippando neve.
Allegato: Snow on fire.JPG
Dopo aver infiammato le pareti, il tramonto ne sfiora le sommità, accarezzandole con una luce violacea, prendendosela con le nuvole che, sopra il Lagorai, paion incendiarsi, come anime d’Icaro. L’orizzonte è una pennellata d’arancio che si va quietando. L
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11-01-2017 11:13
askatasuna askatasuna
Curiosando nel libro del rifugio, incontro un commento a dir poco geniale. Recita “Un sentito ringraziamento alla tettonica a placche per aver creato questi splendidi corrugamenti montuosi”. Il mio compagno non vuole dissipare il calore del corpo e va in branda mentre io esco, a provare la nuova fotocamera.
Allegato: Il Sassolungo.JPG
Curiosando nel libro del rifugio, incontro un commento a dir poco geniale. Recita “Un sentito ringraziamento alla tettonica a placche per aver creato questi splendidi corrugamenti montuosi”. Il mio compagno non vuole dissipare il calore del corpo e va in
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11-01-2017 11:14
askatasuna askatasuna
Una semplice bridge, che nel mio caso, per ora, è come una Ferrari data ad un neo-patentato che ha fatto le guide dell’autoscuola con l’Ape Piaggio. Il treppiede mi guarda sconsolato mentre lo affondo nella neve. Parto da zero e vado a tentativi. Riesco a fare qualche scatto appena in un’ora abbondante d’attesa immobile. Non sento il freddo che, paradossalmente, arriverà una volta entrato nel sacco a pelo in cui sudo anche in bivaccate ben più rigide. Ma quei pochi fotogrammi rivelan il segreto di Pulcinella.
Allegato: Les jeaux sont faits.JPG
Una semplice bridge, che nel mio caso, per ora, è come una Ferrari data ad un neo-patentato che ha fatto le guide dell’autoscuola con l’Ape Piaggio. Il treppiede mi guarda sconsolato mentre lo affondo nella neve. Parto da zero e vado a tentativi. Riesco a
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11-01-2017 11:14
askatasuna askatasuna
Ed io che pensavo di godermele tutte le stelle con ‘sti quattrocchi a diaframma fisso ed apertura limitata! Ma cosa c’è sopra le nostre teste? Quanti mondi corrispondono a quei minuscoli led? Quanto riusciamo ad essere comici e grotteschi in una lettura antropocentrica dell’universo? Abbozziamo verità, ipotetiche creazioni, divinità dall’aspetto diverso mano a mano che si cambia continente o solo vallata. Poi alzi su lo sguardo e la vetrata perfetta, il filtro che ognuno/a s’è creato va in frantumi. L’infinito è un meraviglioso pugno allo stomaco che rende socratico anche il più savio. Sapere di non sapere in questo caso è la porta da aprire sull’universo. Non mi faccio domande o viaggio mentale alcuno.
Allegato: Noche magica.JPG
Ed io che pensavo di godermele tutte le stelle con ‘sti quattrocchi a diaframma fisso ed apertura limitata! Ma cosa c’è sopra le nostre teste? Quanti mondi corrispondono a quei minuscoli led? Quanto riusciamo ad essere comici e grotteschi in una lettura a
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11-01-2017 11:15
askatasuna askatasuna
E’ la stessa immensità che troverò l’indomani sulla cima. Quest’ultima sarà fisica e dominata da una sterminata sequela di picche. Le vedi. Il loro numero è finito. T’appaiono solo quelle che l’orizzonte ti permette d’ammirare. E sono troppe. Figurati ciò che c’è sopra le nostre teste! Che soffrono d’una greve gravità in maniera ben più incommensurabile dei nostri corpi. Questi sono i non-pensieri che mi si poggiano in testa ad ogni bivaccata. Solo per un attimo, come volo di una farfalla che poi prosegue il suo viaggio. Lasciandomi senza risposte ma soprattutto senza domande. Buttando carbonella nella fucina dello stupore puro. Che non chiede. Che si fa sorriso, respiro profondo e silente in una notte che mi rimette al mio posto. Un granello infinitesimale che si lascia portare inerme dal Simùn emozionale. In nessun dove. Perso nel tutto. Ove ogni cosa è grande. Ogni vita si fa meraviglia. Ogni dettaglio il centro del mondo ed ogni mondo un dettaglio.
Allegato: Unire i puntini da 1 a 100.JPG
E’ la stessa immensità che troverò l’indomani sulla cima. Quest’ultima sarà fisica e dominata da una sterminata sequela di picche. Le vedi. Il loro numero è finito. T’appaiono solo quelle che l’orizzonte ti permette d’ammirare. E sono troppe. Figurati ciò
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11-01-2017 11:16
askatasuna askatasuna
Seconde Zornade

Pronti, attenti, via! Vestirsi diventa una gara fantozziana contro il freddo. Un saluto alla notte che hai lasciato qualche ora prima e giù a raspar di nuovo neve. Caffettini, rassetto, pulizia e sù i ramponi, pronti ad azzannare l’alba. Che arriva come aurora, con un arancio tenue che scema nel viola.
Allegato: Alba civettuosa.JPG
Seconde Zornade<br /><br />Pronti, attenti, via! Vestirsi diventa una gara fantozziana contro il freddo. Un saluto alla notte che hai lasciato qualche ora prima e giù a raspar di nuovo neve. Caffettini, rassetto, pulizia e sù i ramponi, pronti ad azzannar
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11-01-2017 11:17
askatasuna askatasuna
Ma ben presto le muraglie delle Pale te la scippano tutta, fino al bagno di luce del Lagorai. Il cielo oramai ha preso colore e la luce si fa prepotenza. Come stessimo giocando a twister, ci troviamo ad adattare il nostro passo a quello di chi ci ha preceduto. Toh, la cima non era quella che ci ha augurato la buona notte, le tracce compiono un’ampia ansa sfruttando delle cenge naturali. Il manto tiene e potrei alzar la testa, ma mantengo lo sguardo basso finché posso.
Allegato: La regina senza mantello.JPG
Ma ben presto le muraglie delle Pale te la scippano tutta, fino al bagno di luce del Lagorai. Il cielo oramai ha preso colore e la luce si fa prepotenza. Come stessimo giocando a twister, ci troviamo ad adattare il nostro passo a quello di chi ci ha prece
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11-01-2017 11:18
askatasuna askatasuna
So che la regina è già apparsa e s’aspetta il solito “ooooo” d’ammirazione, ma tengo duro. Poi mi fermo a fare una foto e cedo. Blaaaaam! Si distende all’orizzonte come matrona sdraiata sul triclinio. Fa strano pero vederla senza la sua tunica bianca. Anche la vanità della Marmolada è travolta da queste stagioni impazzite. In breve siamo sulla cima. Stringo la mano di sior Mario senza riuscire a dire nulla, senza poter codificare le emozioni. Non solo quelle che riflettono il tutto che ci circonda, ma le più intime, suscitate dal trovarmi in quel preciso luogo, con lui. Riesco solo a ripetere “vorrei avere una coda, per poter scodinzolare!”.
Allegato: Latemar.JPG
So che la regina è già apparsa e s’aspetta il solito “ooooo” d’ammirazione, ma tengo duro. Poi mi fermo a fare una foto e cedo. Blaaaaam! Si distende all’orizzonte come matrona sdraiata sul triclinio. Fa strano pero vederla senza la sua tunica bianca. Anc
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11-01-2017 11:21
askatasuna askatasuna
Ovviamente quella leggenda dei ghiacci mi guarda, bonaria, come lo si farebbe con una bizzarra creatura persa nel suo mondo balzano. Ma che ci posso fare se le parole ed il pensiero nulla possono con questa deflagrazione di forme? Solo scodinzolare e sorridere! Come quei bimbi che vorrebbero dire qualcosa, aumentando il ritmo del respiro, affiancando ad esso una vocale o due lettere appena, permanendo in uno stato ansioso senza poter associare vocabolo alcuno a ciò che li pervade. Fino a cedere. Ogni parola od aggettivo che la tua mente ha archiviato ed utilizzato in altri contesti, diviene semplicemente insufficiente.
Allegato: Venegia valley.JPG
Ovviamente quella leggenda dei ghiacci mi guarda, bonaria, come lo si farebbe con una bizzarra creatura persa nel suo mondo balzano. Ma che ci posso fare se le parole ed il pensiero nulla possono con questa deflagrazione di forme? Solo scodinzolare e sorr
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11-01-2017 11:25
askatasuna askatasuna
Certi sentimenti codificati da altrettanti vocaboli, andrebbero custoditi come mantra segreti, tabù da sfatare e render udibili solo in precisi e rarissimi momenti. Come questo. Sennò s’inflazionano, li senti fuori posto. Ma non ne conosci altri, non c’è avverbio o formula superlativa che possa adattarli a quel attimo. Perciò scodinzolo e sorrido.
Allegato: Latemar Catinaccio e linfinito.JPG
Certi sentimenti codificati da altrettanti vocaboli, andrebbero custoditi come mantra segreti, tabù da sfatare e render udibili solo in precisi e rarissimi momenti. Come questo. Sennò s’inflazionano, li senti fuori posto. Ma non ne conosci altri, non c’è
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11-01-2017 11:28
askatasuna askatasuna
Un elenco del visibile affloscerebbe come un tentativo di descrivere quel troppo che s’è deciso d’apparire. Solo tre coordinate. Separate da brevi intermezzi di silenzio. Io mi volgo a levante ed identifico il Krn. Mario volge il suo alle passioni della sua vita e sussurra deciso, il Bernina. Poi un’altra pausa. Da un po’ osservo quella pozza stantia. Uno stagno pesante. Eburnee sabbie mobili. Dietro ad esse dei profili più scuri. Ce lo ripeteremo varie volte, senza crederci, io senza aver il coraggio d’esprimere la mia intuizione, trovandone conferma solo una volta divisi. Ognuno nella propria casetta. Ognuno perso nei propri sogni e nelle proprie emozioni. Gli Appennini! Mi calmo solo dopo qualche sorso di caffè bollente, fissandomi sui dettagli.
Allegato: Dal Sorapiss al Agner.JPG
Un elenco del visibile affloscerebbe come un tentativo di descrivere quel troppo che s’è deciso d’apparire. Solo tre coordinate. Separate da brevi intermezzi di silenzio. Io mi volgo a levante ed identifico il Krn. Mario volge il suo alle passioni della s
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11-01-2017 11:37
askatasuna askatasuna
Saluto il Sasso Vernale salito a fine settembre e quella muraglia vista da così vicino. Con quei due nidi d’aquila o meglio, tane per bipedi, che sfregiano i gioielli di quella corona. Per fortuna da qui non si notano le vele dei parapendii ed il facile accesso al luna park d’alta quota. La lontananza si fa alleata della poesia. Mario parte per primo e mi lascia mezz’ora di guinzaglio ancora. Poca. Troppo poca se da spartire tra sentimento e foga dell’impressionar ricordi su di una glaciale marea di pixel. Ancora caffè. Per non abbandonarmi. Per riuscire a scrutare l’orologio. Per rispettare la parola ed addomesticare il garbuglio che mi s’è creato dentro. Per accettare che quei minuti si faccian attimi e che l’addio non si trasformi in lacrima.
Allegato: Defilé.JPG
Saluto il Sasso Vernale salito a fine settembre e quella muraglia vista da così vicino. Con quei due nidi d’aquila o meglio, tane per bipedi, che sfregiano i gioielli di quella corona. Per fortuna da qui non si notano le vele dei parapendii ed il facile a
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11-01-2017 11:39
askatasuna askatasuna
Riparto col naso d’ordinanza, da beone d’alta quota, le labbra tagliate, il cuore inciso per sempre. Nello zaino riposano la crema solare ed il Labello. Ma quelle sensazioni che come spesso accade, in altri momenti sarebbero un fastidio, si fan briciole di ricordi seminate sulla strada dei giorni a venire. Ricompariranno all’improvviso mentre guardandomi allo specchio, mi darò dell’alcolista o quando, al primo sorriso della mattinata, sentirò le labbra tirare. E il fastidio si farà carezza. Madeleine indotta. Collegamento sul desktop dell’anima che aprirà più finestre di quante la mia CPU potrà sostenere, impallando un fragile sistema.
Allegato: Scendendo verso la forcella.JPG
Riparto col naso d’ordinanza, da beone d’alta quota, le labbra tagliate, il cuore inciso per sempre. Nello zaino riposano la crema solare ed il Labello. Ma quelle sensazioni che come spesso accade, in altri momenti sarebbero un fastidio, si fan briciole d
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11-01-2017 11:42
askatasuna askatasuna
Scendo con calma ritrovando Mario vicino al passo. In discesa incontriamo una giovane coppia e poi un’escursionista solitaria. Chiedono informazioni sul Mulaz ma oramai è già tardi per risalirlo e rifuggire a valle con la luce. Sui placidi canali della val Venegia continua il gondolio. Il flusso di gitanti pare risalire come un’onda verso la baita Segantini, per poi ritrarsi come marea e ritornare in valle. Mi fa sempre strano passare dalla solitudine isolata dei bivacchi al mormorio. Nel lento digradare verso l’auto mi fisserò, come all’andata, sul Cimon della Pala.
Allegato: Cimon della Pala.JPG
Scendo con calma ritrovando Mario vicino al passo. In discesa incontriamo una giovane coppia e poi un’escursionista solitaria. Chiedono informazioni sul Mulaz ma oramai è già tardi per risalirlo e rifuggire a valle con la luce. Sui placidi canali della va
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11-01-2017 11:46
askatasuna askatasuna
A lungo. A fine agosto, dalla Vezzana pareva mimare la schiena pinnata di un Dimetrodonte. Aperta a ventaglio sembrava nascondere un ampio pianoro ed essere bella cicciotta. Da qui invece è più simile ad un campanile, la cima è una fiammella pietrificata che s’avviluppa su se stessa. Non so perché, ma mi ha ricordato quella riprodotta sulle monetine dei dinari jugoslavi che mi giravano tra le mani da piccolo. Le nuvole oggi han voglia di giocare e ne esce una fenice. Indico a sior Mario le ali ed il becco dell’enorme volatile che si staglia nel cielo e, per un attimo, pare riconoscerla anche lui. Come il favoloso uccello sacro agli egizi anch’io rinasco. Ad ogni uscita. Mi libero da qualunque scoria e ferita, auto-indotta o meno che sia. La montagna non cura, purifica. Depura un’interiorità spesso inquinata. Riempiendo i polmoni di vita e gli occhi di sogni.
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