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Cime di Caoz (2050m) e dei Vanediei (2380m)

13-06-2016 23:00
askatasuna askatasuna
Condivido un'escursione particolare, al cospetto delle Pale di San Martino e di San Lucano, ove il protagonista non è tanto il paesaggio che si può ammirare dalle due cime proposte, quanto l'incombente mole del Agner, la più alta parete delle Dolomiti. (17-18.05.2016)
Allegato: Agner.JPG
Cime di Caoz (2050m) e dei Vanediei (2380m)
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13-06-2016 23:01
askatasuna askatasuna
Difficoltà: E/EE

Dislivello: 1250/1750 metri

Tempo di percorrenza: 7/10 ore

Cartografia: 022 Pale di San Martino, Tabacco 1:25.000
Allegato: Lucano by night.JPG
Difficoltà: E/EE <br /><br />Dislivello: 1250/1750 metri<br /><br />Tempo di percorrenza: 7/10 ore <br /><br />Cartografia: 022 Pale di San Martino, Tabacco 1:25.000
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13-06-2016 23:02
askatasuna askatasuna
LATO A (pragmatic side)

Raggiunto Agordo si seguono le indicazioni per Taibon Agordino prima e per Col di Prà poi. Si parcheggia giusto prima del divieto, nell'apposito spazio adiacente alle case. Si prosegue per Pont scegliendo, a seconda di gusti e stagione, se percorrere la strada forestale o prediligere le scorciatoie. Giunti a Pont, ecco il primo optional sotto forma di cascata. Quella dell'Inferno. Dopo esser scesi per ammirarla, si risalga verso il ponte, lasciando sulla sinistra la carrareccia che fungerà da via per il rientro. Si prosegue per pochi metri seguendo il troi 764, trovando due deviazioni sulla destra. Una sbarra che indica "Privato!" si aggirerà al ritorno dalla cascata. Si prenda la traccia più bassa che porta a monte dell'ultimo salto, ove presente un ponte di legno (visibile anche dal primo belvedere). Oltrepassatolo, si segua la traccia, passando per un rudere, fino a giunger al cospetto del salto successivo.
Allegato: Hells Waterfall down.JPG
LATO A (pragmatic side)<br /><br />Raggiunto Agordo si seguono le indicazioni per Taibon Agordino prima e per Col di Prà poi. Si parcheggia giusto prima del divieto, nell'apposito spazio adiacente alle case. Si prosegue per Pont scegliendo, a seconda di g
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13-06-2016 23:02
askatasuna askatasuna
Seguendo la fuga dell'acqua, si nota una scaletta/ponticello scippata ad un'impalcatura, che permette di passar asciutti dalla parte opposta. Qui, sempre che la casera sia deserta, si può rispettosamente curiosarne la fattura, come la posizione, incastrata tra sogno e realtà. Scendendo per la carrareccia si giunge in breve alla sbarra, riprendendo il troi verso il ricovero Baita Malgonera. Al successivo bivio si prenda a sinistra, confluendo nel sentiero 762 che ci accompagna fino alla casera ai Doff. Tana! Scegliendo una vocale sola, continuerete verso la cima di Caoz, volendo invece aggiungere un'altra "E", saltate al paragrafo della Cima dei Vanediei. Giunti in forcella, il panorama s'apre inaspettatamente verso la Marmolada. Ci si trova al centro d'un quadrivio. Si lascia la discesa verso la val di Garès e, a destra, il proseguo del 759 verso malga Pape. Si prenda a sinistra, iniziando ad aggirare la Cima di Caoz. Dopo poco, a cospetto del gran curvone che ci riporta in vista del gruppo delle Pale di San Martino, si punti verso la cimotta senza percorso obbligato e difficoltà di sorta.
Allegato: Monte Caoz e Lastei di Pape.JPG
Seguendo la fuga dell'acqua, si nota una scaletta/ponticello scippata ad un'impalcatura, che permette di passar asciutti dalla parte opposta. Qui, sempre che la casera sia deserta, si può rispettosamente curiosarne la fattura, come la posizione, incastrat
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13-06-2016 23:06
askatasuna askatasuna
La sosta qui si fa necessariamente lunga. Verso nord spicca il dirimpettaio monte Caoz. Salendo le Cime dei Vanediei all'alba del giorno successivo, ho tentato di scovare una traccia di salita o un punto debole sul fianco orientale, invano. Piccoletto ma tosto, m'aspetta per la prossima bivaccata ai Doff. Dalla Cima omonima appare quella che si rivela a mio parere l'unica possibilità d'ascesa, ossia il raggiungere la prima, grande rampa inclinata sottolineata dalle erbe, per poi salire le altre a zig-zag come uno di quei vecchi "platform" delle prime sale giochi. Dalla picca del fratellino docile si scende nuovamente a ritrovar il sentiero e lo si segue. La traccia è netta, a volte esile o interessata da smottamenti. Nulla di pericoloso, ma vi sono comunque tratti che necessitano d'attenzione. Il troi è uno stupendo balcone panoramico che continua ad ipnotizzare. Rimane sotto le prime cimotte per finire con l'assecondar le altre con diversi saliscendi, una cinquantina di metri scarsi da aggiungere alla conta. Raggiunta forcella Campigat, animata dall'omonima casera, non resta che scendere per l'ampia mulattiera che digrada docilmente. Più in basso essa si tramuterà in carrareccia forestale, riportandoci lentamente a Pont e, da qui, al parcheggio per la via di salita.
Allegato: Bajando de Campigat.JPG
La sosta qui si fa necessariamente lunga. Verso nord spicca il dirimpettaio monte Caoz. Salendo le Cime dei Vanediei all'alba del giorno successivo, ho tentato di scovare una traccia di salita o un punto debole sul fianco orientale, invano. Piccoletto ma
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13-06-2016 23:06
askatasuna askatasuna
Cime dei Vanediei:

Preso a destra il 759 presso la forcella, s'inizia ad aggirare il monte Caoz puntando a nordest. Si sale passando tra i resti di un muretto, superando poi un balcone, contraddistinto da un Larice e sovrastato in lontananza dalle striate Lastei di Pape. Poco oltre si dovrebbe individuare, al cospetto di una grande parete di roccia vulcanica nera come la pece, una traccia sulla sinistra, incerta all'inizio e più marcata successivamente. In alternativa si può proseguire ancora per poco, fino ad incrociare un impluvio. Qui è necessario iniziare la risalita dell'ampio canalone, mantenendosi sulla destra orografica, salendo in diagonale per ritrovar la traccia di cui sopra. In ogni caso, dopo un primo tratto, in cui è d'uopo mantenersi più a ridosso del muraglione occidentale, si prosegue a piacere, mantenendo il centro del canalone stesso e puntando alla forcella.
Allegato: Marmolada.JPG
Cime dei Vanediei:<br /><br />Preso a destra il 759 presso la forcella, s'inizia ad aggirare il monte Caoz puntando a nordest. Si sale passando tra i resti di un muretto, superando poi un balcone, contraddistinto da un Larice e sovrastato in lontananza da
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13-06-2016 23:07
askatasuna askatasuna
Fino ad essa una E sarebbe, a parer mio, più che sufficiente, ma per salire i pochi metri che ci separano dalla cima ci voglion zampe entusiaste e l'ausilio delle mani. Si segua a sinistra lo strapiombante confine della forcella, scontrandosi poi contro un minuscolo torrione. Alto qualche metro appena. In realtà è lui la vera cima. Dalla roccia vulcanica escono appigli a non finire sotto forma di sassi fusi, ma io non la conosco e non mi fido. Tutto pare solido ma l'esposizione è notevole. Stesso discorso per ridiscendere il torrioncino dall'altra parte. Ho preferito quindi aggirarlo, salendo una parete inclinata che poteva pure esser divertente se non bagnata o ghiacciata. In ogni caso non v'è una via preferenziale per raggiungere il comodo prato sommitale. Fermo restando che è meglio appropinquarsi il più possibile alla forcella, i prati che digradano dalla cima verso sudovest, comoda via per la risalita, s'interrompono presto in salti verticali.
Allegato: Cime dei Vanediei.JPG
 Fino ad essa una E sarebbe, a parer mio, più che sufficiente, ma per salire i pochi metri che ci separano dalla cima ci voglion zampe entusiaste e l'ausilio delle mani. Si segua a sinistra lo strapiombante confine della forcella, scontrandosi poi contro
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13-06-2016 23:07
askatasuna askatasuna
Note a margine:

Un'escursione imperdibile per coloro i quali siano affascinati non solo dai vasti panorami godibili dai titani delle Dolomiti, ma anche dalla contemplazione di quei mastodonti stessi, il che spesso, ci obbliga a guardarli dal basso. D'altronde, l'amore per una montagna, per le sue forme e la sua essenza, non si concretizza (solo) nella sua scalata. E' pura infatuazione platonica, una dolce tortura che obbliga alla distanza. Nonostante la possibilità di effettuare l'escursione in una lunga giornata primaverile, non posso non consigliare caldamente il bivacco. Un consiglio che trascende qualsiasi itinerario.
Allegato: Buine Gnot.JPG
Note a margine:<br /><br />Un'escursione imperdibile per coloro i quali siano affascinati non solo dai vasti panorami godibili dai titani delle Dolomiti, ma anche dalla contemplazione di quei mastodonti stessi, il che spesso, ci obbliga a guardarli dal ba
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13-06-2016 23:08
askatasuna askatasuna
Come spesso ho sottolineato, il bivaccare, in solitaria o con un* compagn* complice del medesimo sentire, diventa porta sensoriale ed emozionale. Per me è oramai sinonimo di montagna stessa. Esso, oltre a permettere escursioni più ampie, dilata il tempo ed il respiro. Permette all'animo prima che al corpo, di piantare nuove radici. Depura la mente spezzando catene di cui ignoriamo l'esistenza, ci fa riappropriare dell'essenziale che spesso è tutt'altro che materiale e nascosto in polverosi pertugi interiori. E' un acclimatamento emotivo necessario, ove il tutto s'impone coi suoi ritmi. Il divampar del tramonto, l'attesa del brulicar degli scintillii nel firmamento, l'eccitazione con cui nella notte ci si sveglia per sciogliersi alla rinascita del giorno... tutto ciò va ben oltre l'escursione stessa, sia essa una cima ambiziosa o una semplice passeggiata. E' la vita, che, almeno per un attimo, trova il suo senso tutto nella lenta contemplazione d'una realtà obnubilata dalla folle quotidianità, d'una magia che scandisce l'eternità e che può insegnarci, con i suoi silenzi, ciò che parole umane non faranno mai, aiutando a rimettere, pian piano, tutte le cose al loro posto.
Allegato: Dut intune foto.JPG
Come spesso ho sottolineato, il bivaccare, in solitaria o con un* compagn* complice del medesimo sentire, diventa porta sensoriale ed emozionale. Per me è oramai sinonimo di montagna stessa. Esso, oltre a permettere escursioni più ampie, dilata il tempo e
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13-06-2016 23:09
askatasuna askatasuna
Punti d'appoggio:

Grazie alla bassa quota e alla laboriosità delle genti di queste valli, i punti d'appoggio in zona sono talmente numerosi da poter pianificare parecchi itinerari. Almeno in teoria. Anzi, al contrario, in pratica! Le numerose casere ristrutturate da ogni lato della valle, come spesso accade nell'alto Veneto, sono il tesssoro del Gollum di turno. In questo caso della municipalità che affigge perentori cartelli su chi e come può utilizzarle. Invise ai foresti da qualche anno, a meno di ottenere (cosa non scontata) un consenso bollato dopo telefonata ed inchino, oppure tramite giuramento d'incombente cataclisma o attacco di Sbilf inferociti. Gradito il "mea culpa". Insomma, la negazione stessa della montagna. Ma si sa, gli spazi liberi sono tutti ormai belli e recintati e può capitare di vagar per monti (vedi il Paularo) e trovare un salisburghese che ne rivendica la proprietà. Nulla contro i salisburghesi, molto nei confronti di una proprietà (ben lungi dall'esser privata) che a volte utilizza pubblica pecunia per sigillare spazi che son sempre stati fruibili dai pochi e poche che respiran la montagna a suon di silenzi, la cui ombra non si posa al passaggio, il cui rispetto va ben oltre un edificio.
Allegato: Cjasute cun lis gjambis.JPG
Punti d'appoggio:<br /><br />Grazie alla bassa quota e alla laboriosità delle genti di queste valli, i punti d'appoggio in zona sono talmente numerosi da poter pianificare parecchi itinerari. Almeno in teoria. Anzi, al contrario, in pratica! Le numerose c
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13-06-2016 23:09
askatasuna askatasuna
Non si son persi luoghi o punti d'appoggio, ma un concetto tra i più profondi ed importanti. Di quelli che fan paura, di quelli che ti rivolterebbero un mondo votato al materiale e all'individualismo, come un calzino: la condivisione. Come se bastasse il maleducato di turno per vederci tutti ben bollati come "vandali in potenza". Anche chi si premura di conservarli quei luoghi, anche chi rimedia agli scempi altrui, anche chi, nella sua terra mette a disposizione tali spazi per i foresti, coccolandoli, curandoli nei dettagli, senza sapere chi ne usufruirà, con un amore che esula ringraziamento alcuno, che come la poesia e le nuvole si fa giaciglio per chiunque brami addormentarsi al cospetto dell'infinito. La via educativa s'è accantonata, prediligendo le serrande abbassate. Bello il commento sul libro della casera ai Doff di un alpinista friulano che "ringrazia" garbatamente per un'ospitalità data a malavoglia, invitando gli autoctoni a visitare le nostre montagne con mille punti d'appoggio che richiedono solo buon senso e non arbitrari permessi.
Allegato: Baita Malgonera.JPG
Non si son persi luoghi o punti d'appoggio, ma un concetto tra i più profondi ed importanti. Di quelli che fan paura, di quelli che ti rivolterebbero un mondo votato al materiale e all'individualismo, come un calzino: la condivisione. Come se bastasse il
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13-06-2016 23:10
askatasuna askatasuna
Baita Malgonera (1581m): punto d'appoggio di lusso, ma situato un po troppo in basso per andar oltre alla breve sosta. Qui, i rimasugli di condivisione caistica (Salgareda-Ponte di Piave) han lasciato aperto un gioiellino. Uno stanzone dagli ampi spazi, curatissimo. Grandi tavolati, una stufa, un angolo con cucina economica, molte stoviglie, bagno interno (con acqua corrente), fonte esterna e luce garantita da messer Sole. Al piano superiore trovano spazio una quindicina di comodi letti con cuscini, materassi e qualche coperta. Anche la "dependance" ricavata dalle stalle è stata rimessa a nuovo implementando a dismisura i posti letto. E' consigliato prenotarsi contattando telefonicamente la sede (0422-754353 oppure 347-0686978). Richiesto un doveroso contributo.
Allegato: Casera ai Doff.JPG
Baita Malgonera (1581m): punto d'appoggio di lusso, ma situato un po troppo in basso per andar oltre alla breve sosta. Qui, i rimasugli di condivisione caistica (Salgareda-Ponte di Piave) han lasciato aperto un gioiellino. Uno stanzone dagli ampi spazi, c
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13-06-2016 23:10
askatasuna askatasuna
Casera ai Doff (1876m): la nostra tana è sita in posizione invidiabile e molto più panoramica della casera precedente. Ovviamente si rivela più spartana. All'interno trovan posto un grande tavolo con panche, altre -modello festa della birra- son riposte in fondo allo stanzone, accanto allo spolert. Il piano superiore garantiva un semplice tavolato in legno ove il mio compagno di bivaccata aveva dormito più volte. Un lucchetto ha scippato pure quest'angolino e quindi bisogna adattarsi sulle panche o utilizzare quelle ripiegate come base per il proprio materassino. Una fonte all'esterno garantisce l'approvvigionamento d'acqua. Poco distante si trova la casera utilizzata dai pastori. In precarie condizioni ma comunque dotata di un ripiano di bancali per dormire all'occorrenza.
Allegato: Casera Campigat.JPG
Casera ai Doff (1876m): la nostra tana è sita in posizione invidiabile e molto più panoramica della casera precedente. Ovviamente si rivela più spartana. All'interno trovan posto un grande tavolo con panche, altre -modello festa della birra- son riposte i
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13-06-2016 23:11
askatasuna askatasuna
Casera Campigat (1801m): Si trova al lato opposto dell'itinerario, ultima tappa prima della discesa. Piastrellata, è arredata con spolert, camino, fornello a gas con bombola (dettaglio su cui mai fare affidamento), attrezzatura da cucina in abbondanza, dei grandi tavoli (sia all'interno che all'esterno) ed un paio di reti senza materassi. La zona notte del soppalco è poco fruibile. Una fontana è presente fuori dalla casera, se la si trovasse chiusa, un torrente scorre nei pressi.
Allegato: Plume in spiete dal so suspîr.JPG
Casera Campigat (1801m): Si trova al lato opposto dell'itinerario, ultima tappa prima della discesa. Piastrellata, è arredata con spolert, camino, fornello a gas con bombola (dettaglio su cui mai fare affidamento), attrezzatura da cucina in abbondanza,  d
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13-06-2016 23:11
askatasuna askatasuna
LATO B (emotional side)

Eccomi di nuovo alla stazione. Ad aspettare con le braccia inquiete. Poi finalmente si muovono, un abbraccio ed un sorriso grande come il sole, bundì sior Mario! Poi via a sistemar lo zaino di Gulliver nel mio striminzito bagagliaio, tra ramponaglia, piccozze e compagnia. Il viaggio si trasforma in una chiacchierata scandita dai contorni dell'orizzonte. Si mescolano recenti uscite, ricordi, aneddoti ed una marea di domande. Un'enciclopedia da sfogliare con calma. Come quei preziosi fascicoli di poche pagine che uscivano una volta alla settimana e te li sbranavi in cinque minuti. Ma col sior Mario la raccolta non finirà mai. Oggi vuol farmi un regalo, a danno delle sue ginocchia ha scelto un luogo particolare, forse il miglior balcone sulla più grande parete delle Dolomiti. L'Agner. "No, Mario scusa, l'Agneeeeeer?" Ti verrebbero in mente decine d'altre vette blasonate e svettanti! Lo ricordo dalla tre giorni sotto il Civetta. Pareva un panettone! E invece ne scorgevo solo la cupola sommitale, il corpo slanciato era ben protetto e coperto dalle sorelle.
Allegato: Dalla Croda Granda a Cima dei Balconi da sotto.JPG
LATO B (emotional side)<br /><br />Eccomi di nuovo alla stazione. Ad aspettare con le braccia inquiete. Poi finalmente si muovono, un abbraccio ed un sorriso grande come il sole, bundì sior Mario! Poi via a sistemar lo zaino di Gulliver nel mio striminzit
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13-06-2016 23:11
askatasuna askatasuna
Entrati nel bellunese mi viene presentata ogni cima, fatta intuire ogni bivacchevole postazione, con una marea di dettagli. Uno m'era sfuggito. La fermata dei bus a La Stanga. Col relativo tavolino, tovaglia e vaso di fiori. Coccola giornaliera per viandanti dispensata dalla dirimpettaia osteria. M'immagino la sua faccia la prima volta che si è trovato a scendere in quell'oasi nel bel mezzo del Canale d'Agordo. Perchè il sior Mario, s'ostina ad andar per bivacchi con treno e bus, partendo dall'estremo orientale della nostra regione. Una scelta pratica ed etica che risulta quantomeno ostinata se non eroica. Non sono più i tempi ove i trasporti erano un servizio pubblico. Quando partendo il venerdì in dodici ore era già con le pedule pronte a puntare il Cervino, per esser di ritorno la domenica sera.
Allegato: Lune.JPG
Entrati nel bellunese mi viene presentata ogni cima, fatta intuire ogni bivacchevole postazione, con una marea di dettagli. Uno m'era sfuggito. La fermata dei bus a La Stanga. Col relativo tavolino, tovaglia e vaso di fiori. Coccola giornaliera per vianda
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13-06-2016 23:12
askatasuna askatasuna
Prima ancora di giungere a Col di Prà m'intima di fermarci. Deve salutarla quella parete! Schiacciata dalla prospettiva, non rivela ancora la perfezione della sua posa, il suo slanciato fuggir nel cielo. I primi passi insieme sulla carrareccia duran poco, io son curioso d'ammirare la cascata dell'Inferno e taglio per il sentiero. Cammino sul vociar dell'acqua, senza vederla. Ma la sento. Non solo con l'udito. La primavera fa vibrare ogni cosa. Ogni arteria, trasporti essa clorofilla o sangue, ribolle! L'aria stessa cambia sapore, trasformandosi in vettore sensoriale. Trascina con sé canti, odori, ronzii. Le foglie si fan corde su cui il vento finalmente può comporre nuovamente le sue melodie.
Allegato: Monte Caoz Lastei e la casera dei pastori.JPG
Prima ancora di giungere a Col di Prà m'intima di fermarci. Deve salutarla quella parete! Schiacciata dalla prospettiva, non rivela ancora la perfezione della sua posa, il suo slanciato fuggir nel cielo. I primi passi insieme sulla carrareccia duran poco,
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13-06-2016 23:12
askatasuna askatasuna
Poi, quel bosco, ad un certo punto s'apre. Ecco la prima cascatella, lontana. Uno sbuffo candido che squarcia le ombre, illuminando quella parete erosa che pare una tela. Gli strati di roccia e terra si fan pennellate ampie, sfumature pastello che ricordano quelli di Costa Baton. Sopra, ancor più lontano, svettano il monte Caoz e il Lastei di Pape. Nel mezzo si nota un minuscolo altare di pietra. Non lo so ancora, ma è il capriccio delle Cime dei Vanediei che m'aspetta domani.
Allegato: La primera cascada.JPG
Poi, quel bosco, ad un certo punto s'apre. Ecco la prima cascatella, lontana. Uno sbuffo candido che squarcia le ombre, illuminando quella parete erosa che pare una tela. Gli strati di roccia e terra si fan pennellate ampie, sfumature pastello che ricorda
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13-06-2016 23:13
askatasuna askatasuna
Poi arriva lei, la cascata dell'Inferno, o meglio LE cascate. Scendo a farmi bagnare il viso, a carpir ogni dettaglio. Le pennellate qui si fan verticali, le parti oblique, più ossigenate, aggiungono il verde e l'ocra ad un quadro brillante, dominato da quelle pareti scure che si son lasciate a malavoglia scavare in diagonale. Sulla sinistra giunge altra linfa rabbiosa, ma il giaciglio è di tutt'altro carattere. Morbido, duttile, si è lasciato sfogliare e scavare come fosse plastilina. Curva dopo curva. Noto un ponticello di legno a monte del salto principale e lo raggiungo. La rabbia si fa ancora più candida, quasi a ricordare la forma che poco prima imprigionava la liquida frenesia sulle picche. Qui le gocce paion parlarsi, sentire il richiamo della gravità e correre ancor più veloci della cascata stessa, per tuffarsi nell'aere. Ritornando, per un istante, ad esser pioggia. Una smania che continuo a risalire, fino al secondo salto.
Allegato: Hells Waterfall up.JPG
Poi arriva lei, la cascata dell'Inferno, o meglio LE cascate. Scendo a farmi bagnare il viso, a carpir ogni dettaglio. Le pennellate qui si fan verticali, le parti oblique, più ossigenate, aggiungono il verde e l'ocra ad un quadro brillante, dominato da q
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13-06-2016 23:13
askatasuna askatasuna
Qui l'acqua pare giungere da dove il mondo finisce e crolla non trovando nulla sotto i piedi. L'ambiente e le emozioni che esso suscita, mutano di colpo. La parete, inizialmente concava e oscura, funge da scena, poi, donandosi al sole, il proscenio si fa convesso e striato. Un libro dimenticato da un gigante che in tempi immemori scelse quest'angolo di pace per le sue letture. Le pareti del mondo di sopra si fan tetto ed una splendida capanna in legno grezzo e grigio pare sorreggerne il peso. Ogni millimetro di questa caverna orizzontale è stato addomesticato e piallato. E ancora quelle striature che fuoriescono e paiono scalinate per un teatro notturno riservato ai folletti della foresta. Il prato si divide il candore delle Margherite e le auree carezze dei Tarassachi.
Allegato: Eden.JPG
Qui l'acqua pare giungere da dove il mondo finisce e crolla non trovando nulla sotto i piedi. L'ambiente e le emozioni che esso suscita, mutano di colpo. La parete, inizialmente concava e oscura, funge da scena, poi, donandosi al sole, il proscenio si fa
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13-06-2016 23:13
askatasuna askatasuna
Poi quella dolcissima casa sull'albero, o meglio, abbarbicata attorno a quel fusto che funge da colonna interna. Per un attimo pare che le radici coniferose che fuoriescon dal terreno, siano le zampe stesse della casetta dormiente. Come se, in quel prato, fosse solo di passaggio. Ritrovo sior Mario al ponte e riprendiamo a salire, incrociando un plotone di genitori e bimbi che han dormito in Malgonera. Come non farlo? Quando ci metto il naso dentro recupero a stento la mascella. Più che un ricovero è un rifugio non gestito in piena regola. Dal libro si evince come sia meta costante di addii al celibato (robis di mats!). Il panorama verso le Pale di San Martino inizia ad aprirsi, anche se per ora, protagonista è il profilo aguzzo della Cima dei Balconi, mentre le altre, ben innevate, diventano un'amalgama con le nuvole che le sfiorano.
Allegato: Cima dei Balconi.JPG
Poi quella dolcissima casa sull'albero, o meglio, abbarbicata attorno a quel fusto che funge da colonna interna. Per un attimo pare che le radici coniferose che fuoriescon dal terreno, siano le zampe stesse della casetta dormiente. Come se, in quel prato,
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13-06-2016 23:14
askatasuna askatasuna
Continuando s'entra in un piccolo spicchio di bosco bell'è muschiato. Gli aghi fungon da palco per una marea di massi impellicciati. Tutto sembra spazzato e rassettato. Un pavee di aghi pettinati. Immediatamente mi viene da chiedere "E' permessoooo?" Mi sento dolcemente stranito, come se entrassi nell'altrui dimora. Qualche minuto appena di magia, poi il bosco torna bosco e ci lascia definitivamente davanti alle praterie dei Doff.
Allegato: Pulsatilla Alpina.JPG
Continuando s'entra in un piccolo spicchio di bosco bell'è muschiato. Gli aghi fungon da palco per una marea di massi impellicciati. Tutto sembra spazzato e rassettato. Un pavee di aghi pettinati. Immediatamente mi viene da chiedere "E' permessoooo?" Mi s
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13-06-2016 23:14
askatasuna askatasuna
Il panorama s'apre ancora come un abbraccio, un lato è dominato dal monte San Lucano che svetta sopra le Pale che danno un senso d'orizzontalità al tutto. Dall'altro invece, il regno d'un sarto. Spilloso, verticale ed aguzzo. Scintillanti di neve si susseguono uno Spiz dietro l'altro. Fino a quelle due corone ingioiellate dalla neve, Cima della Beta e Croda Granda. Ma è nel mezzo che spunta l'Agner, la punta d'una gigante matita immersa fino al centro della terra. Fuoriesce solamente la parte terminale. Con quella guaina di pietra al posto del legno. A far le veci della grafite, la neve. Ti da l'impressione d'esser stata appena riposta dopo aver dipinto tutte le nuvole che la sormontano.
Allegato: La parete più grande delle Dolomiti.JPG
Il panorama s'apre ancora come un abbraccio, un lato è dominato dal monte San Lucano che svetta sopra le Pale che danno un senso d'orizzontalità al tutto. Dall'altro invece, il regno d'un sarto. Spilloso, verticale ed aguzzo. Scintillanti di neve si susse
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13-06-2016 23:15
askatasuna askatasuna
Raggiungiamo la forcella tra le fioriture di Pulsatille Alpine e io guardo. E ascolto. La mia "app" per il rilevamento di cime e bivacchi è unica. Funziona pure senza campo. Ricolma di dettagli. Certo, parla con leggero accento triestino, si ricarica a traminer e prosciutto e col suo metro e novanta è scomoda da portare nel taschino.. ma vuoi mettere? Finalmente la vista s'apre sulla regina, ma snobbo quasi subito la Marmolada, puntando le Pale di San Martino. Prima son gli occhi a muoversi da una cima all'altra, scendendo e risalendo i canaloni innevati, poi le dita sulla mappa. Grazie all'enciclopedico sapere del mio accompagnatore, prendon forma bivacchevoli progetti: una due giorni Vezzana-Nuvolo, un'altra Zirocole-Bureloni. Mi si indicano i punti deboli, i nevai che persisteranno, i ghiaioni da affrontare, ora sommersi.
Allegato: Pale di San Martino.JPG
Raggiungiamo la forcella tra le fioriture di Pulsatille Alpine e io guardo. E ascolto. La mia "app" per il rilevamento di cime e bivacchi è unica. Funziona pure senza campo. Ricolma di dettagli. Certo, parla con leggero accento triestino, si ricarica a tr
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13-06-2016 23:15
askatasuna askatasuna
Poi parto verso Cima Caoz. Da qui il respiro si fa ancor più ampio. Osservo il monte omonimo, dal carattere opposto, riservato ed inviso ad umana compagnia. La luce gioca con la nuvolaglia e mette in risalto il Lastei di Pape. Quel ripiano inclinato impreziosisce le sue forme perfette con delle venature rosso cremisi. Scendendo noto diversi Veratri. Svettano con le foglie ancora chiuse una nell'altra, mimano inequivocabilmente la verticalità del signore della valle. Basterebbe cospargerne la punta con dello zucchero a velo e uscirebbe un'Agner stilizzato.
Allegato: San Lucano e baita Malgonera.JPG
Poi parto verso Cima Caoz. Da qui il respiro si fa ancor più ampio. Osservo il monte omonimo, dal carattere opposto, riservato ed inviso ad umana compagnia. La luce gioca con la nuvolaglia e mette in risalto il Lastei di Pape. Quel ripiano inclinato impre
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13-06-2016 23:16
askatasuna askatasuna
In casera attendiamo i riflessi del tramonto. Le piccozze sono ancora stordite dalla pressoché assenza di neve che non inficia la lezione mimica ed efficace del sior Mario che continua a spingermi verso le Occidentali (avessi un primo di cordata..). Carpisco ogni movimento ma quando se ne esce con "se dovessi cadere a testa in giù..." intuisco come sia necessario un corso di breakdance per salvarmi la pellaccia. Poi quella parete inizia a pulsare, diventa un tizzone, cun la nêf ca si fas cinise e la lune, faliscje che a scjampe ta la gnot.
Allegato: Stiç.JPG
In casera attendiamo i riflessi del tramonto. Le piccozze sono ancora stordite dalla pressoché assenza di neve che non inficia la lezione mimica ed efficace del sior Mario che continua a spingermi verso le Occidentali (avessi un primo di cordata..). Carpi
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13-06-2016 23:16
askatasuna askatasuna
Notte breve. Alle quattro faccio colazione e parto, lasciando il mio compagno ben imbozzolato. In forcella trovo una Marmolada galleggiante, su quel mare di nubi che presto la inghiottirà. Punto alle Cime dei Vanediei. Un capriccio geologico che s'insinua tra la dolomia ed il granito purissimo. Le rocce vulcaniche fanno il pari con la notte, come si nutrissero d'ombra. Tozzi di carbone sfuggiti al pojat celeste. Lo sfiorarle fa quasi timore. In forcella godo per pochi attimi dei profili della Tofana di Mezzo e del Conturines, poi quegli enormi scogli vengon sommersi dai flutti vaporosi. Rimango a tu per tu con quella torretta tozza.
Allegato: Altâr dai Vanediei.JPG
Notte breve. Alle quattro faccio colazione e parto, lasciando il mio compagno ben imbozzolato. In forcella trovo una Marmolada galleggiante, su quel mare di nubi che presto la inghiottirà. Punto alle Cime dei Vanediei. Un capriccio geologico che s'insinua
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13-06-2016 23:16
askatasuna askatasuna
Pare una minuscola palestra d'arrampicata sportiva. Dal suo corpo rossastro escon sassi che mimano le prese artificiali. Pare costruita ad hoc per divertire. Sembrano solidi, ci provo, ma poi mi fermo. E' una roccia che non conosco. Gli appoggi escono fin troppo, e l'apparente facilità di salire quel paio di metri mi fa sospettoso. Se uno di loro si decidesse a lasciarsi andare, finirei sul fondo della val di Garès in pochi attimi. Mi fa gola e tentenno un po. Poi, rugnante, opto per aggirarlo salendo quel roccioso sbrodolio nerastro, punteggiato dai licheni.
Allegato: Sombras del norte.JPG
Pare una minuscola palestra d'arrampicata sportiva. Dal suo corpo rossastro escon sassi che mimano le prese artificiali. Pare costruita ad hoc per divertire. Sembrano solidi, ci provo, ma poi mi fermo. E' una roccia che non conosco. Gli appoggi escono fin
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13-06-2016 23:17
askatasuna askatasuna
Sui prati sommitali metto a bollire l'acqua per il caffè. Accanto a me una piuma, ancora avvolta dai cristalli della brina, attende il sospiro del mattino per riprendere il suo volo. Mi godo lo scintillio del gruppo delle Pale, prima che vengan circondate dalla nuvolaglia. Mi godo la solitudine, anche senza paesaggio alcuno, lasciandomi accarezzare dal sole che spunta di fronte a me, a pochi passi, sopra la picca del Lastei. Scendendo guardo spesso quelle rocce, mutan foggia ad ogni passo, finché un pinnacolo si decide a mostrar la sua vera natura. Varano di Komodo, sin dudas! Con quel collo striato, il muso rivolto all'insù, tentando di capire come fare per arrampicarsi sulla cima. Ti vien quasi d'aspettar che tiri fuori la lingua per "annusare" l'aria!
Allegato: Komodo.JPG
Sui prati sommitali metto a bollire l'acqua per il caffè. Accanto a me una piuma, ancora avvolta dai cristalli della brina, attende il sospiro del mattino per riprendere il suo volo. Mi godo lo scintillio del gruppo delle Pale, prima che vengan circondate
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13-06-2016 23:17
askatasuna askatasuna
Scendo di corsa per il canalone innevato. Una rassetto alla tana e si riparte in coppia. Il ritorno è arioso, nonostante le nubi celino i protagonisti del giorno prima. Quasi alla fine della traversata appare il paesello di Garès, guardato a vista dal dentellato profilo del Cimon della Stia. Un'oasi verde acido adagiata tra muraglie aggettanti. Poco dopo l'ultima parete nerastra, un Gallo Forcello prende vita sotto di essa, come fosse emanazione stessa di quel buco nero, le sue caruncole rosse paion seguite nel volo dagli sparuti raggi del sole. Malga Campigat ci accoglie con le sue stalle. Le finestrelle verdi, dipinte da poco, diventan tele con riprodotte diverse fioriture alpine. L'ultima sosta da il tempo alla brezza di spazzare l'orizzonte, per mostrarci da dove siamo venuti.
Allegato: Vuelta atras.JPG
Scendo di corsa per il canalone innevato. Una rassetto alla tana e si riparte in coppia. Il ritorno è arioso, nonostante le nubi celino i protagonisti del giorno prima. Quasi alla fine della traversata appare il paesello di Garès, guardato a vista dal den
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13-06-2016 23:18
askatasuna askatasuna
Oltre il monte Caoz riecco quell'altare sbilenco sbucare dal prato, tanto minuscolo quanto evidente. Il Lastei de Pape pare un docile massiccio erboso col vezzo del narcisismo, quella lastra di pietra, un sopracciglio su cui s'è sfogato con un mascara eccessivo. La lunga mulattiera ci lascia tutto il tempo di godere di questi profili, poi sulla carrareccia i discorsi fuggono nuovamente a occidente, con naturalezza mi vengono descritti tutti i massicci che custodiscono i quattromila d'Europa, le cime presentate una per una.
Allegato: Garès e Cimon della Stia .JPG
Oltre il monte Caoz riecco quell'altare sbilenco sbucare dal prato, tanto minuscolo quanto evidente. Il Lastei de Pape pare un docile massiccio erboso col vezzo del narcisismo, quella lastra di pietra, un sopracciglio su cui s'è sfogato con un mascara ecc
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13-06-2016 23:18
askatasuna askatasuna
Pare un semplice elenco, ma chi m'accompagna ha appena aperto l'album fotografico delle memorie e con esso il cuore tutto. Dietro ogni nome dal suono foresto emergono schegge di vita, ore di viaggi, avventure, ricordi che san di vento, di notte, di battiti scalpitanti, d'infinito e di stelle. Gli cammino davanti, ma sono certo che se mi girassi troverei tutto ciò a dilatare le pupille della sua anima.
Allegato: Marmolada a la mañana.JPG
Pare un semplice elenco, ma chi m'accompagna ha appena aperto l'album fotografico delle memorie e con esso il cuore tutto. Dietro ogni nome dal suono foresto emergono schegge di vita, ore di viaggi, avventure, ricordi che san di vento, di notte, di battit
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