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Cor e Col delle Poiatte |
05-03-2016 09:28 |
askatasuna |
Condivido una facile escursione nei dintorni di Vittorio Veneto che ben si confà quando quelle cupolotte erbose placidamente inanellate si glassano a dovere. Un itinerario modulabile a seconda del punto di partenza prescelto (da Revine o dal passo) con panoramici squarci sulle Prealpi e Dolomiti bellunesi. Sconsigliabile dalla primavera all'autunno avanzato, vista l'antropizzazione del territorio, l'affollamento della zona e l'altitudine modesta. Il tempo di percorrenza è puramente indicativo e dipende dalle condizioni d'innevamento. La dorsale presentava accumuli di una quarantina di centimetri ed era priva di traccia che non fosse sci-alpinistica. Il manto marcio risucchiava le pedule e ha reso faticoso l'icedere. Da qui la difficoltà di una stima oggettiva. |
Allegato: Serva e Schiara.JPG |
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05-03-2016 09:29 |
askatasuna |
Difficoltà: E
Dislivello: 1100 metri
Tempo di percorrenza: 6 ore
Cartografia: 024 Prealpi e Dolomiti Bellunesi, Tabacco 1:25.000 |
Allegato: Orme.JPG |
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05-03-2016 09:29 |
askatasuna |
LATO A (pragmatic side)
Dall'uscita autostradale di Vittorio Veneto Nord si prosegue fino all'ingresso della città svoltando a destra poco prima d'entrarvi, seguendo la segnaletica per Longhere e Revine. Una volta raggiunto quest'ultimo borgo, lo si percorre quasi completamente, fino ad individuare sulla destra la strada che porta al santuario di San Francesco da Paola e quindi al Pian de le Femene. Nei primissimi tornanti si nota una stradina asfaltata sulla sinistra. La si prende per qualche metro parcheggiando proprio all'attacco del troi 1033 che useremo al ritorno. |
Allegato: A si tache.JPG |
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05-03-2016 09:30 |
askatasuna |
L'andata segue invece il 1032 che parte pochi metri più in alto. Conosciuto come Strada de le Musse, denota il passato uso, tanto commerciale (essendo l'antica via di scambio tra vittoriese ed bellunese) quanto di trasporto, per la fienagione dei colli sovrastanti. Un tempo addomesticata ed intagliata dai pattini delle grandi slitte di legno (musse) ora la vecchia strada, contornata da muretti a secco, pare il letto di un torrente con le sue grandi pietre (lastre) che ne costituivano la pavimentazione, ormai erose e disarcionate dal loro sito. La risalita, soprattutto dopo delle piogge, risulta alquanto scomoda tra il viscidume delle pietre e l'incognita del fogliame. |
Allegato: Curvis Niulis.JPG |
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05-03-2016 09:30 |
askatasuna |
Si supera qualche rudere così come le conseguenze dell'esbosco per la nuova linea elettrica che sale verso il passo, esile e discreta. Superata quota 800 un cartello indica la possibile deviazione per osservare i ruderi della fortificazione longobarda di Castel Maor oramai inghiottiti dal bosco (o peggio trasformati in bivacco privato). Il troi via via si fa più stretto fino a raggiungere il Pian de le Femene (1127m) toponomastica che pare risalga alle donne che qui attendevano il ritorno di figli e mariti dalle fatiche dei boschi. Al di là della strada asfaltata che sale da Revine, tra il rifugio ed il museo partigiano, si stacca il troi che inizia a percorrere la morbida dorsale aggirando a est i primi cocuzzoli. |
Allegato: Casere Frascon.JPG |
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05-03-2016 09:31 |
askatasuna |
Si passa accanto alle casere Frascon (1174m) ove si nota la diramazione del troi 1033 da percorrere in discesa. In breve si raggiunge l'erbosa e panoramicissima cimotta del monte Cor (1322m). Perdendo lievemente quota si raggiunge una bella casera ristrutturata. Si risale quindi il Col delle Poiatte (1344m) che offre un bel panorama, limitato parzialmente dal bosco, sul proseguimento della dorsale del Col Visentin. Si ritorna quindi sui propri passi fino alle casere Frascon prendendo la via in discesa che s'infila a sinistra in un nugolo di arbusti. |
Allegato: Longitudine.JPG |
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05-03-2016 09:31 |
askatasuna |
Raggiunte le casere Cavaler si ritorna a calcare un'ampia carrareccia, chiamata anche Strada dei Cavai, in quanto fu ampliata ed adeguata dalle truppe napoleoniche al passaggio della cavalleria. Da qui basta seguire i segnali, prestando particolare attenzione attorno a quota 900, quando s'interseca perpendicolarmente un'ampia mulattiera abbracciata dai noccioli. Qui occhi attenti noteranno due piccoli cartelli indicanti sempre lo stesso troi, il 1033, ma volti in direzioni opposte. Si prenda a sinistra per ritornare al parcheggio attraverso tratti di sentiero e carrarecce, intersecando più volte la strada asfaltata che porta al Pian de le Femene. |
Allegato: Verso il passo.JPG |
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05-03-2016 09:32 |
askatasuna |
Note a margine:
L'avvicinamento al Pian de le Femene qui proposto parte da valle. In alternativa si può percorrere la strada che risale al Pian delle Femene da Revine, normalmente aperta e pulita anche in condizioni di discreto innevamento come oggi. In questo caso si può optare per partire direttamente dall'omonimo rifugio alpino allungando l'escursione fino al monte Agnelezze o, per i più allenati, raggiungendo il panoramico Col Visentin. Quest'ultimo è dotato di un grande rifugio aperto da metà maggio a metà ottobre nonchè nei giorni invernali festivi. |
Allegato: Cartelli.JPG |
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05-03-2016 09:32 |
askatasuna |
Segnalo poi la presenza al passo del museo partigiano Agostino Piol, aperto i sabati e le domeniche da giugno a settembre. Il Pian è stato uno dei luoghi della Resistenza: qui, nel settembre 1944, durante il massiccio rastrellamento nazifascista, si unirono le brigate partigiane Mazzini e Tollot per raggiungere il Cansiglio, base della divisione d’assalto garibaldina Nino Nannetti. Accanto al museo è stata posta una scultura dedicata alla Donna Partigiana, recante l’iscrizione -Dall’estremo sacrificio la Libertà-. Sacrificio che ha investito tutta la famiglia Piol, originaria di Limana (BL) e trasferitasi a Rivoli (TO). In soli tre anni tre anni Brigida, madre di Agostino, vide bruciare la propria casa, il marito catturato e straziato dalle torture per poi perdere uno ad uno tutti i suoi figli in diverse azioni di rappresaglia nazifascista o di guerriglia partigiana. Ultimo a cadere il figlio sedicenne, ucciso nella primavera del 1945 durante un'operazione di rastrellamento. |
Allegato: Hacia el Cor.JPG |
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05-03-2016 09:33 |
askatasuna |
LATO B (emotional side)
Il troi che parte da Revine è consacrato a Santa Scomodità. O meglio, ricalca le orme delle musse. Una via comoda e ricavata a fatica dalle pendici del monte, ma utilizzata non solo da chi si conquistava a fatica le risorse che la montagna offriva. Sorella acqua deve aver annusato la comoda via di fuga e nei decenni si è tuffata a valle, trascinando lentamente con sé, prima, la poca terra che fungeva da interstizio, poi venendo alle mani con le pietre stesse. Di sicuro per smuovere quelle più grandi deve aver ricevuto l'aiuto di qualcuno. I piedi scivolano sui sassi e s'appoggiano dubbiosi sul quel mare di foglie che cela altro pietrame. Ma poco c'è da lamentarsi vista la cornice in cui s'avanza! Con quei muretti a secco impellicciati e le Lingue Cervine che paion piantate per abbellire il cammino. Qualche primula ed una marea di bucaneve fanno il resto. Grande la varietà arborea che muta con il guadagnar di quota. |
Allegato: La viarte.JPG |
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05-03-2016 09:34 |
askatasuna |
Prima della località Castegne Maor noto una cavità in un fusto. Un cuore perfettamente riprodotto ed allungato. Da cartolina. Più in alto un cartello indica una traccia per i ruderi di Castel Maor. Vado a curiosare col buon Michele. Dopo qualche passo le prime mura. Un ricovero chiuso e malandato con della ferraglia all'esterno, lorda le schegge del passato. Continuiamo a seguire una traccia incerta fino a trovare i resti dei muri perimetrali. Poi, tra un labirinto di noccioli ed altri arbusti facciamo dietro front, soffermandoci su quei resti ben più antichi. Splendide lastre affioranti e muschiate plasmate dall'eternità. Il troi inizia ad ingentilirsi man mano che s'assottiglia. Poco prima di scavalcare le barriere della strada asfaltata noto il primo di una serie di curiosi cartelli. Indica la via come la München-Venedig, 'na passeggiata, che vuoi che sia! |
Allegato: Cûr.JPG |
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05-03-2016 09:34 |
askatasuna |
Uno scialpinista ragiunge il passo dai colli più a sud con un laconico stile a spazzaneve. Sento il manto marcio che calpesto e scuoto la testa pensando sia un'allucinazione. Ma non sarà l'unico incontro sciatorio della giornata. Mah! Al passo un altro cartello. Un pò più ambizioso segnala il troi europeo E7, dal Portogallo alla Romania con le stesse pedule! Ancora più avanti altri cartelli, più recenti, sottolineano come stiam calcando una delle ippovie delle Alpi trevigiane. |
Allegato: Tal blanc.JPG |
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05-03-2016 09:35 |
askatasuna |
Sulla carrareccia che sale alle casere Frascon, un segnale di pericolo col suo bel punto esclamativo. Se non bastasse, quel palo zincato ne sorregge altri quattro: pendenza pericolosa, strada priva di protezioni, caduta massi e caduta rami alberi. Di prossima installazione degli "attenzione! possibili precipitazioni bovine" e "manto stradale minato". Accanto, il clou della cartellonistica odierna è amatoriale e recita: "i delinquenti gettano sassi!" Ma dove siamo finiti? Poi i deliri finalmente hanno termine e tutto è solo candore infinito. La neve si trova in quello stato intermedio tra il liquido ed il solido e le zampe sprofondano. Una dozzina di centimetri che, più avanti, s'aggireranno sulla quarantina. Incontriamo la prima di una serie di pozze gelate. |
Allegato: Mantra curvilineari.JPG |
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05-03-2016 09:36 |
askatasuna |
Piatte rotondità che si sposano con le curve dei colli che si susseguono. Un troi che, almeno in inverno, rasenta la circolarità zen con quelle conifere deposte qua e là. Le prime casere posano in controluce per farsi fotografare in bianco e nero con qualsivoglia saturazione dell'apparecchio. Poco più avanti ecco il Caserìn de Polo. Un minuscolo stavolo quasi completamente sepolto dalla glassa ed interamente edificato in pietra, compreso il caratteristico tetto formato da lastre di Biancone. Continuiamo su di un manto intonso, calcato solo dal leggero binario dello sci alpinista partito dal passo. Una traccia di un paio di centimetri appena, devastata dalle nostre zampe che scendono fino ai polpacci. In breve raggiungiamo il monte Cor. |
Allegato: Chiamale se vuoi Prealpi.JPG |
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05-03-2016 09:36 |
askatasuna |
Un belvedere eccezionale che spazia dal Serva alla piana. Il Serva... in una ventina di giorni quei prati son scomparsi sotto un lenzuolo che l'ammanta tutto. Si vedono distintamente le poche pieghe di quel drappo stirato a regola d'arte che, come seta, accentua i contorni senza svelar le forme. Rivedo il gruppo dello Schiara e questa volta pure il Civetta! Inizio a riconoscere lo spuntone dell'Agner, mentre le altre infinite picche restano ancora senza nome. |
Allegato: Verso le casere Frate.JPG |
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05-03-2016 09:37 |
askatasuna |
Proseguiamo verso la prima delle casere Frate per poi risalire il Col delle Poiatte. Questa volta non ci precede uno scivolar cortese ma dei puntinamenti ungulati inframmezzati da frenetici scavi mossi da un impeto famelico. Da qui il volger indietro lo sguardo si fa sospiro. Si scioglie in quelle linee perfette, in colli che paion eco l'uno dell'altro, mantra curvilineari che addolciscono l'anima. Dopo una sosta in casera caratterizzata dai rintocchi dei gocciolii riprendiamo la via del ritorno. Il troi che scende dalle casere è uno stretto corridoio tra gli arbusti, pare l'ingresso in un mondo parallelo. |
Allegato: Casere Cavaler.JPG |
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05-03-2016 09:37 |
askatasuna |
Alle casere Cavaler incrociamo l'ennesima pozza. Un'elisse grigiastra che ha perso ogni rigidità, mantenendo l'eleganza della forma. Poi giù ad abbracciare enormi castagni. Spesso vestiti di muschio. Uno in particolare sembra uscito da un film fantasy. Con quei due grandi rami che paion braccia agitate, la chioma leggera che denota l'ospitalità parassitaria del capo e che trasforma l'albero in un vero e proprio dendroide sonnecchiante. Tra una scorpacciata di polmonaria e qualche grido sguaiato di ghiandaia, si ritorna a valle.(18.02.2016) |
Allegato: La dorsale del Col Visentin.JPG |
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