il portale dell'escursionismo montano
  • Traduci questa pagina con Google Traduttore
  • Traduci questa pagina con Google Traduttore
  • Traduci questa pagina con Google Traduttore
CommunitySentieriNaturaIscrizione feed RSS - Richiede LogIN
Lista forum  ->  Le vostre relazioni   Precedente Successivo
N. record trovati: 9
Messaggio

Sabotino da Solkan

09-03-2015 15:52
askatasuna askatasuna
Il Sabotino è l’elevazione maggiormente degna di nota che mi squadra da vicino. L’ho salita quasi come si salgon le scale di casa e vista la nuova proposta di Ivo e Sandra mi permetto di segnalare quella che, a parer mio, è l’ascesa più remunerativa e varia a questa vetta tormentata. Con SN in comune abbiam la cresta ma ritengo l’inerpicarsi dal lato sloveno, quello di maggior soddisfazione.
Allegato: Sabotin from Solkan.JPG
Sabotino da Solkan
Messaggio
09-03-2015 15:53
askatasuna askatasuna
Difficoltà: E
Dislivello in salita: 500 metri
Durata: 3 ore
Cartografia: Mappa 054 Collio, Brda, Gorizia, Tabacco, 1:25.000
Allegato: Il ponte e la funivia.JPG
Difficoltà: E <br />Dislivello in salita:  500 metri <br />Durata: 3 ore <br />Cartografia: Mappa 054 Collio, Brda, Gorizia, Tabacco, 1:25.000<br />
Messaggio
09-03-2015 15:54
askatasuna askatasuna
LATO A (pragmatic side)

Giunti a Solkan si prosegue verso la strada che porta a Tolmin in una lunga risalita smeraldina dell’Isonzo, o meglio del Soča. Poco prima del ponte cementato ad arco che fa il verso al vicino gemello, il ponte di pietra ad arco più grande del mondo (incredibile, pero es asì) si parcheggia. Proseguendo a piedi, oltrepassare il ponte mantenendosi sulla sinistra. Giunti al cartello che segnala il castello (grad) di Dobrovo si nota un varco per scender ripidamente verso il fiume. Provenendo dall’altro lato l’avvisaglia è una cartellonistica blu che indica il fiume Isonzo (Reka Soča). La carrareccia pietrosa s’è da qualche mese trasformata in splendida pista ciclabile che giunge fin oltre Plave. Buona notizia per gli amanti della due ruote ecologica ma asfaltata novità per i viandanti. Il prezzo da pagare è il costeggiar lungamente da sopra le svirgolate del fiume sacro alla patria altrui. Fino ad una casetta di pietra, presidio ferroviario d’epoca, e di un masso che, dirimpettaio, sottolinea l’attacco del troi.
Allegato: Stone.JPG
LATO A (pragmatic side)<br /><br />Giunti a Solkan si prosegue verso la strada che porta a Tolmin in una lunga risalita smeraldina dell’Isonzo, o meglio del Soča. Poco prima del ponte cementato ad arco che fa il verso al vicino gemello, il ponte di pietra
Messaggio
09-03-2015 15:54
askatasuna askatasuna
La salita è in realtà una vecchia mulattiera di guerra. Asciutta e pietrosa. Sale decisa per poi diventare erta. Giunti alle baracche ricostruite, poco dopo l’annesso accenno dell’antica teleferica, accanto ad un lavandino d’epoca si nota una gran porta in legno. A voi la scelta, continuare per il troi che in breve scavalca la cresta giungendo al rifugio o entrarvi con torcia d’ordinanza, per percorrer il breve ma suggestivo budello di roccia. Occhio alla testa! Io me ne ricordo sempre troppo tardi! Giunti dall’altro lato si possono ispezionare gallerie, rifugio, il piccolo museo o quant’altro per poi ripartire verso la cima vera e propria. L’attacco per la cresta si trova aulla sinistra poco oltre in rifugio, verso sud. Da qui alla chiesa di Sveti Valentin tutto ricalca l’itinerario di SN. Dietro i ruderi della chiesetta diparte il troi sloveno per Solkan che ci riposta all’autto tagliando i tornanti della strada asfaltata fino all’ultimo, breve tratto che conduce al ponte.
Allegato: Ricami dietro il Vodice.JPG
La salita è in realtà una vecchia mulattiera di guerra. Asciutta e pietrosa. Sale decisa per poi diventare erta. Giunti alle baracche ricostruite, poco dopo l’annesso accenno dell’antica teleferica, accanto ad un lavandino d’epoca si nota una gran porta i
Messaggio
09-03-2015 15:55
askatasuna askatasuna
LATO B (emotional side)

Quanto fiato ha ancora in quei polmoni? Quanto deve sfogarsi? Partiamo inclinati dal vento. Ma non mi tange. Oggi per me è una giornata speciale, porto lo zio settantenne su di una cimotta che vede da casa e mai ha salito. Mi stranisce. Proprio lui che conosce ogni filo d’erba del suo Kras! Il monte è un contorno, di ricordi, di storie, di sguardi silenti che inizian a esondare già nel viaggio motorizzato dell’andata. Poi, camminando ai bordi dell’Isonzo, fissa le pendici dello Sveta Gora cercando i piloni. Mi svela che v’era una funivia fino alla cima, mi mostra l’unico indizio evidente, lo stabile da cui partivan le cabine stipate verso Monte Santo. Ma proprio lì c’era pure un locale. Proprio un otto marzo di tanti anni fa v’era entrato con l’amico del cuore, nel pieno di un’amazzonica serata non prevista. Una festività sacra in Yugoslavia, falisca viva d’emancipazione d’altri tempi. Evidentemente un’esperienza che lo ha segnato come le pietre calcaree che ci attendon sulle balconate sommitali. Ai bordi del bosco, i cespi di asparagi selvatici attirano la sua attenzione. Presto saran vittime di luculliana avidità ziesca. La carrareccia pietrosa è stata asfaltata da poco. Almeno fino a Plave si è trasformata in splendida pista ciclabile sopra il fiume dei mille verdi. Poi l’attacco del troi presso una stazioncina di presidio ferroviario che gli ricorda Saint Moritz. Il masso che indica Sabotin è sulla sinistra. Dietro è ancora visibile l’originale indicazione frecciata che ora mira al fiume. Una ruspa ne ha mutato l’orientamento. Sale lesto lo stric. Senza fiatone. Coi suoi passi misurati dall’esperienza, con l’energia di chi affonda quotidianamente le mani nella terra, che ad ogni alba ispeziona errante i primi sussurri del Carso, attento al mutar delle stagioni, alle giornaliere, minuscole ed impercettibili sfumature che indicano il circolo della vita.
Allegato: Ret.JPG
LATO B (emotional side)<br /><br />Quanto fiato ha ancora in quei polmoni? Quanto deve sfogarsi? Partiamo inclinati dal vento. Ma non mi tange. Oggi per me è una giornata speciale, porto lo zio settantenne su di una cimotta che vede da casa e mai ha salit
Messaggio
09-03-2015 15:56
askatasuna askatasuna
Il troi sale secco, pietroso, assetato. Il vento sferza i visi. Le mani. Mentre gli alberi sopportano come cadaveri rinsecchiti gli ultimi rintocchi della rabbia invernale. Lo zio adesso non parla più, osserva gli strapiombi, le pietre lise dai passi, i riflessi dell’acqua. Si ferma a tratti indicando dei punti, condividendo scarni frammenti di memorie. Bello il sentiero. Pietra su pietra reclama la sua dignità. Sotto la cima ispezioniamo le ricostruzioni della teleferica poi ci intrufoliamo nella galleria spuntando nel versante che da alla piana. Ancora gallerie, cunicoli scavati verso nord con lo sguardo ad oriente. Ogni bocca di pietra pare lo sguardo ammutolito d’una sentinella invisibile condannata ad uno spiar eterno. Nel rifugio, lo zio parte in quarta, mi descrive ogni cimelio, il suo funzionamento, l’uso e l’appartenenza d’armata. Buona parte le conosce a palmo, le ha calpestate o prese in mano, raccolte o vendute come ferro da ragazzino, guadagnando, a volte, più del padre, cavatore in quel frammento di vita. I miei occhi ad un tratto rifuggon il bellico per fissarsi su ferrei ramponi d’altri tempi e su minuscole e fragili ciaspole.
Allegato: Balconi e balconate.JPG
Il troi sale secco, pietroso, assetato. Il vento sferza i visi. Le mani. Mentre gli alberi sopportano come cadaveri rinsecchiti gli ultimi rintocchi della rabbia invernale. Lo zio adesso non parla più, osserva gli strapiombi, le pietre lise dai passi, i r
Messaggio
09-03-2015 15:56
askatasuna askatasuna
Gli altri fratelli arrivano in auto, quasi in contemporanea con due minibus con una cinquantina di slovene che movimentano il rifugio. Montanare fino al midollo. Oggi festeggian tra i calcari. Ritorniamo ben appesantiti sulla cresta. Intestinale e propedeutica zavorra quando l’inceder si fa obliquo a causa d’invisibili forze provenienti da nordest. Percorriamo la linea di confine, millimetricamente segnalata. E scivolano ancora memorie dei graniciari. Guardie titine che pattugliavan ogni metro dei confini. Provenivano dal sud dei Balcani, con l’indifferenza sulle dita per dei grilletti che spesso rintoccavano sui fratelli divisi a loro malgrado. Il monte è come d’uopo affollato, ma io ho orecchi solo per lui. Di viaggi oltre confine, quando passando sedicenne la cortina era normale accavallar le gambe strette aggrappandosi ai tronchi dei treni merci per giunger per via ferrata fino a Zagabria. Quando le biciclette che si presentavano al confine vedevano le manopole smontate alla ricerca dei dinari di contrabbando acquistati a buon mercato in tabacchini confinari. Così scendo. Con la mente affollata, conscio che l’emozione non rimarcherà per molto il non scritto. O si metabolizzan le parole o se ne viene travolti. Passiamo attraverso la gigantesca scritta costruita con le pietre e sottolineata dalla calce che reclaman Tito, in una Slovenia passata da un autoritarismo personale ad un altro, informe, d’un capitale che ha scippato diritti, scuole, garanzie, case, lavoro e dignità. Ma il vento soffia ancora e tutto torna monte, immobile eternità cangiante che se ne infischia di fulminei spicchi d’umana storia. (08.03.2015)
Allegato: Sveta Gora.JPG
Gli altri fratelli arrivano in auto, quasi in contemporanea con due minibus con una cinquantina di slovene che movimentano il rifugio. Montanare fino al midollo. Oggi festeggian tra i calcari. Ritorniamo ben appesantiti sulla cresta. Intestinale e propede
Messaggio
09-02-2017 11:59
francesca francesca
Volevo complimentarmi con l'autore per la valida relazione che ho letto parecchie volte in quanto il Sabotino, dalla parte slovena, mi tocca nel profondo essendo stata la mia prima emozionante uscita in solitaria nel 2005, da allora l'ho salito più volte, da sola e in compagnia, portandoci addirittura mia sorella incinta, che ancora me lo ricorda giustamente! Allora il sentiero delle gallerie era diverso, senza le ricostruzioni dei baraccamenti, nè i rinforzi sul tracciato, ricordo un tratto su ghiaino mobile dove c'era una corda pendente dall'alto, alla quale ti tenevi per non scivolare. Suggestiva l'esperienza che hai riportato con tuo zio, dalla quale ho cercato di ricostruire l'itinerario meridionale che volevo rifare in salita. L'ampliamento che ho fatto di questa parte nei commenti alla scheda "Sabotino", vuole essere solo un aiuto per chi come me ha bisogno di maggiori dettagli.
Messaggio
03-03-2017 17:49
askatasuna askatasuna
Ti rispondo con enorme ritardo, ringraziandoti per le belle parole. Per come la vedo potevi benissimo accodarti alla relazione sia per i tuoi ricordi che per le nuove dritte del giro bastian contrario. Ogni "aggiunta" che sia pratica od emozionale la reputo come un arricchimento ed un rilancio della condivisione, quindi non farti scrupolo alcuno. Son pagine comuni su cui tutti possono apportare contenuti. L'aneddoto di tua sorella mi ricorda la salita allo Jôf di Montâs e il giretto sulle Postegae, condiviso con un'amica catalana che solo dopo ho scoperto essere al quinto mese di gravidanza...Robis di no crodi! Un'ultima nota la merita il barbaro rimaneggiamento delle gallerie, ora chiuse da orribili grate tipo armature edili, per far accedervi solo chi lascia un bell'bolo al gestore del rifugio. A parer mio, una vergogna. Sono spazi di memoria comune che, come tutto lo spirito del parco della Pace del monte Sabotin,o dovrebbero essere aperti a tutti e tutte, senza scuse od esclusioni, come lo si è fatto, per esempio, per le ricostruzioni sul versante austriaco delle carniche o sul monte Brestovec, altro cocuzzolo tormentato sopra l'abitato goriziano di Gabria.
Login
Iscriviti Password dimenticata ?
Nome:
Password:
Elenco Forum
Quiz
In evidenza
© Redazione di SentieriNatura - Udine, - Ivo Pecile & Sandra Tubaro - Sito ottimizzato per una risoluzione di 1024x768 - Privacy & Cookies - Powered by EasyDoc - Webdesign by Creactiva