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Salita allo Javorscek (1557 metri) |
16-12-2014 21:44 |
claudio.65 |
Impegnativa escursione sull'imprendibile baluardo imperiale dominante la piana di Bovec e la Val Slatina. |
Allegato: 1 Javorscek.jpg |
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16-12-2014 21:45 |
claudio.65 |
ACCESSO: Da Gorizia, valicato il confine di stato, proseguendo lungo la rotabile che costeggia l'Isonzo, arriviamo a Bovec ed al successivo incrocio svoltiamo a destra dirigendoci a Kal Koritnica, dove parcheggiamo l'auto a circa un chilometro dalle ultime case, nei pressi della ricostruita stazione di partenza della teleferica diretta alle retrovie austriache a Planina Golobar.
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Allegato: 2 Teleferica.JPG |
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16-12-2014 21:49 |
claudio.65 |
DESCRIZIONE: Percorso un breve tratto della rotabile diretta in Val Trenta, poco dopo la prima curva, in corrispondenza del km 19,5, approfittando di un varco del guard rail, imbocchiamo a destra un sentiero senza segnavia. |
Allegato: 3 Sentiero.JPG |
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16-12-2014 21:52 |
claudio.65 |
La ripida discesa ci porta in breve, con alcune svolte ed un tratto in piano verso destra, ad una passerella sospesa sul tumultuoso corso dell'Isonzo o Soca nell'idioma locale. |
Allegato: 4 Passerella.JPG |
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16-12-2014 21:52 |
claudio.65 |
Valicato il traballante ponte, troviamo sull'altra sponda alcune indicazioni dell'Alpe Adria Trail, che seguiamo a destra in direzione Jablenca.
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Allegato: 5 Indicazioni.JPG |
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16-12-2014 21:53 |
claudio.65 |
Raggiunta in breve una carrareccia, continuiamo il nostro cammino a destra ignorando poco dopo una deviazione segnalata. |
Allegato: 6 Carrareccia.JPG |
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16-12-2014 21:55 |
claudio.65 |
Dopo un'ampia curva a sinistra raggiungiamo un successivo incrocio, dove abbandoniamo lo sterrato svoltando decisamente a sinistra, seguendo dei segnavia rossoneri ed il solito bollo biancorosso della PZS. |
Allegato: 7 Sentiero.JPG |
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16-12-2014 21:57 |
claudio.65 |
Percorso un tratto ripido svoltiamo a destra ed ora su pendio più agevole, proseguiamo seguendo i segnavia e, costeggiando un tratto di muro confinario ed una recinzione, sbuchiamo su un'altra carrareccia sassosa, che seguiamo verso sinistra fino all'approssimarsi di un vecchio fienile in località Na Glavi. |
Allegato: 8 Carrareccia.JPG |
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16-12-2014 21:58 |
claudio.65 |
Senza raggiungere l'abbandonata struttura, svoltiamo a destra su sentiero segnalato e costeggiando un altro muro confinario c'inoltriamo nella spoglia faggeta.
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Allegato: 9 Mulattiera.JPG |
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16-12-2014 21:59 |
claudio.65 |
Il sentiero prosegue ora su una mulattiera molto ben conservata e sale ripidamente a strette svolte ravvicinate. |
Allegato: 10 Svolte.JPG |
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16-12-2014 22:00 |
claudio.65 |
Lungo il percorso troviamo dei numeri incisi su dei massi, forse relativi a vecchi segnavia ormai in disuso. |
Allegato: 11 Segnavia.JPG |
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16-12-2014 22:01 |
claudio.65 |
Rimontato un costone, la pendenza della mulattiera si appiana per un lungo tratto.
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Allegato: 12 Mulattiera.JPG |
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16-12-2014 22:04 |
claudio.65 |
Infine con un'ultima serie di svolte raggiungiamo la Gozda Koca V Malni in totale degrado, che poteva essere adibita ad ospitale ricovero escursionistico vista la vastità degli ambienti. |
Allegato: 13 Gozda Koca.JPG |
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16-12-2014 22:06 |
claudio.65 |
La mulattiera prosegue nella faggeta diventando a tratti lastricata e raggiungendo infine una radura.
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Allegato: 14 Mulattiera lastricata.JPG |
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16-12-2014 22:06 |
claudio.65 |
Rientrati nella faggeta saliamo ancora con una serie di tornantini ad una seconda e più ampia radura dove troviamo delle indicazioni su un paletto.
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Allegato: 15 Radura.JPG |
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16-12-2014 22:08 |
claudio.65 |
Ignorando l'errata direzione consigliata, svoltiamo a destra seguendo i bolli biancorossi ed i segnavia. |
Allegato: 16 Mulattiera.JPG |
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16-12-2014 22:09 |
claudio.65 |
Poco dopo un ulteriore paletto ora con le esatte indicazioni ci rassicura sulla giusta direzione intrapresa. |
Allegato: 17 Faggeta.JPG |
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16-12-2014 22:14 |
claudio.65 |
Alla nostra destra in basso vediamo i ruderi della Planina Golobar e dopo ulteriori svolte sbuchiamo infine sul pianoro di Cez Utro, conosciuto nella Grande Guerra come Sella Golobar, dove troviamo un monumento partigiano. |
Allegato: 18 Cez Utro.jpg |
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16-12-2014 22:17 |
claudio.65 |
Il sentiero prosegue ora verso occidente attraversando l'ampio valico e puntando al boscoso versante orientale dello Javorscek. |
Allegato: 19 Verso lo Javorscek.jpg |
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16-12-2014 22:20 |
claudio.65 |
Passati sull'opposto versante seguiamo ancora per un breve tratto il sentiero, abbandonandolo definitivamente appena inizia la discesa in Val Slatina. |
Allegato: 20 Bivio.JPG |
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16-12-2014 22:21 |
claudio.65 |
Imbocchiamo quindi a destra un sentiero non segnalato ma evidente, iniziando a salire lungo il versante orientale dello Javorscek. |
Allegato: 21 Salita.jpg |
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16-12-2014 22:22 |
claudio.65 |
Lungo il tracciato troviamo ancora dei massi con incisi dei vecchi segnavia. |
Allegato: 22 Segnavia.JPG |
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16-12-2014 22:23 |
claudio.65 |
Il sentiero si sposta quindi sul versante settentrionale del monte, seguendo ora il tracciato di una vecchia mulattiera austriaca, a tratti un po' esposta. |
Allegato: 23 Mulattiera.jpg |
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16-12-2014 22:24 |
claudio.65 |
Lungo il tragitto, dove la larghezza della mulattiera si fa più esile, troviamo una targa relativa alla sua costruzione. |
Allegato: 24 Targa.JPG |
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16-12-2014 22:25 |
claudio.65 |
E poco oltre una grande vasca per la raccolta dell'acqua piovana. |
Allegato: 25 Vasca.jpg |
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16-12-2014 22:25 |
claudio.65 |
Percorso il tratto più insidioso la mulattiera compie ora alcuni saliscendi, sbucando infine nei pressi di alcune caverne e ricoveri dove si perde fra la vegetazione.
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Allegato: 26 Saliscendi .jpg |
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16-12-2014 22:27 |
claudio.65 |
Senza perderci d'animo, saliamo su tracce il ripido pendio verso sinistra.
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Allegato: 27 Pendio.JPG |
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16-12-2014 22:28 |
claudio.65 |
Arrivando in breve ad alcuni imponenti ruderi, dove ritroviamo un sentiero più marcato. |
Allegato: 28 Ruderi.JPG |
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16-12-2014 22:29 |
claudio.65 |
Seguendolo sbuchiamo in breve sulla cresta dello Javorscek, dove la vegetazione finalmente si dirada. |
Allegato: 29 Sentiero.jpg |
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16-12-2014 22:30 |
claudio.65 |
Sulla panoramica vetta troviamo una miniatura dell'Aljazev Stolp, contenente il libro di vetta.
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Allegato: 30 Vetta.jpg |
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16-12-2014 22:32 |
claudio.65 |
Riprendiamo quindi la via del ritorno, facendo attenzione a ritrovare la mulattiera percorsa in salita.
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Allegato: 31 Rientro.jpg |
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16-12-2014 22:34 |
claudio.65 |
Dalla Sella Golobar, possiamo vedere a destra la dominante posizione del Kal, recentemente salito. |
Allegato: 32 Kal.jpg |
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16-12-2014 22:35 |
claudio.65 |
Ritornati alla radura con le errate indicazioni, seguiamo verso destra un sentierino con segnavia rossoneri. |
Allegato: 33 Radura.jpg |
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16-12-2014 22:37 |
claudio.65 |
Con qualche saliscendi fra miseri ruderi di ricoveri arriviamo in breve ai resti di un cimitero, dove campeggia un'imponente croce in cemento costruita nel lontano maggio 1916. |
Allegato: 34 Cimitero.JPG |
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16-12-2014 22:39 |
claudio.65 |
Dopo un doveroso attimo di riflessione, riprendiamo la via del ritorno. |
Allegato: 35 Rientro.jpg |
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16-12-2014 22:40 |
claudio.65 |
Seguendo a ritroso il percorso dell'andata raggiungiamo nuovamente l'abbandonata Gozda Koca e scendendo lungamente nella faggeta ritorniamo alla carrareccia. |
Allegato: 36 Rientro.jpg |
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16-12-2014 22:42 |
claudio.65 |
Valicata l'aerea passerella non ci rimane che risalire alla rotabile ed alla vicina auto. |
Allegato: 37 Passerella.jpg |
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16-12-2014 22:55 |
claudio.65 |
NOTA TECNICA: Quota minima: Passerella sull'Isonzo 400 metri Quota massima: Javorscek 1557 metri Dislivello: 1157 metri Dislivello reale: 1250 metri, calcolando le varie risalite Tempo andata: 3 ore Tempo ritorno: 2 ore e 1/2 Tempo totale: 5 ore e 1/2, escluse le eventuali soste Cartografia consigliata 1.25.000: "Jalovec in Mangart", PZS ed. 2004 Data escursione: 10 dicembre 2014 |
Allegato: 38 Panorama.jpg |
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16-03-2015 21:24 |
askatasuna |
Bojan, il padrone di casa, oltre ad essere una persona amichevole e sorridente è anche un montanaro di quelli tosti e demolisce subito il desiderio di effettuare un anello dello Javoršček salendo da Kal e scendendo a Čezsoča. La frana che interessa i versanti meridionali del monte, in questo periodo dell’anno, è, a parer suo, molto pericolosa. Per lo meno in attesa che il gruppo dei cacciatori locali la riassesti parzialmente in attesa d’altre piogge che ancora una volta, si rimangeranno la traccia. Alla partenza ho il torcicollo a sinistra. Verso lo Svinjak che mi attende nei giorni successivi. Un corno verticale se visto di fronte, di lato, se possibile, si mostra ancor più erto nell’ultimo strappo. Per oggi ancora sono in compagnia, ma le parole vengono subito meno. Edi sul ponticello sussurra da solo, immobilizzato dalla vista di quei temoli enormi che padroneggiano la corrente. Dall’altro lato io entro in un’altra dimensione davanti ad una fioritura di Helleborus Niger esagerata per la bellezza e le ancor rosee tonalità. Il troi sale a svolte ripide accompagnando in una giovane faggeta, ariosa, che gioca col sole a striare d’ombre il tappeto di foglie, acceso dalla luce. Uno scheletro d’albero resiste in piedi nonostante gli enormi cunicoli scavati in ogni dove mentre l’autore picchetta vicino nella foresta alla ricerca del suo pasto. Poco prima della Gozda Koča la neve fa il suo ingresso nell’ambiente circostante. Ispezioniamo con cura l’edificio. Di grandi dimensioni, ogni stanza stringe ancora a se la propria stufa. Il tempo non ha cancellato le sue finiture pastello ma ha ormai messo in ginocchio una struttura probabilmente abbandonata dopo gli ultimi viaggi delle teleferiche poste a valle, una delle quali adibita a trasporto del legname, è conservata come museo all’aperto. La manutenzione d’un caseggiato di tali dimensioni, in mezzo al nulla, avrebbe richiesto uno sforzo inenarrabile. A planina Golobar il manto si fa spesso. Il cielo s’ingrigisce e si chiude a tenaglia. Giusto il tempo per ammirare il Rombon. Salutato il monumento costruito coi moschetti a ricordo dei caduti partigiani al passo di Čez Vtro iniziamo a risalire la dorsale. Qui la neve è a chiazze per ricomparire ben più tenace quando la cresta s’inerpica. La risalita si rivelerebbe molto più delicata se solo il bianco si fosse trovato negli esili punti chiave. Superiamo un’antecima per i ripidissimi verdi evitando di sprofondare fino alle ginocchia. Quando raggiungiamo il lilipuzziano Aljažev Stolp, sopra di noi è la bagarre. Il vento, sbuffando, ha riunito tutta la nuvolaglia, portandola da nord sopra le nostre teste. Iniziano a cadere i fiocchi, forse gli ultimi che mi godrò in questi scampoli d’inverno. Grandi, scendon come pezzettini di stoffa. Ci resta da ammirare solo la dorsale del Polovnik ma è inevitabile far buon sorriso a cattivo cielo, godendosi quella danza, lieve e sempre più lenta, quasi a volerci dare l’opportunità d’osservarli uno ad uno, quei lembi di cotone. Puntuale, alla planina il cielo s’apre nuovamente, come nulla fosse. Scendiamo correndo nella neve tra mutui agguati che riportan indietro negli anni. Poi tutto torna a quietarsi nelle rosee sfumature di primavera.(11.03.2015) |
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