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Skofic (2013 metri), Rdeci Rob (1913 metri) e Veliki Stador (1899 metri) |
31-10-2014 20:21 |
heidi.bruna |
Interessante escursione autunnale sui rilevi meridionali del gruppo del Krn. |
Allegato: 1 Skofic.jpg |
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31-10-2014 20:28 |
heidi.bruna |
Accesso: Da Gorizia, valicato il confine di stato, proseguendo lungo la rotabile che costeggia lungamente l'Isonzo, arriviamo alla rotonda nei pressi di Tolmin, dove svoltiamo a sinistra, fino a raggiungere il bivio per l'abitato di Kamno. Al centro del paese imbocchiamo la stretta rotabile verso le borgate di Vrsno e Krn e da quest'ultima località su strada sempre più angusta, arriviamo al grande parcheggio nei pressi della Planina Kuhinja. |
Allegato: 2 Parcheggio.JPG |
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31-10-2014 20:37 |
heidi.bruna |
Descrizione: Abbandonata l'auto imbocchiamo la carrareccia verso settentrione e tralasciando a sinistra le deviazioni per la Koca na planini Kuhinja e la planina omonima, arriviamo in breve al bivio seguente, dove proseguiamo verso destra, lasciando a sinistra la carrareccia diretta alle Planine Slapnik e Zaslap. |
Allegato: 3 Bivio.JPG |
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31-10-2014 20:40 |
heidi.bruna |
L'ampia carrareccia dopo essere transitata nei pressi della Planina Kasina diventa inerbita e raggiunge infine la Planina Leskovca, dove si esaurisce. |
Allegato: 4 Planina Leskovca.JPG |
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31-10-2014 20:41 |
heidi.bruna |
Alle spalle della planina, imbocchiamo ora verso sud est il sentiero segnalato dai bolli biancorossi e con alcuni ampi tornanti ci raccordiamo al sentiero proveniente dalla Planna Sleme. |
Allegato: 5 Bivio.JPG |
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31-10-2014 20:43 |
heidi.bruna |
Dal bivio seguiamo le indicazioni verso il lontano Krn fino a raggiungere una spartana panchina in legno nei pressi di una targa risalente al secondo conflitto. |
Allegato: 6 Panca.JPG |
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31-10-2014 20:44 |
heidi.bruna |
Lasciata la radura il sentiero s'inerpica con una lunga serie di stretti tornantini sotto le pareti del Maselnik o Leskovski Vrh. |
Allegato: 7 Sentiero.jpg |
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31-10-2014 20:46 |
heidi.bruna |
Una serie di ulteriori svolte ci porta ad un'ampia conca, dove su un masso troviamo alcune indicazioni. |
Allegato: 8 Bivio.JPG |
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31-10-2014 20:47 |
heidi.bruna |
Lasciando a sinistra la prosecuzione diretta al Krn, svoltiamo a destra seguendo un incerto sentierino nell'erba. |
Allegato: 9 Tracce.jpg |
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31-10-2014 20:49 |
heidi.bruna |
Raggiunta una piccola colata ghiaiosa il sentiero si perde momentaneamente fra i detriti, ma alcuni provvidenziali ometti ci indicano la giusta direzione. |
Allegato: 10 Ghiaione.jpg |
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31-10-2014 20:51 |
heidi.bruna |
Ritrovato il sentiero lo seguiamo ancora per un breve tratto, abbandonandolo all'approssimarsi di alcuni roccioni, dove ci dirigiamo a sinistra in salita verso un caratteristico piano inclinato. |
Allegato: 11 Piano inclinato.jpg |
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31-10-2014 20:53 |
heidi.bruna |
L'erto pendio rappresenta infatti il punto debole per accedere alla cresta sovrastante.
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Allegato: 12 Cresta.JPG |
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31-10-2014 20:55 |
heidi.bruna |
Raggiunta la dorsale un marcato sentierino ci conduce a destra verso l'affilato spallone del Rdeci Rob. |
Allegato: 13 Dorsale.jpg |
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31-10-2014 20:56 |
heidi.bruna |
Un ultimo tratto leggermente esposto ad oriente ci porta in vista della vetta. |
Allegato: 14 Verso la vetta.jpg |
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31-10-2014 20:58 |
heidi.bruna |
Sull'erbosa cima del Rdeci Rob troviamo una miniatura dell'Aljazev Stolp contenente il libro di vetta.
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Allegato: 15 Rdeci Rob.JPG |
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31-10-2014 20:59 |
heidi.bruna |
Ritorniamo quindi al bivio di cresta in corrispondenza della rampa utilizzata in salita.
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Allegato: 16 Discesa.jpg |
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31-10-2014 21:01 |
heidi.bruna |
Il sentiero prosegue quindi verso nord costeggiando una quota e scendendo ad una selletta, dove si perde un po' fra le erbe. |
Allegato: 17 Selletta.JPG |
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31-10-2014 21:02 |
heidi.bruna |
Lo ritroviamo comunque poco dopo risalendo sull'altro versante, dove prosegue con un'ampia curva sotto alcuni caratteristici roccioni. |
Allegato: 18 Traverso.JPG |
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31-10-2014 21:05 |
heidi.bruna |
Raggiungiamo quindi un grande pianoro, con resti di baraccamenti e residuati metallici, dove seguendo alcuni ometti ne costeggiamo il lato destro. |
Allegato: 19 Pianoro.JPG |
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31-10-2014 21:07 |
heidi.bruna |
Transitando sotto il pendio occidentale di un'anticima, il sentiero si fà ora più incerto, percorrendo un'esile crestina erbosa caratterizzata da un grande foro naturale in basso a sinistra.
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Allegato: 20 Foro.JPG |
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31-10-2014 21:10 |
heidi.bruna |
La cresta diviene poco dopo rocciosa e dobbiamo prestare un po' d'attenzione nella sua percorrenza a causa di un franamento. |
Allegato: 21 Cresta.jpg |
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31-10-2014 21:11 |
heidi.bruna |
Superato il tratto impegnativo alcuni stretti tornantini ci portano ad un caratteristico ometto. |
Allegato: 22 Ometto.JPG |
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31-10-2014 21:13 |
heidi.bruna |
Lasciando la prosecuzione del sentiero verso i resti di alcune postazioni svoltiamo decisamente a destra ed in salita lungo l'affilata crestina arriviamo in vista della vetta. |
Allegato: 23 Verso la vetta.JPG |
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31-10-2014 21:14 |
heidi.bruna |
Un piccolo ometto di sassi con l'indicazione Skofic, ci rassicura sul raggiungimento della meta. |
Allegato: 24 Vetta Skofic.jpg |
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31-10-2014 21:16 |
heidi.bruna |
Un improvviso diradamento delle nubi ci fa scorgere verso nord sulla lontana sella la Piramida na Peskih. |
Allegato: 25 Piramida na Peskih.jpg |
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31-10-2014 21:21 |
heidi.bruna |
Ritorniamo quindi sui nostri passi ripercorrendo a ritroso il tragitto dell'andata. |
Allegato: 26 Panorama.jpg |
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31-10-2014 21:23 |
heidi.bruna |
Dalla dorsale diretta al Rdeci Rob scendiamo a destra lungo la rampa inclinata. |
Allegato: 27 Discesa.jpg |
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31-10-2014 21:25 |
heidi.bruna |
Ritornati al marcato sentiero sotto i roccioni, vale la pena svoltera a sinistra e raggiungere pure il non lontano Veliki Stador. |
Allegato: 28 Traverso.jpg |
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31-10-2014 21:31 |
heidi.bruna |
Percorendo un lungo traverso sotto le incombenti pareti del Rdeci Rob ci dirigiamo alla sella, dove nel fondovalle riusciamo a scorgere la cappella Javorca.
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Allegato: 29 Javorca.jpg |
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31-10-2014 21:36 |
heidi.bruna |
Dall'ampio valico dirigendoci verso ovest lungo labili tracce arriviamo ad alcune targhe commemorative. |
Allegato: 30 Targa.JPG |
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31-10-2014 21:39 |
heidi.bruna |
Un ultima rampa erbosa ci porta infine alla vetta. dove troviamo un precario ometto di sassi. |
Allegato: 31 Vetta Veliki Stador.jpg |
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31-10-2014 21:42 |
heidi.bruna |
Dal Veliki Stador fra le nubi si apre uno straordinario scorcio panoramico sulla sottostante Planina Sleme e sulla dorsale del Visoc Vrh. |
Allegato: 32 Planina Sleme.jpg |
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31-10-2014 21:51 |
heidi.bruna |
Non ci rimane quindi che ripercorrere a ritroso la via dell'andata rientrando al parcheggio. |
Allegato: 33 Planina Kasina.JPG |
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31-10-2014 22:02 |
heidi.bruna |
Nota tecnica: Quota di partenza: Parcheggio Pl. Kuhinja 988 metri Quota di arrivo: Skofic 2013 metri Dislivello: 1025 metri Dislivello reale: 1160 metri, calcolando le varie risalite Tempo andata: 3 ore Tempo ritorno: 2 ore e 1/2 Tempo totale: 5 ore e 1/2, escluse le eventuali soste Cartografia consigliata: Data escursione: 18 ottobre 2014 Scala 1.25.000 Planinske Zveve Slovenije "Krn, Kobarid, Tolmin" ed. 2009
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Allegato: 34 Panorama.jpg |
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31-10-2014 22:03 |
askatasuna |
Claudio e Heidibruna, che dire? Solo un grazie di cuore, bihotz bihotz, per approfondire e condividere i magnifici territori della vicina Slovenija che mi coinvolgono emotivamente e personalmente. Spesso poco frequentati da noi friulani (nel mio caso pure dai mezzi sloveni), son luoghi d'altri tempi, ove le genti affondano i respiri nella terra, ove il rapporto con i loro monti è talmente atavico ed ovvio, da far riflettere sull'isolamento e l'abbandono del nostro territorio. Son gioielli salvadiis, da riscoprire con rispetto. Per la vostra condivisione, hvala lepa in kapa dol! |
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17-01-2017 21:00 |
askatasuna |
Un’altra uscita per cui devo ringraziare quei pochi che si prodigano nelle condivisioni nel forum relazioni. Soprattutto quando ti portano verso cime che hai sfiorato molte volte salendo i fratelli maggiori, ma su cui non ci hai mai fatto un pensierino. Invece questo trittico ha molto da dare e, per quanto vicine, ognuna delle tre mete regala delle sorprese inaspettate. La giornata è talmente soleggiata e calda da indurre metà gruppetto alle maniche corte. Errore che risulterà fatale. Non tutto è primavera ciò che riscalda! Io preferisco sudare. Lo Stador riesce a difendere una parte del vallone dalla luce e in un attimo la stagione cambia. Il passo aumenta in automatico per sfuggire alle tenebre che però son vive e si spostano con te. Raggiunti i territori in mano al re Sole ci fermiamo. Tempo per perdersi nelle pareti rocciose a sbalzo, nei giochi di luce o scovare due mute di vipere superanti la quarantina di centimetri. Poi mi volto e vedo delle formichine uscire dalla tana. Sono escursionisti che scendono dal Rdeči Rob. Tra il grigio minerale ed i cromatismi spenti dei prati, spicca quel cocuzzolo che pare quasi un malandato termitaio. Di quelli africani, dai colori sanguigni. Poco dopo gli siam sotto e posso perdermi a seguirne le sfumature accese, le venature gialle o la scia di lacrime nerastre. Poi altri due passi verso la forcelletta e la roccia cambia ancora. Pare un amalgama di scaglie tenute insieme per miracolo. Sfaldate ed appuntite, stratificate come fossero fogli di carta. Poi la prateria tormentata dello Stador. Decidiamo di partire da lui e farli in sequenza. Da qui la prossima meta pare un’installazione artistica, come fosse stata dipinta dalle Belle Arti di Lubiana, un intruso cromatico che distoglie lo sguardo dal signore delle Giulie, che vi svetta dietro. Il contrasto è totalmente irreale, anche perché, spostando lo sguardo a sinistra, emerge il Vrh nad Peški. Una duna d’avorio macinato. M’incantano questi che paion giochi, come se qualcuno avesse traslato queste picche da universi distanti, lattei o sanguigni che siano. E messe lì, per confondere e stupire. Tanto che mi giro poco verso un orizzonte stracolmo di testone fino alle Dolomiti. Accarezzo giusto il Gran Monte e poi si riparte. Senza scendere sotto le pareti rossastre si può valicare verso levante l’esigua forcelletta e salire il Rdeči Rob da est, con qualche metro di primo grado. La cima è occupata, salutiamo e proseguiamo e sullo Skofič s’apre l’eburnea navata. La cresta che volevo tentare di percorrere è frammenta a dismisura, spine aguzze fan la coppia con placche lisce, che, come fossero di madreperla, luccicano talmente da dover distogliere lo sguardo. Il vallone del Poluzniči raccogliere tutte le lacrime pietrificate del Peški che paion briciole di nuvole. Il laghetto è ghiacciato e sembra l’occhio d’un nativo americano con la pupilla corvina contornata dal colore di guerra. Il biancore della brina ricalca la sua circonferenza con diversi metri di larghezza. Al ritorno mi godo tutta la scogliera tolminotta e quelle creste percorse un po’ alla volta, in diverse uscite. La discesa all’auto si trasforma ben presto in un calvario. Michele cambia colore, passa da delle guance modello Rdeči Rob ad un viso da Peški in una giornata nuvolosa, ma grazie alle soste ed al passo da barellieri ci godiamo uno dei tramonti più belli ed intensi che io abbia mai visto. Non è tanto il cielo terso o la potenza della luce a fare la differenza, ma lo sfondo. Quelle lievi pennellate candide che si stendono nel cielo. Il tramonto è l’esplosione del giorno che se ne va. Può essere un fulgore di luce che si perde nell’infinito, sprofondando nella notte, oppure immortalarsi in tutta la sua potenza. Le nuvole si fan carta assorbente, esaltando ogni sussulto cromatico. Si fan specchi, riflettendo una varietà infinita di tinte. Si fan laghi in un mondo sottosopra, diffondendo gli echi dell’aurora, come se il sole cadesse in una pozza. Ogni singolo istante è una tela nuova, sempre più sorprendente. A destra del Matajur, da Cima Manera alle Dolomiti, è tutta una lunga scia d’arancio, mentre alla sua sinistra, lentamente, si scatena il finimondo. Le nuvole più alte e flebili paion fatte con l’aerografo. D’un viola chiaro ma accesissimo, irreale. Sotto di loro, come se il cielo fosse un arcolaio, si srotolano i diversi filati, mescolandosi tra loro. Gialli, bianchi accecanti e quei rossi così intensi che metton quasi paura, che si fan mare di lava, inghiottendo ogni altra gradazione della luce. Acquisendo forza, mano a mano che gli azzurri appassiscono. Pare sobbollire il cielo tutto, come se i colori divorati dalle fiamme fungessero da legna secca, per ravvivar il fuoco. Ma poi tutto si quieta, le bronze si spengono e le stelle reclamano il placido giaciglio della notte. (26.12.2016) |
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