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Traversata da Casera Pramosio Alta al Polinik

22-10-2014 16:13
askatasuna askatasuna
Propongo una stupenda traversata per creste che mi ha stimolato con ammiccanti e docili fantasticherie cartografiche rivelandosi un peregrinar eterno. L’idea è nata per riempire il giorno successivo l’approccio alla Cuestalta che mi attirava da parecchio. A volte le chimere più mansuete si rivelano ardue ma riescono a colmare ogni spazio della gerla emozionale che portiam sempre con noi. Voglio condividere questa passeggiata per la tranquillità che essa emana, per la commistione di sentimenti, per la varietà dei luoghi percorsi, per la fatica che richiede e che ripaga ad ogni passo. Poco frequentata, è un continuo abbraccio di contorni, di muraglie, di profili e di picche all’orizzonte che chiedon solo d’esser seguite con lo sguardo. L’incedere, per quanto oneroso esso sia, non impegna se non una muscolatura che dev’essere ben rodata e disposta al vagare fino alla termine del sogno stesso.
Allegato: La cruz.JPG
Traversata da Casera Pramosio Alta al Polinik
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22-10-2014 16:15
askatasuna askatasuna
Difficoltà: EE
Dislivello in salita: 1700 mt circa
Dislivello in discesa: 2100 mt circa
Durata: Circa 9/10 ore di marcia
Cartografia: Mappa 09 Alpi Carniche, Tabacco, 1:25.000
Allegato: From Koderhöhe.JPG
Difficoltà: EE<br />Dislivello in salita:  1700 mt circa<br />Dislivello in discesa: 2100 mt circa<br />Durata: Circa 9/10 ore di marcia<br />Cartografia: Mappa 09 Alpi Carniche, Tabacco, 1:25.000
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22-10-2014 16:15
askatasuna askatasuna
LATO A (pragmatic side)

Da casera Pramosio Alta al Polinik (19.10.2014)

Si scende per carrareccia fino alla successiva stalla, poco dopo appare sulla sinistra, evidente, l’ampia scorciatoia erbosa che porta a passo Pramosio (1795 mt). Da qui un troi di raccordo, ben visibile, si ricollega al 403 che, dal versante autriaco, ha il compito di traghettarci fino al Koderkopf. Una volta in vetta l’incedere si manifesta. Inizialmente appare segnalato da un bollo rosso su pietra ma esso risulta assolutamente superfluo. Basta seguire il filo di cresta che, dondolando sul profilo erboso, aggira raramente gli speroni più scomodi. La discesa dal Laucheck rappresenta il primo vero strappo. Ci si cala ad occhio nella conca sottostante perdendo poco meno di 200 metri di quota. La conquista della sella successiva che consente, una volta oltrepassata, di raggiungere in breve l’Elferspitz per verdi ripidissimi (80 metri circa), richiede lo stesso prezzo altimetrico. Da qui si scende a piacere per gradinamenti naturali o per tracce, perdendo nuovamente la quota. Come punto di riferimento mirare all’enorme macigno da superare sulla destra per individuare la traccia che si ricollega al troi 430.
Allegato: Minuscolo macigno guida fra macigne maestosità.JPG
LATO  A  (pragmatic side)<br /><br />Da casera Pramosio Alta al Polinik (19.10.2014)<br /><br />Si scende per carrareccia fino alla successiva stalla, poco dopo appare sulla sinistra, evidente, l’ampia scorciatoia erbosa che porta a passo Pramosio (1795 m
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22-10-2014 16:16
askatasuna askatasuna
Da qui alla cima del Polinik è questione di gambe. Poco meno di 350 metri da affrontare con calma vista la durata complessiva della traversata. Il ritorno, senza la possibilità di un secondo veicolo, può esser multiplo e soggettivo Le tre opzioni possibili sono: il ripercorrere la cresta, il divallamento con le relative risalite per riallacciarsi alla Traversata Carnica (402) fino alla palestra di roccia di Avostanis e da qui raggiunger l’auto, oppure l’abbassarsi per tracce fino al 403. Quest’ultima è stata la mia scelta, nata sul momento, ammirando lo svirgolio del troi, in lontananza, sotto il Koderhöhe. In questo caso, una volta sulla conca dell’Elferspitz, proseguire sul limite della balconata meridionale fino al tuffo del rio che affluisce nell’Anger. Tenendosi inizialmente sulla destra orografica ci si cala per tornantelli o a piacere (sono ben conscio di quanto questo termine a volte possa suscitare perplessità o blasfemie ma, in questi casi, diventa realmente un regalo alle individualità erranti che si sentono imprigionate da corsie colorate). Riapprovigionatisi d’acqua, oltrepassare l’esile rivolo mantenendosi sopra quota 1900 senza scendere ai ruderi della Ober Tschintelmunt Alm (1812 mt), tagliando invece in orizzontale le pendici erbose. A questo punto dovrebbe balzar agli occhi l’unica traccia che consente di superare le asperità delle fiancate successive. Questa via, visibile e ben tenuta, ci accompagna fino al troi 403 che si raggiunge poco sotto i 1900 metri. Da qui la progressione è certa e comoda fino alla risalita al Koderkopf. Non rimane che continuare per il sentiero bollinato fino a passo Pramosio e, finalmente, all’autovettura.
Allegato: The end at last.JPG
Da qui alla cima del Polinik è questione di gambe. Poco meno di 350 metri da affrontare con calma vista la durata complessiva della traversata. Il ritorno, senza la possibilità di un secondo veicolo, può esser multiplo e soggettivo Le tre opzioni possibil
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22-10-2014 16:16
askatasuna askatasuna
Punti d’appoggio:

Per la traversata proposta l’unico punto d’appoggio risulta casera Pramosio alta (1940 mt) dotata di quattro ampi tavolati di legno ed un ulteriore, legnoso e piatto soppalco. Tavolo e panche sono al cospetto di una cappa, ideale per scaldarsi o grigliare l’impossibile. V’è pure la possibilità di utilizzare il ricovero invernale sopra la stalla della casera bassa (1521 mt). Nel caso in cui si volesse rendere più docile la traversata si può pensare di predisporre una seconda auto presso il parcheggio della Plöckenhaus (1215 mt), evitando così l’estenuante ritorno con relativi saliscendi spachegjambis. Altre possibilità, che coinvolgano il versante austriaco o le ristrutturate casere Palgrande non ridurrebbero di molto dislivello o durata ma si presentano come ulteriori opzioni nella costruzione del proprio itinerario.
Allegato: Casere Pramosio Alte cjalade da la crete di Timau.JPG
Punti d’appoggio:<br /> <br />Per la traversata proposta l’unico punto d’appoggio risulta casera Pramosio alta (1940 mt) dotata di quattro ampi tavolati di legno ed un ulteriore, legnoso e piatto soppalco. Tavolo e panche sono al cospetto di una cappa, id
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22-10-2014 16:17
askatasuna askatasuna
Note a margine :

Tecnicamente il percorso non presenta problemi di sorta. I tratti da percorrere a istinto o per tracce sono facili ed intuitivi, essendo il territorio sprovvisto di vegetazione e quindi docile nell’orientamento. In ogni caso, anche non riuscendo ad individuare le esili tracce rimescolate da eterna monticatura, il cammino non presenta difficoltà nella sua progressione. Unico scoglio è, senza dubbio, la sua lunghezza e il dislivello necessario a compier l’anello in toto. Da qui la valutazione EE. I tempi di percorrenza sono, ovviamente, soggettivi nonchè da contestualizzare nel vissuto personale giacchè alle mie spalle avevo l’anello della Cuestalta, un sonno precario e uno zaino che s’agitava di vita propria con vettovaglie, giacigli, materassino, fornello e indumenti vari. Il peso del malloppo conta e come! Quindi, se a partir si fosse leggeri, tutto risulterebbe meno impegnativo. Il nutrirsi di orizzonti non mancherà di stimolare le endorfine necessarie ad aumentar la resistenza ma non è da sottovalutare la lunghezza dell’itinerario stesso e la notevole quantità di dislivello reso ancor più impietoso da continui saliscendi, poco gentili e disponibili a mediazione alcuna. Consigliatissimo per la solitudine e la bellezza dei luoghi, può esser affrontato anche modulandolo, escludendo, per esempio, l’ascesa al Polinik.
Allegato: Orient Fumate Express.JPG
Note a margine :<br /><br />Tecnicamente il percorso non presenta problemi di sorta. I tratti da percorrere a istinto o per tracce sono facili ed intuitivi, essendo il territorio sprovvisto di vegetazione e quindi docile nell’orientamento. In ogni caso, a
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22-10-2014 16:17
askatasuna askatasuna
LATO B (emotional side)

Alle sei scavalco i climber e, tra loro, i friulani che dormono sul tavolo e in terra all’interno di casera Pramosio alta. Riordino lo zaino all’esterno, con la pila frontale, udendo in lontananza un sussurrar di bimbi. I tre cuccioli di monte, usciti dalla tendopoli del Cai di Ravascletto piena di escursionisti in erba, sono persi ad osservare il mare di nubi in cui stan affogando le stelle, perdendo la loro luce a favor di bianchi riverberi. Travolge il vederli così emozionati, il chiamare i compagni più attirati dalle lusinghe di Morfeo, il vivere di pancia una cosa così grande. La speranza è che il loro futuro continui in un eterno stupore, ad essere legato a queste loro terre, che ridimensionano le vite, che dan senso ad ogni cosa, che inquietano per la loro immensità.
Allegato: A si scomence.JPG
LATO  B  (emotional side)<br /><br />Alle sei scavalco i climber e, tra loro, i friulani che dormono sul tavolo e in terra all’interno di casera Pramosio alta. Riordino lo zaino all’esterno, con la pila frontale, udendo in lontananza un sussurrar di bimbi
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22-10-2014 16:18
askatasuna askatasuna
Sernio e Grauzaria sono pinne di squalo in un oceano quieto. Immobile. Impalpabile. Scendendo noto sue caprioli fuggire sullo Scarniz ma i miei occhi sono tutti per passo Pramosio. Una vaporosa cascata che ammiro a lungo dai fianchi di Cima Avostanis. La fumate si fa acqua e scavalca quella selletta, veloce, in trasparenza. Per una volta non ascende, è un rivolo etereo che fugge a valle, incanalato nell’impluvio dell’Arsnitz. Corre via frettolosamente, quasi avesse un peso ed obbeddisse a leggi gravitazionali. Un’immagine che meriterebbe la fotocamera di Ivo, in attesa di un Aere et Nubilo due punto zero.
Allegato: Pramosios Niagara.JPG
Sernio e Grauzaria sono pinne di squalo in un oceano quieto. Immobile. Impalpabile. Scendendo noto sue caprioli fuggire sullo Scarniz ma i miei occhi sono tutti per passo Pramosio. Una vaporosa cascata che ammiro a lungo dai fianchi di Cima Avostanis. La
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22-10-2014 16:19
askatasuna askatasuna
Proseguo verso il Koderkopf in un’atmosfera surreale con il sole che incomincia a far brillare le fiancate dorate. Bello il troi, erboso, con tratti di pietre eccessivamente nere, a richiamar la notte. Sento tutta la fatica del giorno prima, le poche ore di sonno e il solito guscio stracarico che sborda in ogni lato. Sono appena partito e la prima salita mi taglia le gambe. Un camoscio soffia a più non posso, io sbuffo. Far colazione in cima al Koderkopf reintegra le forze. A nord il cielo è limpido, argine del cotonoso mare è la cresta che parte dal Pal Piccolo. Emerge la dorsale del Crostis e più in lontananza il tutto, fino alle Dolomiti, fin dove lo sguardo riesce a tuffarsi. M’appare per la prima volta il Polinik. Lontano, non rende assolutamente l’idea di ciò che m’aspetta. Da qui le sinuosità erbose si lascian intravedere fino all’Elferspitz ove la grigia rocciosità inizia a divorar le fiancate, fino alla meta, pietrosa e spoglia.
Allegato: Red Points.JPG
Proseguo verso il Koderkopf in un’atmosfera surreale con il sole che incomincia a far brillare le fiancate dorate. Bello il troi, erboso, con tratti di pietre eccessivamente nere, a richiamar la notte. Sento tutta la fatica del giorno prima, le poche ore
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22-10-2014 16:19
askatasuna askatasuna
La cresta è tutta una trincea, denudata da ogni artefatto bellico e riconquistata dal verde. La traccia è bollinata con parsimonia ma non lo necessiterebbe, l’incedere è facile, basta tenersi sul filo. In equilibrio fra le vallate e il cielo. Mai esile, il camminamento risulta comodo e garbato fino al Koderhöhe. Qui il girar su sé stessi fa strabuzzare l’animo. Le catene austriache muragliano l’azzurro limpido del cielo senza sbavature vaporose, mentre a sud l’oceano bianco pare inerte e docile al navigare. Un contrasto che sbalordisce.
Allegato: Ma il Polinik alè propit chel laiù.JPG
La cresta è tutta una trincea, denudata da ogni artefatto bellico e riconquistata dal verde. La traccia è bollinata con parsimonia ma non lo necessiterebbe, l’incedere è facile, basta tenersi sul filo. In equilibrio fra le vallate e il cielo. Mai esile, i
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22-10-2014 16:20
askatasuna askatasuna
Dal Laucheck gli occhi si concentrano sulla conca sottostante, divisa tra un iniziale accumulo roccioso creato dagli screzi del tempo e una prateria punteggiata con piccoli laghetti. Da qui la prima discesa di un certo rilievo fino alla base erbosa attorno ai 2000 metri. La risalita alla sella di quota 2170 può esser fatta a piacere o seguendo la traccia che parte accanto allo sperone di sinistra, quello più basso e vicino. Superata di poco la sella v’è inoltre la possibilità di salire all’Elferspitz con un dislivello inferiore ai 100 metri attraverso un verde ripido e tosto, io abdico, il Polinik è ancora lontano e il suo grigio cupolone ne aumenta la distanza in prospettiva. La ripida discesa, necessaria per aggirare il costone roccioso dell’Elferspitz, avviene per tracce (o istinto). Si scende rasentando quota 2000, puntando ad un enorme masso che ci attende placido. Una volta al suo cospetto è sufficiente tagliare in quota fino a ricongiungersi con il pietroso troi 430 che conduce alla vetta. Nel mentre passo accanto ad una Cariofillata dei Rivi ancora fiorita di melanconia.
Allegato: Dimmi il nome - dal Polinik.JPG
Dal Laucheck gli occhi si concentrano sulla conca sottostante, divisa tra un iniziale accumulo roccioso creato dagli screzi del tempo e una prateria punteggiata con piccoli laghetti. Da qui la prima discesa di un certo rilievo fino alla base erbosa attorn
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22-10-2014 16:21
askatasuna askatasuna
Più si sale, più spigoli di pietra emergono dalla coltre. La creta di Timau si staglia lontana e il ritorno pare cosa folle. Dalla cima il colpo d’occhio verso il Mooskofel e il Rauchkofel è splendido, mentre la mente non riesce a dare un nome alle massicce ombre dolomitiche all’orizzonte che si stagliano una dopo l’altra. Le Giulie sono tutte lì, Mangart e Jalovec incorniciano un Triglav nitido. Ogni sottile e cinereo profilo in lontananza contribuisce a rimpicciolire le percezioni ingigantendo il sentire. La sosta è breve, troppo breve. Vorrei ancorare il cuore a quei massi ma la strada verso casa è ancora lunga. La risalita alla sella a quota 2170 è tosta, in discesa, mi colpisce il sottile ricamo del troi 403 che taglia le pendici del Koderhöhe. Opto per un ritorno alternativo. Superati sulla destra i laghetti e mantenendomi sul ciglio delle balconate meridionali, inizio a calarmi parallelo al rio che mi rifornirà d’acqua fresca. Da qui in poi le tracce si confondono e moltiplicano, trovare quella giusta può esser solo questione di fortuna ma anche ad istinto si prosegue senza patema alcuno.
Allegato: Ricami e sentieri.JPG
Più si sale, più spigoli di pietra emergono dalla coltre. La creta di Timau si staglia lontana e il ritorno pare cosa folle. Dalla cima il colpo d’occhio verso il Mooskofel e il Rauchkofel è splendido, mentre la mente non riesce a dare un nome alle massic
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22-10-2014 16:23
askatasuna askatasuna
Personalmente, per non abbassarmi troppo fino ai ruderi della casera a 1812, sono rimasto in quota, un centinaio di metri più in alto, tagliando le pendici e accondiscendendo alle varie anse dei costoni. Una traccia appare evidente ed è necessario seguirla giacchè scavalca dei salti verticali da cui calarsi è improponibile. Comoda e ben mantenuta, si ricollega al troi poco sotto i 1900 metri. Tornato evidente ed in ottime condizioni, il sentiero si sviluppa con lievi saliscendi e carezzevoli visuali fino all’ultimo strappo, addolcito da tornantevoli salmodie. La striminzita pausa sul Koderkopf è meritata. Un ultimo sospiro di fronte all’eburnea distesa delle nubi, ora non più in controluce. La Cuestalta, sul finir del giorno, appare rossastra in tutto il suo fulgore! Non rimane che ridiscendere per 400 metri e risalirne altri cento per arrivare all’effimera cascata di passo Pramosio e da lì raggiunger l’auto. Incredulo dinnanzi a tutte le bellezze che han condito un ostinato peregrinar tra i sensi, nato, come d’uopo, da un’effimero contatto tra un dito indice e dei semplici tratteggi che celano mondi e che aspettano solo d’esser popolati da fantasie fattesi zampe.
Allegato: Desde el Polinik vuelta atras.JPG
Personalmente, per non abbassarmi troppo fino ai ruderi della casera a 1812, sono rimasto in quota, un centinaio di metri più in alto, tagliando le pendici e accondiscendendo alle varie anse dei costoni. Una traccia appare evidente ed è necessario seguirl
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24-10-2014 12:02
marco.raibl marco.raibl
Bravo bimbo!Sempre belle alternative,le tue
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