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Alta Via Cai Pontebba - dalla Creta di Pricot allo Zottach Kopf in due giorni

14-08-2014 17:34
askatasuna askatasuna
Questa è una relazione non voluta o meglio, la scelta di percorrere due lunghi spezzoni dell’Alta Via Cai Pontebba è salita con la fumate del mattino, quando, il secondo giorno, per accondiscendere alle ascese vaporose ho deciso di lasciare la normale alla Creta di Aip per allungare verso la Zottach Kopf. Da qui la voglia di condividere uno splendido itinerario, curato e segnalato come pochissimi (altre info le potete trovare sul sito www.caipontebba.it/sentieri.html). La classificazione della difficoltà l’ho mutuata dalla pagina web dei fautori di tale via, anche se, senza preparazione alpinistica specifica o spezzoni di corda (come consigliato nel sito) essa risulti comunque fattibilissima. Indispensabili passo sicuro, assenza di vertigini e un minimo di esperienza fisica e tecnica (nel mio caso proprio minime) per affrontare l’esposizione del primo giorno e il continuo arrampicarsi del dì seguente. Varia ed appagante come poche, diverte ed emoziona. Come di consueto divido “vinilicamente” il racconto in due lati, uno “pragmatico” e l’altro emotivo. Dislivelli e tempi sono meramente indicativi, soprattutto per la seconda giornata, condizionata dalla difficoltà tecnica e soggettiva nei tratti in cui è necessario “arrampicare”, piuttosto che per i diversi momenti in cui ho scelto di svicolarmi dai troi stessi.
Allegato: A si và.JPG
Alta Via Cai Pontebba - dalla Creta di Pricot allo Zottach Kopf in due giorni
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14-08-2014 17:35
askatasuna askatasuna
Difficoltà: EEA
Dislivello in salita: 1900 mt circa
Dislivello in discesa: 1850 mt circa
Durata: Circa 14 ore di marcia in due giorni.
Cartografia: Mappa 09 Alpi Carniche, Tabacco, 1:25.000

LATO A (pragmatic side)

Primo giorno: Creta di Pricot, Cavallo/Rosskofel e Creta di Rio Secco (08.08.2014)

L’inizio di questa due giorni coincide con la fine della classica ascesa al Malvuerich (o Malurch). Parcheggiato presso la famosissima casermetta a quota 1450 della strada che sale a Passo Pramollo, ci si dirige verso la sella della Pridola per poi seguire sulla destra, guidati da una quantità esorbitante di bandierine dell’Alta Via (rosso o arancio/blu). Dopo un tratto invaso, dalle erbe prima e dai mughi poi, si aggira un costone che
Allegato: Labirinti mugheschi al cospetto della Creta di Pricot.JPG
Difficoltà: EEA<br />Dislivello in salita:  1900 mt circa<br />Dislivello in discesa: 1850 mt circa<br />Durata: Circa 14 ore di marcia in due giorni.<br />Cartografia: Mappa 09 Alpi Carniche, Tabacco, 1:25.000<br /><br />LATO A (pragmatic side)<br /><br
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14-08-2014 17:39
askatasuna askatasuna
finalmente ci rivela la via di salita alla Creta di Pricot. In questa curva, vero e proprio giardino botanico, il troi s’impenna lasciando, per ora, la scelta di proseguire friabilmente passo dopo passo o prender direttamente per la parete sulla destra e salir con tutte e quattro le zampe. Poco dopo la scelta scompare e rimane solo la parete. Più in alto si sbuca davanti ad un contenitore metallico, oltre il quale si staglia il vuoto. La prosecuzione del troi è sulla destra. Si, proprio quel ripido e ciuffoso verde che nasconde un terra viscida e fangosa a cui s’aggiunge l’esposizione. Quindi cautela. A fine risalita ci attende un intaglio, vera e propria finestra che divide i due versanti.
Allegato: Oltrepassando la porta.JPG
finalmente ci rivela la via di salita alla Creta di Pricot. In questa curva, vero e proprio giardino botanico, il troi s’impenna lasciando, per ora, la scelta di proseguire friabilmente passo dopo passo o prender direttamente per la parete sulla destra e
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14-08-2014 17:40
askatasuna askatasuna
Dall’altro lato è necessario superare un breve traverso. Esile ed esposto, ma in compenso….pure un po’ rovinato. Da oltrepassare con passo fermo. Poi la cresta ritorna a giocare con dimensioni, zigzaganze, affilatezze varie e rapidi cambi di direzione. Tratti brevi e molto divertenti a patto di non soffrire di vertigini et similia. L’orribile presenza del ripetitore testimonia la fine di ogni difficoltà. Da qui hanno inizio le equine praterie che portano al Rosskofel passando per la Creta di Pricot. La discesa avviene per un sentiero scomodo (414) che ho evitato prediligendo brevi balzi sulle rocce (anche il ludico vuole la sua parte).
Allegato: El Rio Seco.JPG
Dall’altro lato è necessario superare un breve traverso. Esile ed esposto, ma in compenso….pure un po’ rovinato. Da oltrepassare con passo fermo. Poi la cresta ritorna a giocare con dimensioni, zigzaganze, affilatezze varie e rapidi cambi di direzione. Tr
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14-08-2014 17:42
askatasuna askatasuna
Dal bivacco alla Creta di Rio Secco valga il finale della relazione di SN (Memoria 36) anche se, almeno al ritorno (avendo acquisito i punti di riferimento necessari), è consigliatissimo il perdersi nella carsica magia delle forme, esplorando quell’incredibile miriade di curve graffianti e di pietre divorate. Il dislivello dell’ascesa, compresa la Creta di Rio Secco, si attesta sui 1200 metri, sotto i 700 la discesa.
Secondo giorno: Zottach Kopf e Creta di Aip/Trogkofel (09.08.2014)
Si riparte seguendo il troi 403 percorrendolo lungamente e lasciando sulla destra le deviazioni per le Crete Rosse e per la normale alla Creta di Aip. Giunti ad un bivio segnalato, quando il 403 scende verso la sella di Val Dolce, è necessario individuare il cartello di legno austriaco che indica la risalita normale alla Zottach Kopf. Consigliato, a questo punto, proseguire fino alla risicatissima cima con croce di legno. Ritornati sui propri passi ci si affida nuovamente, senza patemi ed in maniera incondizionata, ai fedelissimi segnavia rossoblù.
Da qui ai pietrosi plateau sommitali della Trogkofel è tutto un’appoggiar di mani. I tratti di sentiero (a volte piani e stabili, altre molto friabili o risicati) si alternano continuamente a pezzi ove l’uso delle mani è consigliato piuttosto che necessario.
Allegato: Evanescence.JPG
Dal bivacco alla Creta di Rio Secco valga il finale della relazione di SN (Memoria 36) anche se, almeno al ritorno (avendo acquisito i punti di riferimento necessari), è consigliatissimo il perdersi nella carsica magia delle forme, esplorando quell’incred
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14-08-2014 17:45
askatasuna askatasuna
Le difficoltà raramente vanno oltre il I grado, ma in diversi punti si rende necessario capire come e dove poggiar gli arti a seconda della lunghezza delle nostre leve. Un divertimento continuo, mai troppo difficile ma neanche troppo banale. Io l’ho percorso concentrato e con lentezza, sia per questioni fisiche (stanchezza, peso dello zaino) che per la visibilità precaria. Nei pressi della cima ci si ricongiunge con la normale alla Creta di Aip. Per la discesa consiglio vivamente lo splendido sentiero attrezzato Überlachersteig. Nonostante gli avvertimenti minacciosamente standard non è assolutamente necessario il set da ferrata.
Allegato: Altre Scjalute.JPG
Le difficoltà raramente vanno oltre il I grado, ma in diversi punti si rende necessario capire come e dove poggiar gli arti a seconda della lunghezza delle nostre leve. Un divertimento continuo, mai troppo difficile ma neanche troppo banale. Io l’ho perco
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14-08-2014 17:46
askatasuna askatasuna
Cavi solidi e qualche scaletta aiutano la progressione che non è mai troppo esposta o difficoltosa. Per il ritorno si può ripiegare sui propri passi seguendo il 403 fino a sella Madrizze, piuttosto che scendere per il 413 con la stessa meta, per poi piegare verso la baita Winkel. Personalmente l’ho presa larga, scendendo verso la Sattel Kopf e ritornando per la Rudnig Alm, costeggiando il nuovo laghetto.
Allegato: Trogkofel Turm.JPG
Cavi solidi e qualche scaletta aiutano la progressione che non è mai troppo esposta o difficoltosa. Per il ritorno si può ripiegare sui propri passi seguendo il 403 fino a sella Madrizze, piuttosto che scendere per il 413 con la stessa meta, per poi piega
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14-08-2014 17:47
askatasuna askatasuna
Giunto a sella Madrizze, alquanto stanco e spazientito da dei segnavia a volte latitanti piuttosto che dagli stravolgimenti antropici, non ho cercato troppo il sentiero lanciandomi nella valletta sottostante e da lì, per traccia ed istinto, ritornato sul sentiero. Abbandonato poco dopo in quanto fuorviato da tracce nette, fangose e ungulatesche che ho deciso di seguire, ho tagliato i pendii di Cima Madrizze fino quasi al passo. Giunto in delle splendide praterie pascolive mi son deciso a scendere gli ultimi duecento metri di dislivello per un bosco ripido e deciso che mi ha portato a pochi metri dal parcheggio. Tempi e percorrenze non dovrebbero comunque distanziarsi troppo giacché dalla Rudnig Alm in poi ho tarato il mio passo sulla modalità “infogât”. Circa 700 i metri da affrontare in salita, 1200 in discesa.

Punti d’appoggio:

Il riparo per la notte che ho scelto è, com’è ovvio, il bivacco Lomasti (1900mt): il classico modello a semibotte conosciuto come tipo “Fondazione Berti” o “Apollonio” in memoria del suo inventore, l’omonimo ingegnere che ne perfezionò le forme negli anni ’50. Rosso metallizzato, pratico, essenziale. Molto conosciuto dagli escursionisti vaganti per bivacchi friulani e non solo. All’interno cela dodici posti letto, due di questi nascondono delle tavole in legno e sotto dodici sgabelli. Il tutto è impreziosito dalla presenza di numerose coperte che permettono di risparmiare lo spazio del sacco a pelo portando con sé solamente il sacco lenzuolo.
Allegato: El Lomasti a la Puesta del Sol.JPG
Giunto a sella Madrizze, alquanto stanco e spazientito da dei segnavia a volte latitanti piuttosto che dagli stravolgimenti antropici, non ho cercato troppo il sentiero lanciandomi nella valletta sottostante e da lì, per traccia ed istinto, ritornato sul
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14-08-2014 17:47
askatasuna askatasuna
Nelle vicinanze è presente un piccolo ruscello (scendendo sulla destra), indispensabile per rimpinguare la riserva d’acqua in una due giorni ove il peso dev’essere ridotto al minimo indispensabile viste le sue richieste. L’unica altra fonte di liquidi si trova sul lato austriaco, scendendo dalla Sella di Aip e mirando agli abbeveratoi per bovini.

Note a margine :

Due giornate da vivere così o da prendere come itinerari separati. Certo è che, prendersi il tempo per respirarla ad ampie boccate, senza sosta (magari partendo dal Malvuerich), garantisce un’esplosione emozionale incontenibile. Le due giornate risultano, inoltre, perfettamente complementari: affilata ed aerea la prima, un’immersione di roccia la seconda. In una lo sguardo tende a vagare senza meta, inebetito. Nell’altra è ben saldo su dove deve poggiar mani e piedi. Una delle caratteristiche più stimolanti è la sua totale soggettività. Si può affrontare a pezzi, variandone ogni particolare (sostituire la Überlacher con le Crete Rosse, ritornare per sella Madrizze o per la Contin, ecc.). Modulabile a seconda di gusti, capacità ed esigenze. Mi permetto solo un consiglio, del tutto soggettivo: così come il tratto occidentale del Malvuerich, quello che va dalla Zottach Kopf alla Trogkofel piuttosto che quello che sale alla Creta di Pricot, sono vivamente raccomandabili da effettuare in salita, per limitarne le difficoltà. Vuoi per il terreno, vuoi per l'esposizione o per i lunghi tratti di primo grado.
Allegato: Vencui o siums.JPG
Nelle vicinanze è presente un piccolo ruscello (scendendo sulla destra), indispensabile per rimpinguare la riserva d’acqua in una due giorni ove il peso dev’essere ridotto al minimo indispensabile viste le sue richieste. L’unica altra fonte di liquidi si
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14-08-2014 17:48
askatasuna askatasuna
Mi scuso per la qualità delle foto del secondo giorno, ma l’evanescenza colpisce ogni retina, umana o digitale che sia. Segnalo inoltre come le foto verticali ingannino spesso, tanto da far sembrare che la Überlacher sia più impegnativa di tratti dell’Alta Via stessa. I commenti, in questo caso, servono anche a ridimensionare prospettive e difficoltà immaginarie. Il periodo migliore, vista la copiosità e la varietà delle fioriture nonché la necessità di non trovare alcun nevaio nei punti delicati è sicuramente quello dei mesi di luglio e agosto. Ancor più di altri questo itinerario va affrontato contando su delle condizioni meteo stabili e sicure.

LATO B (emotional side)

L’Alta Via Cai Pontebba è semplicemente entusiasmante. Essa è riuscita ad appagare ogni sfaccettatura emotiva che mi lega alla montagna. Il camminar per l’aere, i prati morbidi, l’ascoltar il respiro del silenzio, il carsismo che annichilisce ogni fantasia con le sue fogge intrise di stupore, l’arrampicata felina come quella più delicata, e ancora: gli ampi, sconfinati orizzonti che son tutto un inseguirsi di vette piuttosto che quei paesaggi lunari, chiusi nel loro groviglio di macigni biancastri . Gli inesauribili colori delle fioriture e quelli delle pietre, le fughe camosciate o i voli radenti. L’incedere sognante e quello più concentrato. Lo sfiorar di petali o il graffiarsi le mani con le rocce taglienti, per sentirle proprie, per sentirle vive. Tutto questo in così poco spazio. Fisico e temporale. Innamorarsi di questi scorci risulta inevitabile, opporvi resistenza sarebbe inutile.
Allegato: Ligrie.JPG
Mi scuso per la qualità delle foto del secondo giorno, ma l’evanescenza colpisce ogni retina, umana o digitale che sia. Segnalo inoltre come le foto verticali ingannino spesso, tanto da far sembrare che la Überlacher sia più impegnativa di tratti dell’Alt
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14-08-2014 17:49
askatasuna askatasuna
Prime Zornade.

Mi avvio verso il bosco con un sole che scotta, simulando un’estate che s’è nascosta sotto i sassi. A trovarli... Baita Winkel sembra in fase di restauro mentre il prato pullula di panche e tavoli. Senza indagare oltre seguo un sentiero che si caratterizza per le sue pietre e per il cavolaccio. Questo, in alcuni punti s’è convinto d’esser arbusto raggiungendo altezze insolite. Morbido e colorato giaciglio per i bombi, giunge quasi a solleticarmi il naso. L’attacco dell’Alta Via è salutato dagli Epilobi che riprendono i colori della via stessa. Come m’era già apparso sul tratto occidentale del Malvuerich, si rivela decisamente il cammino più segnalato dopo la A-4 e quello di Santiago. Il paesaggio, una volta in cresta, s’apre tutto. Il sole punta la sua attenzione sulle muraglie che proteggono la val Alba, facendo brillare il greto torrentizio del Gravon di Gleris, dando l’illusione di potervi entrare e percorrerlo già solo con lo sguardo. Il troi tende a nascondersi sotto l’erba alta, rapendo gli occhi per le fioriture.
Allegato: Vulparias Oasis.JPG
Prime Zornade.<br /><br />Mi avvio verso il bosco con un sole che scotta, simulando un’estate che s’è nascosta sotto i sassi. A trovarli... Baita Winkel sembra in fase di restauro mentre il prato pullula di panche e tavoli. Senza indagare oltre seguo un s
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14-08-2014 17:50
askatasuna askatasuna
D’un tratto s’è ingoiati completamente da un’oasi di Aconiti. Piccola ma fittissima. Sono proprio tanti, stretti l’uno contro l’altro, con lo scintillio di quel giallo un po’ sbiadito tipico della Vulparia. Poco dopo il sentiero perde l’erbosa gentilezza trasformandosi in un labirinto mughesco. Un rumore attira il mio sguardo. La parete strapiombante della Creta di Pricot… soffia! Cinque camosci fuggono lontani, scappando con circospezione, calibrando attentamente movimenti e balzi. In lontananza lo Jof di Montâs appartiene ancora al mondo degli spettri. Splendida ombra in controluce, attenderà lungamente il suo momento per rivelarsi. La via, uscita dai mughi, svolta e si fà roccia. Ma una roccia trasfigurata dai colori, divorata da cromatismi che s’appropriano d’ogni fessura, che s’aggrappano alla pietra. Mi fermo estasiato, a lungo. Abbandono lo zaino e accondiscendo ai desideri degli occhi, arrampicandomi ove rimbalza lo sguardo. Da qui il Malvuerich sembra cosa seria. Che strano! Il tratto successivo è generoso. Il troi inizia a salire e lascia, in un primo momento, una doppia scelta, continuare per un simil-sentierino friabile o salire felinamente la parete inclinata.
Allegato: Primer abrazo a la piedra.JPG
D’un tratto s’è ingoiati completamente da un’oasi di Aconiti. Piccola ma fittissima. Sono proprio tanti, stretti l’uno contro l’altro, con lo scintillio di quel giallo un po’ sbiadito tipico della Vulparia. Poco dopo il sentiero perde l’erbosa gentilezza
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14-08-2014 17:51
askatasuna askatasuna
L’emotività fa dimenticare che oggi lo zaino è stracarico, fa muovere piedi e mani come niente fosse, regalando una buona dose di frustate ad una schiena impreparata. Dopo la prima parete, ci si infila sulla sinistra, in un canalino stranissimo. S’abbandona quel bianco lisciato dall’acqua, per calpestare del carbone che si sgretola sfiorandolo coi piedi. Minerali dal colore d’inferno, stemperati lateralmente da diverse striature arancioni. Successivamente un’altra svolta presenta una parete ove la roccia s’alterna a ciocche erbose. La verticalità continua ma ora s’aggiunge anche l’esposizione. L’insidia maggiore è la terra, umida, che impasta gli scarponi facendoli slittare al nuovo contatto con la pietra.
Allegato: Scivolosa Risalita.JPG
L’emotività fa dimenticare che oggi lo zaino è stracarico, fa muovere piedi e mani come niente fosse, regalando una buona dose di frustate ad una schiena impreparata. Dopo la prima parete, ci si infila sulla sinistra, in un canalino stranissimo. S’abbando
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14-08-2014 17:52
askatasuna askatasuna
Risalito il pendio erboso, uno stretto intaglio funge da porta, fisica e metafisica, che consente il riaffacciarsi sull’altro versante, ove mi attende un traverso un po’ rovinato, sottile ed esposto. Poi finalmente ritorna la cresta. Giocosa ed imprevedibile, richiede ancora passo sicuro ed assenza di vertigini. L’orribile ripetitore segna la fine delle difficoltà.
Allegato: Llegando a Pricot.JPG
Risalito il pendio erboso, uno stretto intaglio funge da porta, fisica e metafisica, che consente il riaffacciarsi sull’altro versante, ove mi attende un traverso un po’ rovinato, sottile ed esposto. Poi finalmente ritorna la cresta. Giocosa ed imprevedib
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14-08-2014 17:53
askatasuna askatasuna
Lo sguardo può perdersi nuovamente negli orizzonti che sbircio con lentezza fino a posarmi sulla Creta dei Cronz che, come sempre, mi fa pensare al mio mugo custode. Nel pianoro sommitale la sorpresa più grande è nascosta sotto i piedi, il mondo duro e grigiastro è sfondato da verdi e praterie che appaiono inspiegabilmente docili e con un’estensione inaspettata. La vista verso il Gartnerkofel è impreziosita dai pinnacoli e dalle guglie strapiombanti che salutano la Creta di Pricot, mentre quella di Aip, fa capolino lontana, con il suo caratteristico taglio di capelli a spazzola inclinato.
Allegato: Tutto qui tutto.JPG
Lo sguardo può perdersi nuovamente negli orizzonti che sbircio con lentezza fino a posarmi sulla Creta dei Cronz che, come sempre, mi fa pensare al mio mugo custode. Nel pianoro sommitale la sorpresa più grande è nascosta sotto i piedi, il mondo duro e gr
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14-08-2014 17:54
askatasuna askatasuna
La cima è popolata da un meraviglioso endemismo delle Alpi Orientali, l’Astragalo Montano. Mi fermo poco su di un Rosskofel popolato solo da coppie di austriaci della terza età, ho deciso di ritornare a salutare la Creta di Rio Secco e quella sosta mi intriga, promettendo silenti carezze e immersioni sensoriali. Inizio la discesa mentre la torre Clampil si popola. Evito il troi, scegliendo le pietre su cui poggiare le zampe, balzon balzoni. Ritrovo il Lomasti dove l’ho lasciato due anni fa ma, questa volta, il suo sottomondo non è popolato da cuccioli di marmotte. Però il paradisiaco e stretto apice della valle di Aip mi presenta lo stesso fischiante comitato di benvenuto. Un recentissimo cartello che avverte della presenza d’amianto all’interno del bivacco non fa venir gola di porvi il sacco-lenzuolo, ma vi abbandono gran parte del peso e riparto.
Allegato: Stones World.JPG
La cima è popolata da un meraviglioso endemismo delle Alpi Orientali, l’Astragalo Montano. Mi fermo poco su di un Rosskofel popolato solo da coppie di austriaci della terza età, ho deciso di ritornare a salutare la Creta di Rio Secco e quella sosta mi int
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14-08-2014 17:54
askatasuna askatasuna
Sorrido ai papaveri gialli che s’agitano festanti al vento, poi il gioco si fa nuovamente duro. Mineralmente parlando. Terra per Doronici e per pochi altri coraggiosi che popolano le tenui manciate di terra adagiate in quelle infinite ed anguste fessure. Abbandono subito il troi, nonostante la “fumate” d’anni prima, penso di ricordarmi ove puntare per riprenderlo più in alto. In ogni caso non ho alcuna scelta. Non riesco a resistere al richiamo di quelle rocce, di quegli anfratti visionari. L’incedere è un obbediente rincorrersi di forme, salgo e scendo continuamente, su quella pietra così tagliente, che tiene incollati i piedi a sé. L’adrenalina sale ad ogni passo, sormontando i dolori plantari. Tutto intorno a me diventa un salmodiante susseguirsi di fantasie scultoree, inaspettate, indecifrabili, insostenibili. Poco sotto la vetta, come fosse la prima volta, mi sciocca quel prato che sembra tagliato da poco, adagiato con cura sul cimotto, come se nulla fosse. Come se attorno, un bianco screziato, morso e graffiato dall’acqua non dominasse ogni metro.
Allegato: Black Ice.JPG
Sorrido ai papaveri gialli che s’agitano festanti al vento, poi il gioco si fa nuovamente duro. Mineralmente parlando. Terra per Doronici e per pochi altri coraggiosi che popolano le tenui manciate di terra adagiate in quelle infinite ed anguste fessure.
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14-08-2014 17:55
askatasuna askatasuna
Uno spicchio di paradiso con tutti i colori del mondo che si ritrovano, stretti stretti, ad abbracciarsi, per approfittare di quell’esiguo verde, così morbido! Da provare scalzi! Incredule, le zampe ormai abituate a calpestii secchi e decisi, s’abbandonano e sprofondano nella dolcezza di quei ciuffi. La vista poi.. ogni cima, a modo suo, ci regala dei contorni diversi, come se osservassimo la stessa persona che ci ha rapito l'anima da un profilo differente, permettendoci di cogliere delle sfumature inattese. Da questo solitario ricamo di verde, il lungo saliscendi che dal Palon di Lius porta allo Zermula mi provoca quest'effetto, donandomi un'inusuale colpo d'occhio su luoghi familiari e tanto amati. Il ritorno è lento e segue il troi solo per poco. Ancora quel richiamo, ancora il perdersi a bocca aperta tra rocce che, a volte, sembran pezzi di ghiaccio segnati da decine di pattini impazziti. Seguendo la mulattiera, proprio quando questa si discosta dal troi, individuo i resti degli accampamenti imperiali, poi delle grotte e tanti piccoli abissi in miniatura. In uno di questi riposano una decina di caricatori da cinque pallottole. Interi. Alcuni poco ossidati. Allungo fino a Forcje dai Claps, così, per curiosare. Un fischio mi sotterra. Ma come? Proprio qui? Con tutto il verde carnico? Ma che hanno ‘ste marmotte? Il motopick? Al bivacco m'accoglie il silenzio.
Allegato: A little red bed.JPG
Uno spicchio di paradiso con tutti i colori del mondo che si ritrovano, stretti stretti, ad abbracciarsi, per approfittare di quell’esiguo verde, così morbido! Da provare scalzi! Incredule, le zampe ormai abituate a calpestii secchi e decisi, s’abbandonan
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14-08-2014 17:56
askatasuna askatasuna
E' quando immergo le zampe nel rio che sento delle voci. L'agognata solitudine s'infrange davanti a sei, enormi, zaini. Da battaglia. Un gruppo di speleologi tarcentini costruisce il campo base per qualche giorno di missioni esplorative. Appaino altri zaini. Sono in sei, un misto tra Mary Poppins e l'ispettore Gadget: escono trapani, piedi di porco, una decina di sacche di corde, luminarie di tutti i tipi, riserve alimentari dalla “a” al... frico. Un dopli di neri, birre, moke e chi più ne ha... Nonostante l'appartenenza a mondi così diversi, il che si evince da ogni particolare, risulteranno presenza garbata, discreta, rispettosa. Le chiacchiere e le risate saran preziose ma brevi. Un'aiaron di quelli seri non mi permette di restare all'esterno con quei vichinghi. In pieno agosto, da sotto le coperte, guardo il termometro: Dodici. Umidi. Gradi. Robis di no crodi!

Seconde Zornade.

Alle sei ci si sveglia tutti contemporaneamente, senza volerlo, in un ambiente decisamente lochnessiano. La “fumate” si fa trasportare dalle correnti e avvolge ogni lato, i vapori, come falene, accorrono al sole. Per svanire. O almeno lo credevo...
Allegato: Amanecer en Aip.JPG
E' quando immergo le zampe nel rio che sento delle voci. L'agognata solitudine s'infrange davanti a sei, enormi, zaini. Da battaglia. Un gruppo di speleologi tarcentini costruisce il campo base per qualche giorno di missioni esplorative. Appaino altri zai
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14-08-2014 17:56
askatasuna askatasuna
M'incammino con una visibilità già ridotta mentre su di un cucuzzolo appare una sentinella bovina. Il primo tratto in cresta che accompagna verso la Creta di Aip lo ricordo benissimo, una chicca cromatica! Ogni pietra all'alba s'abbronza di luce. Poi il miracolo botanico che circonda la Creta stessa e che, da solo, vale una passeggiata. Per dar tempo al sole d'aver la meglio decido di non salire per la normale ma di effettuare il periplo del Trogkofel e risalirlo per l'Alta Via, dando prima una sbirciata alla Zottach Kopf. Il troi a tratti sanguina, di terra rossa, che con quest'atmosfera sembra ancor più rossa. Il silenzio regna sovrano fino a un mormorio di pietre.. un famiglia di camosci scappa, inerpicandosi verso la Creta.
Allegato: Claps e inmò claps.JPG
M'incammino con una visibilità già ridotta mentre su di un cucuzzolo appare una sentinella bovina. Il primo tratto in cresta che accompagna verso la Creta di Aip lo ricordo benissimo, una chicca cromatica! Ogni pietra all'alba s'abbronza di luce. Poi il m
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14-08-2014 17:57
askatasuna askatasuna
Poi, lontano, delle voci. Due austriaci che puntano alla normale, mi invitano a bere una birra in cima. Alla mia imbarazzata battuta che segnala come il tempo fosse più da Glühwein o da grappa, ridono. Orgogliosi mi segnalano d'avere anche quella. Riparto ridendo anch'io. Una marmotta intanto sfreccia sul sentiero. Poi il contatto con il mondo dei vivi, termina. Entro nel regno delle ombre. Tutto è vapore. Proseguo confidando nei segnavia puntuali e ravvicinati. Salendo alla Zottach Kopf si mescolano a quelli austriaci e, a tratti, non sembrano risparmiare nessun masso. L'atmosfera è da brivido. Tutto è dissolvenza. I pinnacoli si trasformano in fantasmi di pietra. Vibro con l'aria.
Allegato: Troi e Fantasims.JPG
Poi, lontano, delle voci. Due austriaci che puntano alla normale, mi invitano a bere una birra in cima. Alla mia imbarazzata battuta che segnala come il tempo fosse più da Glühwein o da grappa, ridono. Orgogliosi mi segnalano d'avere anche quella. Riparto
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14-08-2014 17:58
askatasuna askatasuna
Mi rendo conto dell'immensa fortuna di poter percorrere questo santuario in un'atmosfera evanescente ed immaginifica come poche. Le statue si susseguono, prendendo vita. “Intabarato” come in pieno autunno sono perso in un mondo parallelo, senza tempo. Preda dei giochi dei riverberi che mutan le forme. La croce di legno dell'esigua cima è l'unico segnale d'esser giunto alla meta. Poi scendo, scontrandomi contro un ciuffo di Potentilla nitida, bianco come le rocce.
Allegato: Powertilla.JPG
Mi rendo conto dell'immensa fortuna di poter percorrere questo santuario in un'atmosfera evanescente ed immaginifica come poche. Le statue si susseguono, prendendo vita. “Intabarato” come in pieno autunno sono perso in un mondo parallelo, senza tempo. Pre
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14-08-2014 17:58
askatasuna askatasuna
Da qui l'incedere si fa scoperta. Cauta e silente. I suoni sono inghiottiti dalla nebbia. Tutto è un susseguirsi di sentiero friabile e tratti in cui usar le mani è meno scontato di come sembra. Una delle emozioni più intense della giornata sarà il tastare gli appoggi. Stringerli, sentirli tagliar i palmi ed i polpastrelli, stringerli ancora per riappropriarsi di quella sensazione. Ogni curva regala una sorpresa, che sia essa una guglia o dei massi incastonati. Ogni tratto richiede attenzione, semplici passaggi di primo grado, certo, ma mai banali. Alcuni evidenti, altri invece preferiscono non suggerire come oltrepassarli, rendendo il tutto ancor più entusiasmante. I bastoncini riposano nello zaino.
Allegato: Into the Unknown.JPG
Da qui l'incedere si fa scoperta. Cauta e silente. I suoni sono inghiottiti dalla nebbia. Tutto è un susseguirsi di sentiero friabile e tratti in cui usar le mani è meno scontato di come sembra. Una delle emozioni più intense della giornata sarà il tastar
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14-08-2014 17:59
askatasuna askatasuna
E le mani toccano, tenendosi in equilibrio, mentre le mascelle si spalancano davanti a giganti di pietra che sembrano animarsi, assembramenti di torri taglienti che appaiono furtive per poi scappare a nascondersi. Al cospetto della Trogkofel Turm il cielo s'apre per un momento, quasi a rispettarne l'eterna, verticale ascesa. Poco dopo incontro il canalino attrezzato. Una trentina di metri difficilmente superabili senza l'ausilio del cavo.
Allegato: Cjanalut di sote.JPG
E le mani toccano, tenendosi in equilibrio, mentre le mascelle si spalancano davanti a giganti di pietra che sembrano animarsi, assembramenti di torri taglienti che appaiono furtive per poi scappare a nascondersi. Al cospetto della Trogkofel Turm il cielo
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14-08-2014 18:00
askatasuna askatasuna
Il tratto in questione pare essere molto più facilmente superabile in discesa con leve sporgenti e utilizzando il cavo come corda. In salita è pura fisicità unita alla ricerca di esili e radi appigli. Mi vengono provvidenzialmente in aiuto le mie lunghe leve che, alla fine, mi fan uscire indenne dal momento tecnicamente più delicato del sentiero.
Allegato: Cjanalut di sore.JPG
Il tratto in questione pare essere molto più facilmente superabile in discesa con leve sporgenti e utilizzando il cavo come corda. In salita è pura fisicità unita alla ricerca di esili e radi appigli. Mi vengono provvidenzialmente in aiuto le mie lunghe l
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14-08-2014 18:00
askatasuna askatasuna
Poi le gambe si sciolgono con gli occhi ad ammirare la particolare formazione rocciosa della Creta che alterna macchie erbose ad enormi blocchi distanziati da grandi e nere fessure. Dopo tre ore e mezza sono in cima, ad ammirare le stratificazioni che la precedono, così come la culla d'un nevaio. Dietro la croce ritrovo i due austriaci che mi porgono un birra che non rifiuto. Parliamo con italianismi e con i ricordi del mio tedesco scolastico. Mi invitano alla festa della foresta di Attendorf ma per me la giornata è ancora lunga. Li saluto ed esaudisco un desiderio che avevo dalla mattina.
Allegato: Ta picche.JPG
Poi le gambe si sciolgono con gli occhi ad ammirare la particolare formazione rocciosa della Creta che alterna macchie erbose ad enormi blocchi distanziati da grandi e nere fessure. Dopo tre ore e mezza sono in cima, ad ammirare le stratificazioni che la
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14-08-2014 18:01
askatasuna askatasuna
Estraggo pentola e fornello e mi godo, in mezzo alla provvidenziale “fumate”, un caffè bollente che godo ad ogni sorso. Da solo. Aspettando i rari momenti in cui la Sattel Kopf si degna di farsi vedere, bella e brillante, attirando tutte le attenzioni su di sé. La discesa la conosco. Nonostante il serioso cartello che avverte dei pericoli è in realtà un parco giochi curato nei minimi dettagli. Mai pericoloso, richiede solo d'aver voglia di divertirsi. Cavi e cavetti non mancano, come, sul finire, un paio di scalette. Assolutamente innecessario, a parer mio, il set d'autoassicurazione con cui sale una famiglia che ignorava il carattere benevolo del sentiero.
Allegato: Uberlacher Leisure Park.JPG
Estraggo pentola e fornello e mi godo, in mezzo alla provvidenziale “fumate”, un caffè bollente che godo ad ogni sorso. Da solo. Aspettando i rari momenti in cui la Sattel Kopf si degna di farsi vedere, bella e brillante, attirando tutte le attenzioni su
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14-08-2014 18:02
askatasuna askatasuna
Scarto il rientro per la Contin, che mi invogliava moltissimo, per scoprire un angolo a me sconosciuto. Ritornato sul piano mi trovo a scontrarmi con tanti, troppi cartelli gialli. Spesso fuorvianti. M'accorgerò tardi di aver scelto, inconsapevolmente, una lunga variante che scende verso la Großer Sattel al posto del 413. Eppur ci avevo messo attenzione. Me lo godo tutto in ogni caso, passando per docili ghiaioni, sentiero friabile, tracce di slavine ed infine prati mansueti. Sbuco sulla carrareccia che porta alla Rudnig Alm. Il mio passo si fa celere fino a scontrarsi con il nuovo lago, appena costruito, ed il relativo ritrovamento del troi. Poi oltrepasso dei pascoli boschivi intrecciati da ruscelli che celano ogni traccia della distruzione antropica di Naßfeld.
Allegato: E cumò....JPG
Scarto il rientro per la Contin, che mi invogliava moltissimo, per scoprire un angolo a me sconosciuto. Ritornato sul piano mi trovo a scontrarmi con tanti, troppi cartelli gialli. Spesso fuorvianti. M'accorgerò tardi di aver scelto, inconsapevolmente, un
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14-08-2014 18:04
askatasuna askatasuna
Ovviamente il troi da me scelto per raggiungere Sella Madrizze è privo di segnalazioni (doh!) che riprendono solo al di là di una slavina quando, i bolli sui sassi, indicano il verso da prendere. Mentre la scelta su quali pietroni saltare e sui successivi su cui lasciarsi cadere diviene totalmente personale. L'adrenalina minerale mi spinge fino alla sella ma qui viene spenta come fosse una candela sotto la pioggia, da quel lago. Sì, quello con la gondola. Non riesco a crederci. Passo oltre sbigottito e ancora il troi è funestato da una strada che lo interseca. L'ultima corsa tra le pietre mi ha stancato fisicamente e la pazienza è scemata di conseguenza. Miro alla sottostante valletta e scendo liberamente per tracce, entrando in una piana erbosa ed umida solcata da decine di rivoli. Mi tengo rasente al Madrizze e continuo il mio vagare fino a ritrovare il troi. Una campanula albina mi blocca ed alla ripartenza (inconsciamente?) seguo un'ampia traccia fangosa e ungulata dissuadendo degli anziani austriaci a percorrerla: Das ist nicht der Weg! Sie müßen Zurück Gehen!
Allegato: Cjalant al doman.JPG
Ovviamente il troi da me scelto per raggiungere Sella Madrizze è privo di segnalazioni (doh!) che riprendono solo al di là di una slavina quando, i bolli sui sassi, indicano il verso da prendere. Mentre la scelta su quali pietroni saltare e sui successivi
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14-08-2014 18:05
askatasuna askatasuna
Mentre io, bastian contrario, mi fiondo, curioso, a vedere ove essa mi condurrà. Troverò un'altra, dolcissima zona pascoliva disseminata da bassi arbusti. Poi, quasi in vista delle case sul passo, mi lancio in un bosco ripidissimo. Oggi il fiuto funziona al millimetro. Dopo duecento metri di dislivello incrocio una traccia che in un paio di minuti sbuca presso il parcheggio. Una due giorni dalle emozioni contrastanti, complementari, difformi. Ma intense. Non posso far altro che sottolineare il senso d'appagamento di un'Alta Via esaltante in tutti i suoi aspetti o meglio nella ricchezza delle emozioni che suscita con i suoi gioielli, a qualsiasi regno essi appartengano, qualunque forma o dimensione abbian scelto di possedere, in qualunque modo abbian deciso di comunicarmelo.
Allegato: Cjalant il Malurch.JPG
Mentre io, bastian contrario, mi fiondo, curioso, a vedere ove essa mi condurrà. Troverò un'altra, dolcissima zona pascoliva disseminata da bassi arbusti. Poi, quasi in vista delle case sul passo, mi lancio in un bosco ripidissimo. Oggi il fiuto funziona
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14-08-2014 21:29
marco.raibl marco.raibl
Cavolo,Guido,sei proprio lanciato!Sempre un piacere leggerti e sempre interessanti le tue scelte.Quante cose si possono fare in due-tre giorni,restando in zona,senza tornare a casa e l'indomani portarsi dall'altra parte della nostra bella regione,bruciando benzina ed energie.Bravo di nuovo
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15-08-2014 07:21
michele.furlan michele.furlan
Mi associo a Marco e ti faccio anche io i complimenti,sia per il giro che per la bella relazione.
Un saluto da Michele.
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