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La cresta orientale del Musi (seconda parte) |
18-06-2013 16:37 |
sergio |
La cresta è irregolarmente dentellata, su tutti sporgono due enormi canini di una creatura preistorica. Mi dirigo tra le sue fauci. |
Allegato: foto 1.JPG |
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18-06-2013 16:39 |
sergio |
Scendo il pendio erboso seguendo una chiara traccia fino ad arrivare in prossimità delle prime rocce. Percorro questo tratto di alta via talvolta sugli spigoli acuminati di grossi massi, |
Allegato: foto 2.JPG |
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18-06-2013 16:42 |
sergio |
ad intervalli, brevi coperture di mughi, |
Allegato: foto 3.JPG |
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18-06-2013 16:50 |
sergio |
li calpesto facendo molta attenzione a controllare ogni singolo passo, non lasciando mai che il mio piede si appoggi troppo pesantemente. D'ora in poi non troverò nessuna traccia evidente, se non quelle discrete degli stambecchi. In prossimità di un profondo intaglio scendo tra ripide balze erbose fino a raggiungerne la base, dove mi si presenta una via di fuga non comodissima a causa di un salto piuttosto verticale di circa tre metri (da non sottovalutare), eventualmente superabile con una breve arrampicata (buoni appigli). |
Allegato: foto 4.JPG |
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18-06-2013 16:53 |
sergio |
Alzo lo sguardo e vedo uno sperone roccioso piuttosto liscio e molto esposto. E' un passaggio delicato. Sembra sia lì a guardia della prima delle due cime minori che mi separano dallo Zaiavor. Me lo faccio amico e lui si fa da parte, consentendomi di superarlo a sinistra con una breve progressione in aderenza sulla inclinata placca calcarea. Non molto distante vedo chiaramente il primo dente, lo facevo più aguzzo. |
Allegato: foto 5.JPG |
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18-06-2013 16:56 |
sergio |
Superato l'ostacolo, mi accingo a percorrere gli ultimi metri prima della cima (quota 1855 mt.). Sulla sommità, un prato ben curato dagli stambecchi, nessun ometto, nessuna tomba da vegliare. Due grifoni volteggiano ordinatamente sopra la mia testa compiendo ampi cerchi concentrici, spero che il loro volo sia disinteressato. Scendo dalla cima per un impervio versante est, molto frastagliato a causa di enormi massi (solo apparentemente in precario equilibrio) che il ghiaccio ha dapprima inciso e separato, e l'acqua, successivamente, ha accarezzato per milioni di anni smussandone gli spigoli. Decido per una prudente ma non semplice manovra di aggiramento, per fortuna il tratto è breve. Perdo ancora quota in modo abbastanza verticale (circa trenta metri) su piccole rocce non sempre stabili, un gigantesco occhio mi guarda, è vitreo, mi osserva con insistenza ed io mi faccio piccolo piccolo. |
Allegato: foto 6.JPG |
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18-06-2013 17:01 |
sergio |
Ai lati secerne una sostanza, sta lacrimando (la roccia trasuda umidità, perdonatemi anche questa volta, se potete). Da millenni scruta i due mondi senza mai un battito di palpebra, ha visto tutto, anche ciò che non avrebbe voluto. Lascio la finestra naturale e mi dirigo ancora e est (è passata circa un'ora da quando sono sceso dalla cima del Musi). Evito a destra una ripida salita sulla roccia umida, alcuni passi ancora, e dei gradini inerbiti mi fanno risalire al di sopra della finestra naturale. Un breve traverso di pochi metri su di una comoda cengia e decido di riguadagnare la cresta seguendo il fondo di un diedro decisamente verticale. |
Allegato: foto 7.JPG |
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18-06-2013 17:03 |
sergio |
Giunto sul crinale, noto una “bollinatura” probabilmente fatta dagli stambecchi per non perdersi. Proprio così, dalla finestra naturale allo Zaiavor il sentiero è interamente segnato, con sufficiente frequenza. Tuttavia non è semplice seguire i bolli rossi perché sono molto sbiaditi e talvolta quasi completamente cancellati dal tempo. Il percorso aereo è molto bello, la continua esposizione al vuoto allerta ogni senso e tende ogni muscolo. |
Allegato: foto 8.JPG |
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18-06-2013 17:06 |
sergio |
Sono sulla sommità del secondo dente (quota 1844 mt.), scendo il pendio orientale completamente coperto da erba, è il preludio all'ultima successione di spettacolari placche sulla cui sommità cammino come un equilibrista su di una corda. |
Allegato: foto 9.JPG |
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18-06-2013 17:10 |
sergio |
Sullo Zaiavor una croce che assomiglia un po' ad una vecchia antenna tv, ai suoi piedi a ricordare la sacralità del manufatto, una piccola Madonnina. Spero che non ci taccino di discriminazione e che un giorno non si debba discutere se toglierla o affiancarci un minareto (giungo sulla cima dopo poco meno di due ore da quando ho lasciato la finestra naturale). Scendo dal versante sud imboccando un ampio sentiero che mi condurrà a valle. Giungo al parcheggio del Pian dei Ciclamini un po' affaticato, da quando sono partito sono trascorse dieci ore. Se, come dice Feud, il sogno è l'appagamento di un desiderio, allora, non vi è alcun dubbio che questa notte ritornerò per monti.
Note alla seconda parte: -il tratto di cresta che va dalla cima est del Musi allo Zaiavor è stato percorso seguendo fedelmente la linea del crinale. NON ci sono tracce evidenti, spesso non ci sono proprio. NON è attrezzato in nessun punto; -ho accuratamente evitato ogni passaggio a sud, più pericolosi; -il tratto più complicato che va dal profondo ed inconfondibile intaglio (a circa mezz'ora dalla cima est), e fino alla finestra naturale, può essere più agevolmente superato perdendo ulteriormente quota dal fondo dell'intaglio stesso (passaggio obbligato) fino a raggiungere la base della cima di quota 1855 mt., |
Allegato: foto 10.JPG |
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18-06-2013 17:14 |
sergio |
districandosi tra enormi massi, si aggira la parete fino a che non sarà visibile (poco più in basso), un altrettanto inconfondibile larice solitario (facilmente identificabile, sebbene sia alto poco più di tre metri, anche dalla cima del Viliki Rop), in corrispondenza del quale (circa) si può risalire una comoda lingua di ciottoli, sulla quale si troverà una sbiadita indicazione color azzurro, |
Allegato: foto 11.JPG |
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18-06-2013 17:17 |
sergio |
quindici minuti ancora e si giunge alla finestra naturale.
Note generali: -questo mio breve scritto è stato riadattato e reso pubblico al fine di fornire indicazioni a quanti vorranno percorrere lo stesso itinerario e a quanti pensano di farlo ma sono indecisi; -tra sopralluoghi e tentativi falliti, nell'ordine per: neve, pioggia, grandine, sono salito sulle cime del Musi i giorni 1° maggio, 2, 8 e15 giugno. -i tempi di percorrenza sono stati volutamente aumentati, sono tempi massimi che, se oltrepassati, ci devono indicare di accelerare il passo o di prendere in considerazione la possibilità di scendere a valle anzitempo; -i giorni 8 e 15 giugno ho avuto il piacere di godere della compagnia di Mauro “sherpa”, conosciuto tra le righe del “forum escursioni” di Sentieri Natura; -I ricordi sono riaffiorati in quella fase di dormiveglia che precede il sonno profondo, con fatica mi destavo e cercavo di fissarne alcuni su di un foglio. Se la mia penna non è stata chiarificatrice, spero almeno vi abbia tenuto compagnia; -mi sia permesso di riportare dallo scritto originale anche la seguente frase: “ ...a B., nella speranza che tu possa riprendere presto la via della montagna”.
Sarò grato a quanti vorranno correggermi nella forma e/o nella sostanza. |
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18-06-2013 17:29 |
maurosherpa |
un ringraziamento e due considerazioni "tecniche" spero utili ai più
il ringraziamento a Sergio, senza il quale probabilmente mai avrei progettato e vissuto una cavalcata per cresta simile; è una delle cose più belle abbia mai fatto
prima considerazione tecnica : a evitare errate percezioni che possono originane dall'elegante prosa dell'Amico, questa è una cresta a carattere alpinistico, qui superiamo il confine del semplce escursionismo ; quindi EE/A/PD- ; è una cresta espostissima in alcuni punti, estremamente aerea, e con solo una via di fuga (presso la "finestra" a sud.
seconda considerazione tecnica : valle più piovosa d'Italia; terreno che in presenza di umidità (o neve) può risultare pericolosissimo se non impraticabile; per cui, necessitàno tempo perfetto, e comunque partenza antelucana.
grazie Sergio
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18-06-2013 19:15 |
giuseppemalfattore |
Grande !!! |
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18-06-2013 19:58 |
marco.d |
Grazie Sergio, mi ha veramente emozionato leggere la tua relazione, un percorso che da tempo meditavo anche se finora non ero mai riuscito a raccogliere informazioni precise. Relazione splendida, ben scritta e piacevolissima da leggere, dalla quale emergono tante cose oltre alla descrizione tecnica del percorso... Grazie ancora e buone montagne!! |
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18-06-2013 21:05 |
Michela |
Aggiungo i miei complimenti a Sergio, per l'impresa e per le capacità narrative! Certi terreni mi sono alieni e repulsivi, e leggere una relazione così bella è per me l'unico modo per apprezzare il fascino di placche inclinate e creste affilate... |
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19-06-2013 11:02 |
luca_di_collina |
Ottima relazione. Mi sai dire in quanto tempo si percorre il tratto attrezzato tra la cima ovest e quella est dei Musi? Mandi. |
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19-06-2013 11:34 |
giuseppemalfattore |
Luca dipende dall'allenamento e dalla preparazione psicofica ;))) Non avevo ancora letto della Via alta dei Musi , pensandoci e ripensandoci Sergio hai fatto una grossa impresa ,deve essere stata una grande gioia portare la pensione a casa tutta intera, quando andrò su guarderò le cime dei musi e penserò al quel matto di Sergio ;) |
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19-06-2013 12:47 |
sergio |
Caro Giuseppe, come spesso accade, tu dici una cosa giusta. Comprendo il tuo lapsus, deve essere dura al lavoro. |
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19-06-2013 13:08 |
sergio |
Questa è l'indicazione che si trova pochi metri prima della cima ovest. La forcella divide il Musi dal Veliki. In prossimità della cima est i segnavia ti indicheranno di scendere verso la forcella, ignorali e mantieniti sul verde crinale. Il tempo che serve per raggiungere la sella equivale a quello per raggiungere la cima. Se ti venisse voglia di salire sul Veliki, credo di fare cosa gradita, nel dirti che non c'è segnavia alcuno. Dalla forcella alla cima il percorso è breve tuttavia presenta delle difficoltà: se scegliessi di salire dal pendio erboso, la ripidezza; da quello roccioso, la roccia può sfaldarsi negli appigli (ci sono un paio di chiodi, buoni per appenderci lo zaino); dal canalino centrale, oltre alla ripidezza troveresti un fondo di ghiaino che non offre una grande stabilità. |
Allegato: P1060742.JPG |
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19-06-2013 14:06 |
giuseppemalfattore |
è davvero un lapsus, non volevo "psicofisica" chiedo scusa umilmente !!! :( |
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19-06-2013 14:12 |
giuseppemalfattore |
chiedo scusa a tutti, non è da me fare simili doppisensi !! |
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19-06-2013 14:17 |
ivo.sentierinatura |
Prego tutti di rileggere con attenzione quanto si invia e di evitare post inutili. Cerchiamo di rimanere in argomento. I forum ultimamente stanno diventando molto simil-facebook e questo non va per niente bene. Detto questo, al prossimo messaggio fuori argomento sospendo.
Anche da parte mia un particolare ringraziamento a Sergio per averci illuminato su questa zona poco nota e per il modo in cui lo ha fatto.
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20-10-2013 22:08 |
Pietro_Casarsa |
Buongiorno, Ho percorso ieri la cresta del Musi dalla Finestra naturale allo Zajavor. Volevo solo indicare che c'è la possibilità di un altra via di fuga dalla cresta : un ampia sella erbosa a circa 45 min dopo la finestra. Lo affermo con certezza perchè ho visto un gruppo di tedeschi raggiungere lo Zajavor piccolo per cresta prendendo la cresta da questa forcella. Da questa forcella, per un vecchio sentiero di pastori si può scendere direttamente alla Chiesetta di S.Anna in Sella Carnizza.
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15-08-2017 13:16 |
pierpaolo |
Buongiorno Leggendo i vari interventi su questo bellissimo percorso di cresta ho visto che la parte alpinistica della traversata viena valutata PD-. Deduco che i tratti in arrampicata potrebbero essere di secondo grado/secondo superiore. Chiedo gentilmente conferma a chi l'ha fatta o a chi possiede informazioni sicure e se, per chi vuole procedere in sicurezza nei tratti più impegnativi ed esposti, è sufficiente portare uno spezzone di corda da 30 metri e un minimo di dotazione alpinistica. |
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22-12-2017 15:54 |
sergio |
Di gradi me ne intendo dagli undici in sù, dunque non saprei se trattasi di secondo, terzo o quarto grado.
Superare la prima cima (foto tre e cinque) è sicuramente impresa riservata a un’alpinista esperto o a un’escursionista incosciente.
Se ti serve una corda? Dipende da che uso ne fai. Se ti aspetti di trovare un chiodo rimarrai deluso, meglio portarselo da casa e visto che ci sei porta anche un tassellatore perché non c’è un fessura.
Se scivoli a nord, passi direttamente alla foto dieci e spera che ci sia molta neve, se scivoli a sud passi direttamente a miglior vita.
Scendere dalla seconda cima (foto tre) è questione delicata, pietre mobili e fianco ripido.
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