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    Anello del monte Covria da Peonis
    Prealpi Carniche
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    Anello del monte Covria da Peonis
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SentieriNatura
I percorsi di SentieriNaturaB19

Anello del monte Covria da Peonis

Avvicinamento

Lungo la strada che dalla frazione di Peonis si dirige a nord verso Trasaghis, poco meno di un chilometro oltre le ultime case, imboccare a sinistra la rotabile che sale verso la località di Chianet (cartello). Percorsi sette tornanti si incontra un grande cartello informativo che segnala l’inizio del percorso (m 320, parcheggio lungo la strada in corrispondenza del tornante successivo).

Descrizione

Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume I Sentieri del Bosco
Escursione
Mese consigliato
Novembre
Carta Tabacco
020
Dislivello
800
Lunghezza Km
16
Altitudine min
320
Altitudine max
1160
Tempi
Dati aggiornati al
2013
I vostri commenti
  • 29/01/2018 Giro effettuato sabato 27 gennaio, con tempo umido e temperature abbastanza miti, seguendo fedelmente le indicazioni della guida. Nessun problema sino all’intersezione (a quota 1000 circa) con la carrareccia a nord della cima: anche il tratto dagli stavoli di Planecis fin lì è sufficientemente segnalato e si svolge su una traccia (quasi) sempre ben evidente. Dalla carrareccia in su abbiamo incontrato quasi subito e seguito dei segnavia giallorossi su alberi e massi che ci hanno portato a risalire in modo abbastanza diretto, anche se non sempre comodissimo, il versante nord del monte, passando spesso tra massi foderati di muschio e facendoci sbucare sulla cresta poco a ovest del punto panoramico accanto alla cima, segnalato da una vecchia croce di legno ormai consumato, alla base della quale è stata fissata una piccola croce metallica. Bella la visuale verso la pianura, oggi però molto limitata da nubi e foschia. Per il ritorno, ci siamo mantenuti in prossimità della cresta sino ad incontrare le tracce della vecchia mulattiera, all’inizio molto promettenti ma che ben presto hanno iniziato a scomparire, ingoiate dalla vegetazione. Particolarmente rovinato il tratto dei primi tornantini, dove grosse piante di ginepro e imponenti rovi costringono ad alcuni bypass non proprio comodi. Man mano che si scende gli inciampi diminuiscono, la traccia comincia a prendere consistenza e ricompare anche qualche segnavia biancorosso… l’impressione è comunque sempre di un sentiero ormai in fase di abbandono, che la vegetazione pian piano si rimangerà. Sbucati infine a Cuel di Forchia, non c’è più alcuna difficoltà, in quanto il rientro all’auto avviene per carrareccia e strada asfaltata su percorso abbastanza lungo e un po’ noioso. Nella valle del Rio Sech e sopra Planecis incontrate le prime fioriture di primule, crocus, qualche piccola epatica, tanti bucaneve e persino gerani odorosi, questi ultimi decisamente fuori stagione. Giro di medio impegno, che però non va sottovalutato per le difficoltà di orientamento e di ricerca autonoma del percorso nella parte alta. Se volete salire direttamente da Cuel di Forchia e vedete un cartello che dice “Monte Covria 0.20” non fidatevi, per arrivare in cima ci vorrà almeno un’oretta, se non di più. Mandi a tutti!
  • 14/11/2016 Nadia aveva un vecchio conto in sospeso con questo monte, ruggine da grattar via, a me piace per la sua selvatichezza, mi piace perchè c'è da tirar fuori la sana arte dell'arrangiarsi, mi piace perchè non incontri mai nessuno...e ogni volta che ci torno c'è qualcosa di diverso, sempre una variante al percorso che oggi mi è parso ancor di più abbandonato. La freccia rossa che indica la salita è ancora visibile, i bollini uhm....qua e là gli ho dato una ripassatina comprese la due frecce sul grosso masso, sul piccolo spiazzo della cima oramai è rimasto ben poco spazio libero, non c'è più nemmeno l'ometto, credo che sia stato utilizzato per sostenere meglio la croce. La discesa è spesso intralciata da rovi, un paio di inciampi con radice colorano la giornata, ma la tenacia viene premiata sbucando sulla pista accanto alla panchina. Lungo, lunghissimo e freddo ritorno all'auto.
  • 10/04/2016 Ripercorso oggi con partenza dalla strada per Cjanet, nel corso degli anni l'ho salito un po da tutte le parti questo Covria e oggi abbiamo voluto provare una nuova via per me. Usciti dal sentiero sulla pista che sale dal Cuel di Forchia continuato a sinistra lungamente ignorando i due evidenti segni rossi che indicano la classica salita, e poi un invitante e svolazzante ed ammiccante nastro invita a salire. Ci siamo fatti invogliare e via a sgarfare fra massi muschiati e scivolosi, poi le aeree indicazioni sembravano scomparire quando il gioco pareva ormai fatto, per un attimo c'è stata la tentazione di tornare indietro, un attimo solo e poi la via si è dichiarata ed eccola lì la sbilenca croce. Discesa lungo il crinale opposto alla salita come da relazione. Percorso che piace o non piace, non ci sono vie di mezzo.... mi piace
  • 08/04/2016 06/04/2016 Già saliti due volte "sopra" mancando sempre l'obbiettivo….e giungere alla simbolica croce è stato come togliersi il classico sassolino dalla scarpa di questo ostico Covria. Con partenza di buon'ora da Peonis (loc.Cjanet) deciso di mettere fine all'astio con questa montagna, ben presto l'arrivo nella silenziosa Val Planecis tra colorate fioriture….poi su nel ripido bosco fino alla pista che sale dal Cuel di Forchia; decido di andarci fino in fondo entrando nel bosco privo di "tracce", e a vista tra i grossi massi muschiosi,cercando i passaggi più agevoli salire cercando di mantenere l'est. del monte. Scelta premiata...non c'è voluto molto, e una schiarita prativa la conferma della meta; la simbolica croce faceva bella mostra sul ripido pendio con una visuale mozzafiato con contorno il volteggiare di numerosi grifoni. Percorro il monte verso il Quel di Forchia,scendendo per la mulattiera (sempre malconcia) ...per la forestale prima,e un pò di asfaltata poi chiudendo il gratificante anello. Mandi
  • 14/04/2015 Anello del Monte Covria da Peonis.Avevo in mente il Monte Piciat, ma la persistenza della neve sulla cresta mi ha convinto a cambiare itinerario e zona, dietrofront e via, direzione Covria.Provenendo da Trasàgnis, poco prima del borgo di Peonis un rotabile sale sulla destra, con stretti tornanti, dopo aver guadagnato un centinaio di metri di quota, si nota sempre sulla destra un cartello con delle indicazioni per la val Planecis, qui in un piccolo spiazzo, parcheggio l’auto. Equipaggiatomi parto per l’avventura. Vista la giornata tersa e calda, la calma mi è compagna nel gustarmi l’escursione dedicando più tempo alla botanica e alla fotografia. Il primo tratto aggira il monte da sud verso est, è una bellissima mulattiera aerea che risale il pendio con moderata pendenza. Sono inebriato dalla freschezza dell’aria, dai colori mattutini, dalle molteplici fioriture, che rischio di lasciarmi andare e cadere giù dal dirupo. La lunga mulattiera s’innesta in un ghiaione ben marcato, sorvegliato da simpatici ometti di pietra. Lo risalgo sul lato destro, poi mi sposto sulla sponda opposta. Il paesaggio è in continuo mutamento, la traccia risale la fredda e ombrosa valle, dominata dalle grigie pareti occidentali del Col del Sole( strane tracce lambiscono la base delle pareti). Alla fine del tratto sul ghiaione, risalgo per piccole rampe un costone, sfiorando una piccola palestra di roccia( penso:- Non ci facciamo mancare niente!), fino a raggiungere la sovrastante sella. Il sentiero attraversa strane e surreali pareti rocciose, è come entrare in una fiaba, d’incanto come per magia sbuco in un grande anfiteatro prativo (val Planecis) circondato dal coloratissimo bosco,una caleidoscopio di colori ed emozioni mi investe, in fondo manto erboso fa bella mostra di se uno stavolo ristrutturato, e con esso alcuni ruderi. Alla sinistra di quest’ultimi si attacca il sentiero che porta alla cima del Monte. Con un po’ di fatica risalgo il ripido sentiero, sfiorando vecchi ruderi fino a guadagnare rapidamente altitudine. A quota 950 incrocio una carreggiata, a destra porta a Cuel di Forchia, a sinistra risale il costone, ne percorro un tratto sperando di trovare una traccia che mi permetta di risalire gli ultimi 200 metri di dislivello che mi separano dalla vetta. Non trovando nessun sentiero decido a quota 975 di risalire liberamente l’ultimo tratto, prima per balze erbose, proseguendo per tratti meno selvaggi, sempre orientando lo sguardo e il percorso verso la massima elevazione. In breve raggiungo la cima effettiva, quota 1160, posta pochi metri dietro quella panoramica. Scendo verso i massi che segnano la cima panoramica posta come balcone sul Tagliamento, con i bastoncini da trekking e nastro isolante costruisco una croce provvisoria, dove appendo per ad asciugare la maglietta. Recuperando un po’ di forze mi gusto il panorama, ammirando i monti vicini e le lontane Julie. Riprendo il cammino tagliando in diagonale il bosco, intuendo la direzione e cercando i passaggi più facili; il terreno asciutto e l’ampia visuale mi facilitano il compito. Scorgo vecchi segni, giallo-rosso posti su rocce e alberi pochi metri prima dello sterrato, sbuco 10 metri prima da dove il sentiero che sale dalla val Planecis si innesta sulla carreggiata. Proseguo il cammino verso Cuel di Forchia, sulla piccola forcella è posto un tavolo fisso in legno, è il belvedere, mi fermo per la sospirata sosta consumando il pranzo insieme a Ringhio! Attimi di riposo, che mi fanno ammirare le bellezze circostanti, tra cui il brullo crinale del Monte Cuar percorso qualche settimana prima. Finita la sosta, riprendo il cammino che mi riporta all’auto, scendendo sulla sinistra della forcella per un tratto di strada asfaltata, dopo un paio di tornati sempre sul lato sinistro si innesta una carreggiata che perdendo quota sul versante meridionale del monte, lambisce dei vecchi stavoli. Fotografo in uno di essi vecchi giocattoli di legno, immagino costruiti da montanari per i loro bimbi, giocattoli poveri ma intensi, delle casette colorate con occhi e bocca, un mondo lontanissimo dai boschi, dalla fatica. Il pensiero rivolto al passato mi commuove, come se rivivessi un mondo perduto. Gli ultimi tratti della carreggiata mi portano al margine del bosco, una fonte d’acqua, l’unica, e dopo di essa la strada asfaltata che mi riporta al presente, gli ultimi tornanti, sfioro casere per villeggianti, gli ultimi passi verso l’auto.Il vostro Forestiero Nomade.Malfa
  • 26/11/2014 O piace o non piace, non ci sono vie di mezzo per questo Covria, boscaglia disordinata dove un tempo c’erano prati; è un itinerario per gente solitaria, gente che alle volte ama discutere con i rovi e l’umido verde muschio che insidia il passo e le foglie che nascondono buchi, è una camminata su vecchie sassose mulattiere, ruderi di stavoli, muretti a secco, qualche stavolo recuperato come in Val Planecis, la bella palestra di roccia….L’invio per salire alla cima lo si trova pochi metri a destra sulla mulattiera subito dopo essere usciti dal bosco, un segno rosso , in alto, su un albero e poi a occhio, su qualche vecchia traccia di umani e di animali, si sale dapprima verso sinistra e poi si mira al crinale, in alto, da dove si intravede il cielo…ed è fatta e attenzione a non sporgersi troppo, sotto, anche se su verdi, c’è un bel salto..
  • 25/04/2014 Cambiato programma volentieri, mercoledì 23 Gran Monte e ieri, 24 aprile, monte Covria, un ritorno, ma questa volta si inizia da Avasinis con Indi, esperta guida locale a quattro zampe. Zaini carichi di cibarie perché il programma prevede, a fine corsa, festeggiamenti in una graziosa baitina posizionata lungo la pista che sale alla malga Cuar, sempre che la mia compagna di merende, nonché proprietaria, non ne dimentichi le chiavi a casa…..Salita lungo la bella mulattiera lastricata che sale alla maina di S.Antonio per poi prendere a sinistra un ripido sentiero che abbiamo ribattezzato troi dell’aglio orsino in quanto ne è praticamente ricoperto (pianta oramai già in fiore ma l’odore è ugualmente intenso), il troi arriva in Planecis, sosta al sole, reintegro di energie per bipedi e quadrupedi, poi il sentiero sale, pulito, evidente, puntuali segnavia, fioriture multicolor, a q.ta 859 ci soffermiamo presso i ruderi dello stavolo, grande, posto in una bella posizione, più avanti un grande faggio con un curioso “oblò” invita a qualche scatto..ed infine eccoci sulla pista. In un primo momento ci sfuggono gli sbiaditi segni rossi che indicano il punto migliore di salita in libera, ritornate sui nostri passi li individuiamo e anche le tracce di passaggio, girovagando quel poco che basta arriviamo al grande masso, altro segno rosso e poi un poco a naso, seguendo l’istinto di Indi, saliamo, altra freccia e si intravede la sommità. Di qui, litigando più o meno con le ramaglie, percorriamo la cresta verso sinistra ed è fatta, vista a lungo raggio. Foto di rito, dietrofront veloce perché alla nostra guida piace particolarmente il panorama e vorrebbe buttarsi giù per meglio osservare. Sgarfiamo un po’ prima di intersecare la mulattiera e un altro po’ per aggirare la traccia di sentiero ma tutto si supera con calma e pazienza, nei tratti in cui il sentiero esce allo scoperto l’occhio corre al Mont di Prat, alla val Tochel, non senza prestare attenzione al variegato giardino a terra: genziane di Clusius che sembrano di velluto e le più piccole, ma non meno belle, primaticce, le solari ginestre, un lieve refolo di vento spande nell’aria l’inconfondibile profumo del cneoro, pochi cuscinetti da accarezzare. Al Cuel di Forchia rapida discesa lungo il sv 815, poi ancora pista e sentiero fino alla meta, vicino alla sorgente e si va di festeggiamenti.
  • 03/12/2013 Ripercorso 01/12/13 l'anello del monte Covria. Quando usciamo dal percorso segnalato lasciando la pista carrareccia (che prosegue al Cuel di Forchia), cercare di effettuare la salita alla cima evitando di intersecare la zona percorsa da rocce e mantenersi su fondo semplice. Per la discesa-come già si evince dai commenti precedenti-la mulattiera è a tratti scomparsa o invasa dai cespugli; tenete duro, migliora più in basso. Una curiosità: alla fine dell'escursione, ormai sul tratto finale di asfalto, una casa ristrutturata ci lascia ammirare, sulla facciata, uno splendido mosaico (realizzato dal proprietario) raffigurante il possente Dio michelangiolesco della Sistina, nella Creazione degli Astri e delle Piante. Sui monti c'è sempre qualcosa di interessante da vedere...
  • 02/03/2012 Voglia di fare un bel giro nonostante sempre in lotta contro il tempo, monte Covria dalla pista forestale a q.ta 480 che si stacca sulla destra della rotabile che da Peonis sale a Cjanet. Già l'avvicinamento mi sembra di altra stagione: sole, rotabile stretta fra alberi, a tratti dissestata, mi ricorda l'estate mentre sotto intravedo il corso del Tagliamento. La pista forestale è ampia, piccolo cartello in legno MTB, il bosco si sveglia, cinguettii, a sinistra uno stillicidio e ampie fioriture di primule, violette, crocus lilla, più a monte abbondanza di erica. Lungo il cammino mi accompagna ora a destra ora a sinistra la sagoma del monte Cima Pala, oltre una curva un movimento: 4 batuffoli di cotone bianco si muovono, sono le code di altrettanti caprioli che mi fissano un attimo e poi sgommano nel bosco. La salita è monotona per cui sposto l'attenzione su ciò che mi sta intorno, mi godo il tepore, lucertole fuggono fra le foglie secche, oltrepasso alcuni stavoli di cui uno in rovina, una vecchia fontana, poi la pista si inoltra in un tratto dirupato. Davanti a me la sagoma del Cuar, ben visibile il luccichio della Madonnina. Sbuco sulla strada che sale da Forgaria, ecco un segnavia, continuo verso destra, nei pressi di una curva a q.ta 840 a destra un sentierino e bolli rossi ma il tutto conduce ad un traliccio della luce. Al tornante successivo vedo a terra un manufatto di cemento, segnavia cai e la scritta Covria, alcuni metri più a monte altri sv bianco-rossi della scorciatoia che sale al Cuel di Forchia. Opto per la prima soluzione che sale direttamente al Covria. Il sentiero si sviluppa all'interno del bosco e a tratti ricalca la vecchia mulattiera miltare ove questa sia ancora in buono stato, è sempre facilmente percorribile a parte qualche litigio con rovi ed arbusti, segnavia a volte sbiaditi ma sempre presenti, abbondanza di bucaneve. Con alcuni zig zag il tracciato attraversa un bosco di faggi, poi la vegetazione dirada e consente uno sguardo verso la alle del Tagliamento e la piana di Osoppo. Improvvisamente il sentiero diventa poco evidente, i sv scompaiono, questo è l'ultimo tratto che è allo scoperto, tracce su prato ripido e a volte esposto; rimonto a sinistra in un boschetto con rocce affioranti cercanto il passaggio migliore. Dove il bosco diventa più fitto ritrovo la mulattiera che seguo fino al suo termine, ho l'impressione di essermi persa la cima, ma ecco che il bosco si dirada e davanti intravedo uno spiazzo erboso, forse ci sono. Esco, e si, ecco il grande ometto e la croce di legno. Il piccolo spiazza è uno splendido balcone, sotto a me Peonis, il letto ghiaioso del Tagliamento; assaporo lentamente questa cima, il sole, i grifoni che lenti volteggiano. Ripercorro a ritroso la strada fatta, lungo la pista forestale farfalle ed un picchio rumoroso, mi giro a guardare per l'ultima volta il Cuar, una figurina scura si muove quasi sulla cima, e ancora grifoni...Loredana
  • 18/02/2012 Come Loredana, anch'io, dopo due settimane di sosta forzata, causa maltempo, oggi finalmente ho rimesso gli scarponi e ho scelto un'escursione non troppo impegnativa ma comunque di indubbia soddisfazione. Fin dalla mattina il tepore del sole sembrava quasi primaverile e c'era perfetta calma di vento. Ho fatto tutto l'anello in poco più di 5 ore. Purtroppo la giornata non era ideale per godere del panorama ma ho avuto comunque il piacere di vedere volare 3 grifoni. Mauro.
  • 01/11/2011 Fatta il 30-10-2011, saliti da nord est (senza traccia ben precisa, piuttosto disagevole), e scesi per traccia segnalato con segnali rossi-gialli verso nord. Non capisco il cartello in Cuel di Forchia della comunità montana del gemonese che segnala il Covria indicando il tempo di percorrenza in 20 minuti...
  • 11/07/2011 Fatta oggi 11/7/2011, desisamente difficoltosa la traccia da seguire sul versante ovest del Corvia in discesa verso il cuel di Forchia per la vegetazione che ha ormai quasi cancellato il vecchio sentiero invadendolo, la prossima volta porterò con me un falcetto e pulirò un poco per non perdere un balcone sul Tagliamento molto suggestivo.
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