Avvicinamento
Subito dopo aver oltrepassato Venzone in direzione nord, imboccare la strada che conduce alle case di borgo Sottomonte proseguendo poi lungo la rotabile che risale la val Venzonassa. Dopo circa 3 km la strada asseconda la profonda rientranza del Gran Rio raggiungendo il divieto di transito poco prima della galleria (m 477, comodo parcheggio).
Descrizione
L’escursione ha inizio lungo la strada che riprende quota offrendo una bella visuale sulla dorsale del
monte Chiampon, per poi assecondare lungamente alcune rientranze fino alle case di Prabunello (m 736). Si prosegue lungo la pista a monte delle case con una serie di ampi tornanti. La strada poi raggiunge un ulteriore bivio segnalato dove si lascia la pista principale che prosegue verso
forcella Tacia e si prende a sinistra per
malga Confin. Poco dopo il bivio la strada risale a regolari tornanti fino ad uscire dal bosco di
faggio incontrando, a quota 1130 circa, una traccia che si stacca sulla destra (ometto). E’ questa la scorciatoia che sale direttamente a casera Confin evitando un buon tratto di pista. Imboccato il sentiero, si risale per praterie sempre più aperte tra cespugli di
ginepro,
eriche e
ginestre lungo una buona traccia che solo in prossimità della malga si perde un poco tra le erbe. Si raggiunge così la
panoramica insellatura di
malga Confin (m 1330, panche e tavoli). Nel periodo estivo la malga svolge attività agrituristica con relativa deroga al divieto di transito. E' possibile quindi salire sin qui in auto abbreviando sensibilmente lunghezza e dislivello totali. Dall'abbeveratoio dietro la casera si individua l'inizio del sentiero per il
monte Lavara (cartello). Lasciato quindi a destra il sentiero n.726 per forca Campidello si entra in una macchia di
faggio percorrendo poi in diagonale le pendici dello Jof di Ungarina dove tratti di bosco si alternano a piccole lingue di ghiaia. Si esce su un primo ampio ghiaione delimitato da una fascia di
mughi oltre il quale il sentiero rasenta la base di uno sperone roccioso. In breve si giunge ad un bivio segnalato su un grosso masso a terra dove ha inizio l’anello alto del
monte Lavara. Tralasciato il ramo di sinistra, che utilizzeremo per il ritorno, si prosegue in diagonale con qualche saliscendi tra macchie di
faggio e
mugo. Giunti al costone meridionale del monte Lavara, il sentiero piega a sinistra salendo in modo deciso lungo una traccia aperta tra i baranci. Dove la costa si fa erbosa si traversa a destra tagliando un ripido pendio per andare a raggiungere un canalino ingombro di ghiaia grossolana. Seguendo i segnavia ci si innalza faticosamente lungo il solco cercando di tenersi sulla destra dove qualche zolla erbosa rende più stabile il terreno. Dopo un’ansa per evitare un punto ripido, il solco si trasforma in un canalino erboso che va risalito fino a sbucare improvvisamente sul crinale orientale del monte. Destreggiandosi a sinistra tra i
mughi, si arriva alla base di un pendio che si risale senza problemi raggiungendo le roccette sommitali. Il segnavia non le affronta direttamente ma le aggira a sinistra tramite una cengetta attrezzata ed un piccolo salto di roccia (cavo) oltre il quale ci si ritrova sulle roccette sbrecciate a pochi metri dalla cima del
monte Lavara (m 1906, croce, libro di vetta, panorama estesissimo).
Dalla cima si prosegue nella direzione opposta superando un breve restringimento della cresta. Pochi metri dopo ci si affaccia sul grande crestone occidentale ingombro di macigni lungo il quale si scende cercando i passaggi migliori. Seguendo con attenzione i segnavia ci si destreggia su terreno accidentato fino al punto in cui si traversa a sinistra sopra un erto pendio. Giunti nei pressi di uno sperone roccioso, il sentiero cala ripidamente lungo un rivolo di ghiaia tra i
mughi ritrovandosi poi alla sommità di un canalino erboso. Si scende lungo questo fino ad incontrare una fascia di rocce levigate ed attrezzate con il cavo passamano. Raggiunte le ghiaie si cala decisamente sulla direzione indicata da alcuni ometti. Il terreno è inizialmente malagevole ma poi, seguendo i segnavia, ci si immette su una traccia più marcata che scende a svolte tra i
mughi raccordandosi con il bivio incontrato in precedenza. Da qui in poi si utilizzerà il medesimo itinerario dell'andata.
Variante lungo la cresta dello Jof di Ungarina (EE)
Una interessante variante per chi ama i percorsi di cresta in ambiente solitario è quella che si svolge sul crinale che collega il
monte Lavara al
monte Plauris, ben visibile lungo la discesa appena descritta. Appena giunti sul ghiaione dopo le attrezzature si abbandona il segnavia per tenersi a destra scendendo nuovamente sul filo di cresta. Da qui per tracce di passaggio si segue l'esile crestina tenendosi sul rassicurante pendio erboso nei punti più esposti. Con cautela si assecondano in questo modo le elevazioni che caratterizzano la cresta dello Jof di Ungarina affacciate sugli impressionanti strapiombi settentrionali. Più avanti la ripidezza del pendio si fa più marcata ed occorre attenzione nel calarsi ad una forcelletta e nel successivo tratto di cresta. Si giunge così alla grande insellatura detritica che ci separa dalla quota 1806, da dove si apre una visuale molto particolare sul
monte Lavara e sul vallone del rio Resartico. Mirando ora al paletto che si intravede sullo spallone successivo, si traversa un ripido pendio erboso andando infine ad innestarsi sul segnavia CAI che sale da
malga Confin. Imboccato il sentiero in discesa, ad un ulteriore paletto si piega a sinistra calando per verdi con una lunga serie di svolte. Ancora una bella diagonale in moderata discesa e si arriva nuovamente al ripiano di
malga Confin.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri del Vento