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    Monte Lavara dalla val Venzonassa
    Prealpi Giulie
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    Monte Lavara dalla val Venzonassa
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SentieriNatura
I percorsi di SentieriNaturaV25

Monte Lavara dalla val Venzonassa

Avvicinamento

Subito dopo aver oltrepassato Venzone in direzione nord, imboccare la strada che conduce alle case di borgo Sottomonte proseguendo poi lungo la rotabile che risale la val Venzonassa. Dopo circa 3 km la strada asseconda la profonda rientranza del Gran Rio raggiungendo il divieto di transito poco prima della galleria (m 477, comodo parcheggio).

Descrizione

L’escursione ha inizio lungo la strada che riprende quota offrendo una bella visuale sulla dorsale del monte Chiampon, per poi assecondare lungamente alcune rientranze fino alle case di Prabunello (m 736). Si prosegue lungo la pista a monte delle case con una serie di ampi tornanti. La strada poi raggiunge un ulteriore bivio segnalato dove si lascia la pista principale che prosegue verso forcella Tacia e si prende a sinistra per malga Confin. Poco dopo il bivio la strada risale a regolari tornanti fino ad uscire dal bosco di faggio incontrando, a quota 1130 circa, una traccia che si stacca sulla destra (ometto). E’ questa la scorciatoia che sale direttamente a casera Confin evitando un buon tratto di pista. Imboccato il sentiero, si risale per praterie sempre più aperte tra cespugli di ginepro, eriche e ginestre lungo una buona traccia che solo in prossimità della malga si perde un poco tra le erbe. Si raggiunge così la panoramica insellatura di malga Confin (m 1330, panche e tavoli). Nel periodo estivo la malga svolge attività agrituristica con relativa deroga al divieto di transito. E' possibile quindi salire sin qui in auto abbreviando sensibilmente lunghezza e dislivello totali. Dall'abbeveratoio dietro la casera si individua l'inizio del sentiero per il monte Lavara (cartello). Lasciato quindi a destra il sentiero n.726 per forca Campidello si entra in una macchia di faggio percorrendo poi in diagonale le pendici dello Jof di Ungarina dove tratti di bosco si alternano a piccole lingue di ghiaia. Si esce su un primo ampio ghiaione delimitato da una fascia di mughi oltre il quale il sentiero rasenta la base di uno sperone roccioso. In breve si giunge ad un bivio segnalato su un grosso masso a terra dove ha inizio l’anello alto del monte Lavara. Tralasciato il ramo di sinistra, che utilizzeremo per il ritorno, si prosegue in diagonale con qualche saliscendi tra macchie di faggio e mugo. Giunti al costone meridionale del monte Lavara, il sentiero piega a sinistra salendo in modo deciso lungo una traccia aperta tra i baranci. Dove la costa si fa erbosa si traversa a destra tagliando un ripido pendio per andare a raggiungere un canalino ingombro di ghiaia grossolana. Seguendo i segnavia ci si innalza faticosamente lungo il solco cercando di tenersi sulla destra dove qualche zolla erbosa rende più stabile il terreno. Dopo un’ansa per evitare un punto ripido, il solco si trasforma in un canalino erboso che va risalito fino a sbucare improvvisamente sul crinale orientale del monte. Destreggiandosi a sinistra tra i mughi, si arriva alla base di un pendio che si risale senza problemi raggiungendo le roccette sommitali. Il segnavia non le affronta direttamente ma le aggira a sinistra tramite una cengetta attrezzata ed un piccolo salto di roccia (cavo) oltre il quale ci si ritrova sulle roccette sbrecciate a pochi metri dalla cima del monte Lavara (m 1906, croce, libro di vetta, panorama estesissimo).
Dalla cima si prosegue nella direzione opposta superando un breve restringimento della cresta. Pochi metri dopo ci si affaccia sul grande crestone occidentale ingombro di macigni lungo il quale si scende cercando i passaggi migliori. Seguendo con attenzione i segnavia ci si destreggia su terreno accidentato fino al punto in cui si traversa a sinistra sopra un erto pendio. Giunti nei pressi di uno sperone roccioso, il sentiero cala ripidamente lungo un rivolo di ghiaia tra i mughi ritrovandosi poi alla sommità di un canalino erboso. Si scende lungo questo fino ad incontrare una fascia di rocce levigate ed attrezzate con il cavo passamano. Raggiunte le ghiaie si cala decisamente sulla direzione indicata da alcuni ometti. Il terreno è inizialmente malagevole ma poi, seguendo i segnavia, ci si immette su una traccia più marcata che scende a svolte tra i mughi raccordandosi con il bivio incontrato in precedenza. Da qui in poi si utilizzerà il medesimo itinerario dell'andata.

Variante lungo la cresta dello Jof di Ungarina (EE)

Una interessante variante per chi ama i percorsi di cresta in ambiente solitario è quella che si svolge sul crinale che collega il monte Lavara al monte Plauris, ben visibile lungo la discesa appena descritta. Appena giunti sul ghiaione dopo le attrezzature si abbandona il segnavia per tenersi a destra scendendo nuovamente sul filo di cresta. Da qui per tracce di passaggio si segue l'esile crestina tenendosi sul rassicurante pendio erboso nei punti più esposti. Con cautela si assecondano in questo modo le elevazioni che caratterizzano la cresta dello Jof di Ungarina affacciate sugli impressionanti strapiombi settentrionali. Più avanti la ripidezza del pendio si fa più marcata ed occorre attenzione nel calarsi ad una forcelletta e nel successivo tratto di cresta. Si giunge così alla grande insellatura detritica che ci separa dalla quota 1806, da dove si apre una visuale molto particolare sul monte Lavara e sul vallone del rio Resartico. Mirando ora al paletto che si intravede sullo spallone successivo, si traversa un ripido pendio erboso andando infine ad innestarsi sul segnavia CAI che sale da malga Confin. Imboccato il sentiero in discesa, ad un ulteriore paletto si piega a sinistra calando per verdi con una lunga serie di svolte. Ancora una bella diagonale in moderata discesa e si arriva nuovamente al ripiano di malga Confin.

Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume I Sentieri del Vento
Sentieri CAI
Escursione
Attrezzature
A - Passamani
Mese consigliato
Ottobre
Carta Tabacco
020
Dislivello
1400
Lunghezza Km
16,6
Altitudine min
477
Altitudine max
1906
Tempi
Dati aggiornati al
2009
I vostri commenti
  • 06/08/2019 Nel fine settimana del 3 e 4 agosto abbiamo compiuto una remunerativa due-giorni con partenza dalla Val Venzonassa, passaggio per la chiesetta di Sant’Antonio, Ungarina, Confin, Ruderi di Malga Campo e rientro a Malga Confin per il pernotto (ottima accoglienza, calorosa e familiare!). Il giorno successivo siamo saliti sul Monte Lavara tramite il percorso anulare descritto nella relazione e, dopo aver fatto nuovamente tappa a Malga Confin, siamo ritornati a valle attraverso Forca Campidello e Casera Rio Nero, sino a raggiungere la seconda auto, che avevamo lasciato nei pressi della passerella di Tigo. Nulla di particolare da segnalare nel percorso della prima giornata, tutti i sentieri sono a posto, il tratto sino a Malga Campo è anche stato falciato di recente. Diversa, invece, la situazione dell’anello del Lavara, che attualmente appare abbandonato a se stesso e invaso dai mughi nella parte bassa. In particolare, dopo il bivio di quota 1475, i segnavia scompaiono, la traccia tende a perdersi e siamo stati più volte incerti sulla direzione da prendere, la puntuale descrizione della guida ci è stata di molto aiuto. Dopo il bivio, raggiunto il costone meridionale del monte, si sale direttamente, prima tra la vegetazione e poi per un ripido prato, sino a portarsi sotto una macchia di mughi. Da questo punto bisogna iniziare una lunga traversata verso destra (nord) su terreno non molto comodo (in questo tratto la traccia è molto incerta, incontrato un solo, sbiadito bollo rosso), sino a guadagnare la base del canalino citato nella relazione, dove i segnavia ricompaiono in numero sufficiente (da qui il percorso è comunque logico, a parte un’ansa non c’è altro da fare che rimontare faticosamente il ripidissimo canale). Si giunge quindi ad una forcellina esposta sul versante settentrionale e si prosegue la salita a sinistra per prati sino a raggiungere le base delle rocce sommitali. Il vecchio cavo che protegge il passaggio roccioso sotto la vetta ha sempre il primo ancoraggio divelto. Cima solitaria e panorama spettacolare! Discesa come da descrizione, il primo tratto di cresta è molto accidentato, poi si inizia a scendere più decisi sul versante meridionale, il pezzo attrezzato non è difficile, anche qui il cavo appare vecchio e a tratti lasco, comunque il suo aiuto lo dà, se non altro indica la via! Arrivati al ghiaione, dopo un ultimo segno rosso su un masso, i segnavia spariscono nuovamente, bisogna scendere verticalmente verso i mughi, seguendo qualche ometto. Ci si addentra quindi nella traccia invasa dai baranci, ma ancora sufficientemente individuabile, sino a chiudere l’anello al bivio. Lungo rientro in Val Resia valicando Forca Campidello; sino a Casera Rio Nero la discesa è molto rilassante, la seconda parte invece presenta qualche saliscendi e lunghi tratti molto esposti sulla forra del sottostante Rio Nero, in buona parte protetti da staccionate, ringhiere, cavi e robusti ponticelli. Giro entusiasmante in ambiente solitario, selvaggio e molto vario. Per quanto riguarda l’anello alto del Lavara, attualmente è consigliabile solo a EE con attitudine a muoversi ed orientarsi autonomamente su terreno impervio. Il gestore di Malga Confin ci ha riferito che è in programma a breve un intervento di manutenzione, con sramatura e bollinatura … speriamo! Inserisco le tracce GPX dell’escursione. Mandi a tutti!
  • 26/07/2015 Dopo esserci saliti diverse volte, sfruttiamo la "deroga"e ci saliamo in auto,fino al bivio con l'Ungarina.Senza mete prefissate,e con un meteo incerto ci incamminiamo ,verso la cas. Confin...un caldo caffè con la gestrice,e il desiderio per il mt. Lavara ci stuzzica la fantasia....bello il sentiero, panoramico,che ogni tanto scompare tra i mughi però contornato da innumerevoli fioriture di stelle alpine.Alla fine del ripido pendio finale, tre fischianti stambecchi sfrecciano via veloci...alla cengetta il passaggio richiede molta attenzione,il cavo è spezzato nel primo troncone,(segnalato alla casera)da qualche sasso o fulmine,poi il sole ci saluta all'arrivo in cima...dove le parole non bastano a commentare l'estesissimo panorama.La discesa non è impegnativa,ma fra i grandi massi, sarebbe più agevole e sicura,sei bolli e i segnavia fossero più visibili...un pò di ghiaione,mughi,e arrivo alla casera,ora invasa da numerosi fuoristrada. Mandi
  • 27/10/2014 Escursione effettuata nella mattinata del 26 ottobre; fino a casera Ungarina ho preferito seguire i sentieri 705/A e 705; da malga Confin ho percorso l'anello del Lavara in senso antiorario: nella parte centrale della salita, dopo la traversata sui ghiaioni, i segni sono un po' scarsi e la traccia non sempre evidente, anche se la via da seguire è sempre intuibile; nel breve tratto a nord, prima del passaggio attrezzato, ho trovato un po' di neve; freddo e vento in cima e lungo la cresta ma era piuttosto presto (9.30).Un saluto a tutti!
  • 25/08/2014 Mamma Gabriella distribuisce alle cavalle carote e mele, mentre Asia tiene a bada la nera, golosamente infarcita d’avida esuberanza. I sorrisi s'incrociano subito e la cordialità scalda come i raggi del mattino. Qui non si piange per un’estate che non s’è vista, Gabriella sottolinea la fortuna di sostare in uno spicchio di paradiso. Parto tra i fantasmagorii che si stan spegnendo mentre gli ultimi fuochi d'artificio d’Asclepiadi e Genzianelle s’apprestano ad esplodere. La faggeta mi cattura subito ma in breve mi lascia, abbandonandomi ad una selva di lamponi. Poi quel ghiaione in un'alternanza di ambienti davvero repentina. Sul costone rimiro un Cadin che da qui assume una profilo alquanto strano. Il troi è scomodo, a tratti rovinato, parco di segnali. S'innalza ripido e dopo un traverso si trasforma in canalone pietroso e friabile. Dalle rocce sommitali partono soffiate ad intermittenza. Un giovane stambecco s'addestra a far da sentinella. Prende sul serio il suo ruolo, continuando imperterrito a segnalare la mia presenza. I becs dal Plauris! Che bestie stupende! Con poca voglia d’avere a che fare con bipedi glabri e presuntuosi! No o sin migo sul Montâs! L'ultimo tratto è mescola d'erbe e rocce, fino al passamano ove un’ammiccante paretina mi fa puntare direttamente alla vicina croce. Ogni scusa è buona per tastar la pietra! In vetta tutto è biancore. L'assenza di panorama potrebbe deludere ma bisogna apprezzare ogni vissuto nel troppo che ci circonda. Così lo considero un invito ad abbassare gli occhi vagando per la cresta disseminata di macigni. Le fiancate dello Jôf di Ungarina si mostrano, alimentando il desiderio d’arrivare al Plauris. La discesa, come tutto l'itinerario, non è banale. Le attrezzature per quanto vetuste e danneggiate sono utili per scendere rapidi ed in sicurezza. Svoltando a destra sorprendo un'arvicola. Cicciona cicciona, ma sottile! Forma ideale per sgusciare nelle fessure mantenendo un bel po’ di riserve sotto la pelliccia. L’affilato cammino non è mai pericoloso ma va affrontato con attenzione vista l’esposizione. A sinistra i colori si mangiano il prato mentre a destra, terra e roccia creano un mondo parallelo contrastante ed inaspettato: striature verticali, pinnacoli, abissi e guglie si lanciano a valle come niente fosse. Ammutolendomi. Ad un tratto una viperella. Pare annusare un'Eufrasia, immobile ad ammirare quelle fauci gemelle e profumate, bianche e gialle. La nebbia avvolge tutto e mi fa puntare prima del dovuto al troi che scende da forca Slips. Sconsigliatissimo. La ripidezza maciulla le piante dei piedi e la vivace erbosità è una scivolosa e costante insidia. Dopo la pioggia, alla malga esplode una rivoluzione di luce. Mi mangio le mani. Per poco. Oggi la mia vetta è situata più in basso. Asia è distesa sul dorso della cavalla e ne abbraccia il possente garrese. Un’immagine che porterò dentro. Poi, il mio arcobaleno personale: tre vitellini nati da poco. Dolci come l’amore per la vita, con quegli occhi curiosi e il desiderio di tastare ogni odore, ogni consistenza, ogni sapore, ogni forma di vita che li sfiora. Mi dilungo ad accarezzarli, naso contro naso, a prendere quelle testolone tra le mani, a confrontare la durezza delle rispettive fronti. Mi faccio stringere dai loro possenti palati, leccar le braccia dalla lingua vetrata, incantare da uno sguardo che scioglie l’anima. La mont è anche questo. Scelte di vita controcorrente che segnano più destini. Umile consapevolezza che il paradiso è qui, accanto ad ognuno. Sta a noi vederlo e viverlo, come la famiglia Colomba che lo conquista ogni giorno, col sudore che esso merita, con la fatica che contraddistingueva, un tempo, la nestri int. (24.08.2014)
  • 10/06/2014 Fatto in data 9 giugno, la strada che conduce a malga Confin è stata completamente ripulita, da informazione avute in loco la malga dovrebbe riaprire questo fine settimana. Per quanto riguarda la scorciatoia per la malga, siamo saliti all'altezza di un manufatto in cemento a quota 1130 circa, per alcune decine di metri nel bosco tenedonci a sinistra, incontrando il sentierino molto inerbito presso una radura, probalimente l'attacco corretto al sentiero è situato una cinquantina di metri dopo questo manufatto, non c'è ometto. Per quanto riguardo l'anello nulla da segnalare oltre quello già riferito da MauroGo, con la sola eccezione che non si calpesta più neve. Anello compiuto in senso antiorario, da evitare nelle giornate particolarmente calde come ieri.
  • 26/05/2014 Fatto ieri l'anello del Lavara, però in senso orario (a conti fatti, forse era più facile nell'altro senso). Parcheggiata l'auto prima della galleria, ho impiegato due ore per arrivare a malga Confin, avendo mancato la deviazione con scorciatoia. A proposito della strada di servizio che porta a malga Confin, segnalo la presenza di un grosso masso caduto sulla strada e i resti di una slavina che coprono la strada poco prima della malga. Dalla malga ho impiegato ancora altre due ore abbondanti per arrivare in cima al Lavara. Sui residui nevai, su entrambi i versanti poco sotto la cima, ho preferito non correre rischi e ho usato i ramponi. Ero praticamente il solo a fare l'anello, le poche persone che ho incontrato si sono fermate a malga Confin. L'ambiente del monte Lavara è davvero selvaggio, i segnali sono messi con "parsimonia" e in caso di nebbia ci sarebbero sicuramente problemi di orientamento. Niente da aggiungere su quanto già segnalato in precedenti commenti riguardo ai pochi tratti attrezzati. Facendo un confronto con il Plauris, che ho salito qualche anno fa, direi che l'anello del Lavara mi è sembrato decisamente più impegnativo. Mauro.
  • 19/11/2012 Percorso ieri. Da malga Confin sono salito dritto "a occhio" sul sovrastante Jouf di Ungarina e da lì a dx sino alla forcella che lo divide dal Lavara. Da qui percorso l'anello in senso inverso rispetto alla relazione. Il sentiero pur segnato CAI è spesso una labile traccia con radi segnavia. Il terreno è impervio e il percorso spesso tortuoso. Quindi percorso per chi non è disagio su questi terreni. Per gli amanti del genere invece è senz'altro un'escursione memorabile.
  • 06/09/2010 buon giorno, ho avuto il piacere di fare questa escursione il 05/09/10. Volevo segnalare che anche se non è presenta nelle carte della tabacco, il sentiero è segnato. E' necessario prestare attenzione, come ho visto già segnalato, che i tratti attrezzati hanno qualche ancoraggio ROTTO ma visibile. Mi permetto di consigliare la variante di discesa descritta sul libro "i sentieri del vento" lungo le creste fino al sentiero 702: mi è piaciuta tantissimo ma prestare attenzione alle vipere che ho intravisto nei prati: non è segnata ma è difficile sbagliarsi (non sono esperto) e ci si orienta bene a vista.
  • 24/05/2010 Aggiungo ancora una cosa e cioè che quando l'azienda agrituristica di casera Confin (quest'anno intorno al 21 giugno) è aperta è possibile salire in auto fino alla casera. Questo me l'ha detto il gestore.
  • 20/05/2010 Fatta martedì 18/05/2010 e rispetto alla descrizione del sito non ci sono grosse variazioni. L'unica degna di nota è la mancanza dell'ometto che indica l'inizio della scorciatoia per casera Confin però è piuttosto facile individuare lo stesso il punto, in prossimità di una curva a sinistra della strada e sotto passa un grosso tubo in cemento per permettere all'acqua di defluire. Poi non è che il sentiero sia molto evidente ma si sale lo stesso facilmente fino ad attraversare il letto del rio (asciutto). Poi è molto più evidente e si arriva senza difficoltà alla casera.Poi dalla cima del Lavara siamo scesi dall'altra parte seguendo i segni bianco-rossi. C'è subito un tratto attrezzato (facile ma il cavo ha un ancoraggio rotto) che porta verso est e poi verso nord, si scende per pendio erboso arrivando ben presto ad una selletta e si scende verso destra (est). Per pendio erboso si scende per qualche decina di metri fino ad arrivare ad un canalino piuttosto ripido e abbastanza stretto con terreno misto di erba e ghiaia. Non è difficile ma bisogna prestare attenzione per non scivolare. All'inizio ci si tiene sulla destra poi sulla sinistra fino a dover attraversare il fondo sassoso del canale per prendere una traccia molto evidente sulla destra tra i mughi (i mughi sono stati tagliati per cui non ci si può sbagliare) che ci riporta verso destra su terreno oramai più facile. In leggera discesa si giunge in vista del versante di salita e si scende ancora sul pendio erboso fino ad arrivare ad una selletta da dove si scende verso ovest e si arriva così sul ghiaione del versante sud del Lavara. Si continua per la traccia ed in breve si giunge al bivio dell'andata dove si aveva preso verso sinistra. Comunque attenzione per l'ambiente piuttosto selvaggio ma ne vale la pena.
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  • Discesa nel canale attrezzato sul versante meridionale
    08/08/2019 Discesa nel canale attrezzato sul versante meridionale
  • L'inizio del ripido canalino sul versante est del Lavara
    08/08/2019 L'inizio del ripido canalino sul versante est del Lavara
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  • Plauris dal Lavara (Est). . . dorjep@inwind.it
    24/03/2003 Plauris dal Lavara (Est). . . dorjep@inwind.it
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