Avvicinamento
Da Resiutta risalire la
val Resia tralasciando le diramazioni per Borgo Povici e più avanti per San Giorgio, Sella Carnizza e Oseacco fino all’abitato di Stolvizza poi, dalle ultime case, imboccare la deviazione che porta alla frazione di Ladina lasciando l’auto dove termina la strada (m 573, piccolo parcheggio, cartello CAI).
Descrizione
Il segnavia CAI n.634 ci conduce quasi subito a scendere verso il greto del torrente Resia che si costeggia per un tratto. Rinforzi in legno e qualche scorrimano facilitano i tratti in cui il ruscellamento ha un poco rovinato la sede del sentiero. Dopo avere intersecato un rugo secondario, si arriva alla confluenza del rio Sart che si oltrepassa mediante una recente passerella. Giunti sull’altra sponda, ha inizio la lunghissima risalita che ci condurrà a
sella Grubia attraverso tutti gli orizzonti vegetali della valle, dalla stentata pineta sul greto del Resia fino al mondo di pietra del Canin. Il sentiero, inizialmente gradonato, si inerpica rapidamente lungo un costone boscato trasformandosi dopo poco in comoda mulattiera. A piccole svolte, all’interno di un bosco misto ove prevalgono ancora gli elementi termofili quali
pino nero,
pino silvestre,
orniello e
carpino nero, si prende quota giungendo ad una piccola ancona votiva. Dopo avere risalito una valletta ombrosa, immersa nel bosco di
faggio, il sentiero esce sulla bella radura prativa degli
stavoli Colc (m 910), sorvegliati da un grande
noce. Il luogo è solitario e lontano dalle piste che solcano la valle, ma ugualmente si è provveduto a ristrutturare diverse abitazioni. Si continua a monte delle case, rientrando quasi subito nel bosco e riprendendo il comodo andamento a tornanti. Poco dopo quota 1000, il sentiero prende a traversare sulla destra sfiorando la costa erbosa di Tanaromi a cui si può salire con brevissima deviazione (m 1078, stavoli). Proseguendo lungo il traverso si perviene al bivio con il segnavia CAI n.657 che scende a destra verso Coritis (cartello). Lo si tralascia e si continua a salire con una serie di tornanti nel bosco. Il sentiero sfrutta gli ultimi lembi di vegetazione arborea prima di entrare in una zona caratterizzata da pendii erbosi intersecati da fasce rocciose colonizzate dalla
ginestra stellata. Voltandosi indietro si delinea ora in modo assai evidente la dorsale boscata lungo la quale siamo saliti con i due nuclei abitativi di cui si è detto. Raggiunto il costone del Tanasarto, il sentiero inizia a traversare sopra gli altissimi dirupi del rio Ronc, rasentando una parete rocciosa oltre la quale si delineano i versanti resiani del Canin e del Picco di Carnizza. Ha inizio così uno dei tratti più interessanti del percorso che ora ci porta a tagliare pressoché in quota tutto il versante meridionale del
Picco di Grubia, regno incontrastato dei
camosci. Il sentiero, particolarmente comodo e marcato, si addentra nel vallone del rio Ronc raggiungendo un ulteriore bivio nei pressi dei ruderi della
casera Grubia (m 1420) che sorgeva addossata ad un grande masso. Un sentiero, recentemente risistemato a cura del
Parco delle Prealpi Giulie (cartello), scende verso l’alveo del rio Ronc, risalendo poi a serpentine ben visibili lungo un aereo costone sull’altro versante. Il nostro itinerario invece riprende a salire in direzione della ben visibile
sella Grubia, iniziando il tratto più faticoso della escursione. Con una infinita serie di tornantini, ci si innalza a monte dei ruderi su terreno erboso misto a roccette. A circa un terzo della salita si incontra una estesa fascia rocciosa che costringe il sentiero a compiere una marcata ansa sulla sinistra. Ancora una lunga serie di svolte e si guadagna anche la base di un torrione. Il sentiero infine si riporta sulla sinistra e con pendenza molto attenuata raggiunge la
sella Grubia ed il vicino
bivacco Marussich (m 2040), ottimamente attrezzato e mantenuto. Magnifica la
visuale che si apre improvvisamente sul tormentato altopiano del Canin e sulle Giulie Occidentali.
Dalla sella ci si innesta sulla comoda mulattiera di guerra che giunge traversando dalla
sella Bila Pec (segnavia CAI n.632). Si asseconda la dorsale orientale del Picco di Grubia iniziando poi a traversare con modestissima pendenza tutto il versante settentrionale del monte. Un punto franato richiede una brevissima deviazione ma nel frattempo abbiamo toccato il punto più alto della escursione a quota 2150 circa. La
visuale sul lunare mondo che si stende sotto di noi si amplia verso il profilo del monte Sart che va a delimitare la
forchia di Terrarossa a cui si giunge con brevissima discesa (m 2137). Dalla ampia insellatura, ora sul versante resiano, si prende a calare costeggiando una estesa conca carsica poi, man mano che si perde quota, il terreno si fa più erboso. Raggiunto il versante meridionale del monte Sart la comoda traccia cala per un breve tratto ad ampi tornanti, affacciandosi sulla dorsale del Picco di Mezzodì sulle cui ripidissime pendici si intuisce la prosecuzione del nostro segnavia. Ha inzio così il traverso che ci condurrà al
rifugio Crasso, lungo una traccia generalmente ben marcata e mai realmente difficile. La presenza di alcuni restringimenti e l’esposizione di alcuni brevi tratti inducono comunque a prestare attenzione vista la marcata pendenza del pendio che stiamo attraversando. Un aereo spuntone ospita una vecchia croce di ferro ed il libro della Alta Via Resiana che termina poco dopo (targa nella roccia). Raggiunta anche
sella Buia si lascia a destra il segnavia CAI n.633 che scende verso Pezzeit e con breve risalita ci si porta sul ripiano che ospita il
ricovero Igor Crasso (m 1641,
panoramico balcone sulla
Val Resia), particolarmente confortevole e ben tenuto (11 posti letto, cucina, stufa e debole illuminazione fornita da pannelli solari). Dal rifugio si perde quota lungo il pendio erboso sottostante ignorando un primo bivio a destra. Più in basso il segnavia si sdoppia in corrispondenza di un grande
faggio (ancona) dove lasciamo definitivamente il sentiero CAI n.632 che si dirige a destra verso il
Pusti Gost mentre noi proseguiamo ancora in discesa nella valletta del rio Lommig, lungo il sentiero CAI n.643. Da questo punto risulta ben visibile anche un grande antro naturale situato alla base della fascia rocciosa sottostante il rifugio. Si continua a perdere quota comodamente ad ampie svolte in un rado bosco caratterizzato dalla presenza di numerosi tronchi scheletriti. Dopo che il sentiero ha assunto un andamento più lineare, si cala alla radura degli
stavoli Lom oltre i quali ci si sposta sulla destra per assecondare l’andamento della valle. Raggiunta anche l’insellatura a nord del Tanarado, il sentiero passa sul versante del rio Laschi tagliando a mezzacosta una ripida pineta. L’ampia schiarita che ospita gli
stavoli Tuurse offre la possibilità di dare un ultimo sguardo alla
Val Resia ed alle pendici del
monte Sart poi si rientra definitivamente nel bosco. Dapprima per sentiero ed in ultimo su stradicciola, si scende alle case di Ladina dove ha termine il lungo anello.
Avvertenze
L’indicazione EE per il grado di difficoltà di questa escursione è dovuto unicamente al rilevante dislivello da affrontare. La presenza di due validi punti di appoggio quali il
bivacco Marussich e il
ricovero Crasso offre comunque la interessante opportunità di suddividere l’escursione in due giorni pernottando in quota.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri della Rupe