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    Anello di Sant'Andrea da Stupizza
    Prealpi Giulie
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    Anello di Sant'Andrea da Stupizza
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SentieriNatura
I percorsi di SentieriNaturaU38

Anello di Sant'Andrea da Stupizza

Avvicinamento

Da Cividale si esce in direzione di Sanguarzo e Ponte San Quirino da dove si inizia a risalire la valle del Natisone. Si oltrepassano San Pietro e Pulfero raggiungendo anche l'abitato di Stupizza dove si imbocca, subito sulla sinistra, la stradicciola sterrata che scende con un'ansa sul greto del fiume Natisone (m 198, piccolo spazio per il parcheggio).

Descrizione

Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume I Sentieri dell'Uomo
Sentieri CAI
Escursione
Mese consigliato
Febbraio
Carta Tabacco
041
Dislivello
700
Lunghezza Km
8,6
Altitudine min
198
Altitudine max
797
Tempi
Dati aggiornati al
2018
I vostri commenti
  • 15/01/2021 Una bellissima escursione; il percorso è molto vario (in questo periodo si passa dal bosco di foglie secche alla neve ghiacciata), e i sentieri sono tutti sgombri e ben percorribili. Dopo la chiesa di Sant'Andrea, il sentiero che scende ripido in direzione di Montefosca è coperto di neve ghiacciata, i ramponcini tornano utili. Poco più avanti, dopo aver percorso un bel tratto di strada sterrata (sempre innevata) bisogna fare particolare attenzione per riprendere il sentiero che si stacca sulla destra; si può prendere come punto di riferimento la casa diroccata che si intravede dalla strada. Bei panorami sulla valle del Natisone, e bella veduta del Matajur.
  • 27/05/2019 Questo anello era in lista da tempo e finalmente ieri l'ho percorso in solitaria, come proposto in senso orario da Stupizza. Sapevo che avrei dovuto fare i conti con l'inerbimento, dato che ero ben oltre il mese consigliato. Mi è piaciuto molto, nonostante le zecche rinvenute nel primo tratto lungo il CAI 723 da Stupizza ad Erbezzo ed i tratti inerbiti. A tal proposito ho anche evitato di percorrere il tratto di sentiero tra Erbezzo e Goregnavas, sempre a causa dell'erba e sostituito dalla rotabile verso Zapotocco e Goregnavas, ed ho mancato per distrazione il tratto finale CAI 752, che dalla carrareccia sale a Montefosca. In alternativa a quest'ultimo ho fatto la stradina asfaltata parallela al sentiero. L'imbocco del 735 che da Montefosca scende a Stupizza è fortemente inerbito e non si riesce a vedere la prosecuzione nel bosco, per fortuna due escursionisti tedeschi incontrati sul posto mi hanno aiutato e siamo riusciti a trovarla! I tre cani che ti accolgono ad Erbezzo menzionati da Loredana, sono abbaianti ma innocui. Non ho notato punti particolarmente ripidi nè esposti, ma ciò dipenderà anche dalla stagione inoltrata rispetto al periodo suggerito. Tratti fangosi e quindi scivolosi a causa delle piogge e del sottobosco, ma nella norma. Mi permetto di fare un appunto alla relazione pubblicata nel sito: all'inizio del percorso lungo il CAI 723, non si passa davanti al Villaggio degli Orsi, poichè la prosecuzione del sentiero è segnalata subito a SX, prima di raggiungere il Villaggio, evidentemente una volta non era così. Questa cosa è importante dato che la zona intorno al sito didattico è fortemente inerbita e se non ci fosse quella evidente segnalazione, non si riuscirebbe a capire dove proseguire. 26/05/19
  • 08/04/2018 Basta neve, finalmente sole e caldo anche se al parcheggio stanno bene anche i guanti; mentre mi avvio arrivano un paio di auto, meta diversa. Una meraviglia camminare in compagnia del bosco risvegliatosi, lo scorrere delle acque, i fiori, sottofondo di cinguettii, il solito picchio, i cani scatenati di Erbezzo, oggi erano tre, a Goregnavas narcisi e bella vista sul Matajur, la chiesa di S. Andrea ha il portone aperto, si sta celebrando la S. Messa. Discesa un po' scivolosa quella verso la sottostante pista ben ripagata, qualche sterpaglia prima di Montefosca; calmi ed imperturbabili una decina di giovani mici mi osservano fermi su un pianerottolo, da dietro un'imposta sbuca un altro musetto. Tranquilla discesa nuovamente verso Stupizza, breve sosta alla cappella, pediluvio lungo il greto del Natisone
  • 02/04/2018 Anello di S.Andrea da Stupizza. Una Pasquetta che sa finalmente di primavera, fatta eccezione per i primi momenti al mattino nell'umidità del greto del Natisone. Erbe, felci, muschi e tutti i fiori primaverili colorano il bosco ancora secco. Giornata soleggiata senza nessun incontro di escursionisti lungo il tragitto sebbene moltissime auto riempiano al pomeriggio il posteggio presso il greto.
  • 10/04/2016 Percorso effettuato oggi 10/04/2016 assieme ai (tanti) amici del Cai di Cividale ed affiliati. Tutto l’itinerario, così come descritto da SN, è perfettamente segnalato e, per l’occasione, anche ripulito (un grazie particolare a Dino). Percorso non banale che richiede una certa attenzione nel tratto iniziale fino ad Erbezzo. Molto vario, con importanti segni di antropizzazione (terrazzamenti, mulattiere, ponti in pietra, ruderi di mulini) e di devozione (cappellette votive e chiese). La discesa lungo la mulattiera da Montefosca al Natisone, seppur ripida ed a tratti un po’ rovinata, non presenta alcun problema. Percorso ideale per la primavera e l’autunno; quindi approfittatene finché non fa troppo caldo. Buone camminate a tutti. Bepi (Cividale).
  • 07/04/2016 E' sempre bello tornare in posti di cui si serba un buon ricordo e anche oggi le ore son volate via; me la sono presa comoda, attenta a toccare e ad annusare, narici come froge equine, i prati sono in festa, le acque del Natisone scorrono tranquille. Al tratto attrezzato scorro le pagine del libro delle firme ritrovandomi, poi Erbezzo e i cani a guardia del porticato, si fan coraggio abbaiandosi l'un l'altro, mentre dalla strada salgo al sentiero passa una signora che scende da Zapatocco, oggi niente sentiero, deve andare a Cividale, forse un passaggio lo troverà fino a Loch e da lì corriera, si, ma fino alle due, l'ultima corsa, ciao. Goregnavas si annuncia con canto di gallo e tacchini, alla larga, mi rigiro solo per i colori dei tulipani e il Matajur che sta assumendo il suo aspetto tardo primaverile; a S.Andrea si scende, e poi la carrareccia fra quei massi morbidi di verde muschio, si fa vivo un picchio a cui fa eco un cuculo, il sole si fa coraggio ed esce , il rio Bodrino è un piacevole sottofondo. A Montefosca due cani si alternano a farmi capire che quella è casa loro, bon bon, scendo verso Stupizza e, come ogni volta, prendo la traccia bassa anziché il sentiero pochi metri sopra, e torno indietro. Imboccata la bella mulattiera la discesa regala solo i suoni del bosco
  • 18/03/2015 percorso oggi seguendo fedelmente la descrizione di SN. Percorso ottimamente segnato e ben tenuto, non presenta alcuna difficoltà. Molto ripida la discesa da montefosca a stupizza. Non consiglio di farla in salita e attenzione in presenza di fango, neve o ghiaccio.Non molto panoramico ma interessante. Buona vita a tutti
  • 15/03/2015 Oggi pomeriggio (15/3) ho percorso l'anello, concordo con quanto espresso da ivo, il sentiero nei pressi di Montefosca è tappezzato di crochi violetti, ma non da meno sono i ciuffi di primule e i bucanevi.
  • 14/03/2015 14/03/2015-stasera, appena venuta a conoscenza che oggi è il giorno del Pi Greco (3,1415 14/3/15)(!), comunico che abbiamo ripercorso l'anello di Sant'Andrea; abbiamo avuto il piacere di conoscere una nuova dimensione del viola nel tratto di sentiero sotto Montefosca! Sui prati a lato del sentiero mai vista una densità di crochi violetti così, un peccato andarsene... luoghi molto tranquilli, clima quasi primaverile.
  • 30/01/2015 Di buon mattino il ponte limoso trasforma in pochi secondi l’escursionista in danzatore provetto. Al villaggio degli orsi tutto tace. Mi perdo tra i prati infilandomi in una traccia alla destra di essi. Capisco subito che non si tratta del troi ma non riesco a resistergli. In un tunnel arboreo si poggian le zampe sopra un tappeto di foglie di pervinca che promette una paradisiaca carezza per gli occhi che avran la sorte di coglierne la fioritura. Poi tutto si fa muschiato. Ogni sasso, ogni ramo, ogni centimetro in cui aggrapparsi viene posseduto dalla morbidezza. Tra una miriade di boccioli d’Elleboro, Bucanevi e Laureole in esultanza, oltrepasso il rio Budrin. Tenendo la destra orografica vado dritto a ritirare il mio premio: una cascata. La piccola pozza custodisce decine di sfumature di blu per poi lasciar andar l’acqua cristallina per altri salti. Ritorno sul troi che rasenta il Natisone. La prima parte dell’itinerario è senza dubbio la più bella. Il sole penetra tra i rami, una pervinca è fiorita da una roccia. Anche qui ben impellicciate. Scorro il libro posto all’inizio della cengetta. Il mio plauso va al gruppo della Val Natisone che numeroso e agguerrito si prende cura dei km e km di tratteggi rossi di cui è responsabile. A Erbezzo m’accoglie il vociar dei cani. Il rudere che indica l’inizio del sentiero mi incuriosisce. Entro con lo sguardo da ladro per rubar ogni dettaglio. Un lavandino piastrellato, una vecchia centrifuga in ferro, altri contenitori, due botti. In un angolo, un vecchio scrittoio di quelli con la serratura per chiudere il cassettone sotto il ripiano obliquo. Noto un quaderno con cifre e somme. Poi curioso tra i calcinacci e spunta un lembo di un libretto rosso. Lo pulisco e lo apro. E’ il registro della sede di Erbezzo del Caseificio Sociale delle valli. Qui si faceva il burro e vi si raccoglieva il latte per inviarlo verso le successive lavorazioni. Lo lascio in bella vista, al suo posto. Ogni resto fra le macerie è un pezzo del puzzle della memoria. Sta all’osservatore incastrarli fra loro e donargli una vita color seppia. Mi chiedo come sia possibile che tanti “avanzi” d’esistenze passate siano rimasti lì, a morir uno sopra l’altro. La data apposta sul libretto è 1974. Anni del boom. Quando le materie prime erano alla portata di tutti e ci si poteva permettere il lusso di lasciar marcire il legno, di non riciclare ogni pietra, di lasciar il ferro a esser divorato dall’acqua. Ruderi anteriori sono al contrario spogli testimoni d’altre necessità che non permettevano a tempo ed elementi di consumare alcunché. Sui muri del piano superiore sono ancora visibili delle scritte che inneggiano alla lotta, ad un’ideale poi svenduto, burocratizzato e spogliato da ogni valore. M’emoziono. Il sangue inizia ad accelerare il passo, sento sottopelle la forza d’un mondo diviso in classi e speranze non in consumatori e burattinai! Goregnavas mi riporta in un'altra dimensione. Li sos mediis! Quei covoni di fieno a popolar i prati come guardiani, a incorniciar la cima del Matajur. Apparizioni, ormai rare, qui paion come naturali abitanti dei terrazzamenti che osservan il mare. Alla chiesa scendo per la traccia dietro al monumento seguendo le indicazioni di Marco. Ancora covoni e una visuale da cartolina su Montefosca e sull’arbustevole labirinto del monte Vogu. Il salvadi. A destra il gemello Mia e a riempir lo spazio tra i due, i Musoni. Il ponte in pietra è l’ultima chicca della giornata. Poi via, si scende tra bagliori di primavera: primule, hepatiche, violette. Il ponte che mi riporta all’auto ora è asciutto ed amichevole.(23.01.2015)
  • 22/01/2014 Scusate le incongruenze.Per uno di Raibl S.Anna è la parrocchia di riferimento(lapsus freudiano?).Intendevo S.Andrea.Preciso che al suddetto crocefisso bisogna piegare a sinistra.Fine delle precisazioni
  • 22/01/2014 Anello completo oggi.Percorso il tratto alternativo che parte dietro il monumento ai caduti presso la chiesa di s.Anna.Dopo poco la traccia giunge a una radura e si fa poco chiara.Al limite estremo di questo bel prato,un crocefisso molto particolare segna il punto verso cui dirigersi.Da qui piegare a 90 gradi fino a trovare,su vecchi muri a secco,bolli rossi,che da qui ci guidano fino a trovare il segnavia ufficiale.Preferibile seguire questa alternativa,secondo me.A Montefosca nuovo agriturismo.Se volete sostare...A presto.Ciao a tutti
  • 17/01/2012 A distanza di un anno, domenica 15, ho ripercorso questo sentiero, giornata più che tersa, a Stupizza lungo il greto del Natisone, -6°; terreno durissimo e a terra foglie "croccanti". Silenzio umano assoluto, solo il cinquettio di qualche temeraria cincia. Alla cengetta doverosa sosta per la firma, sentiero poco frequentato, forse perchè come evidenziato nel precedente commento, quasi interamente nel bosco, un bosco disordinato e selvaggio. Il sottobosco si risveglia, presso Erbezzo cammino sull'erba cipollina dall'intenso profumo; a Goregnavas il Matajur occhieggia fra i classici covoni. Alla chiesa di S.Andrea l'occhio può finalmente spaziare, tanti orizzonti con una leggera foschia, al sole si sta bene, risalta il gialo delle prime primule. Il bosco è buio e freddo in discesa verso il ponte sul Bodrino, il rio è completamente ghiacciato, l'acqua scorre sotto la crosta; lungo il sentiero che sale a Montefosca nelle zone più soleggiate sono già fiorite le viole. Prima di scendere a Stupizza dal sv 735 do un'occhiata al paese, dall'agriturismo esce musica, un cagnetto con un osso fra i denti corre inseguito da un altro cane; ancora un'occhiata alla chiesetta là in alto a destra e poi giù, lungo un sentiero ai lagti del quale i bucaneve stanno sbucando dalle foglie secche, l'elleboro verde, la pervinca: la natura si sta risvegliando.Loredana
  • 03/04/2011 Fatto questo pomeriggio. Il sentiero è abbastanza semplice e ben segnalato. Non ho incontrato particolari difficoltà. Lo consiglio a chi piacciono le camminate interamente nei boschi, e un pò meno agli amanti dei paesaggi
  • 27/02/2011 Escursione odierna, bell'ambiente solitario e silenzioso, non presenta particolari difficoltà. Per completezza segnalo che il sentiero che parte da Stupizza verso Erbezzo ha la numerazione Cai 723 (come peraltro già indicato sulla guida N.5 di SN). Il bosco nel primo tratto del percorso, è letteralmente ricoperto da bucaneve, poi avvicinandosi ad Erbezzo compare la farferugine e i crocus, sul sent.735 da Montefosca verso Stupizza regna l'elleboro verde e l'erba trinità. Bel percorso.Loredana
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