Avvicinamento
Il percorso ha inizio da Coritis, ultimo borgo della
val Resia, a cui si giunge risalendo la strada che da Resiutta si inoltra nella valle. Raggiunta Stolvizza si scende al ponte sul torrente Resia per poi proseguire sulla sinistra orografica della valle fino al ponte poco prima di Coritis, dove si parcheggia comodamente (m 554, segnavia CAI n.738).
Descrizione
Pochi metri prima del ponte si individua a destra l’inizio del segnavia CAI n.738 che segue inizialmente il corso del rio Slatina. Con una brusca svolta il sentiero piega a sinistra raggiungendo il filo di una costa boscata dai fianchi piuttosto scoscesi. Ci si innalza in modo deciso nella pineta a
pino nero dove si riconoscono i segni di un vecchio incendio, poi più in alto la costa si allarga formando il piccolo ripiano che ospita i ruderi di
Slatina inferiore (m 798). Nel fogliame è facile incontrare, umidità permettendo, qualche esemplare di
salamandra pezzata.
Dalle case si entra in un corridoio di
faggi che ci porta ad intersecare una ampia mulattiera. I segnavia però proseguono lungo la dorsale ricoperta ora da un boschetto di
betulle,
faggi e qualche
abete rosso fino ad uscire presso le case di
Slatina superiore (m 943) dove giunge anche una pista di servizio. Si attraversa la strada mirando ad un grande
acero di monte presso il quale si trova anche un cartello del
Parco delle Prealpi Giulie. La salita riprende decisa nel bosco di
faggio a monte delle case, lungo una traccia poco marcata che sale a strette svolte. Un piccolo ripiano consente di rifiatare poi, dopo una breve rampa, il sentiero inizia ad orientarsi verso sinistra traversando un ripido pendio boscato. Con pendenza via via minore si guadagna così
sella Parduline (m 1339), immersa in una macchia di
abete rosso. Qui ci si innesta a sinistra (est) sul segnavia CAI n.731 che percorre tutta la dorsale sud della
Val Resia. Seguendo dunque le indicazioni per il
monte Guarda, dalla sella si imbocca una larga mulattiera che segue l’andamento della dorsale dapprima in falsopiano e poi con qualche svolta. Giunti nei pressi della cima del monte
monte Urazza (Hrazon) (m 1522), che si aggira sul versante nord, il sentiero esce definitivamente dalla vegetazione arborea lasciando intravedere il panorama che ci accompagnerà da qui in poi. Si perdono pochi metri di quota per scendere ad una insellatura dalla quale il sentiero rimonta mantenendosi questa volta sul versante esposto a meridione. Si tocca di nuovo il filo di cresta nei pressi della vetta del
monte Banera (Banora) (m 1615) da dove ha inizio il tratto più panoramico dell’escursione. Il sentiero infatti, con modesti saliscendi, si mantiene costantemente sul filo della dorsale erbosa arrivando al bivio con il segnavia CAI n.733. Lasciata a destra questa diramazione che scende direttamente a Uccea passando per la ristrutturata
casera Caal, si raggiunge anche la vetta del
monte Plagne (Planje) (m 1663).
Il percorso di cresta offre naturalmente
splendide viste sulla val Resia e sul gruppo del Canin che si erge di fronte. Dopo un tratto ancora in falsopiano la cresta si orienta progressivamente verso nord opponendo ancora due brevi risalite oltre le quali si perviene sulla vetta del
monte Guarda (m 1720, ancona con crocifisso e libro delle firme). Il rinomato
panorama che si apre dalla cima è naturalmente incentrato sul massiccio del monte Canin ma nelle belle giornate può spingersi fino alle Dolomiti ed alle Giulie orientali. Bellissimo anche il colpo d’occhio sulla Val Resia e sul versante sloveno che digrada verso la valle dell’Isonzo.
Dalla cima del
monte Guarda si scende nel versante opposto facendo attenzione ai primi metri che sono ripidi ed esposti verso
forcella Predolina. A questo punto è possibile interrompere la traversata utilizzando il sentiero CAI n. 741 che scende in breve a
casera Coot (ben visibile in basso) e di qui a Coritis.
Raggiunta la sottile crestina che unisce il monte al corpo della Baba Piccola la si percorre con qualche saliscendi proprio sulla linea di confine con la Slovenia. Dalla forcellina, che segna il punto di separazione tra Prealpi ed Alpi Giulie, il sentiero piega a sinistra iniziando a contornare le pendici della Baba Piccola. Aggirato un costone ci si accosta al canalone detritico che discende dalla
forcella d’Infrababa Piccola presso il quale ci si trova ad un bivio. Prima di scendere a sinistra c’è la possibilità di visitare con una breve deviazione il
bivacco Costantini (m 1690), ben visibile poco più in alto ai piedi di uno sperone roccioso. Il ricovero, ottimamente attrezzato, costituisce un importante punto di appoggio per coloro che desiderano intraprendere l’Alta Via Resiana. Dopo essere ritornati sui propri passi si riprende il segnavia CAI n.731 scendendo su terreno sassoso e poi tra i mughi. Con una lunga serie di svolte si va ad affiancare un esteso canale detritico che poi si attraversa per tagliare a destra verso una macchia di
faggi. All’uscita dal boschetto ci si ritrova sul pascolo di
Berdo di sopra (m 1259) dove si scorgono i ruderi di alcune vecchie casere. Qui si interseca il segnavia CAI n.642 che da
casera Coot sale a
casera Canin mentre il nostro itinerario prosegue diritto verso Coritis. Si scende quindi lungo il pascolo sottostante rientrando poi definitivamente nel bosco di
faggio dove una comoda mulattiera perde quota a tornanti. Nella bellissima luce del bosco autunnale ci si innesta su un tracciato più ampio che passa accanto ad alcune vecchie abitazioni per poi esaurirsi presso la rotabile che risale la valle. Non resta che percorrere il tratto di asfalto che ci separa da Coritis e che ci riporterà esattamente al punto di partenza.
Variante in salita da Casera Caal (E)
La cresta del
monte Guarda può essere raggiunta anche da sud, salendo dalla frazione di Uccea con
l'itinerario per casera Caal. Visitato il bellissimo
ricovero si riprende il segnavia CAI 733 salendo fino al limite del bosco. La mulattiera disegna poi alcune svolte sui ripidi prati sopra la casera per poi piegare decisamente a destra e iniziare la lunga diagonale che sale in cresta. Oltre il primo costone, il sentiero si fa detritico e sassoso ed in breve arriva ad un bivio dove possiamo differenziare la nostra salita. A sinistra, infatti, si stacca un sentiero marcato da bolli rossi che si alza sul tracciato di una vecchia mulattiera militare. Attraversata una piccola macchia di
faggi si arriva a doppiare un aereo costone, letteralmente ricoperto a maggio dalle
orecchie d'orso. Il successivo traverso richiede maggiore cautela poiché l'originario percorso sparisce quasi completamente nel pendio erboso che qui si presenta piuttosto ripido. Qualche segno di calpestio e radi bolli segnalano i punti migliori per passare poi, giunti in prossimità del crinale, si rimonta a svolte sul ricomparso sentiero fino all'innesto sul CAI 731. Lo si imbocca naturalmente a destra traversando poco sotto la vetta del
monte Banera e affrontando poi qualche modesto saliscendi fino al punto dove arriva in cresta anche il CAI 733 che utilizzeremo poi per ridiscendere. Questo cala a svolte alternando tratti ben conservati a punti più ripidi dove l'originario tracciato si è perso tra le erbe. Più in basso ha inizio una diagonale tra ripidi pendii punteggiati di
primula odorosa e solcati da piccoli affioramenti rocciosi. Il sentiero contorna lungamente le pendici del
monte Banera fino a raccordarsi con il bivio descritto in precedenza dal quale poi utilizzeremo il medesimo itinerario percorso all'andata.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri del Vento