Avvicinamento
Da Valbruna, raggiungibile tramite la Autostrada A23 oppure risalendo la Strada Statale n.13 Pontebbana, si imbocca la rotabile che risale la Val Saisera percorrendola interamente fino al divieto di transito in corrispondenza di
malga Saisera (m 1004, parcheggio lungo la strada).
Descrizione
Passando accanto alla casera si scende lungo la pista forestale che in breve esce sull'ampio greto detritico del torrente Saisera. Cercando le indicazioni del segnavia CAI n.616 si tralasciano alcune diramazioni a sinistra proseguendo nella direzione indicata da un cartello. Si cammina lungo le ghiaie fino a individuare sulla destra l'inizio del sentiero CAI n.639, diretto al
bivacco Stuparich. Raggiunti i cartelli che si trovano sull’altro lato, si attraversa una piccola radura per poi entrare nel bosco a
faggio. Si interseca un greto sassoso che ha parzialmente ricoperto il tracciato, ma lo si abbandona quasi subito per rimontare in diagonale una rampa abbastanza ripida. Poco sopra una evidente freccia ci invita a proseguire sul sentiero che si stacca a destra. Si inizia così a rimontare con pendenza sostenuta sulla sinistra orografica della fossa di Carnizza. Un piccolo ripiano nella
faggeta appiana temporaneamente il percorso e questo è anche il punto dove comincia ad arrivare il rumore del rio principale, al cui greto ci siamo ormai accostati. Attraversata una fiumana ghiaiosa che discende dalle pendici dello
Jof di Somdogna, si continua a salire mantenendosi a poca distanza dal fondovalle. Nel sottobosco di fine estate profumano i
ciclamini e sono vistose le bacche rosse della
dafne. Si rimonta ancora per poco nella faggeta, poi il sentiero scarta sulla sinistra ed esce su terreno più aperto, tra
larici,
maggiociondoli e
sorbi piegati dalle slavine. Laddove i
mughi prendono il sopravvento non è raro imbattersi nel
marasso, la vipera che abita i nostri macereti alpini. Giunti a ridosso del greto principale lo si accosta e lo si attraversa un paio di volte seguendo le segnalazioni che in breve ci portano all'innesto sul CAI n.611. La prosecuzione è a sinistra lungo la rampa detritica che rasenta una banconata rocciosa. Oltre questa il sentiero prosegue ancora in decisa salita nel rado bosco di
larici, intersecando una serie di fasce rocciose che ne interrompono la continuità. Con percorso sempre tortuoso e ripido si arriva ad incrociare il sentiero che proviene dallo
Jof di Somdogna: lo si segue ancora a sinistra sfiorando una prima caverna. Giunti in vista del dosso che sorregge il ricovero, attraversiamo alcune placche rocciose levigate e cosparse di fine detrito, per scendere infine tra gli arbusti al ripiano del
bivacco Stuparich (m 1578), oggetto di assidua manutenzione. Scendendo sulla sinistra si può raggiungere l’istmo che collega i due speroni, notando così il caposaldo che era stato costruito proprio qui sfruttando la fessura naturale.
Dal bivacco si prosegue lungo il segnavia n.611 che da qui in poi è stato dedicato a Carlo Chersi. Si scende con qualche svolta su terreno aperto con possibilità di andare a visitare anche la postazione ricavata sul fianco dello sperone e composta dai resti di una casermetta e da una trincea coperta ancora ben conservata. Con bella visuale sulla val Saisera, si scende tra gli arbusti in un ambiente ancora dominato dalla bassa vegetazione e da qualche rado
larice piegato dagli elementi. Si traversa progressivamente verso destra intersecando spesso lame rocciose con radici affioranti che rendono, a tratti, malagevole il cammino. Sfiorato un grande macigno, il sentiero si porta su terreno più comodo accostandosi progressivamente al grande colatoio roccioso soprastante, delimitato da una parete verticale. Si scende ora tra zolle erbose e roccette affioranti sulle quali possiamo cercare le fioriture della rara
campanula di Zois. Dopo una serie di svolte il sentiero inizia a traversare per verdi, raggiungendo un profondo impluvio che si supera agevolmente tramite una rampa attrezzata e gradinata. L’esposizione del sentiero, finora celata dai
mughi, appare evidente dopo una costa oltre la quale il traverso prosegue su una esile cornice. Dopo un primo punto eroso si procede più agevolmente sempre aiutati dal cavo passamano recentemente rinnovato. Approssimandosi al conoide sul quale andremo a scendere, ci accorgiamo che le difficoltà non sono finite: ci aspetta, infatti, un breve passaggio su staffe a cui fa seguito una rientranza con nicchia naturale. Raggiunte le ghiaie, il sentiero scende in diagonale intersecando la parte bassa del grande canalone che discende dalle pareti soprastanti. Lo si attraversa cercando la direzione sulla via indicata da alcuni ometti fino a superare un caratteristico passaggio tra due grandi macigni. Si entra poi su un ripiano boscato a
faggio e disseminato di roccette, sul quale si scende molto comodamente arrivando al bivio col segnavia n.616. Lasciata a destra la prosecuzione del sentiero Chersi, si prende a sinistra la via del ritorno attraversando una sorta di terrazzo affacciato sulla forra del rio Saisera. Raggiunte nuovamente le ghiaie della val Saisera, si seguono le indicazioni per tornare alla
malga Saisera e al punto di partenza.