Avvicinamento
Da Barcis si risale lungo la val Cellina fino a Cimolais dove si prosegue in direzione del passo di Sant'Osvaldo. Oltre questo, la strada scende verso Erto e la diga del Vajont passando sopra il profondo solco della val Zemola. Poco dopo il bivio per Casso deviare a sinistra lungo la rotabile costruita sulla grande frana del
monte Toc. La si percorre per circa 2,5 km, fino ad incontrare sulla destra l'inizio della pista forestale che risale la val Mesaz (m 812, indicazioni per
casera Ditta, segnavia CAI n.905, parcheggio in prossimità del tornante o poco prima).
Descrizione
Si imbocca la sterrata lastricata che si alza moderatamente nel bosco e passa sotto la radura che ospita casera de le Ortige, mentre più in basso, tra il fogliame, si intravedono le case di
Pineda. Percorrendo il sentiero nella tarda estate è molto probabile assistere alla formazione di nebbie in rapido dissolvimento sopra cio' che resta del
lago de Vajont. Si prende quota con la pista fino ad entrare nel solco della val Mesaz che andremo a risalire sul suo fianco destro. All'ingresso nella valle noteremo l'alta massicciata che reggeva l'originaria mulattiera, accanto alla quale sono poste due croci. L'antico tracciato è stato sostituito in tempi recenti dalla pista che ora, presso un costone, si affaccia sulla valle da un alto dirupo. Si prosegue per un buon tratto in falsopiano rimontando poi, oltre la sorgente Ega de la Meisa, fino ad ripiano. Dal pulpito a sinistra ci si può affacciare sui calanchi sabbiosi che stanno erodendo questo lato della valle. Qui ha inizio anche il sentiero segnalato per
casera Ditta (Sentiero Africa, dedicato ai quattro giovani che hanno risistemato il sentiero dopo l'inverno del 2009). La traccia scende in diagonale affiancando un piccolo greto che, più in basso, si deve attraversare. Oltrepassato un piccolo ghiaione sabbioso, si aggira una costa proseguendo a traversare in moderata discesa verso il ponte in legno che si intravede a fondovalle. Con un paio di svolte si cala presso i bordi del torrente il cui letto è qui ingombro di grandi macigni e lo si attraversa con la comoda passerella. Dalla parte opposta si rimonta lungo il fianco del greto fino ad uscire in pochi minuti alla base della bella radura di
casera Ditta (m 965).
Seguendo le indicazioni dei cartelli posti presso la casera, ci avviamo verso l'anello delle due forcelle, cercando, sulla sinistra, un paletto con cartellino bianco rosso che segna la direzione da prendere. Abbandonato il bel panorama sulla Val Mesaz entriamo subito nel bosco iniziando una lunga diagonale che va ad intersecare un piccolo impluvio. Oltre questo il sentiero rimonta ripidamente, dapprima tra le ginestre e poi lungo coste boscate a
faggio. Si giunge così ad intersecare una zona interessata da numerosi schianti verificatisi nell'inverno del 2009, dove tracciato e segnavia sono stati cancellati. Senza farsi fuorviare dalle numerose tracce, si rende necessario risalire lungo gli schianti per cercare il marcato e stretto solco che va seguito fino ad incontrare nuovamente qualche segnavia. Risalita una piccola macchia di
faggio, ci si ritrova alla base di un ripidissimo corridoio erboso compreso tra due fasce di bosco. Si sale lungo questo faticosamente, facendo attenzione ad uscire sulla destra laddove il pendio si fa più ripido e roccioso (segnavia su un tronco). Dopo essere rientrati nel bosco si inizia a traversare alla base di una fascia rocciosa che ha formato alcune nicchie naturali. Passando con attenzione sopra ripide pale erbose si arriva al punto in cui il segnavia riprende a salire invertendo la direzione. L'ultimo strappo si svolge ancora su ripidi prati che vanno attraversati in diagonale fino ad uscire esattamente sulla insellatura de
Il Camp (m 1504). Qui finiscono le difficoltà maggiori e possiamo così soffermarci presso il piccolo capitello dedicato a Sant'Antonio per ammirare Erto e le sue montagne.
Dalla sella cerchiamo ora sulla destra la prosecuzione del nostro itinerario, inizialmente non molto marcato (qualche segno sui tronchi). Una traccia sale direttamente alla
Cima di Camp mentre noi dovremo mantenerci a mezza costa sul versante nord della piccola vetta. Con la ripresa del bosco di
faggio il percorso si fa più evidente grazie anche alla presenza di qualche ometto e di qualche segno. Dopo un primo tratto in falsopiano il sentiero risale in diagonale sulle pendici della
Cima di Camp fino a toccare il filo di cresta in un punto panoramico affacciato su un pendio erboso. Davanti a noi la bellissima visuale delle verticali pareti del
Col Nudo con la selvaggia conca racchiusa dalle Cime di Pino. Possiamo scendere direttamente lungo il pendio, non difficile, mirando al punto dove in basso riprende il bosco. Qui ritroviamo anche i segnavia che vanno seguiti a destra assecondando alcune rientranze. Il sentiero poi inizia a scendere con decisione, dapprima lungo una comoda
faggeta e quindi tra i
mughi e le
ginestre. In breve si raggiunge la boscata
forcella Col de Pin dove si incontra il CAI n.904 che collega la Val Mesaz alla
Val Vajont. Noi lo imbocchiamo a destra perdendo quota nella
faggeta. Evitato un piccolo smottamento ci si ritrova affacciati su un aereo pulpito nuovamente in bella visuale sulla Val Mesaz e sulle selvagge vette che la racchiudono. Da qui il sentiero piega a destra e prosegue a scendere tra gli arbusti e poi nuovamente nel bosco. Si arriva così ai ruderi della casera Fratton dove si lascia la mulattiera per scendere direttamente a sinistra. In breve si raggiunge terreno più aperto non lontani dal greto principale. Al crocevia di sentieri ci teniamo a destra risalendo in pochi minuti alla
casera Ditta da dove poi utilizzeremo il percorso già noto.