Avvicinamento
Dalla strada statale n.464 che unisce Spilimbergo a Maniago, giunti all’altezza di Sequals, si imbocca la statale n.552 che risale verso nord in direzione della
val Tramontina. Dopo avere attraversato Meduno si percorre il primo tratto della valle fino al ponte Racli in corrispondenza della diga sul
lago di Redona dove si prende a sinistra. Oltrepassate alcune piccole frazioni all'imbocco della val Silisia si prosegue seguendo le indicazioni per Inglagna. Raggiunto il piccolo ed isolato borgo, lo si attraversa completamente lasciando l'automezzo nel parcheggio presso la chiesetta (m 366, segnalazioni CAI).
Descrizione
L'escursione ha inizio lungo la comoda mulattiera con segnavia CAI n.393a che costeggia, inizialmente sulla sinistra orografica, il corso del torrente Inglagna.
Anemoni gialli ed
epatiche fioriscono a marzo lungo il sentiero e sui muretti a secco assieme agli ultimi esemplari di
elleboro nero. Dopo poco si guada una prima volta il torrente, proseguendo lungo la sua sponda opposta ma è solo il primo di una serie di facili attraversamenti che si compiono utilizzando i sassi e le banconate rocciose affioranti. Lungo il greto sono presenti alcune vecchie croci votive con le scritte ormai sbiadite dal tempo che testimoniano l'antica frequentazione di queste valli. Piccole anse verdeggianti, cascatelle ed un andamento pressoché rettilineo rendono assai piacevole e suggestivo questo primo tratto del percorso. Più avanti, passati sulla destra orografica, si prosegue con maggiore pendenza alzandosi un poco rispetto al greto del torrente tra fitti ed estesi tappeti di
erica. Il sentiero diviene esposto per un brevissimo tratto proprio in corrispondenza del punto in cui il greto del torrente si rinserra facendosi più articolato per la presenza anche di grossi massi. Percorrendo il sentiero nel mese di marzo si può anche avere la fortuna di osservare la fioritura della rara
dafne blagayana, un piccolo arbusto strisciante sempreverde dalla fioritura profumata riunita in capolini bianchi che qui si trova all'estremo occidentale del proprio areale. Si tratta di una autentica rarità in quanto specie a distribuzione balcanica conosciuta solo in pochissime località delle Prealpi Carniche. La presenza di habitat umidi e la vicinanza con il torrente Inglagna rendono assai probabile anche l'incontro con la timida e innocua
salamandra pezzata.
Il sentiero si riaccosta al greto riportandosi sulla sinistra orografica e raggiungendo così la rotabile di servizio alla diga del
lago del Ciul nel punto intermedio tra le due gallerie (m 597). L'incontro tuttavia è assai breve in quanto si percorre la strada verso sinistra solo per pochi metri fino a ritrovare il cartello che indica la prosecuzione del segnavia ( lapide dedicata ad Antonio Andreuzzi). Successivamente il sentiero si inerpica su una rampa andando ad innestarsi nella valletta di un rio asciutto. Poco prima di intersecarlo, con una deviazione non segnalata sulla sinistra, è possibile salire a visitare il borgo di
Spinespes, piccolo nucleo di case abbandonate ma ancora discretamente conservate. Nelle immediate vicinanze possiamo osservare ancora segni della passata attività umana qui rappresentati da numerose file di muretti a secco che delimitano piccoli terrazzamenti sul pendio della montagna. Ritornati sui propri passi si attraversa il greto salendo poi ad un dosso boscato dove si incontrano i resti di un’abitazione. Da qui, seguendo un filare di faggi, si entra nel vallone che scende da
forcella Dodesmala intersecando subito un ulteriore greto. Si sale ora a svolte lungo un pendio ricoperto da un rado bosco nel quale spiccano le chiome verde scuro dei
pini neri. Poco dopo un cartello indica a sinistra la deviazione per la Claupa (antro, grotta) di Andreuzzi. Noi invece proseguiamo diritti lungo il segnavia CAI disegnando una serie di svolte che mantengono il percorso sempre agevole. Più avanti, nei pressi di un’antica calcinaia, si lascia a destra una ulteriore traccia segnalata poi la maggiore presenza del
faggio e la comparsa dei primi
mughi ci annunciano l’imminente arrivo alla piccola
forcella Dodesmala (m 964, ancona dedicata a Sant’Antonio). Dall’intaglio la visuale è largamente ostacolata dalla vegetazione e si consiglia allora di seguire, con qualche attenzione, la ripida traccia che si inerpica sulla destra (est), andando a raccordarsi con il filo di cresta in un punto assai panoramico. Verso nord infatti la visuale si apre sulla dorsale che dal monte Frascola prosegue ad est con il monte Giavons ed il monte Roppa Buffon. Lungo questa linea non si farà fatica inoltre ad individuare una curiosa formazione rocciosa che prende il nome di Aquila del Frascola. Verso sud invece spicca in primo piano la piramide del monte Buttignan a cui fa da sfondo la dorsale dei monti
Rodolino e
Raut. Per il ritorno si può utilizzare lo stesso sentiero dell’andata oppure scendere verso il
lago del Ciul e rientrare tramite la galleria (vedi variante).
Variante lungo la galleria
Dalla forcella vi è la possibilità di allungare l'escursione scendendo nell'opposto versante e utilizzando poi la galleria di servizio alla diga per rientrare a Inglagna. In questo caso ci si abbassa lungo il segnavia CAI rasentando le pareti rocciose che chiudono il fianco sinistro della valle. In breve si raggiunge uno sperone nella pineta dal quale si stacca a sinistra una traccia segnalata. Noi invece scendiamo verso destra seguendo le segnalazioni CAI. Da un piccolo pulpito presso il sentiero possiamo ora osservare il crinale di forcella Dodesmala che prosegue ad est con il Pizzo Lovet ed il Col della Luna. Dopo essere passati accanto ai ruderi di vecchie abitazioni ci si innesta su una strada sterrata che in breve ci conduce proprio di fronte all'imbocco della galleria. Questa è piuttosto lunga come si evince chiaramente dalla apertura sull'altro lato che brilla piccolissima in fondo all'oscurità. Dopo pochi metri ci si ritrova nel buio totale e si rivela utile l'uso di una torcia come anche di una mantella per la copiosa caduta di acqua dalle pareti. Una volta ritornati finalmente all'aria aperta si ritrova subito a sinistra il sentiero CAI n.393a che abbiamo utilizzato all'andata.
Questa descrizione e la relativa scheda di approfondimento sono disponibili nel volume
I Sentieri dell'Acqua