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Monte Lavara dalla val Venzonassa
N. record trovati: 10
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06-08-2019 16:10
laura.molinari laura.molinari
Nel fine settimana del 3 e 4 agosto abbiamo compiuto una remunerativa due-giorni con partenza dalla Val Venzonassa, passaggio per la chiesetta di Sant’Antonio, Ungarina, Confin, Ruderi di Malga Campo e rientro a Malga Confin per il pernotto (ottima accoglienza, calorosa e familiare!). Il giorno successivo siamo saliti sul Monte Lavara tramite il percorso anulare descritto nella relazione e, dopo aver fatto nuovamente tappa a Malga Confin, siamo ritornati a valle attraverso Forca Campidello e Casera Rio Nero, sino a raggiungere la seconda auto, che avevamo lasciato nei pressi della passerella di Tigo. Nulla di particolare da segnalare nel percorso della prima giornata, tutti i sentieri sono a posto, il tratto sino a Malga Campo è anche stato falciato di recente. Diversa, invece, la situazione dell’anello del Lavara, che attualmente appare abbandonato a se stesso e invaso dai mughi nella parte bassa. In particolare, dopo il bivio di quota 1475, i segnavia scompaiono, la traccia tende a perdersi e siamo stati più volte incerti sulla direzione da prendere, la puntuale descrizione della guida ci è stata di molto aiuto. Dopo il bivio, raggiunto il costone meridionale del monte, si sale direttamente, prima tra la vegetazione e poi per un ripido prato, sino a portarsi sotto una macchia di mughi. Da questo punto bisogna iniziare una lunga traversata verso destra (nord) su terreno non molto comodo (in questo tratto la traccia è molto incerta, incontrato un solo, sbiadito bollo rosso), sino a guadagnare la base del canalino citato nella relazione, dove i segnavia ricompaiono in numero sufficiente (da qui il percorso è comunque logico, a parte un’ansa non c’è altro da fare che rimontare faticosamente il ripidissimo canale). Si giunge quindi ad una forcellina esposta sul versante settentrionale e si prosegue la salita a sinistra per prati sino a raggiungere le base delle rocce sommitali. Il vecchio cavo che protegge il passaggio roccioso sotto la vetta ha sempre il primo ancoraggio divelto. Cima solitaria e panorama spettacolare! Discesa come da descrizione, il primo tratto di cresta è molto accidentato, poi si inizia a scendere più decisi sul versante meridionale, il pezzo attrezzato non è difficile, anche qui il cavo appare vecchio e a tratti lasco, comunque il suo aiuto lo dà, se non altro indica la via! Arrivati al ghiaione, dopo un ultimo segno rosso su un masso, i segnavia spariscono nuovamente, bisogna scendere verticalmente verso i mughi, seguendo qualche ometto. Ci si addentra quindi nella traccia invasa dai baranci, ma ancora sufficientemente individuabile, sino a chiudere l’anello al bivio. Lungo rientro in Val Resia valicando Forca Campidello; sino a Casera Rio Nero la discesa è molto rilassante, la seconda parte invece presenta qualche saliscendi e lunghi tratti molto esposti sulla forra del sottostante Rio Nero, in buona parte protetti da staccionate, ringhiere, cavi e robusti ponticelli. Giro entusiasmante in ambiente solitario, selvaggio e molto vario. Per quanto riguarda l’anello alto del Lavara, attualmente è consigliabile solo a EE con attitudine a muoversi ed orientarsi autonomamente su terreno impervio. Il gestore di Malga Confin ci ha riferito che è in programma a breve un intervento di manutenzione, con sramatura e bollinatura … speriamo! Inserisco le tracce GPX dell’escursione. Mandi a tutti!
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26-07-2015 21:32
roberto.fabbro roberto.fabbro
Dopo esserci saliti diverse volte, sfruttiamo la "deroga"e ci saliamo in auto,fino al bivio con l'Ungarina.Senza mete prefissate,e con un meteo incerto ci incamminiamo ,verso la cas. Confin...un caldo caffè con la gestrice,e il desiderio per il mt. Lavara ci stuzzica la fantasia....bello il sentiero, panoramico,che ogni tanto scompare tra i mughi però contornato da innumerevoli fioriture di stelle alpine.Alla fine del ripido pendio finale, tre fischianti stambecchi sfrecciano via veloci...alla cengetta il passaggio richiede molta attenzione,il cavo è spezzato nel primo troncone,(segnalato alla casera)da qualche sasso o fulmine,poi il sole ci saluta all'arrivo in cima...dove le parole non bastano a commentare l'estesissimo panorama.La discesa non è impegnativa,ma fra i grandi massi, sarebbe più agevole e sicura,sei bolli e i segnavia fossero più visibili...un pò di ghiaione,mughi,e arrivo alla casera,ora invasa da numerosi fuoristrada. Mandi
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27-10-2014 08:54
diego.spagnolli diego.spagnolli
Escursione effettuata nella mattinata del 26 ottobre; fino a casera Ungarina ho preferito seguire i sentieri 705/A e 705; da malga Confin ho percorso l'anello del Lavara in senso antiorario: nella parte centrale della salita, dopo la traversata sui ghiaioni, i segni sono un po' scarsi e la traccia non sempre evidente, anche se la via da seguire è sempre intuibile; nel breve tratto a nord, prima del passaggio attrezzato, ho trovato un po' di neve; freddo e vento in cima e lungo la cresta ma era piuttosto presto (9.30).
Un saluto a tutti!
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25-08-2014 21:00
askatasuna askatasuna
Mamma Gabriella distribuisce alle cavalle carote e mele, mentre Asia tiene a bada la nera, golosamente infarcita d’avida esuberanza. I sorrisi s'incrociano subito e la cordialità scalda come i raggi del mattino. Qui non si piange per un’estate che non s’è vista, Gabriella sottolinea la fortuna di sostare in uno spicchio di paradiso. Parto tra i fantasmagorii che si stan spegnendo mentre gli ultimi fuochi d'artificio d’Asclepiadi e Genzianelle s’apprestano ad esplodere. La faggeta mi cattura subito ma in breve mi lascia, abbandonandomi ad una selva di lamponi. Poi quel ghiaione in un'alternanza di ambienti davvero repentina. Sul costone rimiro un Cadin che da qui assume una profilo alquanto strano. Il troi è scomodo, a tratti rovinato, parco di segnali. S'innalza ripido e dopo un traverso si trasforma in canalone pietroso e friabile. Dalle rocce sommitali partono soffiate ad intermittenza. Un giovane stambecco s'addestra a far da sentinella. Prende sul serio il suo ruolo, continuando imperterrito a segnalare la mia presenza. I becs dal Plauris! Che bestie stupende! Con poca voglia d’avere a che fare con bipedi glabri e presuntuosi! No o sin migo sul Montâs! L'ultimo tratto è mescola d'erbe e rocce, fino al passamano ove un’ammiccante paretina mi fa puntare direttamente alla vicina croce. Ogni scusa è buona per tastar la pietra! In vetta tutto è biancore. L'assenza di panorama potrebbe deludere ma bisogna apprezzare ogni vissuto nel troppo che ci circonda. Così lo considero un invito ad abbassare gli occhi vagando per la cresta disseminata di macigni. Le fiancate dello Jôf di Ungarina si mostrano, alimentando il desiderio d’arrivare al Plauris. La discesa, come tutto l'itinerario, non è banale. Le attrezzature per quanto vetuste e danneggiate sono utili per scendere rapidi ed in sicurezza. Svoltando a destra sorprendo un'arvicola. Cicciona cicciona, ma sottile! Forma ideale per sgusciare nelle fessure mantenendo un bel po’ di riserve sotto la pelliccia. L’affilato cammino non è mai pericoloso ma va affrontato con attenzione vista l’esposizione. A sinistra i colori si mangiano il prato mentre a destra, terra e roccia creano un mondo parallelo contrastante ed inaspettato: striature verticali, pinnacoli, abissi e guglie si lanciano a valle come niente fosse. Ammutolendomi. Ad un tratto una viperella. Pare annusare un'Eufrasia, immobile ad ammirare quelle fauci gemelle e profumate, bianche e gialle. La nebbia avvolge tutto e mi fa puntare prima del dovuto al troi che scende da forca Slips. Sconsigliatissimo. La ripidezza maciulla le piante dei piedi e la vivace erbosità è una scivolosa e costante insidia. Dopo la pioggia, alla malga esplode una rivoluzione di luce. Mi mangio le mani. Per poco. Oggi la mia vetta è situata più in basso. Asia è distesa sul dorso della cavalla e ne abbraccia il possente garrese. Un’immagine che porterò dentro. Poi, il mio arcobaleno personale: tre vitellini nati da poco. Dolci come l’amore per la vita, con quegli occhi curiosi e il desiderio di tastare ogni odore, ogni consistenza, ogni sapore, ogni forma di vita che li sfiora. Mi dilungo ad accarezzarli, naso contro naso, a prendere quelle testolone tra le mani, a confrontare la durezza delle rispettive fronti. Mi faccio stringere dai loro possenti palati, leccar le braccia dalla lingua vetrata, incantare da uno sguardo che scioglie l’anima. La mont è anche questo. Scelte di vita controcorrente che segnano più destini. Umile consapevolezza che il paradiso è qui, accanto ad ognuno. Sta a noi vederlo e viverlo, come la famiglia Colomba che lo conquista ogni giorno, col sudore che esso merita, con la fatica che contraddistingueva, un tempo, la nestri int. (24.08.2014)
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10-06-2014 14:24
pietro.ortis pietro.ortis
Fatto in data 9 giugno, la strada che conduce a malga Confin è stata completamente ripulita, da informazione avute in loco la malga dovrebbe riaprire questo fine settimana. Per quanto riguarda la scorciatoia per la malga, siamo saliti all'altezza di un manufatto in cemento a quota 1130 circa, per alcune decine di metri nel bosco tenedonci a sinistra, incontrando il sentierino molto inerbito presso una radura, probalimente l'attacco corretto al sentiero è situato una cinquantina di metri dopo questo manufatto, non c'è ometto. Per quanto riguardo l'anello nulla da segnalare oltre quello già riferito da MauroGo, con la sola eccezione che non si calpesta più neve. Anello compiuto in senso antiorario, da evitare nelle giornate particolarmente calde come ieri.
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26-05-2014 07:16
MauroGo MauroGo
Fatto ieri l'anello del Lavara, però in senso orario (a conti fatti, forse era più facile nell'altro senso). Parcheggiata l'auto prima della galleria, ho impiegato due ore per arrivare a malga Confin, avendo mancato la deviazione con scorciatoia. A proposito della strada di servizio che porta a malga Confin, segnalo la presenza di un grosso masso caduto sulla strada e i resti di una slavina che coprono la strada poco prima della malga. Dalla malga ho impiegato ancora altre due ore abbondanti per arrivare in cima al Lavara. Sui residui nevai, su entrambi i versanti poco sotto la cima, ho preferito non correre rischi e ho usato i ramponi. Ero praticamente il solo a fare l'anello, le poche persone che ho incontrato si sono fermate a malga Confin. L'ambiente del monte Lavara è davvero selvaggio, i segnali sono messi con "parsimonia" e in caso di nebbia ci sarebbero sicuramente problemi di orientamento. Niente da aggiungere su quanto già segnalato in precedenti commenti riguardo ai pochi tratti attrezzati. Facendo un confronto con il Plauris, che ho salito qualche anno fa, direi che l'anello del Lavara mi è sembrato decisamente più impegnativo. Mauro.
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19-11-2012 19:34
michele michele
Percorso ieri. Da malga Confin sono salito dritto "a occhio" sul sovrastante Jouf di Ungarina e da lì a dx sino alla forcella che lo divide dal Lavara. Da qui percorso l'anello in senso inverso rispetto alla relazione. Il sentiero pur segnato CAI è spesso una labile traccia con radi segnavia. Il terreno è impervio e il percorso spesso tortuoso. Quindi percorso per chi non è disagio su questi terreni. Per gli amanti del genere invece è senz'altro un'escursione memorabile.
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06-09-2010 00:00
Davide.Cattelan Davide.Cattelan
buon giorno, ho avuto il piacere di fare questa escursione il 05/09/10. Volevo segnalare che anche se non è presenta nelle carte della tabacco, il sentiero è segnato. E' necessario prestare attenzione, come ho visto già segnalato, che i tratti attrezzati hanno qualche ancoraggio ROTTO ma visibile. Mi permetto di consigliare la variante di discesa descritta sul libro "i sentieri del vento" lungo le creste fino al sentiero 702: mi è piaciuta tantissimo ma prestare attenzione alle vipere che ho intravisto nei prati: non è segnata ma è difficile sbagliarsi (non sono esperto) e ci si orienta bene a vista.
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24-05-2010 00:00
brunomik brunomik
Aggiungo ancora una cosa e cioè che quando l'azienda agrituristica di casera Confin (quest'anno intorno al 21 giugno) è aperta è possibile salire in auto fino alla casera. Questo me l'ha detto il gestore.
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20-05-2010 00:00
brunomik brunomik
Fatta martedì 18/05/2010 e rispetto alla descrizione del sito non ci sono grosse variazioni. L'unica degna di nota è la mancanza dell'ometto che indica l'inizio della scorciatoia per casera Confin però è piuttosto facile individuare lo stesso il punto, in prossimità di una curva a sinistra della strada e sotto passa un grosso tubo in cemento per permettere all'acqua di defluire. Poi non è che il sentiero sia molto evidente ma si sale lo stesso facilmente fino ad attraversare il letto del rio (asciutto). Poi è molto più evidente e si arriva senza difficoltà alla casera. Poi dalla cima del Lavara siamo scesi dall'altra parte seguendo i segni bianco-rossi. C'è subito un tratto attrezzato (facile ma il cavo ha un ancoraggio rotto) che porta verso est e poi verso nord, si scende per pendio erboso arrivando ben presto ad una selletta e si scende verso destra (est). Per pendio erboso si scende per qualche decina di metri fino ad arrivare ad un canalino piuttosto ripido e abbastanza stretto con terreno misto di erba e ghiaia. Non è difficile ma bisogna prestare attenzione per non scivolare. All'inizio ci si tiene sulla destra poi sulla sinistra fino a dover attraversare il fondo sassoso del canale per prendere una traccia molto evidente sulla destra tra i mughi (i mughi sono stati tagliati per cui non ci si può sbagliare) che ci riporta verso destra su terreno oramai più facile. In leggera discesa si giunge in vista del versante di salita e si scende ancora sul pendio erboso fino ad arrivare ad una selletta da dove si scende verso ovest e si arriva così sul ghiaione del versante sud del Lavara. Si continua per la traccia ed in breve si giunge al bivio dell'andata dove si aveva preso verso sinistra. Comunque attenzione per l'ambiente piuttosto selvaggio ma ne vale la pena.
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